giovedì 31 ottobre 2013
mercoledì 30 ottobre 2013
martedì 29 ottobre 2013
lunedì 28 ottobre 2013
IL COVO DI VIPERE - ANDREA CAMILLERI
"Sognando, Montalbano è entrato in un sogno dipinto da Rousseau il Doganiere. Si è ritrovato, insieme alla fidanzata Livia, nel respiro di luce e nella convivenza innocente di un'edenica foresta. Gli intrusi riconoscono il luogo solo grazie a un cartello inciso a fuoco. Sono nudi. Ma portano addosso l'ipocrisia di foglie di fico posticce, fatte di plastica. L'armonia dell'eden, la sua mancanza di volgarità e violenza, è una finzione pittorica. Non appartiene a nessun luogo reale. E neppure ai sogni. Ciononostante, anche nella cieca e brutale realtà può sopravvivere la delicatezza del canto discreto e cortese di un uccello del paradiso saltato giù dai rami dipinti o sognati. Montalbano viene svegliato dal fischiettare di un garbato vagabondo che intona II cielo in una stanza, con "alberi infiniti", imponendosi sul fracasso di un temporale. La filologia congetturale del commissario deve applicarsi al fondo torbido e malsano di esistenze nascoste e incarognite dal malamore, dagli abusi e dalle sopraffazioni, dalla crudeltà e dalla sordidezza, dalle ritorsioni e dai ricatti, dalla gelosia e dal rancore: non meno che dall'interesse. Il ragioniere Cosimo Barletta, sciupafemmine compulsivo e strozzino, è stato trovato morto: ucciso con modalità che a prima vista appaiono inesplicabili, e addirittura insensate. Montalbano indaga sui segreti impenetrabili di una famiglia e sui misteri di una comunità. Sui rapporti di sangue e quelli di affinità."
domenica 27 ottobre 2013
IL TONGUE SERVICE MANCANTE - BETTINA ZAGNOLI
venerdì 25 ottobre 2013
giovedì 24 ottobre 2013
martedì 22 ottobre 2013
PICCOLE MACCHIE
tagli di luce
suoni lontani di locomotiva.
Si muove la cosa che osservo
spinta e sostenuta.
Ci sono piccole macchie di pioggia,
verticale e luminosa,
C'è la libertà di fare.
Perché a fissarlo
Il movimento,
Si ferma.
Ed esplode
Come lo stormo nella corrente.
lunedì 21 ottobre 2013
GATTI
1 Non mettergli il guinzaglio: non è un cane. 2 Il gattino su internet è il male. 3 Il fatto che volesse giocare non cambia il fatto che la tua mano gronda sangue. 4 Micio non è un nome. 5 Più il gatto è di razza e meno ha stima di te.
martedì 15 ottobre 2013
QUATTRO MOTIVI PER AMARE ALICE MUNRO -DARIA BIGNARDI
Il 10 ottobre, il giorno in cui hanno dato il premio Nobel ad Alice Munro – lasciandole un messaggio in segreteria perché non rispondeva al telefono – su Twitter è stato un tripudio planetario di «Evviva» e «Finalmente» come non accadeva da tempo. Dai suoi colleghi scrittori come Salman Rushdie e Margaret Atwood alla mia redattrice più giovane, non ho mai visto tanta unanime e sincera contentezza.
I motivi sono diversi, ma i principali sono quattro.
Il primo, il più ovvio, è che Alice Munro è una scrittrice eccezionale. I suoi lunghi racconti sono sorprendenti e familiari al tempo stesso. La sua scrittura apparentemente semplice e accessibile ha lo splendore della perfezione. È un’artigiana, una perfezionista e un talento. In una parola: bravissima.
Il secondo motivo è che Alice Munro piace a tutti, e soprattutto alle donne, perché scrive di cose che le donne conoscono, illumina dettagli apparentemente marginali della vita di ogni giorno, racconta le tragedie del quotidiano con ironia, ferocia e tenerezza.
Il terzo motivo è che oggi Alice Munro è un’elegante, brillante e bella signora di ottantadue anni la cui immagine concede speranza a tutte le donne che procedono spettinate nelle loro vite affollate di lavoro, figli, problemi, insicurezze, desideri, dolori e ispirazioni.
Perché Alice Munro oggi è la tredicesima donna al mondo ad aver vinto il Nobel per la Letteratura e ha persino un gran bel taglio di capelli, ma un tempo è stata una ragazzina povera e ribelle, che a diciotto anni scappava dalla madre malata, persecutoria e manesca senza riuscire per moltissimo tempo a liberarsi del senso di colpa per averla abbandonata.
