sabato 26 giugno 2010

DIOGENE, IL FILOSOFO CHE S'ATTACCAVA ALLA GAMBA


Diogene di Sinope nacque quinto di cinque gemelli e fu dunque l'ultimo ad uscire dal ventre sfinito della povera Lilla.
I suoi primi due fratellini, entrambi maschi, furono regalati ai vicini di casa ai quali erano già stati promessi da tempo. La sorellina, visto che si era quasi a ferragosto, fu lasciata sulla A14 la notte stessa. L'ultimo fratellino finì invece in una balla.
Visto l'andazzo, appena fu in grado di stare sulle zampe, decise di fuggire dal luogo natìo fuggendo ad Atene. Lì ebbe modo di conoscere quello che da tutti è riconosciuto come suo maestro: Antistene, un uomo perbene che fra pranzi, merende e cene, insegnò al nostro come stare seduto, dare la zampa, fare gli occhioni tristi e la posizione migliore per farsi grattare la pancia. Fu il lungo periodo propedeutico all'insegnamento dell'ascetismo, carattere che influenzò la vita successiva di Diogene. Nel frattempo gli fu riconosciuto il pedigree.
Ma se vogliamo dire davvero chi fu Diogene bisogna essere diretti e non adombrare la sua vita con il fumo delle parole.
Ecco dunque quale fu il suo stile di vita:

1) viveva in una botte, e prima di prenderci alloggio sembra che l'avesse velocemente svuotata del suo contenuto: del Cannonau di Jerzu, nell'Ogliastra, 18 gradi.

2) andava all'anfiteatro e ci cagava. Lasciava fumante la propria opera d'arte proprio nell'esatto punto centrale. Da lì si capì che aveva cognizioni di geometria.

3) pisciava a tutti gli angoli, tornandoci ore dopo per il semplice piacere di annusare l'essenza della propria urina. Dal suo punto di vista tutta la Grecia gli apparteneva in quanto aveva "segnato" il territorio praticamente dappertutto.

4) mangiava ovunque e a bocca piena. Una volta gli gettarono addosso degli ossi, come a un cane, e lui, di risposta, gli pisciò addosso dalla felicità.

5) mandava affanculo chi lo contraddiceva.

6) quando aveva stimoli sessuali s'attaccava alla gamba del primo povero cristo che gli veniva incontro. Spesso serviva la secchiata d'acqua.

7) dal pelo, allora, gli spuntava la punta del pisello, rossa come uno Stabilo Boss.

8) esaltava la virtù dell'autocontrollo, perciò non si masturbò mai.

9) girava di giorno con una lanterna accesa in mano. Salvatore Garruso gli chiedeva il motivo del suo strano comportamento e lui rispondeva sempre così: cerco l'uomo.

10) girava di notte, nel buio, alle cascine con sacchi di monete falsificate da suo babbo. Salvatore Garruso gli domandava allora: "che minchia stai faccenno?!" - e lui: "cerco 'na fetenzia di femminina, basta sia".

11) chi minchia era Salvatore Garruso? e che cazzo ne so!

Comunque, nonostante il suo stile di vita, Diogene ebbe modo di confrontarsi o di conoscere grandi personaggi: Alessandro il Grande, che aveva grande ammirazione per il "filosofo che faceva i cazzi suoi", gli chiese se poteva esaudire qualche suo desiderio; lui gli disse di levarsi di culo, perchè stava prendendo il sole.
Platone lo definì "Socrate pazzo" ma lui rispose come potete immaginare e cioè con una rima.

Il suo pensiero, in fondo, si basò sull'esaltazione del cane. Naturalmente era di parte. Infatti il cane, per l'appunto, non si preoccupava dove poteva cagare, cosa poteva mangiare, dove dormire. Il cane non è stressato e sa subito, a differenza dell'uomo, chi lo prende per il culo e chi invece no.

Diogene esaltò il sacrificio della rinuncia in quanto necessario alla ricerca della bontà e ad un ritorno alla semplicità della natura. Egli pensava che gli uomini vivessero in modo ipocrita ed artificiale: ed era il 350 a.c.!!! chissà che avrebbe da dire oggi!

"L'uomo ha complicato ogni singolo semplice dono degli Dei" (Diogene di Sinope)

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