martedì 6 luglio 2010

HO CAPITO CHE TI AMO


Ho appena finito di bere dell’acqua lasciando il massiccio bicchiere di vetro americano sul bordo della mia scrivania. Mi ha distratto il fruscio della risacca del mare e così, d’istinto, sono uscito in veranda.
Grilli e frescura hanno predisposto bene il mio umore. Ho tirato su una gran bella boccata d'aria fresca e mi sono accomodato sulla vecchia sedia a dandolo che fu di mio padre. C’era il mare e tutto quanto gli stava attorno: la notte, il silenzio rotto, la luce delle lampare, l’ombra introvabile di piccoli cespugli. Si sono realizzate tutte le condizioni ideali per dare la possibilità ad un uomo di pensare. Ma subito sfuggevole il pensiero s’è calato in una lunga riflessione e infine in uno stato di utopica beatitudine. Sì, mi sono reso conto di stare bene… non so se chiamarla felicità ma certo una condizione di grande equilibrio. E al fine ho riconosciuto che tutto quanto aveva accompagnato questa lunga e bella serata, non era che un lucido corollario alla consapevolezza di amarti. E l’esserne così certo m’ha fatto alzare lo sguardo, in alto, verso il riflesso intenso della ultima stella della notte.

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