domenica 23 maggio 2010

ARKADIJ SHAIKET



ORIANA FALLACI



SPERANZE..

LE REGOLE


- Lamentati del tuo lavoro solo dopo essere stato assunto.
- Non perdere tempo a flirtare con il capo: punata subito al direttore del personale
- In chiesa gli stagisti si chiamano chierichetti
- Uno stage che dura più di sei mesi è una forma di schiavitù
- Se vogliono che lavori sul serio, fatti pagare

domenica 16 maggio 2010

Potrei


Avrei meritato una vita diversa,
stavolta
e non tutta questa cristalleria.

Sarei dovuto rimaner fuori la sera
e non solo d'estate.

LA VERITA', VI PREGO, SULL'AMORE DI WYSTAN HUGH AUDEN


Dicono alcuni che amore è un bambino e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo e alcuni che è un'assurdità
e quando ho domandato al mio vicino, che aveva tutta l'aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che non era il caso, no.
Assomiglia a una coppia di pigiami o al salame dove non c'è da bere?
Per l'odore può ricordare i lama o avrà un profumo consolante?
È pungente a toccarlo, come un prugno o è lieve come morbido piumino?
È tagliente o ben lischio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull'amore.
I manuali di storia ce ne parlano in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle cronache dei suicidi
e l'ho visto persino scribacchiato sul retro degli orari ferroviari.
Ha il latrato di un alsaziano a dieta o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle feste è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po' di pace?
La verita' grave, vi prego, sull'amore.
Sono andato a guardare nel bersò lì non c'era mai stato;
ho esportato il Tamigi a Maidenhead, e poi l'aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo, o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio e non era nemmeno sotto il letto.
Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull'altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull'amore.
Quando viene, verrà senza avvisare, proprio mentre sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull'amore

BUIO E LUCE DI LA FAME DI CAMILLA

FILETTO DI MANZO ALLE CIPOLLE ROSSE


Ingredienti:
(x 4 persone)
4 filetti di manzo da 200 gr circa ciascuno
600 gr. di cipolle di Tropea
2 cucchiai di aceto balsamico
1 cucchiaino raso di zucchero
2 foglie di alloro
4 rametti di rosmarino
10 foglie di salvia
2 dl di brodo di carne
0,5 dl di olio extravergine di oliva
sale
pepe in grani

Procedimento:
- Riscaldare una padella capiente
- Tagliare finemente le cipolle
- Versare 4 o 5 cucchiai di olio in padella
- Saltare breventemente le cipolle
- Aggiungere l'aceto e lo zucchero, mescolando per fare insaporire
- Unire le foglie d'alloro appena le cipolle inizieranno ad ammorbidirsi
- Aggiungere un mestolo di brodo caldo e lasciare stufare lentamente
- Passare i filetti in un trito di erbe aromatiche (salvia e rosmarino), quasi impanandoli, lasciarli riposare per qualche istante
- In un'altra padella fare scaldare dell'olio di oliva
- Appoggiare i filetti nella padella e fare cuocere per 3-4 minuti per lato.
- Salare solo dopo avere rigirato il filetto
- Realizzare un letto di cipolle al centro del piatto e tagliare il filetto a fette non troppo sottili
- Adagiare le fette di carne nel piatto sopra il letto di cipolle, irrorando con una cucchiaiata di sughetto delle cipolle e spolverando con un giro di pepe macinato al momento

IL DIAVOLO IN CORPO DI MARCO BELLOCCHIO

FRIEDRICH NIETSZCHE


Ciò che fà l'originalità di un uomo è che egli vede una cosa che tutti gli altri non vedono.

FABIO DE LUIGI

1995, AMSTERDAM





sabato 15 maggio 2010

Meditazioni sulla felicità


Per essere veramente felici in modo duraturo
è necessario riconoscere innanzitutto la realtà della sofferenza.
Forse all'inizio è deprimente, ma alla lunga ci si guadagna.

TIME LAPSE DI MICHEAL NYMAN

TU SEI NATA DOVE I CAVALLI BEVONO DI PEDRO TAMEN


Tu sei nata dove i cavalli bevono,
dove i fiumi volgono verso il vento
e i venti l'uno all'altro si perseguono
fino al nodo del loro nutrimento.

