domenica 27 febbraio 2011

KATHARINA VON BORA



Vi chiederete: chi è sta tipa? quella che dette nome al forte vento triestino? no!, una meretrice olandese a cui i clienti diedero un soprannome volgare ed assonante? no! (anche se in verità ed in un certo modo, l'utero lo vendette comunque), una giovane tennista bionda, valchiria, poco dotata di talento e di molto di procacità? No!,no! e no! E poi la domanda dovrebbe essere: che cazzo c'entra questa con la filosofia (anche se del genere più pecoreccio?).
Ebbene sì, Katharina Von Bora è importantissima nella storia della filosofia e della religiosa cristiana. Lei è il senso di colpa di Martin Lutero (e giuro!, quella prima sarà la prima e ultima battuta sul suo nefasto cognome), quella di fatto, in pratica, fu la causa scatenante di uno dei più grossi casini nella storia dell'uomo.
Ora... Lutero era un figlio di minatori, i quali si erano fatti un culo tanto (ma tanto) per farlo studiare. Il bravo figliolo era stato diligente, studiò a Magdeburgo e a Erfurt (e ndov'è? boh). Lì, nel 1501 lesse per la prima volta la bibbia: "Ganza!, m'è garbata ummonte", commento il giovane Lutero. Così, infatuato dal più grande best-seller di tutti i tempi, nel 1507 si fece prete. Ma 'i su babbo glielo aveva detto. "Guarda che a me un tu mi freghi, a me te tu mi (!) convinci poco! E me lo ricordo quando tu eri piccinino e tu rimanevi chiuso nella latrina con i giornalini sudicioni fra le mani (a proposito, 'o quante mani tu ciai Martino?).
Ma lui nulla! non ne volle sapere... e diventò anche così bravino che lo fecero pure insegnante nella stessa università dove aveva studiato. A Erfurt. Eccoci ancora, a Erfurt (Boh!). Poi nel 1510 fu invitato a Roma. Non si sa di preciso cosa gli capitò durante quel viaggio, ma di certo da quel momento non fu più lui. Ufficialmente si dice che rimase sconvolto dalla corruzione del clero e dall'abbattimento di qualsiasi etica morale; per me fu sciroccato dall'amatriciana e dalla rinomata raffinatezza delle donne romane. Comunque nel 1514, quando il papa di fatto vendeva a prezzi di saldo le indulgenze, visto che doveva finire la basilica di S. Pietro, Martino si incazzò. E l'incazzatura gli durò tre anni fin quando non la appiccicò sulla porta della su' chiesa: "tesi contro le indulgenze papali".
Sintetizzando il suo pensiero egli scrisse:

1)la salvezza non si ottiene perché si sono fatte buone azioni; si ottiene solamente avendo fede nella capacità di Dio di salvare chiunque egli voglia salvare. E anche se ti dice bene con gli arbitri.

2) per comprendere le 'Sacre Scritture' non occorre la mediazione di concili o di papi; ciò che è necessario e sufficiente è la grazia divina e una conoscenza completa ed esatta di esse. Grande distribuzione insomma, via tutti i mangiapaneatradimento che ci stanno nel mezzo.

3)chiunque, illuminato da Dio, può sviluppare una conoscenza completa ed esatta delle 'Scritture'. Basti studiare, insomma, ciuchi.

4)Per ricevere la grazia divina non occorre la mediazione di un clero
istituzionalizzato, poiché tra l'uomo e Dio c'è un contatto diretto. Andate alla cooperativa e comprate da soli, le ostie.

Ora vi fo la domanda del secolo: secondo voi si saranno incazzati a Roma?

Così Lutero fu scomunicato e iniziò tutto il processo che già conosciamo e che portò alla nascita del protestantesimo.

Ma tutto questo casino Lutero lo aveva progettato fin dalla tenera età, quando stava ancora nelle latrine; età in cui non poteva più tirarsi indietro dagli obblighi che aveva assunto nei confronti della famiglia, disperata e disposta a tutto per dare una vita migliore al proprio figliolo. Ma a lui piaceva troppo la Topolina e così s'inventò tutta questa storia solo per un motivo: che i preti finalmente potessero trombare!
Ed infatti, una volta costituita la nuova chiesa, egli potè buttarsi fra le braccia di Katharina Von Bora, una ex-suora di Lippendorf (?), con la quale ebbe sei figli.

Ora io dico:
1) Potevi sciegliertela un pochino più bellina!, bada che pezzo di batteria di tegame che l'è!

