domenica 30 ottobre 2011

THE FOOL ON THE HILL - THE BEATLES



Day after day alone on the hill,
The man with the foolish grin
is keeping perfectly still,

But nobody wants to know him,
They can see that he's just a fool,
And he never gives an answer,

But the fool on the hill
Sees the sun going down,
And the eyes in his head,
See the world spinning round.

Well on his way, head in a cloud,
The man of a thousand voices
talking percetly loud

But nobody ever hears him,
Or the sound he appears to make,
And he never seems to notice,

But the fool on the hill
Sees the sun going down,
And the eyes in his head,
See the world spinning round.

And nobody seems to like him
They can tell what he wants to do.
And he never shows his feelings,

But the fool on the hill
Sees the sun going down,
And the eyes in his head,
See the world spinning round.

Oh, oh, oh
Round 'n round 'n round
'n round 'n round

And he never listens to them
He knows that they're the fools
They don't like him

The fool on the hill
Sees the sun going down,
And the eyes in his head,
See the world spinning round.

Oh, round 'n round 'n round
'n round 'n round
Oh!

RAINER MARIA RILKE


La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.
Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l’un l’altro;
e persone che si odiano a vicenda
sono costrette a dormire insieme in un letto unico:
è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.

QUELLO CHE NON TI HO DETTO MAI - ADRIANO CELENTANO

MEDITAZIONI SULLA CRUDELTA'


Penso che il desiderio di far del male non sia innato. Non è dentro di noi dalla nascita, sorge in seguito. Rientra nell'ambito delle costruzioni mentali.

sabato 29 ottobre 2011

HACK VS VERGASSOLA

L'ALBATROS - CHARLES BAUDELAIRE


Sovente, per diletto, i marinai catturano degli albatri, grandi
uccelli marini che seguono, indolenti compagni di viaggio, il
bastimento scivolante sopra gli abissi amari.

Appena li hanno deposti sulle tavole, questi re dell'azzurro, goffi

e vergognosi, miseramente trascinano ai loro fianchi le grandi,
candide ali, quasi fossero remi.

Come è intrigato e incapace, questo viaggiatore alato! Lui, poco
addietro così bello, com'è brutto e ridicolo! Qualcuno irrita il
suo becco con una pipa mentre un altro, zoppicando, mima
l'infermo che prima volava!

E il poeta, che è avvezzo alle tempeste e ride dell'arciere, assomiglia
in tutto al principe delle nubi: esiliato in terra, fra gli
scherni, non puo' per le sue ali di gigante avanzare di un passo.

CURRY O PEPERONI?


Ingredienti:
per il pollo al curry
400 gr di fettine di pollo
farina qb
1 zucchina
1 carota
1 cipolla
3 cucchiai di curry
1 cucchiaino di curcuma
1 pizzico di coriandolo
1 bicchiere di latte
1 cucchiaino di farina
2 bicchieri di brodo vegetale
olio evo

per il pollo ai peperoni:
350 gr di fettine di pollo
farina qb
1 peperone
1 cucchiaio di paprika dolce
1 cucchiaino di farina
1 pizzico di peperoncino
pepe di cayenna
2 bicchieri di brodo vegetale
pepe nero
olio evo

per accompagnare:
300 gr di riso basmati

Tagliate il pollo a pezzetti e infarinatelo.
Preparate in due padelle antiaderenti un soffritto di cipolla tagliata sottile.
Nel primo aggiungete a rosolare la carota e la zucchina a rondelle. Unite subito dopo il pollo e fate rosolare bene. Aggiungete il brodo vegetale. A seguire mescolate farina, curry e spezie con il latte e unite questo composto al pollo. Coprite e fate cuocere per 20 minuti.

Nella seconda padella unite i peperoni tagliati a cubetti e fate stufare con il coperchio per 5 minuti.
Aggiungete il pollo infarinato e fate rosolare. Mescolate farina, paprika, peperoncino e pepe di cayenna nel brodo vegetale e unite il tutto al pollo. Coprite e fate cuocere 20 minuti circa.

Si formerà in entrambi i casi una cremina fantastica.

GATTACA - MICHEAL NYMAN

VIGILE URBANO


1 Rassegnati: tu fai solo il tuo lavoro, ma la gente ti odierà comunque. 2 Multare le auto in seconda fila non basta: dàgli fuoco. 3 Non usare il fischietto con tua moglie. 4 Il vigile pieno di sé sale sulla pedana, quello introverso resta in cabina. 5 Prima di essere donna, madre e amica sei una vigile: multa tutti senza pietà.

INTO THE GREAT WIDE OPEN - TOM PETTY

BAR SPORT - STEFANO BENNI



Il Bar Sport è quello dove non può mancare un flipper, un telefono a gettoni e soprattutto la 'Luisona', la brioche paleolitica condannata ad un'esposizione perenne. Il Bar Sport è quello in cui passa il carabiniere, lo sparaballe, il professore, il tecnnico (con due n), che declina la formazione della nazionale, il ragioniere innamorato della cassiera, il ragazzo tuttofare. Nel Bar Sport fioriscono le leggende, quelle del Piva (calciatore dal tiro portentoso), del Cenerutolo (il lavapiatti che sogna di fare il cameriere), e delle allucinazioni estive.

ZONE EROGENE

DAL MONDO





giovedì 27 ottobre 2011

NOTTURNO ALLA PACE - ELIO MASTI


Mio babbo non mi ha parlato molto delle persone della sua famiglia. Mi raccontava storie, aneddoti, episodi, ma mai accennava ai loro caratteri.
Nonostante il fatto che in queste cose fosse chiuso, riservato e pudico, si sentiva che suo fratello Elio era una ferita aperta. E più volte, negli anni, mi ha sempre e solo detto una cosa sola: "gli assomigli, me lo ricordi". Non si spiegava, non entrava nei dettagli ma più volte mi ripeteva queste poche parole.
Di seguito trovate una lettera inviata dal Kenya, dove mio zio andò in guerra. E così almeno io sono riuscito a dare profondità alle poche parole di mio babbo.
Ora mi chiedo come egli potesse leggere queste righe, se davvero allora ne comprendesse l'espressione. Non ho una risposta a questa domanda ma di certo Elio Masti è stato una delle poche persone che gli è sempre rimasta nel cuore, come il suo amato babbo Giuseppe.



ELDORET (KENYA), 8 MAGGIO 1945.