Sei venuta da dove si scolora
lenta la notte in cactus e amaranto;
e il papavero aperto non si finge
altro che il grido, la pace e il sigillo

degli elementi puri, l'allegria
del silenzio appena generato
- come te, che stai in periferia

piena di centro, e forza di vivere
l'ora lunga dell'iniziale giorno
nella ferma umiltà di apparire.

FERDINANDO CAMON



SERIE TV


- Non piegarti al diktak dei tempi della tv: guarda la serie in dvd
- Vedere una stagione intera in una notte può lasciare un vago senso di estraniamento
- No, non sei la Carrie Bradshaw italiana
- Lost non è un telefilm: è una presa in giro
- Se i personaggi dei telfilm ti piacciono più dei tuoi amici, prenditi sei mesi di pausa dalla tv.
- Se ti parlano dallo schermo, spegnila per sempre

domenica 9 maggio 2010

MENTRE DORMI DI MAX GAZZE'

MEDITAZIONI SULLA FELICITA'


Se non avete una buona disposizione mentale, anche se siete circondati da amici in circostanze piacevoli, non riuscirete ad essere felici.
Ecco perchè l'atteggiamento mentale è più importante delle situazioni ambientali.

METAMORPHOSIS 1 DI PHILIP GLASS

BISCOTTI AL CIOCCOLATO BIANCO ED ARANCIA


Ingredienti:

◦125 gr di burro ammorbidito
◦200 gr di zucchero semolato
◦1 cucchiaino di estratto di vaniglia
◦1 uovo grande
◦la scorza grattugiata di un’arancia di grandi dimensioni (circa 3 cucchiaini)
◦200 gr di farina
◦¼ di cucchiaino di lievito in polvere
◦¼ di cucchiaino di sale
◦½ cucchiaino di bicarbonato di soda
◦175 gr di gocce di cioccolato bianco

Preparazione:
-Preriscaldate il forno a 180 ° C.
-Foderate una teglia con carta da forno.
-Sbattete il burro e lo zucchero finché non ottenete un composto leggero e spumoso.
-Aggiungete l‘uovo, l’essenza di vaniglia e mescolate bene.
-Aggiungete la scorza d’arancia e mescolate bene.
-Setacciate tutti gli ingredienti secchi nella miscela di burro e aggiungete il cioccolato bianco. Mescolate nuovamente.
-Formate dei biscotti tondi con l’impasto e posizionateli sulla teglia a circa 4 cm di distanza.
-Cuocete i biscotti per 9 minuti o fino a quando non risultano dorati.

IL VALORE DEI GIORNI DI SEBASTIANO NATA



Nel suo nuovo romanzo Sebastiano Nata racconta la doppia vita di Marco, manager rampante e filantropo

Il valore dei giorni di Sebastiano Nata, che esordì nel 1995 con Il dipendente, è un romanzo intenso, originale, intelligente (pieno di intelligenza empatica), scritto in una lingua educata, discretissima, che a volte può apparire un po’ inerte ma che invece intende solo sfiorare cose e persone (come quella luna che qui si descrive «garza bianca e leggera nel cielo» e come i colori tenui del paesaggio). è la storia di Marco, manager sempre in viaggio per il mondo, che va a trovare il fratello Domenico, eterno sfigato, nel marchigiano Porto San Giorgio, dove dopo il fallimento di un negozio tenta di aprirne un altro anche con l’aiuto di una nuova compagna, Teresa. Qui, lontano dal jet set e dal mondo degli affari, Marco ha una specie di conversione. Acquista un nuovo sguardo sulle cose, anche attraverso la lettura casuale di un passo di Ignazio di Loyola. Non farà una scelta radicale, di tipo ascetico, ma tornerà a fare il manager con una diversa mentalità: ad esempio decide di battersi perché prima dei tagli al personale si facciano quelli al marketing… Gli si rivela infine il «valore dei giorni», il significato umile ma infrangibile della vita quotidiana.
Su questo “romanzo di rivelazione” vorrei fare due considerazioni. Anzitutto è puntuale ed efficacissima la descrizione dell’ambiente di lavoro di Marco: una multinazionale, con le sue dinamiche e i suoi giochi di ruolo. Lì la durezza e ferocia dei rapporti sociali si manifesta nella sua nudità. Alcuni dialoghi del libro sono già la sceneggiatura di un film perfetto sul mondo della finanza e delle grandi corporation (molto più di Caos calmo) Poi accennavo all’empatia.