2) Tu sei un irresponsabile, per un filo di pelo, hai provocato morte e giramento di coglioni a tutti i preti, sacerdoti e papi della cristianità

3) Tu sei un gran maiale: t'hanno visto, sai!, fare le cose sudicie vestito coi paramenti, e lei con su ancora l'abito monacale. E non voglio aggiungere i dettagli sui motivi per i quali ti eccitava tanto tutto quel nero....

4) A te e a Katharina: Pervertiti!

p.s. la foto accanto a quella di quella zoccola è una vista di Erfurt!

sabato 26 febbraio 2011

DESKTOP


1 Se lasci lo sfondo originale sei primitivo.
2 Le tinte unite non danno brividi ma funzionano sempre.
3 Vietato usare: spiagge paradisiache, foto dei figli, lampi e fulmini, il book del matrimonio.
4 Se cambi il tema ogni giorno il tuo capo capisce che hai altro per la testa.
5 Un buon desktop dura almeno una stagione.

BRAHMS

GLI INCONVENIENTI DI "MEETIC"

DIETRO LE TRECCE DELL'INDOCINA


Afa e miele,
sabbiata
avvampa.

Ocra tostato
scottato
trasale.

Vedo solo il tuo profilo
sopra il traghetto azzurro.

E dietro te
solo il cielo giallo
e la tue lunghe lunghe trecce.

ALAN PARSONS PROJECT - DON'T ANSWER ME

UN CANGURO DURO


Le donne di Tennant Creek, nel nord dell’Australia, hanno dovuto aumentare le attenzioni perché c’è un molestatore che si aggira nel parco, e cerca di approfittare sessualmente delle donne che fanno jogging o che semplicemente passeggiano nel parco.
Solo che il molestatore non è un uomo, ma un canguro, a quanto pare estremamente attratto dalle femmine della specie umana, che insegue e cerca di “circuire”.

Una ragazza racconta: “Ho visto un canguro che mi seguiva, e ho affrettato il passo. Mi ha messo un po’ a disagio ma non ci ho badato più di tanto. Solo che poi quando sono tornata indietro era lì ad aspettarmi. Ha iniziato a saltarmi attorno, e non c’erano dubbi su cosa volesse fare… se non altro l’inequivocabile inturgidimento del suo pene”. Una situazione non certo tranquilla, considerato che l’animale è alto circa due metri e pesa intorno ai 90 kg.
Ma in altri casi gli approcci sono stati ancora più diretti, anche se senza gravi conseguenze, almeno finora. Solo in un caso c’è stato un leggero ferito, un ragazzo che è stato preso a pugni dal canguro perché aveva tentato di difendere la sua ragazza.

NATALIE GULBIS

GRATIN DAUPHINOIS


Il gratin dauphinois è un piatto unico di origine francese preparato principalmente con patate e formaggio groviera.

Il gratin dauphinois è un piatto molto saporito e perfetto nel periodo invernale.

Il gratin dauphinois è una ricetta molto antica, orgoglio della cucina francese e in particolare del Delfinato, luogo di origine della ricetta.

Come ogni ricetta tradizionale anche per il gratin dauphinois è molto difficile reperire una versione unica. Ogni famiglia infatti prepara il gratin dauphinois a proprio modo.

Ingredienti:
Aglio 1 spicchio
Burro 1 noce
Groviera 350 gr
Latte 650 ml
Noce moscata in polvere mezzo cucchiaino
Panna 350 ml
Patate 1,5 kg
Pepe q.b.
Sale q.b.
Uova medie 5

■ Preparazione:

Lavate le patate, sbucciatele e tagliatele a fettine sottili con una mandolina (dovranno avere uno spessore di 1 mm/ 1,5 mm). Grattugiate il groviera e mettelo da parte. Fate scaldare il latte in un pentolino, quando sarà caldo aggiungete lo spicchio d’aglio tagliato a metà e la noce moscata, salate e pepate.

Togliete il latte aromatizzato dal fuoco, eliminate lo spicchio d’aglio e lasciatelo raffreddare. Nel frattempo sbattete le uova in un contenitore e aggiungetevi la panna . Infine aggiungete il composto al latte che avrete fatto raffreddare e mescolate bene. Aggiustate eventualmente di sale e di pepe. Imburrate una pirofila da forno e iniziate a porvi uno strato di patate.

