sabato 19 marzo 2011

UN ATTIMO SOLTANTO


Sono le una passate. mi chiedo come mai dalla finestra di camera mia non sia buio come da quella del soggiorno. Non mi piacciono le notti chiare, la luna è troppo forte stanotte o forse sono le luci del paese che rimbalzano a modo loro, non so.
Penso ai vecchi che osservo quando mi capita di incrociarli per strada. Immagino i loro visi con trenta, quarant'anni di meno. Penso ai loro sorrisi e ai loro denti. Sono diventato così esperto in questo gioco da incantarmi. Le donne gentili mantengono un vago sorriso, seppure nascosto; quelle altere si fanno magrissime. Gli uomini possono arrivare ad essere persino belli.
Ci sono stati battesimi, comunioni, matrimoni.
Nuovi battesimi, comunioni, matrimoni.
Per quanto tempo ancora saranno i riti a dare il tempo alle nostre vite?
Sono passati anche tanti funerali, mai il loro.

Da ragazzino mi piaceva saltar su e scalare un muretto. Dall'alto vedevo meglio le cose, osservavo con più attenzione il pensiero circolante. Le persone parlano sempre fra se e se. Borbottano, esprimono. Io mi diverto ad ascoltarli, ad immaginare i loro soliloqui. Ogni sussulto un punto di telegrafo.

Sono passati molti anni,ora sono sceso. Ho il culo per terra e la schiena appoggiata al muro scrostato di questa via inumana. Vedo piedi. Ora le ragazze mi sembrano più giovani, non sono più abituato a quell'età.
Una signora piccola mi si accovaccia accanto. Ha occhi grandi e neri e i capelli cortissimi. Ha poca bocca e un gran bel sorriso perduto.
La rivedo. Lei sfonda una risata e mi bacia sulla fronte. Un attimo soltanto.

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