domenica 13 dicembre 2009

LA GROTTA


Non c'è niente da fare. Quando sento parlare di Platone il mio sistema di idealizzazione s'attiva immediatamente e visualizza davanti a me una grossa forma di pecorino completamente coperto da foglie di quercia. E certo vi chiederete se ancora non ho digerito bene la peperonata o se ho masticato coca come gli indigeni Buzzicù, ma non è così! No, innanzitutto perchè i peperoni non mi piacciono, poi perchè non mi drogo abitualmente ma sopratutto perchè tutto ciò è dovuto semplicemente al fatto che Platone s'inventò il mito della Grotta. Ed io della grotta ho sempre apprezzato il fatto che lì ci si possa stagionare tranquillamente del buon formaggio e che lo si possa gustare poi successivamente con pane cotto a legno e vino brusco e ignorante. Ma se vogliamo parlare di Platone dobbiamo per forza spiegare la novella della Grotta: C'era una volta un gruppo di uomini (che poi sarebbero tutti gli uomini) che vivevano incatenati in fondo ad una grotta con le spalle all'uscita e lo sguardo verso un muro che li separava dal fondo della grotta stessa. Dietro di loro ardeva perennemente un fuoco che bruciava e bruciava e che veniva alimentato da un impianto a gpl che volgarmente chiamiamo "maialino". Fra loro e il fuoco altri uomini passavano tenendo in mano oggetti e cose che, illuminate dal fuoco, riflettevano la loro ombra sul muro. Ecco, Platone si immagina che quello sia il mondo reale che tutti gli uomini vivono, qualcosa che è il riflesso del mondo vero, un mondo che egli chiama delle idee. E i ricordi o i deja-vu che durante la vita ogni tanto lampeggiano nella nostra anima non sono altro che la reminescenza del mondo vero, quello da cui l'anima proviene. Poi, un bel giorno, uno degli uomini più forzuti riuscì a liberarsi delle catene e ad uscire dalla grotta. Così egli riuscì ad ammirare il mondo com'era, con la vera luce, il sole, gli alberi, i tram e i transessuali lungo i viali. Tutto eccitato pensò di tornare nella grotta a dire tutto ai suoi amici ma appena rientrato nell'oscurità non vi riuscì più ad abituarvisi inciampando più e più volte e pure pestando i piedi ad Gaspare e Samantha che stavano pomiciando sopra il muretto. Comunque egli spifferò tutto e fu preso per pazzo, ma insistette così tanto che Marone, il capo degli incatenati, si girò e lo buttò nel fuoco, condannandolo alla griglia perenne. Così Platone s'immagina un mondo degli uomini ciechi e incapaci di intendere la verità.
Io sono rimasto sconcertato, sapevo che Platone era un chiacchierone e che gli piaceva riportare le cose degli altri, ma che che arrivasse a tutto questo non me lo sarei mai aspettato. Per cui se avessi potuto incontrarlo gli avrei chiesto: Ascolta Platoncino, vieni qui. Si qui, quI! su, un ti fo' nulla, ho solo da chiederti una cosa: ma chi cazzo te l'ha detta a te questa cosa? che c'è un altro mondo... che le idee son vere... che l'anima viene da lì... ma ora ascolta un pochino me: picchia 'i capo ni muro, su! No! ora tu lo picchi e poi tu mi fai sapere se ti sembra duro oppure se ti pare fatto di tutte codeste bischerate fatte di dimolti discorsi, di parecchia filosofia. Al che, lui avrebbe risposto: "Eh, son filosofo!"
Va bene, oggiu', vai via e non mi fare confondere ma sappi una cosa: a me tu mi sembri parecchio ciuco.
Oh!, me la dovevo levare!
P.S. C'è una seconda versione che dice che una volta uscito dalla caverna l'uomo libero fu subito intercettato da quelli che del gas che dovevano riscuotere una bolletta eterna e che non aspettavano altro che qualche coglione finalmente uscisse da quella grotta.

1 commento:

  1. Sei un genio esilerante . Mi mancava questa versione della grotta !!!! Flavia

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