È stata la ragazza che a vent’anni si sposava, con Jim Munro, e decideva di dedicarsi al marito invece che alla scrittura, anche per mancanza di fiducia in se stessa. Per molti anni, Alice Munro non avrà il coraggio di rivelare le sue aspirazioni, i suoi desideri, di arrendersi al suo destino di grande narratrice. Soffre di attacchi di panico e di depressione, litiga con Jim, fino al divorzio e al secondo matrimonio.
È stata la madre di quattro figlie (una morta quindici ore dopo la nascita e sepolta in giardino, dentro una scatola, secondo l’usanza del tempo) che per decenni ha dovuto lottare per trovare il tempo di scrivere, cosa che faceva solo dopo essersi occupata delle incombenze familiari, che le pesavano ma faceva ugualmente.
È stata la scrittrice che, nonostante il talento e il perfezionismo, ha impiegato molto tempo per essere capita, pubblicata, riconosciuta per quel che valeva. Per molto tempo Alice Munro ha nascosto anche a se stessa di essere una scrittrice: quando venne ammessa all’Università con una borsa di studio scelse giornalismo, anche se il suo vero desiderio – lo chiamerei destino – era scrivere narrativa.
Il quarto motivo è che Munro, nonostante abbia avuto una vita faticosa, lacerata e segnata, quando finalmente, ormai anziana, ha cominciato a essere celebrata e a vincere i più importanti premi letterari, li ha sempre accettati con leggerezza, dichiarando di essere fortunata, ringraziando i mariti, suo padre, tutti quelli che l’hanno aiutata. La riconoscenza, la leggerezza: ulteriori talenti, patrimonio di pochi.
Per tutti questi motivi, il Nobel ad Alice Munro è anche un Nobel a tutte le donne, e non di quelli simbolici. Alle donne e agli uomini, perché quando un premio è meritato è un premio di tutti.
lunedì 14 ottobre 2013
GIORNALI ONLINE
1 Nessuna notizia di guerra riceve più clic di una protesta in topless. 2 Non c’è bisogno di leccarti il dito per sfogliare un giornale sul tablet. 3 Commenta un articolo solo se l’hai letto. 4 Non riesci a distinguere la testata dalla pubblicità? Cambia giornale. 5 Tu avrai anche nostalgia della carta, ma il tuo portafogli no.
giovedì 10 ottobre 2013
RITORNO PRODIGO DI DONI - FABIO PICCHI
Ho trovato sempre troppo asciutte le varie tagliatelle o simili con i funghi porcini freschi. E se qualcuno, per generosità, abbondava in condimenti d’olio o di burro, la fragilità del profumo e del sapore ne risentiva irrimediabilmente. In quei casi, l’abbondanza di nipitella non ha mai risolto il problema. Come del resto la combinazione con il pomodoro, così utile nei “ragù” con i funghi secchi, si sa, diventa oltraggiosa se incontra la freschezza del boletus edulis. Così, di recente, per stupire amici e d’intorni, mi sono armato di Santa Pazienza e ho fatto un soffritto di cipolle, carote e sedano. L’ho portato fino al color dell’oro, senza raggiungere il color del rame, aggiungendo solo in quel momento una spicchio d’aglio tritato e ho fermato il tutto, dopo pochi minuti, con qualche romaiolo d’acqua. Vi ho aggiunto poi i gambi di alcuni porcini, più qualche cappella fra le meno belle che avevo. Le altre, le più turgide, le ho preservate per il gran finale.
Nella medesima pentolina dove tutto sobbolliva, ci ho poi aggiunto prima un mezzo cucchiaio di nipitella tritata e poi, spezzettandola, una piccola patatina, che come si sa ha il potere di amplificare i profumi, in questo caso del denso purè di funghi, che dopo venti minuti, e una bella frollatura, apparirà sotto i vostri occhi.
Cotte le tagliatelline, le ho risaltate dentro un teglia dove avevo saltato le cappelle più turgide affettate grossolanamente, lasciandole sostanzialmente crude. Solo a quel punto ho aggiunto il denso purè, per un ulteriore condimento, rigirando e rigirando il tutto ben bene prima di servire.
Giubilo fra i commensali a cui ho dovuto chiedere di rallentare per non mostrare la loro eccessiva voracità. Si sa, l’inferno abbonda di golosi, ma io al contrario, lontano dal desiderio di lodarmi per non sbrodolarmi, ho sinceramente pensato che questa ricetta fosse senza alcun dubbio paradisiaca e per questo ve la regalo.
lunedì 7 ottobre 2013
PORTACHIAVI
1 Se non ti entra in tasca, non è un portachiavi. 2 Quelli di stoffa sono adorabili. Finché non li annusi. 3 Non prendere un portachiavi della Ferrari se hai una Panda. 4 Ne hai uno che s’illumina, suona o brilla al buio. Pensi di avere ancora otto anni? 5 Le chiavi elettroniche degli alberghi fanno rimpiangere i portachiavi da mezzo chilo.