Mio zio scrive a mio babbo:

"NOTTURNO ALLA PACE - MEZZ'ORA D'IMPRESSIONI"

E' finita la guerra... non è finita la guerra, ma una guerra.
E' morta dunque l'anima mia, se non si scuote, se non vibra, se non vacilla davanti a tanto annunzio?
L'anima è viva, ma pur la sensazione non arriva che a sfiorarla, a farla muovere tremula, per un attimo con un afflusso forzato di sentimento. Poi tutto tace.
"Una guerra è finita".
Penso: ma è la mia guerra, quella che ha fatto di me un essere patologicamente diverso, che mi ha spinto verso una psicologia fatta di sconvolta paura, di avida frenesia, di fremiti sconosciuti. Tutto un mondo è squarciato, corpi e anime, assieme e corpi in un tumulto di fuoco. L'orrido ha bagliori di sangue rosso; fiamme di sangue, vampe di sangue, nubi di sangue...
Ma l'anima è quieta, ascolta e tace.
Orsù! sentimento e ragione, cantate in gara la più pazza delle canzoni! Vi accompagni l'ultimo rombo, l'ultimo sgranarsi di mitraglia, come il ticchettio dei semi di una rossa melograna.
- Immensa è la tragica visione, troppi i canti spezzati in singulti, spietata è la forza dei numeri. Non c'è più xxxx capace di canto!
Io sono un'anima sola e piccola contro i xxxx e l'immenso. Non posso comprendere tutti e tutto. Tanto vale che rimanga in solitaria quiete. La visione è senza confini ed io non amo l'infinito: non posso andare e andare, solitario nel deserto, col solo bastone del desiderio. Lui si, il desiderio, si avvicina all'infinito e lo ama. Qual'è mai la meta?
Dune, sabbia, miraggi e solitudine. Tutto il mondo è un deserto per la anima mia! Penso: che ne fu di quei corpi, di quelle anime che xxxx frenetiche e corsero pazzamente e piansero e si presero a morsi di rabbia e strinsero gole col desiderio della libidine e spensero il ferro con la disperazione di un perduto?
Ognuno era un cumulo di pensieri, di sensazione, ognuno aveva in cuore un amore, un sogno, una speranza, tante speranze... come i tuoi amori, come i tuoi sogni, come le tue speranze! Penso al ferro contro la carne, al martirio dello stillicidio del sangue in un corpo sventrato... del mio corpo sventrato...
Che cosa è il mondo, che cosa è l'umanità, per un anima che si sente sconciamente, deliberatamente strappata dal suo corpo? Tutto, tutto crolla in quegli attimi, credimi!
Forse il furore residuale si acqueta nel fremito delle pupille, forse l'angoscia e la speranza lottano in ridda fra loro, forse lo spasimo è misero al cospetto del vuoto immenso e vicino.
Lo so! Lo so! E' impossibile vivere e trarre aria nei polmoni senza sentire odor di miseria e sapore di ridicolo. Che cosa speri da questo? Che cosa credi per questo?
Tutto è orrore; e l'orrore è affogato nel sanguee il sangue è fradicio e marcio di tradimenti e di passioni. E qualcuno mi dice: lascia che il sole imbianchi le ossa di quei corpi che espiarono l'ardore della loro anima; lascia che la terra inghiotta quei morti che aprirono smisuratamente gli occhi davanti alla grande menzogna, improvvisamente svelata, quando un genietto maligno costrinse il cuore in una minuscola coppa ghiacciata e aprì il velo purpureo davanti all'inumana smorfia disperata,, lascia che i vermi s'ingrassino e il fuoco incenerisca la carne di quei figli di madri...
Strano! avevano anch'essi una madre - ma forse una madre che non li amava come mia madre ama me, che non soffrirono quanto la mia soffrì per me, che non vissero per le pupille dei loro bimbi - bimbi di 20, 30 anni - come la mia vive per me, pupilla degli occhi suoi, stanchi e pazienti, dolcemente imbambolati nel sogno di un ricordo di trine e di culla. No! esse non potevano amare così, perchè il dolore di mia madre riempirebbe di sè il mondo, varcherebbe i limiti del finito, ruggirebbe come rumore di tuono. Se esse amarono così chi mai può contenere tanto dolore?
O forse nel dolore si identifica il non essere, il nulla? Non c'è, non sento intorno a me questo dolore: se ci fosse, e se fosse xxxx, dovrebbe soffocarmi, martoriarmi, agire in qualche modo nel mio sistema nervoso. No! anche gli altri ridono, mangiano e dicono il loro sogni con colori di frammenti gioiosi. No! non si può cantare se l'anima tace e gli uomini ridono.
Tutto è un pazzo ridere e chi non ride smania, e crede di soffrire adagiandosi in una rabbia intensa, xxxx, agrula, quasi che la gioia di un xxxx animale solleticasse le loro membrane celebrali. Altre speranze, altri sogni, altri sentimenti si affollano nel vuoto dell'anima e scivolano qui con l'ultimo sorso di dolce o amara illusione.
Rinasce la vita! Ecco cos'è questo fremito. Tremori, speranze, incantesimi e sconvolgimenti di visceri. Ritorna la vita! Ma non si può cantarla.
Sciampagna e sangue, alcool e frivolo: datemi un calice d'amianto capace di contenere l'infuocata miscela. Brindo alla vecchia Europa che nasce per l'ennesima volta, nel bagliore dell'ultimo incendio, sul cadavere dell'ultimo morto, davanti alla culla del primo nato alla pace, piccolo fante in fasce per il macello futuro. Brindo al divenire, allo stupendo inganno, all'alba e al tramonto di un giorno che non finisce mai. E col calice alto verso il sole che splende rido, rido, rido e lacrime di sangue mi bruciano le palpebre. Tutto è tumulto. Forse domani canterò... in questa ora non posso... lasciatemi piangere.

IL POLLO NON E' UNA GALLINA (1 PUNTATa)


Buongiorno.
Dopo anni di ricerca evolutiva e studi complessi sull'anatomia animale posso dire di essere giunto ad una conclusione certa, la finale definizione di un documento che cambierà l'approccio delle generazioni future verso la zoologia e, di fatto, già da subito, il concetto di idiozia.

Dopo quasi quarant'anni riesco a dare una risposta al mio io bambino che interrogativo guardava le formiche nere e quelle rosse. Da lì, una serie di dubbi che mi sono portato dietro fino ad oggi.

Pubblico dunque il seguente trattato: "Il pollo non è una gallina", sapendo di sconvolgere l'attuale stato delle cose. A voi.

IL POLLO NON E' UNA GALLINA

Buongiorno.
Le formiche? perchè sono rosse? perchè sono nere? saranno razziste fra di loro?
Andando a cercare pazientemente nella vecchia Treccani ho scoperto che esistono circa 12.000 specie di formiche, classificate in 300 generi e 21 famiglie: una specie di anagrafica articoli in un'azienda di metalmeccanica. Però ho pure scoperto che le formiche sono comparse sulla terra circa 150 milioni di anni fa e che da allora non hanno mai smesso di rompere le balle. Inoltre sono venuto a conoscenza che anche loro hanno la loro regina: La formica regina; "ha due grandi occhi composti sul capo, il torace molto largo e l'addome voluminoso. Prima dell'accoppiamento è provvista di due paia di ali che cadono subito dopo il volo nuziale, ma se ne riconoscono le tracce sotto forma di moncherini". Una specie di virago, insomma.
Comunque quelle rosse sono dette comunemente "rizzaculo". Fateci caso e capirete il perchè.
Ma la cosa che mi ha sorpreso di più è il fatto che le formiche sono cugine delle vespe. Dunque le vespe non hanno relazioni di parentela con le api - come immaginavo io - ma proprio con le formiche. Entrambe fanno parte della famiglia degli imenotteri e pare che l'incazzatura perenne delle vespe sia congenita al fatto di aver saputo proprio questa cosa. Infatti le api, sopratutto in età infantile, si divertono a prendere in giro le piccole vespe: "la la la la, lima lima, mezza formica!".
Le vespe inoltre si strutturano in colonie stagionali (come quelle umane degli anni 60-70)che si ricostituiscono in primavera. A differenza delle api hanno un pungiglione liscio e resistente: pizzicano e ripizzicano, hanno la ricarica. Le api invece ce l'hanno zigrinato e "una botta e via", una volta utilizzato il povero insetto schiatta. Al pungiglione della vespa è collegato un serbatoio che può iniettare veleno anche per 60 secondi. Naturalmente se vi rivolgete a quelle di tipo "API", potete garantirvi uno sconto di almeno 20 centesimo al litro. Altra differenza sostanziale fra le vespe e le api è il nido: le prime lo costituiscono con un mix di saliva e legno; le seconde utilizzano la ben più raffinata cerca. Le prime non rompono i coglioni ai mariti, le seconde pretendono che prima di entrare nel nido ci si debba mettere le pattine. Ma la cosa che più mi costa ammettere è che a differenza delle api, le vespe sono onnivore, ovvero oltre al polline si nutrono anche di piccoli insetti.