Cospargetele con una manciata di groviera grattugiato e infine imbevete il tutto con il composto liquido di latte, uova e panna. Aggiungete quindi un altro strato di patate, altro groviera e ricoprite nuovamente di liquido così fino ad esaurire tutti gli ingredienti. Componete l’ultimo strato con patate coperte di groviera grattugiato e fiocchetti di burro. Infornate il gratin dauphinois a 180° per 90 minuti circa, fino a quando le patate saranno tenere; il risultato finale sarà un gratin dauphinois morbido all’interno e dorato in superficie. Una volta estratto dal forno lasciatelo riposare per qualche minuto e servite il vostro gratin dauphinois ben caldo. Bon Appetit!!

NIKE

RICORDO DI MARIE A. - BERTOLT BRECHT


Un giorno di settembre, il mese azzurro,
tranquillo sotto un giovane susino
io tenni l'amor mio pallido e quieto
tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d'estate
c'era una nube ch'io mirai a lungo:
bianchissima nell'alto si perdeva
e quando riguardai era sparita.

E da quel giorno molte molte lune
trascorsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell'amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
E pure certo, so cosa intendi.
Pure il suo volto più non lo rammento,
questo rammento: l'ho baciato un giorno.

Ed anche il bacio avrei dimenticato
senza la nube apparsa su nel cielo.
Questa ricordo e non potrò scordare:
era molto bianca e veniva giù dall'alto.
Forse i susini fioriscono ancora
e quella donna ha forse sette figli,
ma quella nuvola fiorì solo un istante
e quando riguardai sparì nel vento.

L'ULTIMA RIUNIONE


Mi è successa una roba strana.
L'altro giorno mi sono imbattuto in una riunione aziendale e per caso mi sono messo ad ascoltare. Certo non lo facevo con molta attenzione, visto che dovevo guardare il culo alla Falcetti, quella dell'ufficio risorse umane, ma qualche stralcio vocale ho dovuto per forza recepirlo. Già però mi è sembrata inusuale la disposizione in cui i miei colleghi si erano seduti: non in cerchio o seduti intorno ad un normale tavolo rettangolare ma bensì come una commissione d'esame, fianco a fianco, in modo che nessuno poteva guardarsi in faccia. Magari potevi dare un'occhiata a chi ti stava accanto ma certo non potevi chiacchierare delle canzoni di Sanremo con chi stava dalla parte opposta. Mi sono reso conto anche che io, distrattamente, avevo preso l'unica seggiolina con lo schienale rotto, e mi ero posto proprio di fronte alla commissione: "cazzo" mi son detto: "eccoci, ora son cazzi miei... non ho studiato manco per oggi... vediamo... ah! mio nonno è stato male, aveva l'acne, oppure potrei dire che è morta mamma, sì, questa forse potrebbe funzionare.
E invece no! ho capito che chi parlava proprio non mi vedeva! ho provato a sbilanciarmi dalla sedia, a fare gesti; ho provato pure a fare il verso del palombo a fette ma nulla, niente, come se non ci fossi. E ho anche notato che parlava solo una persona: era un monologo... sentivo strepitare, declamare, inveire e argomentare, ma ora ero io che mancavo di uno dei miei sensi: non sentivo! Dunque, loro non mi vedevano ed io non li capivo. Ho pensato a cosa avessi fumato stamani, nel cesso delle femmine, ma no, era solo misticanza seccata col rotowash....
Poi ho visto chi parlava alzare le mani al cielo. E le ho visto prendere un pacchettino di cracker alle erbe amare, iniziando ad aprirlo e a dividere ogni fetta nelle due porzioni. Un po' come quando bisogna staccare i bollettini seguendo la linea tratteggiata. Non ci riesco mai. Ma lei era bravissima e riusciva a separare i cracker senza perderne un frammento. Mi ha porto il primo cracker e mi ha guardato fisso negli occhi. Era tutta vestita di azzurro, fredda come i suoi occhi polari, masticava una Vigorsol e compiendo solennemente il gesto mi ha detto: "prendi e mangia, fallo in memoria di me". Merda, mi son detto, questa ha roba migliore della mia, mi devo far presentare il suo pusher. Poi ha preso un bicchiere tecnico e l'ha riempito di Pepsi Light al limone e me l'ha offerto, sempre per primo: "bevi, questo è il simbolo dell'alleanza, in remissione delle tue pene". Ero sconvolto, per un microsecondo ho distolto lo sguardo dai glutei delle risorse umane. Tutti stavamo mangiando cracker integrali e Pepsi Light al limone per direttiva aziendale, c'era costernazione. Mi sono pure accorto che Lei era scalza e aveva i piedi immersi in una bacinella di acqua dove un tipo belloccio e smunto le stava pulendo l'alluce visibilmente gonfio (gotta, presumo). Lei si è alzata e a calcato ancora parole per me incompresibili: "Io sono il grande cracker del Brain Storming! chi è con me seguirà un'ideale ipocalorico: niente più fame e sete!!!".

