giovedì 30 aprile 2009

PRIMA COLAZIONE di JACQUES PREVERT


Lui ha messo
Il caffè nella tazza
Lui ha messo
Il latte nel caffè
Lui ha messo
Lo zucchero nel caffellatte
Ha girato
Il cucchiaino
Ha bevuto il caffellatte
Ha posato la tazza
Senza parlarmi
S'è acceso
Una sigaretta
Ha fatto
Dei cerchi di fumo
Ha messo la cenere
Nel portacenere
Senza parlarmi
Senza guardarmi
S'è alzato
S'è messo
Sulla testa il cappello
S'è messo
L'impermeabile
Perché pioveva
E se n'è andato
Sotto la pioggia
Senza parlare
Senza guardarmi,
E io mi son presa
La testa fra le mani
E ho pianto.

APPENA LETTO... IL DISERTORE di GIUSEPPE DESSI'

INDRO

SOLARIS

ANGELINA JOLIE



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GLENN

NINO DE LENCLOS

"A tante forme di fascino unite persino delle virtù"

MAI COME VOI di TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI



Non saremo mai come voi
Non saremo mai come voi, siamo diversi
Puoi chiamarci se vuoi
Puoi chiamarci se vuoi ragazzi persi
La vita lontana da ogni cliché
Cercala è dentro di te
La vita lontana da ogni cliché
Cercala è dentro di te
Non saremo mai come voi
E i miei amici come me
Che parlano ai cani randagi
E che sanno ascoltare gli uccelli
E avremo ali, come quelli
E becchi forti per grattare
Dove le vostre bugie sono più deboli (deboli)
Non ci provare
Non ci provare ad entrare nelle nostre vite
Non ci provare
Non ci provare che finisce male
Non saremo mai come voi
Non saremo mai come voi, siamo diversi
Puoi chiamarci se vuoi
Puoi chiamarci se vuoi ragazzi persi
La vita lontana da ogni cliché
Cercala è dentro di te
La vita lontana da ogni cliché
Cercala è dentro di te

Ma ricorda noi…
Ma ricorda noi…
Ma ricorda noi…
Ma ricorda noi
Non saremo mai come voi
Non saremo mai come voi, siamo diversi
Puoi chiamarci se vuoi
Puoi chiamarci se vuoi ragazzi persi
La vita lontana da ogni cliché
Cercala è dentro di te
La vita lontana da ogni cliché
Cercala è dentro di te

Ma ricorda noi…
Ma ricorda noi…
Ma ricorda noi…
Ma ricorda noi…
Ma ricorda noi…
Ma ricorda noi…
Ma ricorda noi…
Ma ricorda noi…

domenica 26 aprile 2009

APPENA LETTO.... LETTERE SULLA VECCHIAIA di NINON DE LENCLOS



La corrispondenza tra Ninon de Lenclos - che, da letterata e gentildonna, tenne a Parigi un celebre salotto in cui erano vive le ragioni dello scetticismo, anche nel pieno dell'età bigotta di Luigi XIV - e il maestro dei libertini di Francia Saint-Evremond (1614-1703), corre lungo l'ultimo trentennio del Seicento. La vendetta di una coquette (La coquette vengée, 1659) è la maliziosa risposta a un libello contro i salotti e i gusti salottieri (scritto quest'ultimo di de Juvenel): la vendetta di Ninon consiste in una micidiale galleria di caratteri di bonshommes, prefigurazione, così è considerata, del Tartufo di Molière.

APPENA LETTO... IL SEGRETO DEL BOSCO VECCHIO di DINO BUZZATI



Il romanzo di Buzzati è una storia semplice e fantastica, scritta nel 1935; una sorta di inno all'infanzia, ricolma di metamorfosi, sortilegi, magiche coincidenze e metafora del rapporto paradossale che l’umanità adulta ha con la Natura. Protagonista è il colonnello Sebastiano Procolo, che eredita dallo zio parte delle tenute della Valle di Fondo, il cosiddetto "Bosco Vecchio", mentre il resto è stato lasciato al nipote dodicenne di Sebastiano, Benvenuto, che vive in un collegio non lontano da Fondo. Ben presto l'avidità del colonnello lo spingerà a desiderare l'intero bosco per poterne sfruttare appieno le risorse abbattendone gli alberi. I genii, custodi secolari degli alberi si opporranno alle sue intenzioni e alla fine il colonnello, sconfitto e pentito, accetterà di piegarsi alla segreta sacralità del bosco e delle sue creature

