martedì 29 dicembre 2009

IO E ARISTOTELE (PARTE PRIMA)



Aristotele nacque nel 384 a.c. a Stagira, io nel 1971 d.c. a stogiro; lui lo fece ai confini con la Macedonia, io molto più vicino al Profiterol. Suo padre era un medico di nome Nicomaco e lavorò alla corte del re macedone Aminta; mio padre era un medico di nome Bruno e lavorò al servizio di seimila mutuati, quasi tutti bifolchi, dall'inizio della seconda guerra mondiale al 1990. Nicomaco cessò l'attività per motivi di salute; mio padre perchè c'erano i mondiali di calcio in Italia. La svolta della vita di Aristotele fu la chiamata a corte da parte del re di Macedonia Filippo II, come precettore di Alessandro; io invece fui precettato nel 1993 da parte di un altro Alessandro, di cui qui non vi sto a parlare. Il primo era quello che meritò il titolo di Magno; con il secondo non so più se ci magno. Dopo sei anni, Aristotele se ne tornò ad Atene, io invece ancora sono alle prese con questo tipo che pare si sia convinto di essere la reincarnazione del suo epico omonimo. Appena tornato in patria, Aristotele fondò una scuola che si fece antagonista dell'accademia platonica e che in certi momenti surclassò: il liceo. Grande merito di Aristotele fu quello di introdurre categorie di studio ben specifiche: La logica, la fisica, l'etica, la retorica e la linguistica, la biologia.
Ma sopratutto le liceali.
Dando così una spinta decisiva al pensiero occidentale sul tema della masturbazione ossessiva (di cui mi pregio di essere uno dei rappresentati maggiori dell'età moderna).
Secondo Aristotele, Platone aveva pisciato di fuori: la natura non è il riflesso del mondo delle idee e conseguentemente dell'anima, ma bensì l'opposto: quello che si trova nell'anima dell'uomo è un semplice riflesso degli oggetti in natura. Aristotele 1 Platone 0 e palla al centro.
Ma facciamo ordine con calma:
Nel 360 a.c. Aristotele scrive la sua opera prima: Grillo, uno scritto contro la retorica e la sua forza persuasiva. Io invece al Grillo, vino siciliano bianco, ben strutturato e molto molto persuasivo - sopratutto dopo la terza bottiglia - mi ci avvicino oramai in età tarda.
Nel 347 a.c., alla morte di Platone, Aristotele lascia l'accademia, principalmente perchè essa viene affidata al nipote di Platone. Egli non ne fa una questione di merito ma s'indigna per il fatto che a dover dirigere la più importante scuola greca sia uno che si chiama Speusippo (ma come si fa??). Dunque egli si trasferisce, con tutte le scatole e del caffè di Starbucks, ad Asso dove fonda una nuova scuola. Io nel frattempo perdo tempo con il mio cane lupo, Asso - nome pretenzioso e poi ribattezzato nel più adatto " patahca", diciamo per il suo carattere piuttosto pacioso. "Attacca!, attacca!", così lo incito. Il cane mi guarda, abbassa le recchie e se ne torna a dormire.
Nel 344 a.c. Aristotele riprende le scatole, un bibitone caramello e cacao, e si trasferisce a Lesbo, dove rimane solo due anni per via di una fortissima infiammazione dell'abduttore breve del pollice e del tendine estensore dell'indice. Mai sentito così vicino ad Aristotele.
Fino al 335, come detto, rimane alla corte di Alessandro Magno e ha un figlio dalla giovane Erpilli, esperta di billi. In quell'anno fonda appunto il primo liceo che chiama Peripato. Io continuo a stare dietro a panforte e panpepato, scoprendo tra l'altro che quest'ultimo non è solo un prodotto tipico senese ma pure ferrarese e che ne esistono moltissime varianti in tutta Italia.
Nel 323 muore Alessandro Magno ed inizia per Aristotele la maturità. Nascono così tutti le opere importanti che vengono genericamente chiamate Esoteriche. Mi chiedo allora quanto dovrò aspettare ancora per raggiungere la maturità!
Tornando al concetto delle Idee, Aristotele pensa che scopo della filosofia sia quello di scoprire quali sono le cause che permettono alla materia di potere sempre evolversi verso una forma definita, precisa e non diversamente. Egli definisce quattro cause: Formale, materiale, efficiente e finale. Senza approfondire troppo, egli afferma in definitiva che pure avendo attributi diversi (gli "enti"), l'essere vive una sua unità. Altrettanto complesso è la definizione da parte mia nel 1991 del concetto dell'Appetito. Esso, facendo riferimento alle teorie aristoteliche tende a cercare quali siano i meccanismi regolati dalla natura che portano la massa magra a trascendere in massa grassa e poi in Massa Ammappa, una roba che non si guarda. Masti definisce quattro cause specifiche che portano tale trasformazione innaturale: basale e famelica, edonistica, nervosa e da stress, da fogna. L'esperienza di Masti è comprovata da un cammino duro negli anni che gli ha permesso di attraversare tutte le fasi definite. Masti chiude il discorso con la legge della proporzione del Gusto. Egli infatti afferma che passando di fase in fase - proporzionalmente - si abbassa il livello percepito di gusto, e che al fondo s'arriva o alla morte lipidica o alla rinuncia. Rinuncia che si fa però totalizzante: ci si astiene dal cibo, si ritiene il seme, si rifiuta ogni sorta di bene materiale e di consumo. Masti naturalmente sta morendo. Pertanto.... Aristotele cercava il senso della materia; Masti i sensi della materia (purchè commestibile).
Mi piacerebbe parlarvi orbene di ontologia e metafisica, di entelechia ed immanenza, di "essere" e "ente", di predicamenti dell'essere, ma vi deluderò. La mia generosità deve pur sì avere un limite, no? Però posso dire che la parola ontologia per anni mi ha fornito ottimo materiale per potere dare risposte varie: l'ontologia? sì, dai... quella roba che studia gli uccelli. No? Ah, sì.... scusami: è quel mattone che la prof mi costringeva a portare tutti i giorni in classe. Come? cosa? Ignorante? a me? Guarda che così mi offendi! Eh! Così mi fai onta eh! ........ Onta? Ah! ora ho capito! Ontologia: l'arte di farmi incazzare!
Aristotele si chiede comunque cosa sia che muove la materia a trasformarsi, quale sia l'oggetto che provoca e causa cause. E la risposta è: il "primo motore", un motore immobile, causa incausata: Dio. E qui, caro Aristotele non ci siamo: a parte il fatto che da una parola che mi stava sulle balle (l'ontologia), mi sei passato ad un'altra che mi sta ancora più sulle balle (che ora iniziano a soffrire) e cioè alla teologia; a parte che il primo motore per me E' e rimarrà sempre un Ciaino della Piaggio, azzurrino ed emozionante, ma dio! Oddio! ma quanto sarai vanesio anche te, Aristotele (che diciamocelo, via... mi stai simmpatico solo per via del richiamo all'Arista).
Tutto risponde a dio? a una domanda ci deve sempre essere risposta. Caro Arista, tu sei come il mio precettore: presuntuso! Così è se vi pare, no? E quante storie.....

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