Ero basito, non capivo più nulla: ah, ero tornato a guardare il culo alla Falcetti.

Accanto a Lei ho visto poi muoversi un piccolo panciotto, che ho poi capito fosse un ometto, che si gonfiava come il rospo delle favole. Mi guardava tetro e interessato. "Che cazzo vorrà questo?" mi son chiesto, ma lui non ha fatto altro che far guizzare la sua lunga lingua da camaleonte verso l'ultimo cracker al miglio, masticando e facendo il ruttino. Lei lo ha accarezzato e lui ronchiava. Sbaluginando uno sguardo infido ed avido.

Fuori Gerusalemme stava festeggiando con fervore la pasqua e a me è venuta una gran voglia di bere un bel bicchiere d'acqua.

CARLO EMILIO GADDA

AGUCCHIA

s.f. (pl. -chie)
1 Ago
‖ Ferro per lavori a maglia; ferro da calza

JIM CARREY



FESTA DI COMPLEANNO


Aprire la porta
e abbracciare tutti.
Sentire l'allegria
del ritrovo
e dell'occasione.
E mangiare per amore.
Guardarti,
far vedere cosa siamo
insieme.
Sarebbero tutti felici
di fronte a una rassicurante
evidenza.

E passeggiare
fra la serenità del vino
e quella dei viottoli.

MY DOG

MEDITAZIONI SUL DOMINIO DEI DESIDERI


L'economia non deve prosperare a discapito dei valori umani. Bisogna attenersi a pratiche leali e non sacrificare al profitto la pace interiore. Penso che i veri fattori del progresso siano i nobili ideali.

L'AMANTE - MARGUERITE DURAS


La storia d'amore di una francese quindicenne con un giovane miliardario cinese, sullo sfondo di un ritratto di famiglia, nell'Indocina degli anni trenta. Racconto di lucidità struggente, di terribile e dolce bellezza, "L'amante" trasfigura e risolve integralmente in una scrittura spoglia e intensa, il complice gioco che la memoria e l'oblio ricalcano sulla trama della vita.

PAUL GIAMATTI


Tutti abbiamo visto un film con Paul Giamatti: era in Salvate il Soldato Ryan , Il matrimonio del mio migliore amico, The Truman Show e in due film di Woody Allen. Sono di quegli attori di cui ricordiamo la faccia, ma mai il nome.

Paul Giamatti è sposato con la stessa donna dal ‘97 e un figlio di 9 anni. Paul Giamatti ha interpretato , con numerose critiche positive, la versione di Barney. Un film tratto dal romanzo di Mordecai Richler.



La pancia non c’è più

“Era finta. Un trucco di gommapiuma. No, guardi, già tendo ad ingrassare di mio, mi mancava di farlo apposta per Barney”

Aveva letto il romanzo prima che le proponessero di farlo?

“Ne avevo vagamente sentito parlare, non l’avevo letto. Scusi, le faccio una domanda io: ma è vero che in Italia è stato un best-seller , un fenomeno di costume”

Verissimo

“Ma mi spiega perché? Perché io non lo capisco. Non è un libro così facile da vendere”

Non so risponderle. Marketing intelligente dell’editore , immagino. Ed è piaciuto molto a persone che sono opinion leader , finché è diventato di moda.

“Capisco. Gliel’ho chiesto perché in America non è stato nemmeno un successo di media classifica. Comunque, scusi, continuiamo”

Ma a lei piace Barney?

“Sì, perché ha una voce sarcastica e tagliente , il tipo di umorismo che mi diverte. Io sono uno che non ride mai per le barzellette e non guarda i programmi comici. L’altro motivo per cui mi piace Barney è quel rapporto complicato , di odio-amore, con il padre”

Che , nel film, è interpretato da Dustin Hoffman. Che effetto le ha fatto essere scelto come protagonista di un film in cui Hoffman è comprimario?

“Ho pensato che forse, trent’anni fa, Barney l’avrebbe fatto Dustin. Deve essere una questione anagrafica che hanno scelto me”

Vi conoscevate già?