sabato 25 aprile 2009

IL VIOLINISTA JONES di EDGAR LEE MASTERS


La terra emana una vibrazione
là nel tuo cuore, e quello sei tu.
E se la gente scopre che sai suonare,
ebbene, suonare ti tocca per tutta la vita.
Che cosa vedi, un raccolto di trifoglio?
O un prato da attraversare per arrivare al fiume?
Il vento è nel granturco; tuti freghi le mani
per i buoi ora pronti per il mercato;
oppure senti il fruscio delle gonne.
Come le ragazze quando ballano nel Boschetto.
Per Cooney Potter una colonna di polvere
o un vortice di foglie significavano disastrosa siccità;
Per me somigliavano a Sammy Testarossa
che danzava al motivo di Toor-a-Loor.
Come potevo coltivare i miei quaranta acri
per non parlare di acquistarne altri,
con una ridda di corni, fagotti e ottavini
agitata nella mia testa da corvi e pettirossi
e il cigolìo di un mulino a vento - solo questo?
E io non iniziai mai ad arare in vita mia
senza che qualcuno si fermasse per strada
e mi portasse via per un ballo o un picnic.
Finii con quaranta acri;
finii con una viola rotta -
e una risata spezzata, e mille ricordi,
e nemmeno un rimpianto

FABRIZIO

APPENA LETTO.... LA VARIANTE DI LUNEBURG di PAOLO MAURENSIG



Un colpo di pistola chiude la vita di un ricco imprenditore tedesco. È un incidente? Un suicidio? Un omicidio? L'esecuzione di una sentenza? E per quale colpa? La risposta vera è un'altra: è una mossa di scacchi. Dietro quel gesto si spalanca un inferno che ha la forma di una scacchiera. Risalendo indietro, mossa per mossa, troveremo due maestri del gioco, opposti in tutto e animati da un odio inesauribile che attraversano gli anni e i cataclismi politici pensando soprattutto ad affilare le proprie armi per sopraffarsi. Che uno dei due sia l'ebreo e l'altro sia stato un ufficiale nazista è solo uno dei vari corollari del teorema.

GRETA GARBO



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ADAGIO FOR STRINGS di SAMUEL BARBER

HERMANN HESSE


L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L'amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso. Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.

MARE DENTRO

VERANO di MOLTHENI



Limpido oggi il cielo è così limpido
come acqua chiara dentro gli occhi tuoi
che bagna poi anche i miei

io raccoglierò tutti i petali caduti dalle tue orchidee
tutti i giorni spesi dentro a quelle idee
quei giorni che non torneranno mai

impedisci che il profumo che incurante lascerai
faccia parte ancora di quei giorni miei
quei giorni che non torneranno mai

mai

giovedì 23 aprile 2009

PAULE


Perchè mi menti, amore mio.
La menzogna è posta sul dorso
della tua mano che lascia
Mallarmè sul comò.

Dietro i cerchi dorati
perimetro dei tuoi occhi
impertinenti e azzurri.

Perchè dai prigione alle parole
e libertà alla viltà.

Non t'accorgi della dolcezza quieta
del mio scialle
o della mia voce piccolina.

Perchè non t'affianchi
e rilasci con me
questo sguardo ultimo
verso l'incendio del cielo.