Ma lasciamo il mondo degli insetti per affrontare quello ben più complesso degli animali da cortile.

POLLO, GALLINA ETC.. ETC..
A seconda dell'età e del peso il pollo viene definito:

* pollastro, fino a 3-4 mesi ed un peso di 600 g.
* pollo di grano, fino ad 1 anno e 1 kg di peso
* pollo o pollastra, fino a maturità ed un peso di 1,5 kg circa
* galletto il maschio giovane di circa 6 mesi
* gallina la femmina adulta in riproduzione
* gallo ruspante quello al massimo di 10 mesi
* cappone il maschio castrato all'età circa di due mesi che arriva fino a circa 2,5 kg.

Storicamente il nome Pollo deriva dal latino "pullus" cioè animale giovane; la sua presenza è documentata dal 4000 a.C. nella piana dell'Indo (è quindi giunto in Grecia, e di qui in Europa, attraverso la Persia).

Il professore Chickenaid ha riclassificato la suddetta suddivisione seguendo altre prospettive:
* pollastro, dedito allo studio di scienze occulte e dello zodiaco
* pollo di grano, figlio di gallo ricco
* pollo o pollastra, dedito allo studio durante la notte prima degli esami
* galletto, pollo leggero, di origine veneziana, provvisto di appartamentino privato e grande amatore
* gallina, pollastra che dopo la maturità diventa ntantino zoccola
* gallo ruspante, pollo che dopo la maturità approfitta della disponibilità della gallina
* cappone, eunuco del regno avicolo.

Un'ultima cosa: la gallina TUTTI i giorni fa l'uovo. Solo se è stata trombata dal gallo allora nell'uovo si forma il futuro pulcino. Ma sopratutto il tuorlo non è giallo perchè il pulcino è morto!

Passiamo alle bestie:
il bovino si differenzia per l'età di macellazione. Quindi qui è l'azione violenta dell'uomo a ridefinire la bestia:

VITELLO Bovino macellato tra i 5 e i 7 mesi . Carne tenera. Alimentato solo con latte fin dalla nascita. La carne è poco grassa, e contiene molta acqua e ha colore rosa chiaro. Moralmente è un atto insulso perchè di fatto si va a mangiare un lattante. Fossi la mucca mi girerebbero le corna.

VITELLONE Bovino di età fra gli 8 e i 12 mesi. La sua carne contiene più proteine di quella di vitello. E' una carne pregiata. Di origine riminese, si suddivide in cinque sottospecie: l'intellettuale Leopoldo, il donnaiolo Fausto, il maturo Moraldo, l'infantile Alberto e l'inguaribile giocatore Riccardo.

MANZO Maschio NON castrato (o una femmina che non ha mai partorito). Età da 1 a 4 anni. Abbastanza grassa. Saporita e nutriente. E' più o meno tenera in base all’età e all’alimentazione dell’animale. Nell'accezione più comune e volgare è la definizione che la donna dà all'uomo vigoroso e forte, capace di importanti prestazioni sessuali. Di norma vanitoso, ultimamente tende a depilarsi le sopracciglia (bah!).

BUE Bovino castrato di oltre 4 anni e mezzo. Sta scomparendo dal mercato, perché ormai inutile per il lavoro nei campi e viene macellato prima di questa età.
Nell'accezione più comune è la definizione che la donna dà all'uomo bolso e ormai inerme, incapace di produrre liquido seminale. La mia categoria, insomma. NON si depila le sopracciglia.

VACCHE Bovini femmina: macellate di solito alla fine della produzione di vitelli e latte (6-8 anni di età), e danno carni magre. Carne non pregiata è scomparsa dal mercato da anni. Utilizzata per la produzione industriale di preparati a base di carne. Nell'accezione più comune è la definizione che l'uomo dà della donna.

Inoltre c'è da sapere che il bovino adulto, cioè di età superiore ai quattro anni è chiamato "toro". Di questa categoria mi è rimasta solo il segno astrologico.
Il bovino femmina comunemente è spesso chiamato col termine dialettale toscano "mucca" benché esso in campo zootecnico sia errato. L'etimologia del termine "mucca" è di incerta derivazione tra i verbi latini mulgēre (in italiano "mungere") e mūgīre (in italiano "muggire"). Un'altra ipotesi è che il termine sia onomatopeico, che riproduca il verso, peraltro anche esso onomatopeico. Ma allora "ditemi perchè, se la mucca fa mu, il merlo non fa me".

Una curiosità: a cavallo tra XX e XXI secolo, l'allevamento dei bovini è stato messo sotto accusa per l'effetto serra che produce: il biochimismo digestivo bovino (e dei ruminanti in generale) produce in effetti metano, gas a effetto serra; secondo alcuni studi recenti vi sarebbe la possibilità di ridurlo, modulando la carica batterica del tubo digerente da cui verrebbe ridotta la componente metanogena. Insomma, il buco dell'ozono è dovuto alle scorregge delle mucche (succede quando alzano la coda).

domenica 23 ottobre 2011

ANTONIO ALBANESE

ORIONE


Sono lontano
ma conosco la strada.
Prenderò i piedi
per la passeggiata?

Dovrei vomitare
prima dell'autunno inoltrato,
quello del prossimo cinquantaquattro.

Lasciare il peso a terra
potrà sollevarmi fino alla brillantezza
d'Orione.

LANCE ARMSTRONG

IL DOTTOR CAROL LIPPA


Il Journal of Emergency Medicine ha riportato il caso di una donna 54enne che dopo una notte di sesso sfrenato con il marito, avrebbe completamente perso la memoria attinente alle 24 ore precedenti. La donna è giunta al Georgetown University Hospital, dichiarando di non riuscire più a ricordare nulla che fosse antecedente …. all’orgasmo.

La diagnosi è stata di amnesia globale transitoria, un fenomeno molto raro e che difficilmente può accadere due volte. Il dottor Carol Lippa ha dichiarato che questo tipo di amnesia è causata da uno choc dei circuiti di memoria nel cervello, in genere dovuto ad un forte stress fisico o emotivo.

MEDITAZIONI SULLA CRUDELTA'


Se possibile, andiamo a trovare colui cui abbiamo fatto del male.
Se l'altro apprezza il nostro pentimento e il suo rancore scompare,
si tratta di quello che il buddhismo chiama una "confessione riparatrice"

FERRAN ADRIA


Ferran Adrià , cuoco di 47 anni . Considerato il miglio chef del mondo. Il Time lo ha inserito tra le miglior 100 persone influenti al mondo. Entrato anche nelle mire di Striscia.

Lei è considerato i cuoco più famoso del mondo, come ha iniziato?

