domenica 4 aprile 2010

ZITTO


Zitto. Fermo. Solo i miei occhi hanno mobilità: c'è del wishky dentro ad un bicchiere da grappa. Torba e iodio. La bottiglia se ne sta seduta sulle assi del mio tavolino da fumo, francese mi dicono. Sarebbe il momento giusto per tirarsi su una sigaretta o, ancora meglio, un Montecristo. Ma, sfortunatamente, non ho mai amato il fumo, e non ho potuto godere dell'estetica di certe pose.
Zitto, fortunatamente me ne sto zitto.
C'è un bambino nel mio immaginario. Disperato, sporco e solo. Lo abbraccio, lo stringo, lo calmo.
Lo amo.
Niente di più.
Fuori la notte mi invita ad uscire, ma rimango immobile.
Strano, stasera vorrei passeggiare fra i neon lampeggianti di una metropoli. Giapponese, magari.
Non c'è cosa bella come il tremore luminescente dell'asfalto, bagnato e nero.
C'è un vecchio su una sedia a rotelle. Aspetta una carezza.
Gli leggo una poesia, uno dei pochi validi motivi per ascoltare ancora una volta la mia voce. Torno zitto e mi godo il respiro lungo che quest'uomo mi vuole regalare.
Continuo a guardare questo film, da solo.
Zitto, per fortuna.

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