domenica 1 novembre 2009

SEDUTO A GUARDARE


Bisogna tornare,
e deve passare del tempo.
Tornare per respirare e per guardare
l’ampiezza.
Da solo mi sono incamminato
fra i sassi e le luci,
nel freddo che conosciamo solo da bambini.
E’ da quassù che posso ascoltare con gli occhi socchiusi.
E’ da quassù che posso rigare ancora il volto vecchio,
con la trasparente innocenza d’un ultima lacrima.

Bisogna tornare per riascoltare il vociare delle nostre case,
dei campetti e delle piazze.
Per sentire ancora il rumore dei ciottoli sotto i piedi piccoli.
E farsi salire la febbre per correre ancora giù,
in discesa,
per l’eccitazione di sentirsi pieni di speranza
e di vento.
Per arrivare col fiatone dove tutto l’universo ci spinge,
fra le braccia di nostra madre.

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