“No, anche se avevamo fatto un film insieme. Però, appunto , lui era il protagonista mentre io avevo una piccola parte, quindi non ci siamo mai incontrati , nemmeno un ciak in comune”

Che film era?

“Confidence- La truffa perfetta. Un brutto film, non l’ha visto quasi nessuno”

Che parte faceva lei?

“Un poliziotto”

Ne ha fatto molti di poliziotti?

“Non molti , in realtà. Ho fatto più che altro il delinquente , il barista, il piccolo personaggio ambiguo. Si vede che la mia faccia ispira questo. Pensi che alle elementari , recitai nel Pifferaio di Hamelin e mi diedero la parte dell’odioso Borgomastro. Quello che promette i soldi al Pifferaio perché porti via i topi dalla città e poi non glieli vuole più dare”

Lei ha avuto successo tardi, sui quarant’anni . Sarebbe stato tutto più facile se fosse nato con una faccia alla Tom Cruise?

“No. Perché tra i belli c’è molta concorrenza e la parte da protagonista in un film è una sola. Invece, c’è sempre un gran bisogno di quelli come me: l’amico sfigato , il compagno di cella , il marito antipatico. Inoltre , quelli come me hanno il diritto e la libertà di invecchiare sullo schermo, per i Tom Cruise è più complicato. Nessuno vuole vederli invecchiare”

Lei è di origine italiana . Come è la storia della sua famiglia?

“Il bisnonno arrivò da Napoli a New Haven, Connecticut. Era un orologiaio. Il nonno, nato già in America, aprì un negozio di alimentari ma era un pessimo uomo d’affari e perse tutto. Andò a lavorare all’Università di Yale: era l’operaio che si occupava della manutenzione dei campi sportivi. Ma si mise a studiare: vinse una borsa di studio e finì a insegnare Letteratura italiana in quella stessa, prestigiosa università. Mio padre ha seguito le sue orme : è stato professore anche lui”

E lei , com’è che ha interrotto questa tradizione?

“Non ero abbastanza studioso. E poi, la vita che ha fatto mio padre , così tranquilla e comoda, mi è sempre sembrata noiosissima. E ho scelto il teatro. Mi sono trasferito a Seattle e ho cominciato lì, nei teatrini off”

Vitaccia. E a Seattle piove sempre

“Non mi dà fastidio la pioggia. Ho sofferto molto di più a Roma, dove abbiamo girato una parte della versione di Barney, in piena estate. Faceva un caldo spaventoso . E io, con la parrucca in testa e quella pancia finta”

COLORI DAL MONDO





LE DIECI COSE PER CUI VALE LA PENA DI VIVERE PER I LETTORI DEL "FATTO"


1) La famiglia
(Il sorriso delle mie bambine. Ridere con mio figlio. Litigare con mia figlia. Le chiacchierate intime con mia madre. La nonna. L’orgoglio negli occhi di mia madre)

2) Mangiare e bere
(Il grana padano. Le charlotte caramellate. La birra ghiacciata. Il buon vino. Il vino rosso. Il Barolo. Riuscire a migliorare la ricetta della pizza. Mangiare pane e frutta di stagione)

3) Le espressioni dell’arte
(La musica dei Rolling Stones. Scrivere. Il metal. I film di Jonathan Demme, Michael N. Shyamalan, Brian Singer, Peter Weir e Mario Monicelli. La quarta sinfonia di Brahms)

4) Animali e Natura
(Il rumore del mio mare a giugno. Ascoltare i suoni della natura. La pioggia dopo l’afa. Correre come un pazzo con il tuo cane in una giornata di sole. Vorrei di nuovo i pesci nel mare, le alghe che odiavo da piccolo, la murgia e i funghi Cardoncelli. L’affetto di un cane)

5) L’amore
(Mia moglie. Mio marito. La mia ragazza. L’amore corrisposto. Le mani del mio compagno. Fare l’amore con mia moglie. Imparare ad amare. Gli occhi della tua donna su di te)

6) Le belle emozioni
(Far commuovere qualcuno. Una doccia calda d’inverno. Ridere, ridere di gusto e ridere insieme ad altri. Ridere fino a piangere, ad avere mal di stomaco. Il calore del sole sulla pelle. Quando il traghetto sul Canal Grande gira e di botto vedi il Ponte di Rialto)