domenica 19 aprile 2009

APPENA LETTO... AMIRBAR di ALVARO MUTIS




Chi conosce già Mutis per la trilogia delle "Imprese e tribolazioni di Maqroll il Gabbiere", che inizia con "La neve dell'ammiraglio", o lo conosce per "L'ultimo viaggio del Tramp Steamer", sa che lo scrittore colombiano racconta le vicende, quasi tutte marinaresche, di Maqroll, "in un ordine - come è stato scritto (Canfield) - che non ha nulla a che vedere con l'ordine cronologico". E che spesso egli ama ricordare (e ritrascrivere) personaggi e avventure precedenti o, come s'immagina, future, giocando con i testi e cercando la complicità arguta del lettore. Per esempio, alla fine della trilogia citata racconta persino la morte del Gabbiere, le cui storie egli era ben lungi dall'avere esaurito in quell'occasione.
A sommo godimento di quel lettore arguto (ogni scrittore di qualità sa crearsi il lettore che merita), in questo "Amirbar" Mutis si diletta di rimandarlo, con note a piè di pagina, ad altri suoi libri: cosa che prima e altrove aveva lasciato alla memoria o alle abilità di "caccia" di quello stesso lettore. Ma non è solo questa la novità del nuovo romanzo: in una delle appendici che chiudono il libro ci fa scoprire le "letture del Gabbiere", le quali sembrano coincidere con quelle, eterogenee e curiose, dello stesso Mutis. Così, oltre a libri periferici e bizzarri di storia o di poco note memorie, su periodi foschi e intricati del passato, il Gabbiere rivela che per quanto riguarda la letteratura per lui "Céline è il miglior scrittore di Francia dopo Chateaubriand; ma il miglior romanziere è Simenon"...
Insomma, si direbbe che con "Amirbar" Mutis sia sicuro ormai di poter sfoderare tutto il suo virtuosismo ludico e il suo ormai solido e vitale rapporto con la scrittura narrativa (e con i suoi lettori). Il Gabbiere - che nel romanzo attuale è raccontato all'inizio e qua e là in terza persona - viene rintracciato per caso (da chi porta avanti la narrazione) in un misero motel della California, ma risulta seriamente ammalato di malaria e appare persino stanco del suo quasi istintivo e incessante vagabondare; e colui che, invece - in discorso diretto e in prima persona -, si autoracconta è stavolta coinvolto non in avventure di mare e di costa, bensì in una poco convinta ma comunque ugualmente travolgente febbre dell'oro, quella che assale certi minatori accaniti in cerca di vecchie e arcane vene aurifere già sfruttate e abbandonate. Aleggia su tutto questo una premonitoria aria di "sconfitta" (pari alla sconfitta preannunciata dal distico iniziale di Reverdy). Un senso di rimorso o di condanna traspare anche dalla voce che il Gabbiere crede di decifrare nel vento proveniente da quella grotta dove, con un compagno, va in cerca dell'oro: gli sembra che quella voce pronunci una parola misteriosa: Amirbar; una parola - poi spiega - derivante "dall'arabo Al Emir Bahr che si traduce come capitano del mare" e quindi Ammiraglio.
Anche qui, pur frequentando il mondo sotterraneo delle miniere, Maqroll viene catturato da pacati o travolgenti amori di donne: e sono, come sempre, o donne materne e protettrici o, come l'Antonia del presente romanzo, amanti furiose e sempre a un passo dalla follia. E anche qui non mancano ammiccamenti al mondo del suo amico Garc¡a M rquez: e uno di questi riferimenti astuti viene proprio da Antonia (la quale teme il parto perché le hanno predetto la morte per parto e quindi preferisce l'accoppiamento sodomitico), quando racconta che da bambina "amava mangiare la terra", ricordando un personaggio femminile del famoso premio Nobel colombiano.
Insomma: pure in grazia dell'inclusione (altra novità) di due poemi in prosa (uno sotto forma di preghiera), è questo il romanzo forse più intimo e personale e sofferto di Mutis; quello dove il suo alter ego affiora più perentorio e in più punti (come si è veduto). Di qui proviene una parte notevole del suo fascino: che non so se interpretare come segno di un amaro ripiegamento su se stesso o come una forza bizzarra e anomala della fantasia di questo imprevedibile scrittore.
Un'ultima avvertenza al lettore di questa recensione: laddove Dora Estella, nella lettera a p. 79, rifiuta di accompagnare in miniera il Gabbiere "perché del topo non ho nulla", si legga: "perché della talpa non ho nulla". Infatti topo in spagnolo significa talpa (e così ad esempio la rivista "El Viejo Topo", che era una specie di "Linus" spagnolo degli anni settanta, si riferiva - come è ovvio - al detto famoso di Marx sulla "vecchia talpa". Tuttavia, a differenza di alcune opere precedenti di Mutis (come ad esempio il volume di poesie "Summa di Maqroll il Gabbiere": questa volta la traduzione rende giustizia al testo e al suo autore.

JAPAN



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DONATA BERRA

E adesso vieni, entriamo insieme in questo
inverno,
sarà stagione di abbandoni e reticenze,
guarda: le ombre che credevamo immaginate,
o risospinte ai margini del bosco,
vòltati: avanzano alla spalle.

Vieni, lascia scorrere il tuo corpo
dal vento acre di resina e di muschio,
lascia la scabra pelle rilevarsi
alla carezze mie, come fossi lei,

quella per cui fiorisce, e sa di cielo,
– dove tu solo sai, e mi conduci –
il fioco fiore giallo d’elicriso.

C'ERA UNA VOLTA L'ITALIA

QUALCUNO DA AMARE

CHIARO DI LUNA di CLAUDE DEBUSSY

INDRO MONTANELLI

Il bello dei politologi è che, quando rispondono, uno non capisce più cosa gli aveva domandato.