La conoscenza che ci dà la letteratura è sempre di tipo emotivo e identificativo. Ci mostra le conseguenza dell’avere una certa idea della vita e un certo sentimento della realtà. L’autore non si identifica con nessuno dei due fratelli. All’inizio mi è capitato di provare più simpatia per il manager, sempre con il blackberry acceso ma tormentato dai dubbi, che per Domenico, con la sua finta umiltà e la sua sincerità un po’ retorica. Poi, nel momento della “redenzione” di Marco ho un po’ diffidato di quella conciliazione utopica di affari ed etica, di egoismo e carità, sulla scia della fondazione filantropica di Bill Gates e di esperimenti alla Olivetti. Infine: dopo la morte di Domenico, Marco è attratto dalla sua compagna, Teresa, che ha un odore di liquirizia. Gli accade di pensare al suo corpo abbronzato, e poi alla cicatrice dura del seno che le è stato asportato per un tumore. E anzi immagina di carezzarla per dimostrarle che «era anch’essa una parte desiderabile del suo corpo» (contro le immagini di cosmesi e corpi lucenti della pubblicità). Ecco, il «valore dei giorni» cui perviene il protagonista, consiste nell’accettare tutta la realtà, anche quella apparentemente più atroce, nel desiderarla senza riserve. E questo può succedere soltanto se si assume un punto di vista diverso. Qualcuno potrebbe chiamarlo “religioso” o “mistico”. Io preferisco definirlo così: laicamente aperto a una nozione del sacro.

sabato 8 maggio 2010

CARLO CASSOLA

E' GIUNTO IL TEMPO DI SLAVKO SIMIC

E' giunto il tempo
in cui l'amore va tenuto segreto.
Bisogna nasconderlo
nella cantina di qualche casa
abbandonata.
Ritagliarlo dalla carne,
vestirolo di stracci vagabondi.
Tappargli la bocca
sigillare i suoi occhi
gettarlo nell'abisso,
bruciarlo e disperdere
la sua cenere in tutte e quattro
le direzioni.
E' giunto il tempo
in cui anche la poesia è ingiustizia.

Friedrich Nietzsche


Senza la musica la vita sarebbe un errore

PAOLO ROSSI!!

ELEMENTARI

BABY ROBOT

STATI UNITI


- Florida: una vacanza piacevole per tutti, la vacanza della tua vita se sei un pensionato con la passione per Topolino
- California: Habla Espanol?
- Wyoming: dare per scontato che ora tutti i cowboy siano gay può essere pericoloso
- Washington DC: non fare batture sulla Casa Bianca e il presidente nero
- Texas: vuoi perdere peso? Trasfrisci a Houston e improvvisamente ti sentirai il più magro della città