“Veramente fare il cuoco non era nei miei piani , il mio sogno era fare il calciatore. Nel 1980 ho abbondato gli studi in economia e mi sono fatto assumere all’Hotel Playafels come lavapiatti per pagarmi le vacanze ad Ibiza. Durante quell’esperienza il capo cuoco Miquel Moy mi insegnò i rudimenti della cucina classica”

In che modo?

“Mi fece leggere El Practico , un manuale di cucina tradizionale ed ogni mattina che entravo in cucina mi interrogava. E’ iniziato tutto così”

Quanto è importante il rispetto delle regole base in cucina e quanto invece la creatività , la sperimentazione?

“Tutto è importante , una cosa è creare un piatto , un altra così è interpretarlo”

Allora diciamo così , perché una frittata preparata da lei dovrebbe essere migliore di quella preparata da me?

“Non deve vederla così , la sua frittata può essere uguale o migliore della mia, quello che faccio io è rendere felici le persone che vengono a El Bulli , voglio creare delle emozioni ad ogni boccone che il cliente mette in bocca. Vede, la cucina non si cerca di capire un tramonto , ti emoziona e basta e lo godi intensamente. Noi al Bulli vogliamo ricreare proprio queste sensazioni , non cerchiamo solo di far bene da mangiare ma anche di provocare sensazioni di tutti i tipi , intellettuali, emozionali. Ci sono tante reazioni così come lo sono i clienti”

Il suo ristorante riceve due milioni di richieste di prenotazione all’anno per circa 8000 coperti disponibili però voi siete aperti solo 6 mesi all’anno perché?

“Inizialmente perché la maggior parte dei clienti era composta dai turisti che passavano le vacanze estive a Cala Montjoi. Dal 1987 in poi , però, aprire solo nei mesi caldi è diventata una necessità per poter gestire adeguatamente il lavoro di preparazione del menù annuale , che viene ideato nel laboratorio di Barcellona per tutto il periodo di chiusura”

Non solo siete aperti 6 mesi all’anno ma anche solo a cena , niente pranzo , non è limitativo date le tante richieste?

“La complessità del menù , il numero di portate , il lavoro di preparazione richiesto ad ogni piatto e lo stile del servizio renderebbero impossibile aprire sia a pranzo che a cena”

Quando è a casa le piace cucinarsi cose particolari o preferisce un panino veloce visto che passa circa 12 ore al giorno in cucina?

“No, quando sono a casa faccio cose semplici , tipo il pesce alla griglia e mangio tanta frutta”

Il suo piatto italiano preferito?

“Spaghetti al pesto, minimalisti e veloci, all’avanguardia pura..”

Il piatto più difficile da cucinare?

“Quello che ancora non è stato inventato”

Un ingrediente che non sta mai nella sua cucina?

“ I peperoni. Non li mangio, non li cucino, diciamo che li odio”



Come sceglie le persone che lavorano nel suo staff?

“I bandi per il personale vengono pubblicati sulla pagina web di El Bulli , che sceglie i migliori candidati tra le migliaia di domande che arrivano da ogni parte del mondo. Ogni stagione abbiamo persone che vengono da tanti Paesi del mondo e ognuno di essi lascia sempre un segno”

In cucina lavorano tra le sessanta e le settanta persone , a seconda del periodo dell’anno. Questo vuol dire che il personale è più numeroso degli ospiti in sala . Immagino avrà una lista di personaggi famosi da accogliere un anno

“A El Bulli tutti vengono trattati allo stesso modo e non si ordina, si mangia quello che decido io , non cucino mai per qualcuno in particolare , ogni giorno viene stabilito il menù di circa trenta portate tra antipasti, tapas, dolci e morphing, una delle mie invenzioni che sostituiscono i pasticcini alla fine della cena, una via di mezzo tra spume al cucchiaio e cioccolatini”

E per questa stagione che sta per iniziare , visto che aprirete a metà giugno , cosa bolle in pentola?

“Io sono il tipo che fino a pochi giorni fa prima mette , toglie, disfa , sono piuttosto prevedibile”

Perché il suo ristorante si chiama El Bulli?

“E’ una razza particolare di cani che la fondatrice del Bulli, Marketta Schilling, adorava e ha deciso di chiamarlo così”

Ora che è considerato il miglior cuoco del mondo cosa le manca?

“Voglio continuare in questo ambito fino a quando avrò la passione per farlo, finita la passione lascerò”

Senta , mi dia un consiglio, stasera ho due persone a cena ed ho del normalissimo pollo in frigo , mi aiuti a fare bella figura..

“Intanto spero che abbia acquistato una buona qualità di pollo , la materia prima è importante dopodiché deve fare in modo che chi gusta il suo piatto metta in funzione i cinque sensi, devo lavorare su questo!!”

GROUCHO MARX

ZYGMUNT BAUMAN

CUORE SACRO - ANDREA GUERRA

HOLD ON - TOM WAITS

L'AMORE MIO MI CHIEDE - NIZAR QABBANI


L'amore mio mi chiede:
"Qual è la differenza tra me e il cielo?"
La differenza è che
se tu ridi, amore mio,
io mi dimentico il cielo.

FEDERICO FELLINI


La morte si nasconde negli orologi

TOM WAITS


Un gentiluomo è un uomo che sa suonare la fisarmonica, ma non la suona.

BRIVIDO CALDO


William Hurt a Kathleen Turner:

-"Forse non dovresti vestire così".
-"Ho una camicetta, non vedo che altro dovrei portare".
-"Non dovresti portare quel corpo".

BRUCERO' PER TE - NEGRITA

CORSIA D'EMERGENZA


1 Se non sei riuscito a montare il triangolo d’emergenza, giù le mani dal cric. 2 Il gilet fluorescente non ti dona? Personalizzalo con simpatici ricami e paillettes. 3 Raggiunta la colonnina Sos, prima di chiedere aiuto smetti di singhiozzare. 4 Non sei in discoteca: abbassa la radio e spegni quelle quattro frecce. 5 Quando la polizia ti becca a superare sulla corsia d’emergenza, fingi un attacco di panico.

MALOREDDUS CHE SALUTANO L'ESTATE...


Ingredienti:

400 gr di malloreddus colorati
2 zucchine
2 carote
olive verdi
olive nere
capperi
1 scalogno
1 mozzarella di bufala
pesto di basilico (basilico, olio, parmigiano)

In una padella antiaderente preparate un soffritto di scalogno con olio evo. Tagliate a pezzetti tutte le verdure e inseritele all'interno, iniziando dalle carote. Preparate poi un leggero pesto di basilico con solo olio evo, basilico e parmigiano (no aglio e pinoli). Cuocete i malloreddus in abbondante acqua salata, poi scolateli ancora al dente e terminate la cottura in padella, aggiungendo il pesto e mantecando con la mozzarella a cubetti.

BAR SPORT di MASSIMO MARTELLI

domenica 16 ottobre 2011

COME SI CAMBIA.

DECRESCENDO - LUCIANO LANZA


La crisi economica accresciuta dalla speculazione finanziaria sta mettendo in ginocchio molti paesi (Spagna, Portogallo, Grecia e anche pesantemente l’Italia) e tutti gli economisti, i leader politici di destra e di sinistra, rappresentanti di industriali e di commercianti, sindacalisti indicano nella crescita economica l’unica via di salvezza, mentre da anni Serge Latouche, professore emerito d’economia all’Université d’Orsay e «obiettore di crescita», indica nella decrescita la via per uscire dal vicolo cieco in cui si è immessa la civiltà occidentale e da diversi anni anche la civiltà orientale. E nell’ultimo libro pubblicato da Elèuthera insiste, insieme con Didier Harpagès sulla necessità di entrare nel Tempo della decrescita. Latouche non le sembra che soprattutto in un momento come questo parlare di decrescita sia fuori luogo e sbagliato?

