domenica 18 dicembre 2011

LEV E ZAMBULAT - ANNA MARIA BERMOND


Inutilmente ci cercate, cari.
Non è rimasto niente di noi due.

Stavamo insieme, Zambulat e io.
Quelli urlavano, con il mitra in mano.
«Le mani alzate! Vi uccidiamo tutti!...»
E ammazzarono Andrei, perché piangeva,
e l’Ivanovna, che copriva il figlio,
e il padre del mio amico, che calmava le donne.

Per il terrore ci pisciammo addosso.
Ci vergognammo, allora.
Cosa fare?
C’era una donna col vestito nero,
velata fino agli occhi,
vicino alla sua amica.
Son più buone, le donne.
Son come mamme, quando c’è un bambino.
«Se stiamo accanto a lei,
ci salveremo...».

Quando tutto scoppiò,
si squarciò il tetto,
e la gente correva, come pazza,
la donna in nero si rivolse a noi.
Ci strinse forte a sé, in un gesto amico.
Noi l’abbracciammo.
Ci tenne stretti, come se ci amasse,
Poi strappò qualche cosa, alla cintura,
e sparimmo con lei,
in un lampo bianco,
troppo veloce, per aver dolore.

Inutilmente ci cercate, cari:
di me è rimasta solo più una scarpa,
di Zambulat
la medaglia che vinse nella corsa.

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