ANTONIO TABUCCHI

LEZIONE I


Innanzitutto ho riflettutto su questo primo incontro. La prima cosa che mi viene da pensare è l'imbarazzo, la timidezza violenta, la paura che ho provato: uno stato in cui già mi sono trovato in situazioni analoghe; uno stato che conosco. Eppure ogniqualvolta riesco a sorprendermi di queste reazioni: del terrore che provo anche solo nel cercare di aprire bocca e di parlare. Mi si impasta la voce, sento un blocco interiore netto e grande difficoltà ad articolare. E poi un senso di inadeguatezza, di essere fuori posto, di non essere all'altezza. Avere sentito gli altri mi ha comunque messo a confronto. E da questo confronto mi sono sentito sempre sconfitto. Fosse dovuto solo al coraggio che gli altri hanno nell'esternare le loro impressioni, le loro opinioni.
Come un pugno nello stomaco. Ecco quanto ho provato tornandomene a casa; proprio un dolore fisico, e una leggera voglia di piangere. Poi, riflettendo su quello che avevo ascoltato, quasi arrivato a casa, un senso di leggerezza mi ha investito. Un po', come lo sciogliersi dei muscoli dopo un allenamento duro. La necessità di reagire, la voglia di liberarmi da questa mia prigione.
Ho rielaborato anche un pensiero che mi era sorto spontaneo durante la discussione e che non ho avuto il coraggio di esternare quando è stato il mio turno. Qualcuno ha accennato alla visione di immagini viste dall'alto, riferendosi ad un sogno fatto; qualcun'altro invece dopo aver visto alcune sequenze di Agora. Anch'io ho visto quel film e quelle immagini mi avevano colpite, le ho ritenute suggestive ma, un po' come tutto il film, fredde. Mi sono chiesto perchè avessi avuto questa reazione e mi sono ricordato che lo stesso regista, Amenabar, aveva già utilizzato questa tecnica nel film precendente, Mare Dentro, dove il protagonista, un paraplegico, sognava di volare fuori dalla finestra attraversando valli e campi salendo su verso il cielo e poi, infine, riscendendo verso l'immagine infinita del mare. Ricordo che in quell'occasione ero rimasto colpito, coinvolto dalla poesia dell'immagine. E riflettendo ho capito cosa in fondo distingueva lo sguardo di Agora da quello di Mare Dentro: La musica. E ancora una volta mi sono reso conto di cercare perennemente in ogni cosa un'emotivitità che non può essere presente in tutto. La cerco in ogni singolo rapporto che intrattengo, anche quando dovrei essere distaccato, certe volte per lavoro, professionale. Ed invece, ogniqualvolta debba instaurare un rapporto, cerco un'empatia emotiva, una conferma. Questo è un mo grande problema.
Tornando alla visone dall'alto, riesco a capire perchè amo così visceralmente "Il Sogno di Maria", una canzone di De Andrè dove l'arcangelo Gabriele nel donare la maternità a Maria la fa volare:

Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.

Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde.....

E ancora un ricordo di quando avevo diciassette, diciotto anni. La notte, appena prima dell'alba, andavo sui poggi della Castellina, in un punto alto, ad aspettare il sole. Avvertivo la necessità di roteare, come fanno i dervisci nei loro balli impazziti e ipnotici, e così iniziavo il mio viaggio, il mio volo per le valli sottostanti: un volo verso l'infinito. Intriso di malinconia ma sopratutto di nostalgia. E non ho mai capito per cosa.

giovedì 6 maggio 2010

LA SPOSA TURCA



Opera terza di Fatih Akin, «La sposa turca» ha ottenuto in febbraio l'Orso d'oro alla Berlinale imponendosi su candidati prestigiosi come Rohmer, Loach e Anghelopoulos. Troppa grazia? Per alcuni versi discutibile (è un film interessante, non a una rivelazione), il premio ha avuto il pregio di far uscire dalla nicchia un cineasta di talento, che per età (trent'anni) e per origine (è un turco di Amburgo) è in sintonia naturale con un mondo che sempre più trae linfa vitale dal miscuglio di culture e di etnie. Significativo in tal senso che le angosce in cui si dibattono i due protagonisti non abbia nulla a che vedere con le difficoltà di integrazione. Anzi. Immigrati della seconda generazione, Cahit e Sibel, che si incontrano in una clinica psichiatrica dove sono entrambi ricoverati per un tentativo di suicidio, hanno semmai problemi con il loro mondo di provenienza. Se lo scontroso, violento Cahit che si trascina da un bar all'altro autodistruggendosi fra alcol e droga, mostra un totale disprezzo per tradizioni e religione del paese d'origine, la ventenne Sibel si è tagliata le vene perché, controllata da un padre e un fratello intransigenti, si sente prigioniera e non può fare sesso con chi le pare. Che Sibel chieda a un rottame come Cahit di sposarla, pur di andarsene di casa, è strampalato; che Cahit con il suo cattivo carattere accetti è altrettanto poco credibile. Ma che fra i due ribelli, i quali per un po’convivono come estranei ognuno cercando conforto fra le braccia di altri, sbocci alla fine l'amore è prevedibile e inevitabile quanto il dramma che subito ne consegue. «La sposa turca» comincia ad Amburgo e si conclude a Istanbul, come a suggerire simbolicamente che solo rientrando nell'alveo della terra madre Cahit e Sibel potranno recuperare il gusto della vita. Un po’sull'esempio di Akin, un regista che fa un cinema occidentale, forse con l'occhio ai melò di Fassbinder, dal cuore visceralmente mediorientale. In un composito cast turco-tedesco, più del consumato teatrante Birol Unel (Cahit) dall’ostentato maledettismo, convince l'inedita Sibel Kekilli, una ex-commessa da cui, con questa coraggiosa, magnifica prova, è nata un'attrice.