Il summit di Toronto del 2009 si è concluso con un programma che annunciava al contempo rilancio e austerità. I risultati catastrofici di questa politica si possono vedere sulla Grecia, che non è altro che l’anello debole di una catena che collega tutti gli Stati (il Portogallo, la Spagna e l’Italia prima del resto dell’Europa, e poi del mondo). Denunciare la doppia impostura di questo programma costituisce una sfida per i partigiani della decrescita: rigettare il rigore o l’austerità è una posizione per la quale si possono almeno trovare degli alleati (anche se molto minoritari) tanto fra gli economisti che fra i politici. Ma nel nostro contesto di recessione, rifiutare la ripresa della crescita produttivista per uscire dalla religione della crescita, è una posizione ammessa da alcuni ecologisti nel lungo termine, ma totalmente dimenticata nel breve. Ciononostante il progetto di costruzione di una società dell’abbondanza frugale o della prosperità senza crescita, sostenuto dalla decrescita, è la sola possibilità per uscire dall’attuale impasse. Alcuni intellettuali, come Joseph Stiglitz, raccomandano le vecchie ricette keynesiane del rilancio dei consumi e degli investimenti per far ripartire la crescita. Questa terapia non è auspicabile. Non è auspicabile perché il pianeta non può più sopportarlo, non è possibile forse perché, per l’esaurimento delle risorse naturali (considerate in senso largo) già dopo gli anni Settanta, i costi della crescita (quando c’è stata) sono superiori ai suoi benefici. I guadagni di produttività scontabili sono nulli o quasi nulli. Si dovrebbero ancora privatizzare e mercificare le ultime riserve di vita sociale per prolungare solo di qualche anno l’illusione della crescita. Inoltre questo programma social-democratico, che rappresenta gli avanzi dei partiti dell’opposizione, non è credibile in primis perché questi stessi partiti non sono in grado di mettere in discussione il giogo di ferro del contesto neo-liberale che loro stessi hanno contribuito a costruire nel corso degli ultimi trent’anni e che presuppone l’assoluta sottomissione ai dogmi monetaristi. L’esempio della Grecia è assai eloquente. Un popolo vota massicciamente per un partito socialista il cui programma era classicamente social-democratico e, sottomesso alla pressione dei mercati finanziari, si vede imporre una politica di austerità neo-liberale da questo stesso partito che obbedisce alle ingiunzioni congiunte della troika (la commissione europea di Bruxelles, la Bce e il Fondo monetario internazionale).

In queste condizioni, la ricerca della piena occupazione per rimediare alla miseria di una parte della popolazione dovrebbe essere fatta attraverso una rilocalizzazione sistematica delle attività utili, una riconversione progressiva delle attività parassitarie come la pubblicità o nocive come il nucleare e gli armamenti e una riduzione programmata e significativa dell’orario di lavoro. Per il resto noi raccomanderemmo il ricorso all’emissione di cartamoneta e quindi a un’inflazione controllata (diciamo più o meno il 5 per cento all’anno).

Naturalmente, questo bel programma è più facile da enunciare che da realizzare. Ma con i rimedi della troika «il sangue, le lacrime e il sudore», la famosa formula di Winston Churchill, ci sono già, solamente senza la speranza di vittoria. Il progetto della decrescita non pretende di fare economia di questo sangue, di queste lacrime e di questo sudore, ma almeno apre la porta della speranza. In fondo, questo corrisponde a quanto proponeva Enrico Berlinguer già nel 1977 (oggi in La via dell’austerità, Edizioni dell’Asino, 2010, pp. 25-26), purtroppo senza essere ascoltato, sotto il nome di austerità, che si deve però intendere nel senso della nostra abbondanza frugale: «Per noi l’austerità è il mezzo per contrastare alle radici e porre le basi del superamento di un sistema che è entrato in una crisi strutturale e di fondo, non congiunturale, di quel sistema i cui caratteri distintivi sono lo spreco e lo sperpero, l’esaltazione di particolarismi e dell’individualismo più sfrenato, del consumismo più dissennato».

CESARE PAVESE

COUS COUS INTEGRALE CON MOSCARDINI E PATATE, AL LIMONE


Ingredienti: antipasto per 4 persone
1/2 kg di moscardini
2 patate
prezzemolo
1 limone
2 bicchieri di cous-cous integrale o classico
olio evo
sale

Preparazione:
Per prima cosa pulite i moscardini eviscerandoli e lavandoli sotto l'acqua. In una casseruola portate a bollore l'acqua dove farete prima lessare le patate per 6 minuti e poi cuocere i moscardini per 30 minuti. Spegnete la fiamma e lasciate in acqua a riposare fino al momento di preparare il piatto. Questo piccolo accorgimento renderà le carni più tenere.
A questo punto versate in una ciotola 2 bicchieri di cous cous a cui aggiungerete 3 bicchieri di acqua leggermente salata e acidula (con metà del succo del limone) e lasciate riposare coperto da un canovaccio affinchè il cous-cous si gonfi.
A questo punto sgranatelo con la forchetta e un cucchiaio d'olio. Tagliate le patate a cubetti, i moscardini in pezzetti e componete in piatto. Preparate un base di patate e moscardini condite con olio, sale, prezzemolo e limone. Adagiate sopra il cous-cous e guarnite con olio evo e una festa di limone non trattato.
Una ricetta leggera, buona, sostanziosa e che si può preparare in anticipo e assemblare al momento di servire. Più facile di così!

YUSUF ISLAM - THE BELOVED

COREGONE

Il coregone è un pesce di acqua dolce appartenente alla famiglia dei Salmonidi dell'ordine degli Salmoniformes.

MY CHILDREN

LA TRACCIA DELL'ANGELO - STEFANO BENNI


Un Natale degli anni Cinquanta. Tutta la famiglia è riunita intorno all'albero, che porta sulla cima un puntale con l'effigie di un angelo che il piccolo Morfeo fissa incantato; ora il bambino si allontana, si rannicchia presso una finestra, quando una persiana si stacca piombandogli sul capo. Il trauma lo lascia per giorni tra la vita e la morte. Ciò che segue è il tempo di Morfeo, da quel disgraziato incidente agli anni futuri. Ma ciò che segue può essere letto come un lungo delirio, come un sogno oppure come un racconto di verità alterato dal dolore, un dolore che c'è sempre, acquattato nelle pieghe della vita, e periodicamente mostra la smorfia. Morfeo cresce, diventa scrittore, incontra il mondo e i suoi curiosi abitanti: ha amici, passioni, e un amatissimo figlio. Ma tutto il suo cammino è segnato dalla malattia, forse eredità di quella ferita, forse no, che lo rende diverso e non mette d'accordo i medici, tantomeno l'industria delle cure. Superbia, vanità, incompetenza, ma soprattutto il cinico affarismo lo lasciano in balia dei farmaci, ne diventa dipendente, le sue giornate sono ritmate da quel "dominio chimico".
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MEDITAZIONI SULLA CRUDELTA'


Riconosciamo i nostri errori, ma non lasciamoci deprimere o spezzare dal rimorso e neppure reagiamo con indifferenza.

sabato 15 ottobre 2011

BRUNO BARBEY





UN INCONTRO INATTESO - WISLAWA SZYMBORSKA


Siamo molto cortesi l'uno con l'altro,
diciamo che e' bello incontrarsi dopo anni.

