sabato 1 maggio 2010

CASTAGNETO


Non so più quante volte mi sono fermato nei pressi di Castagneto. Sono sempre sceso d'auto lasciando lo sportello aperto; guardavo il paese dabbasso e la strada, uguale nelle due direzioni: da una parte verso Zi' Martino e i suoi tortelli; di là il negozio dove Bruno comprava pecorino fresco e fave, almeno in questa stagione.

Poi ripartivo e le nuvole parevano farmi strada, bianche e splendide, veloci e battenti. Cicliste in fuga! Via, via, via!!!
Via da questo posto.

Oggi no. Oggi mi sono incamminato verso il cancello chiuso; ho preso per il campo di Giose ma non c'erano fragole: certo, non è tempo adesso, e nemmeno più quello di Giose....

Ho percorso un viottolo parallelo alla strada che portava all'ingresso di casa:
nel vialetto non ci sono più le margheritine luminose che intravedevo, brillanti e poste in costellazione, appena la BMW di babbo sentiva la ghiaia sotto i piedi.
E quelle non avevano bisogno di regole nè di stagioni, galleggiavano nel mio sguardo.
Dove sono finite le palline da tennis? ne ho avute persino di gialle e rosa! Le fette di pane, lunghissime e fradice di pomodoro? scappate anche loro, con il mio appetito. Quello genuino.

Non c'è più Mario.

C'è più ordine, però. E vorrei vedere se la piena estate vi porterà ancora la piena allegria.
Mi piacerebbe spiarvi ancora bambini eccitati, osservarli correre verso l'aria clorata, alla ricerca dei cuori di susine granata e dolci, di noccioli di pesca bianca dal gusto di mandorla. Sì, forse correrevano verso troppe cose quei bambini, ma in fondo solo verso babbo e mamma.

La cosa più strana è che non ci sono più cani.

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