mercoledì 5 maggio 2010

LADY GAGA


- E' inutile fingere che non sai chi sia: tutti conoscono Lady Gaga
- Ma se vuoi dare l'impressione di conoscerla a malapena, chiamala Lady Gagà
- Ascolta la sua musica, non copiare il suo look
- Prima di gridare allo scandalo per come si veste, ricordati che le drag queen lo fanno da decenni
- E se non fosse la nuova Madonna ma la nuova Cyindi Lauper

CROSSING OVER



Amenabar nel suo Agora sceglie Alessandria e una storia esemplare per raccontarci, attraverso la lente di un passato remoto futuribile e impresentabile, il nostro tempo. Wayne Kramer in Crossing Over , invece, sceglie di farlo sul campo, sulla terra arida e bollente che separa il Messico e gli Stati Uniti, sulle false speranze di paesi (ex) ricchi come Israele e Australia, nel sorriso strappato a una bimba nigeriana, nel pianto infantile di un teppistello coreano, nell'arroganza pseudoreligiosa e fondamentalista di una famiglia iraniana (tra festival e uscite in sala, torna persino Persepolis a Milano, Roma e Torino, lo spettro di Teheran non ci abbandona), nella difficile quotidianità di una famiglia del Bangladesh.
L'impero americano in declino e le sue province, gli emigranti che arrivano e cercano lo status, non più confinati ad Ellis Island, limbo materiale, ma ricattati da visti che non si tramutano in green card. Vediamo sette conti alla rovescia di sette vite e famiglie che cercano il viatico del riscatto attraverso la naturalizzazione a stelle e strisce. E a quella cerimonia, retorica e pomposa, ci arriviamo con loro, trionfo di una battaglia sanguinosa che non divide equamente vincitori e vinti: perché quando una guerra ha regole ingiuste e sbagliate il risultato è affidato al fato. Ecco la bella intuizione di Kramer, che per il resto ci regala un film ordinario: mostrare che il premio dell'american dream va al più fortunato o scaltro, e non a chi lo merita. Harrison Ford è un agente dell'ICE (Immigration and Customs Enforcement) ed è il centro di gravità precario attorno a cui girano le storie di un film che Kramer, abilmente, instrada negli schemi collaudati già nobilitati da Crash e Babel . Si rifà umilmente (e in qualche momento sfacciatamente, vedi la storia della mamma coraggio Alice Braga) ai modelli, per poter andare al centro del contenuto, del messaggio a costo di apparire didascalico, come nel personaggio dell'avvocato dei clandestini Ashley Judd. E riesce meglio lì dove sa essere ironico o impietoso: con l'attrice australiana (Alice Eve, ottima) che si prostituisce con il burocrate Ray Liotta, la giovane iraniana anticonformista (Melody Khazae) che vuole vivere la sua sessualità in una famiglia emancipata solo nel portafoglio, l'adolescente bengalese considerata filojihadista per un tema scolastico, l'ebreo ateo (Jim Sturgess) che cerca in una religiosità posticcia la scorciatoia per la green card. E se pure, sia nella scrittura che nelle immagini, c'è qualche stereotipo di troppo e l'eroe è troppo scolpito, persino nelle rughe, l'affresco d'insieme è potente e immediato.
Un Bignami della tolleranza zero, dei pregiudizi e di un impero che crollando, come sempre, lascia gli ultimi, i più deboli, sotto le macerie.

lunedì 3 maggio 2010

UNA BELLA GIORNATA DI CALMA


Succede che ti prenda appena sotto lo sterno. Come un epicentro, un concentrato di energia nervosa, un meccanismo ad orologeria.
Dovrebbe esplodere, deflagrare, sommergere e scuotere il corpo come una scarica radiante.
Ed invece rimane lì, come un limbo nero, come un avviso in partenza, provvisorio, instabile e presente.

Aspetto il dolore da anni, ne scorgo avvisaglie, certe volte lo sento vicino. Oggi era su Vanity Fair, in un film sull'immigrazione, sul giornale. L'ho implorato di venire, di portarmi via, di farmi abbracciare dalla sua forza liberatrice.