Le nostre tigri bevono latte.
I nostri sparvieri vanno a piedi.
I nostri squali affogano nell'acqua.
I nostri lupi sbadigliano alla gabbia aperta.

Le nostre vipere si sono scrollate di dosso i lampi,
le scimmie gli slanci, i pavoni le penne.
I pipistrelli gia' da tanto sono volati via dai nostri capelli.

Ci fermiamo a meta' della frase,
senza scampo sorridenti.
La nostra gente
non sa parlarsi.

WOODY ALLEN

venerdì 14 ottobre 2011

CARLO CASSOLA


“Ho una pessima opinione della cultura dominante o, meglio, dell’incultura dominante”, dice Cassola. “Giacché non posso dare il nome onorato di cultura alla mistificazione che tiene la gente nell’ignoranza. La gente è migliore delle istituzioni e delle ideologie che professa o si è scelto. La gente non sa, o non è informata. La nostra è una società delusa e illusa, di cittadini docili e demoralizzati, in pugno a una classe di demagoghi che predica ancora il dovere civico e la fedeltà politica. Bisogna rimuovere questa diffusa capacità di rassegnazione”.
La cultura italiana ha o no le carte in regola? In un momento oscuro, per il deterioramento del tessuto economico-sociale e per la crisi più vasta della società consumistica, la cultura conserva la sua componente profetica? E’ in grado di formulare nuove proposte sociali e antropologiche? Oppure lavora per la formazione e il consolidamento dei regimi?
“La cultura non ha più attuato un ripensamento radicale della realtà. Gli uomini di cultura debbono farsi l’esame di coscienza. Sono imbecilli, o fanno finta di esserlo? Continuano a mascherare il vuoto dei sistemi. L’utopia, cioè l’anarchia, deve affermarsi al più presto”, risponde Carlo Cassola, 60 anni; nel ’44 partecipe della Resistenza, dal ‘50 collaboratore del Mondo, autore di romanzi e racconti: Fausto e Anna (1952, 1958), Il taglio del bosco (1955), La ragazza di Bube (1960), Un cuore arido (1961), Ferrovia locale (1968), Paura e tristezza (1970), Monte Mario (1973), Troppo tardi (1975), L’antagonista (1976), L’uomo e il cane, Il ribelle (1980); autore, inoltre, di saggi politici: Il gigante cieco, Ultima frontiera e del libro-inchiesta I minatori della Maremma (1956), assieme all’indimenticabile Luciano Bianciardi.
Dice che gli intellettuali, avidi di stima e denaro, hanno rinunciato all’autonomia e ad una ricerca indipendente, che la cultura lavora per il consolidamento del regime, e per l’ordine. Quale ordine?
“Quello della delinquenza organizzata”, risponde Cassola. “La diffidenza di giovani e operai verso gli uomini d’ordine è naturale. E gli intellettuali sono impotenti a guardare, oppure pronti a giustificare il ‘realismo politico’ di un’Italia che, pure nata dalla Resistenza, è governata da un’agguerrita associazione a delinquere… Né più né meno come in Francia Sartre, privo oramai di un un’interpretazione originale, tende ad avallare l’ordine instaurato da Chirac e Giscard d’Estaing”.
Qual è il ruolo degli intellettuali, sul piano delle disponibilità ideologiche?
“Impegno non significa schierarsi a favore degli uni o degli altri.
E se le due parti in lotta fossero complementari, entrambe interessate al mantenimento dello stato di cose esistente?
E’ distorta anche la nozione d’impegno: impegno, o prostituirsi dell’intellettuale? Negli ultimi 45–50 anni è fatalista, rassegnato, egoista, rende buoni servizi allo Stato, tende a inserirsi a ogni costo, teme il rischio. La nostra è una classe di dimissionari.
Altri, i veri intellettuali: Rousseau, Proudhon, Bakunin, Mazzini, Marx; il quale ha iniziato a parlare di marxismo in epoca di capitalismo.
Hanno ragione Sciascia, Bobbio, Montale, nel definire preagonica la condizione delle nostre istituzioni. Ma cosa propongono in cambio? Alcuni esponenti della cultura dominante, e lo stesso Moravia, mi dicono che le mie preoccupazioni sono fuori luogo, poiché l’esistenza non è un valore. Mi spiace tanto. Non mi preoccupo di me. Ma ho ripreso attivamente a occuparmi di politica poiché ritengo la vita il bene sommo. Bertrand Russell diceva che non ha senso la vita se nessuno resta. Questa situazione ha avuto inizio con la guerra atomica. La cultura ignorò l’avvenimento. Eppure quella bomba era la campana a morte. L’umanità è arrivata alla fine. Il problema più urgente è quello della preservazione della vita. A questo riguardo, il silenzio della cultura è davvero criminoso. Lo stesso Thomas Mann, nel ’55, scrisse: ‘… un’umanità ebbra di istupidimento va barcollando incontro alla sua rovina, ormai neanche deprecata…’”.
Quale è la sua proposta alternativa?
“Rendere inoperante l’articolo 52 della Costituzione (‘La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino… il servizio militare è obbligatorio …’), e attuare di fatto il disarmo unilaterale dell’Italia. Arrivati a questo punto, bisogna sbarazzarsi di frontiere e armamenti. L’intellettuale deve intuire che il nemico è lo Stato sovrano. Hanno torto gli intellettuali del dissenso sovietico: la richiesta di libertà individuale è poca cosa rispetto a problemi più urgenti e generali. Anche la giustizia diviene un bene secondario. Il problema fondamentale è quello della pace, cioè del disarmo internazionale, benché i giornali non ne parlino. Ma l’informazione giornalistica spesso è disinformazione”.
Se la stampa è asservita quasi per intero, perché collabora al Corriere della Sera di Di Bella?
“La direzione di Ottone non era a sinistra. Il Corriere è un giornale militarista e, in quanto tale, è sempre stato a destra. Collaboro a condizione che la mia protesta sia resa pubblica, e resto fin quando ciò mi sarà possibile. Bisogna opporsi e rovesciare, iniziare una rivoluzione culturale che spezzi l’orientamento corrente della cultura, del giornalismo, della politica.
Occorre distruggere i meccanismi impazziti che ci stanno portando al suicidio. Abbiamo 149 Stati armati. E’ auspicabile la disintegrazione dello Stato sovrano per evitare la guerra esterna. Senza atteggiarmi a censore, ho costituito a Firenze una lega per il disarmo unilaterale d’Italia. Hanno aderito anarchici, marxisti, cristiani, anche dei sacerdoti, Ernesto Balducci e Davide Turoldo, e ancora Alfonso Leonetti e Vittorio Ernesto Treccani. Prenderemo contatti con Vittorio Foa, Natoli, Terracini. Siamo agli inizi. L’anno passato, 34 uomini della cultura francese hanno firmato un appello per il disarmo unilaterale della Francia”.
Ritiene che la provocazione sia uno strumento; ad esempio, la reazione di certi giovani? Qual è la sua posizione nei confronti della sinistra rivoluzionaria?
“La classe giovanile avverte la propria solitudine e tende a riappropriarsi della propria esistenza, come nel ’68. E’ una gioventù disperata e sbalordita. Si verificano sporadici casi di violenza, ma è ipocrita la condanna da parte di una società che tollera nel proprio interno le forze armate. Circa 250 mila giovani sono addestrati ogni anno per uccidere ipotetici avversari. E allora, non è questa delinquenza legalizzata? Mi dispiace che Casalegno sia morto, ma ritengo che una società militarista non debba essere così ipocrita da condannare la violenza”.
La struttura militare in uno Stato debole come l’Italia va interpretata anche come strumento di repressione interna?
“Soprattutto come metodo di forza all’interno. Conosciamo la rudezza del nostro sistema nell’impiego della forza: contro i fasci siciliani nel ’93, nei tumulti milanesi del ’98, la connivenza di esercito e fascismo nel 1922, e ancora la crociata in materia di difesa dei nostri costituenti, tutti militaristi, a eccezione di Emilio Lussu del Partito Sardo d’Azione. L’adesione al Patto Atlantico non è un fatto perentorio? E’ un’impostura, infatti. Morire per morire, è meglio crepare per una rivolta interna, e collasso conseguente dello Stato. Per questo giustifico una crisi di anarchia generalizzata”.
Il socialismo è ancora un modello associativo capace di riscattare l’uomo dal bisogno, e soprattutto dalla paura?
“Il vero socialismo potrebbe trionfare in poco tempo, ma deve sottrarsi all’alternativa socialdemocratica, che non è un’alternativa. L’argomento principe del socialismo è quello di Bertrand Russell, Einstein, Kastler. Oggi il socialismo vuole solo ritocchi; molti anni fa esigeva un modello rigoroso. Resta il dissidio di fondo di chi accetta questo stato di cose, e chi lo rifiuta, e vuole andare oltre”.
Asor Rosa, in Scrittori e popolo, parla della sua “ideologia dell’isolamento”, e accenna ai suoi esordi, alle radici della sua formazione intellettuale e politica…
“La mia letteratura oggi è diversa. Il rifiuto della storia, che a torto o a ragione mi è stato attribuito in passato, non ha nulla a che vedere con la concezione che oggi ho della storia. La mia prima formazione è stata esclusivamente letteraria. Mi sono formato leggendo Leopardi, Pascoli, Montale, Joyce, Dostoevskij. Oggi leggo solo pagine di storia e filosofia. Prendiamo il personaggio di Mara, la ragazza di Bube: conduce una vita ai margini del grande flusso storico, è una rassegnata e, se risolve qualcosa, è sempre a livello personale… Non saprei ripetere quel tipo di narrazione esistenziale. Ora, il fatto che io mi metta a parlare di politica suscita meraviglia. Ma le lettere sono un campo opinabile; di conseguenza, qualsiasi opinione acquista un diritto. L’excursus mi pare chiaro: da giovane davo il primo posto alla narrativa esistenziale; ho preferito, poi, la narrativa sociale. Sono approdato alla politica”.
Carlo Cassola vive non lontano dal mare; si arriva da Grosseto. Cani dai casolari al passar del viandante, lamento di pini innumerevoli, cerchio tetro attorno alla casa in cui tutto è silenzio.” La mia scrittura era alimentata dall’angoscia individuale. Ora trova motivazione nell’angoscia collettiva”, dice. “La letteratura può cambiare il mondo e la vita. Ci vuole disperazione e dialettica, non fede e obbedienza”.
Parla della trilogia che sta ultimando: Ferragosto di morte, Il nuovo Robinson Crusoe, Il mondo senza nessuno. Oggi l’umanità è un “gigante cieco” che vaga verso la propria distruzione. Immagina una guerra nucleare e descrive la condizione dei superstiti; un uomo, animali, vegetali. Dopo c’è un paesaggio quasi lunare e la descrizione si interrompe per sempre.
Cassola guarda i pini serrati attorno alla casa, le ombre si fanno più cupe sotto gli alberi, abbassa la luce della lampada. Che cosa fa nelle ore che precedono la notte? Scrive e ascolta il Requiem di Mozart. Requiem anche per uno scrittore? E’ la morte dell’arte?
“La psicoanalisi escogita la libido della morte”, dice. “Ma Erich Fromm, e soprattutto Wilhelm Reich che era socialista, sperano in un futuro diverso e in una umanità libera dagli istinti gregari. Tutta la letteratura, anche se pervasa da pessimismo, nasce dall’amore per la vita. Io amo l’esistenza nelle sue forme immediate, anche fisiche”.