ALTROVE di MORGAN



Però, (cosa vuol dire però)
Mi sveglio col piede sinistro
Quello giusto

Forse Già lo sai
che a volte la follia
Sembra l'unica via
Per la felicità

C'era una volta un ragazzo
chiamato pazzo
e diceva sto meglio in un pozzo
che su un piedistallo

Oggi indosso
la giacca dell'anno scorso
che così mi riconosco
ed esco

Dopo i fiori piantati
quelli raccolti
quelli regalati
quelli appassiti

Ho deciso
di perdermi nel mondo
anche se sprofondo
lascio che le cose
mi portino altrove
non importa dove
non importa dove

Io, un tempo era semplice
ma ho sprecato tutta l'energia
per il ritorno

Lascio le parole non dette
e prendo tutta la cosmogonia
e la butto via
e mi ci butto anch'io

Sotto le coperte
che ci sono le bombe
è come un brutto sogno
che diventa realtà

Ho deciso
di perdermi nel mondo
anche se sprofondo

Applico alla vita
i puntini di sospensione
Che nell'incosciente
non c'è negazione
un ultimo sguardo commosso all'arredamento
e chi si è visto, s'è visto

Svincolarsi dalle convinzioni
dalle pose e dalle posizioni

Lascio che le cose
mi portino altrove
altrove
altrove

Svincolarsi dalle convinzioni
dalle pose e dalle posizioni

Svincolarsi dalle convinzioni
dalle pose e dalle posizioni

sabato 18 aprile 2009

APPENA LETTO... I MANDARINI DI SIMONE DE BEAUVOIR


I Mandarini sono gli intellettuali francesi attorno ai quali si è sviluppato, nel secondo dopoguerra, un battagliero e discusso movimento filosofico-politico-letterario. Dopo il chiasso, gli scandali, le leggende cui diedero luogo quei personaggi e il loro quartier generale parigino a Saint Germain des Prés, il romanzo di Simone de Beauvoir tenta un lucido bilancio.

lunedì 13 aprile 2009

ALL'OMBRA DEGLI OCCHI DEL MAQROLL


All'ombra degli occhi del Maqroll
l'acqua
livida di torba e fango
rende ocra e spesso il sonno smosso.

L'acqua
si fa lontana e montana
e riverbera richiami ed echi,
muggisce.

Quanta distanza tra gli occhi
e i nascondigli tabacco del Maqroll

IL BENE ED IL MALE

sabato 11 aprile 2009

CESARE PAVESE

È bello svegliarsi e non farsi illusioni. Ci si sente liberi e responsabili. Una forza tremenda è in noi, la libertà. Si può toccare l'innocenza. Si è disposti a soffrire.

APPENA LETTO... NEVE DI FERMINE MAXENCE


Il breve romanzo, ambientato in Giappone, racconta la storia di Yuko, diciassettenne ribelle, che lascia la famiglia per diventare poeta. Ma la sua poesia, dedicata interamente alla neve, è troppo bianca, e per imparare a darle colore Yuko deve seguire gli insegnamenti del vecchio poeta Saseki, ormai divenuto cieco. Saseki, attraverso il racconto della sua passione per Neve, una ragazza bellissima venuta dall'Europa e scomparsa mentre cercava di attraversare un precipizio sospesa su una fune, insegna a Yuko la forza e la potenza dell'amore. E con questo insegnamento Yuko diverrà non solo un grande poeta ma un essere umano capace di amore.

domenica 5 aprile 2009

HO VISTO NINA VOLARE di FABRIZIO DE ANDRE'



Mastica e sputa
da una parte il miele
mastica e sputa
dall'altra la cera

mastica e sputa
prima che venga neve
luce luce lontana
più bassa delle stelle

quale sarà la mano
che ti accende e ti spegne
ho visto Nina volare
tra le corde dell'altalena

un giorno la prenderò
come fa il vento alla schiena
e se lo sa mio padre
dovrò cambiar paese
se mio padre lo sa
mi imbarcherò sul mare

Mastica e sputa
da una parte il miele
mastica e sputa
dall'altra la cera

mastica e sputa
prima che faccia neve
stanotte è venuta l'ombra
l'ombra che mi fa il verso

le ho mostrato il coltello
e la mia maschera di gelso
e se lo sa mio padre
mi metterò in cammino
se mio padre lo sa
mi imbarcherò lontano

Mastica e sputa
da una parte il miele
mastica e sputa
dall'altra la cera

mastica e sputa
prima che metta neve
ho visto Nina volare
tra le corde dell'altalena

un giorno la prenderò
come fa il vento alla schiena
luce luce lontana
che si accende e si spegne

quale sarà la mano
che illumina le stelle
mastica e sputa
prima che venga neve

sabato 4 aprile 2009

LA MAMMA MORTA da PHILADELPHIA

PORTICO AL MARE


Quarto di melo grane
e ruggine di nespole
su tavolo azzurro.

Rosso di fico mezzo
e caligine alle nuvole
in luce d’ambra a pelle.

Risvolti di maniche
e pollice al manico
con coltello in riflesso.

E rendo colori diversi
come il kaki ai kanaki

LA CURA di FRANCO BATTIATO



Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
TI salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te.