Non riesco a convincerlo. Ci ho provato con ghiaccio e whisky, con la droga, col fumo, col sesso, con tutto il resto.... ma in fondo niente di tutto questo lo faccio con la dovuta convinzione.

So benissimo che sarà questo che mi ucciderà, nient'altro.

Vorrei sentire su me tutto il dolore del mondo, come un mostro ululante, violento e delirante. Lo vorrei per dare pace alla sofferenza e per amore.

Non auguro a nessuno il benessere, ma una bella giornata di calma.

domenica 2 maggio 2010

COMPAGNO DI SBRONZE DI CHARLES BUKOWSKY



Poeta dell'eccesso, Bukowski porta alta la bandiera di un anticonformismo californiano che ha una lunga storia alle spalle. Se in compagno di sbronze, forse più che altrove, la vena satirico-umoristica dell'autore assume talora coloriture selvagge o addirittura feroci, ciò consegue dal rilievo conferito all'atomosfera alienante di Los Angeles. Ma anche in questi racconti il vitalismo sfrenato, la scelta provocatoria dell'emarginazione e della provvisorietà, la sessualità eternamente in furore sono tanti sberleffi contro il perbenismo conformista, del quale qui si occupa opportuanamente "l'Agenzia Soddisfatti e Rimborsati". In fondo al Sunset Boulevard, Charles Bukowski, il folle, il fallito, salda il conto con il sogno americano.

IL FANTASMA DI TOM JOAD

BARATTI



Io e le mie sorelle, Marzia e Antonella. A Baratti, un po' di anni fa.

MYHOME





RIVOLUZIONE E COMUNISMO

LITFIBA - APRITE I VOSTRI OCCHI 12.05.87











sabato 1 maggio 2010

CASTAGNETO


Non so più quante volte mi sono fermato nei pressi di Castagneto. Sono sempre sceso d'auto lasciando lo sportello aperto; guardavo il paese dabbasso e la strada, uguale nelle due direzioni: da una parte verso Zi' Martino e i suoi tortelli; di là il negozio dove Bruno comprava pecorino fresco e fave, almeno in questa stagione.

Poi ripartivo e le nuvole parevano farmi strada, bianche e splendide, veloci e battenti. Cicliste in fuga! Via, via, via!!!
Via da questo posto.

Oggi no. Oggi mi sono incamminato verso il cancello chiuso; ho preso per il campo di Giose ma non c'erano fragole: certo, non è tempo adesso, e nemmeno più quello di Giose....

Ho percorso un viottolo parallelo alla strada che portava all'ingresso di casa:
nel vialetto non ci sono più le margheritine luminose che intravedevo, brillanti e poste in costellazione, appena la BMW di babbo sentiva la ghiaia sotto i piedi.
E quelle non avevano bisogno di regole nè di stagioni, galleggiavano nel mio sguardo.
Dove sono finite le palline da tennis? ne ho avute persino di gialle e rosa! Le fette di pane, lunghissime e fradice di pomodoro? scappate anche loro, con il mio appetito. Quello genuino.

Non c'è più Mario.

C'è più ordine, però. E vorrei vedere se la piena estate vi porterà ancora la piena allegria.
Mi piacerebbe spiarvi ancora bambini eccitati, osservarli correre verso l'aria clorata, alla ricerca dei cuori di susine granata e dolci, di noccioli di pesca bianca dal gusto di mandorla. Sì, forse correrevano verso troppe cose quei bambini, ma in fondo solo verso babbo e mamma.

La cosa più strana è che non ci sono più cani.

BUCCIA D'ARANCIA


Quanti sforzi ho fatto per arrivare fin qui.
Ho dovuto lasciare la famiglia, i miei bambini, il profumo della stagione nuova.
Ho perso la voce.
Sul tavolo della veranda due arance dalla buccia spessa.

Via chilometri e terra; luce e dialetto.
Lontano dalla costa mi accorgo d'essere vicino, quasi al nulla.
Ovattato, assopito, attutito; buio e silenzio.

E c'è un secondo, anche solo un secondo, che m'accorgo d'essere sul mare col mare.
Non mi va di chiamarla morte questa dolcezza d'un attimo; questa dolcezza che rimpiange le lente note di un pianoforte.

JOHN FLETCHER


Oh!, l'amore farebbe uggiolare in rima un cane

DEL MONDO - CSI

A DENTI STRETTI - LITFIBA