I GIORNI - LUDOVICO EINAUDI

CERVELLI IN FUGA


1 Prima di fuggire, assicurati di avere un cervello. 2 Goditi il tuo stipendio in dollari, ma non smettere mai di lamentarti che ti manca l’Italia. 3 Non dire “noi giovani”, soprattutto se hai quarant’anni. 4 Sei partito per non fare la fame? Allora sei uno stomaco in fuga. 5 Ok, hai una cattedra a Cambridge. Resta il fatto che la pasta della mensa è sempre scotta. 6 Una volta partito, scoprirai che l’Italia è un posto magnifico. Per andare in vacanza.

LA VITA AGRA DI CARLO LIZZANI

ANTON CECHOV


La buona educazione non sta nel non versare la salsa sulla tovaglia, ma nel non mostrare di accorgersi se un altro lo fa.

SONNO ELEFANTE - PAOLO CONTE




sonno lontano
vieni qui
rimani vicino a me
fammi volare
tra le montagne
sopra le dune
senza guardare
senza pensare più
senza capire più
sonno gigante
sonno elefante
distenditi quassù

sonno patriarca meraviglioso
arcaico nuoto nell’acqua cupa
sonno munifico
tu sonno sei magnifico
cipra sull’aria che
vibra di magico

mandarino sei profumato
e santo
desiderato davvero tanto
tutto dirupa
è friabile e desertico
sonno di nuvola
sonno di cupola
sonno lontano
vieni qui
rimani vicino a me
fammi volare tra le montagne
sopra le dune
senza guardare
senza pensare più
senza capire più
sonno gigante
sonno elefante
distenditi quassù

ANONA


L'Anona (Annona cherimola Mill.) e' una pianta originaria del Sud America (altopiani andini di Peru' ed Equador).
Oggi e' diffusa in molti Stati (Stati Uniti - California e Florida, America centrale e meridionale, Africa del sud, Australia e Mediterraneo - Israele, Grecia, Spagna e Italia).
Appartiene alla Famiglia delle Annonaceae e al genere Annona, che comprende circa 60 specie.
E' una piccola pianta con portamento eretto, chioma aperta e sviluppo lento.
Nei climi caldi e' sempreverde, mentre nelle zone subtropicali e temperate perde tutte o parte delle foglie.
I fiori bianco-verdastri sono solitari o riuniti in gruppi di 2-3; sono ermafroditi ma gli organi sessuali maturano in tempi diversi (dicogami).
La struttura del fiore rende difficile sia la fecondazione anemofila che entomofila; per questo motivo in alcuni Paesi si ricorre all'impollinazione artificiale. Nei climi temperati la fioritura si ha tra la fine di giugno e i primi di luglio e dopo 5-8 mesi si ha la maturazione dei frutti. Questi sono un'infruttescenza (sincarpio) costituita da 60-70 frutti ognuno dei quali contiene un seme bruno avvolto da una polpa bianca aromatica, butirrosa, con sapore simile all'ananas e alla banana.

DIECI DONNE - MARCELA SERRANO



Nove donne più una. Nove donne radunate nello studio della loro psicoterapeuta raccontano la propria storia e le ragioni per le quali sono andate in terapia. Lupe, adolescente lesbica, alla ricerca della propria identità tra feste, sesso, droghe e passioni non proprio convenzionali; Luisa, vedova di un desaparecido, che per trent'anni aspetta il ritorno del suo unico amore; Andrea, giornalista di successo che si rifugia nella solitudine di Atacama, il deserto più arido del pianeta, sono alcune delle protagoniste di questo vivace romanzo che parla di donne e di sentimenti. Seppur profondamente diverse per età, estrazione sociale e ideologia politica, scopriamo che le loro esperienze si richiamano e che la vera protagonista del romanzo è la femminilità. Dall'autrice di "Noi che ci vogliamo così bene", un caleidoscopio dell'universo femminile in tutta la sua sfaccettata bellezza.

domenica 9 ottobre 2011

L'IMPORTANTE E' COMUNICARE

BERT HELLINGER


Guardando indietro si blocca quello che ancora deve venire

500

WITHOUT YOU - EDDIE VEDDER

ADDOLORATA


Amica mia,
i rovi non germogliano
e non ne hanno l'odore.
L'erba seppure tagliata
avvampa intensamente
d'un olezzo acre e vivo.

E facci un bel giardino
sul tuo divano.
Che diventi torre alta
come la lunghezza
del suo collo.

STEFANO CITATI


Quanto pensiero contiene un iPad, quanta intelligenza trasmette un iPhone? Dipenderà sempre dall’utilizzatore: strumenti che facilitano la comunicazione e la propagazione delle idee (o solo delle parole) non contengono in sé e comunicano il genio di un artista, permettono solo una moltiplicazione fittizia del tempo e delle possibilità, uno scorrere continuo e precipitoso attraverso le azioni sempre più scandite e precipitose che possiamo compiere: nulla di paragonabile al tempo lento immoto e ricchissimo di un libro che restituisce la mente di chi lo ha composto.

MARIO MONICELLI

MIO VERO - MARIANGELA GUALTIERI


Sii dolce con me. Sii gentile.
È breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell'umano. Come ora ne
abbiamo dell'infinità.
Ma non avremo le mani. Non potremo
fare carezze con le mani.
E nemmeno guance da sfiorare
leggere.

Una nostalgia d'imperfetto

ci gonfierà i fotoni lucenti.

Sii dolce con me.

Maneggiami con cura.

Abbi la cautela dei cristalli

con me e anche con te.

Quello che siamo

è prezioso più dell'opera blindata nei sotterranei

e affettivo e fragile. La vita ha bisogno

di un corpo per essere e tu sii dolce

con ogni corpo. Tocca leggermente

leggermente poggia il tuo piede

e abbi cura

di ogni meccanismo di volo

di ogni guizzo e volteggio

e maturazione e radice

e scorrere d'acqua e scatto

e becchettio e schiudersi o

svanire di foglie

fino al fenomeno

della fioritura,

fino al pezzo di carne sulla tavola

che è corpo mangiabile

per il mio ardore d'essere qui.

Ringraziamo. Ogni tanto.

Sia placido questo nostro esserci -

questo essere corpi scelti

per l'incastro dei compagni

d'amore.

PAPPAGONE DAL MEDICO

ROMANZO POPOLARE - MARIO MONICELLI

DONNE CON I CAPELLI BIANCHI


1 Arrenditi all’idea che quelli degli uomini sono brizzolati, mentre i tuoi sono grigi. 2 Le donne di oltre 80 anni non hanno i capelli bianchi: li hanno violetti o turchini. 3 Lasciare delle ciocche bianche tra i capelli neri ti darà un’aria dark, ma attenta a non franare in zona puzzola. 4 I capelli grigi non toccano mai le spalle, a meno che tu non sia una strega. 5 C’è solo una scoperta più sconvolgente del primo capello bianco: il primo pelo bianco.

GOODBYE - JAN KACZMAREK

GIMMINO


Mio babbo aveva un Cinquecento color crema che usava per andare a fare le visite a domicilio. Quando avevo appena sette anni erano già più di trent'anni che svolgeva l'attività di medico. In quel lasso di tempo era passato dallo spostarsi a piedi, al muoversi a cavallo, poi la motocicletta e, infine, con il benessere sopraggiunto l'agognatissima automobile. Ma questo è solo un inutile preambolo per dire quello che succedeva non appena il dottore saliva in Cinquecento. Capitava che appena seduto, Gimmino, dal sedile di dietro gli desse una bella leccata sull'orecchio. E la cosa si ripeteva ogni qualvolta il pover'uomo risalisse in auto. Una leccata per ogni visita prevista.
Gimmino era un bretoncino di taglia media ed era stato ribattezzato da tutti i pazienti di mio babbo "il Professore", in quanto presidiava, accovacciato sulle gambe di dietro e in assoluto silenzio, anche alle visite ambulatoriali. E chiunque entrasse in ambulatorio aveva ormai imparato la litania da ripetere: "Buongiorno Signor Dottore; buongiorno Professore". Roba da ridere, cose d'altri tempi.

Però... c'è un però.

Gimmino è anche stato il mio primo cane, quello di cui ho la prima memoria. E anch'io mi sono fatto leccare l'orecchio, e ho sentito la totalità quando teneva il mento fermo e appoggiato sulla mia coscia; ancora oggi ricordo il calduccio che ne scaturiva. L'ho portato a fare il bagno a Sotterra, in un piccolo torrente alle pendici di una grande pietraia. L'ho visto aspettare il nostro ritorno dopo una settimana alle Canarie, dietro al cancello, come una statua. L'ho visto saltare "per fare le feste", l'ho fatto rotolare per accarezzargli la pancia: Gimmino è stato la mia prima grande esperienza di amore al di fuori di quello parentale e di conseguenza, quando a quattordici anni morì, malato di vecchiaia e per la pietà di mio babbo, fu anche il mio primo grandissimo dolore. Sono passati più di trent'anni eppure mi ricordo la notte in cui Gimmino morì: tirava tramontana e faceva un gran freddo. Babbo, già quando s'era fatto scuro, era entrato nel box dove il cane dormiva e gli fece un'iniezione. Ero nella limonaia a spiare quei movimenti sospetti che già avevo intuito. Sentii un guaito, un suono che s'è incrostato per sempre nel mio udito, assieme al profumo stordente delle foglie di limone. Fu una notte con il groppo in gola e furono giorni di lacrime di bambino. Ma Gimmino è stato davvero amore e dolore puro. E in fondo di cosa dovrebbe essere fatta la vita di un uomo per essere felice? Una lezione che pare nessuno abbia mai imparato. Naturalmente non l'ho fatto neppure io.

L'ASSENZIO - BLUVERTIGO

SONO = SONO - BLUVERTIGO

MEDITAZIONI SULLA PASSIONE AMOROSA


Si definisce buono quello che si ama e cattivo quello che si detesta. Sono invenzioni del nostro spirito. Se la bellezza esistesse nell'oggetto in sè saremmo tutti attirati dagli stessi oggetti e dalle stesse cose.