7) Gli ideali (Imparare a coltivare la giustizia e il sentimento della magnanimità. La legalità. Una socetà libera democratica ed etica. Avere degli ideali. La libertà di espressione e il Fatto, cui devo molto per non essere mai banale)

8) La fine di Berlusconi
(Andare a San Siro per assistere al trofeo Silvio Berlusconi alla memoria. Liberarci da un presidente del Consiglio che del popolo se ne frega. Vedere B. sconfitto. Veder fuggire Silvio ad Antigua. Silvio Berlusconi intervistato da un nostrano David Frost che stufo di tutto ammette l’illegalità di tutte le sue azioni. Vedere Berlusconi in carcere)

9) Crescere, migliorare, imparare cose nuove
(I limiti: ricercarli, saperli riconoscere, testarli, accettarli, valicarli. La conoscenza pura e fine a se stessa. Conoscere l’origine e il destino dell’Universo. Imparare. Conoscere questo mondo)

10) L’amicizia (L’affetto incondizionato di un’amica. Avere amici che sanno dirti la verità anche quando fa male. Condividere la vita con dei buoni amici. Le risate con gli amici mentre si canta “bunga bunga” di Elio. Le cene con le amiche a parlar male degli uomini)

PRELUDE AND FUGHETTA IN D MINOR BWV 899

CHARLES LOUIS DE MONTESQUIEU


"Se fossi il sovrano di questo Paese chiuderei i caffè perché coloro che frequentano questi locali vi si scaldano vergognosamente il cervello. Preferirei vederli ubriacarsi nei cabaret: almeno non farebbero del male che a loro stessi, mentre l'ebbrezza che dona il caffè li rende dannosi per l'avvenire del Paese..."

LA VERSIONE DI BARNEY

UN ABITO SU MISURA


Saverio si tolse la cravatta. La allentò piano gettandola sulla poltrona del soggiorno. Poi si diresse verso l'ingresso, dove stava un grande armadio di mogano specchiato: si guardò, era ancora di tutto punto, come di mattina presto, prima di uscire. Invece le spire della sera avevano avvolto il buio con le sue lunghe lingue fatte di nebbia e spegnimento. Saverio continuò a specchiarsi lungamente. Sorrideva senza alcun compiacimento sentendo un calore rassicurante emergere dalla propria figura. Così si tolse la giacca, la lascio cadere per terra, quasi come fa una bella donna con una gonna. Via i gemelli, poi. Via al gioco delle asole e dei bottoni di madreperla. Saverio aveva il petto nudo e glabro, senza il lino irlandese della propria camicia, senza il cotone dell'ultima t-shirt: respirava lentamente e il diaframma muoveva regolarmente; socchiuse gli occhi per alcuni attimi. Come un fumatore di sigari o un bevitore di grandi cognac, egli gustava finalmente il lento risalire della sua essenza. Così continuò, togliendosi i le scarpe norvegesi, i pantaloni di vigogna, i boxer ed i calzini di filo di scozia. Fuori il buio era diventato scuro, il soffio delle macchine di passaggio era diventato quasi un impercettibile rantolo di morte. Saverio era completamente nudo: sentiva di essere per la prima volta di fronte a se stesso, senza imbarazzi o ansie. Tolti gli orpelli rimaneva la spontaneità di quel sorriso che gli era rimasto nel taglio della bocca. Per tutte quelle ore.
Poi iniziò a parlare, da solo, con tono fermo, sicuro, naturale; con la propria voce:
"Ho faticato, ci sono voluti anni ed errori. Finalmente sono nudo e posso sorridere e godere del mio abito più bello. Quello che mi è stato fatto su misura, quello di cui addirittura non è possibile definire un costo. E così trovo il mio agio più profondo, quello più caldo e sicuro; un abito costruito nel ventre materno, fatto di un tepore irrintracciabile. E non è un caso che lo ritrovi oggi, proprio nel momento in cui riesco a spogliare il mio amore dalle ultime fronde. Un amore libero da me stesso e dalle mie costruzioni mentali, nudo e semplice; vivo, pulsante e caldo.
Quale identità fra il mio abito su misura e la nudità dell'amore per un fiore inestimabile!. Fatti della stessa materia prima. Ora non resta che fare passare i minuti e tutti i suoi fratelli dentro a questa felicità intima, una cosa che nessuno più potrà toglierci".

Saverio si volto e vide il suo stesso sorriso sotto gli occhi limpidi del suo piccolo fiore inestimabile e nudo. Quella sera fecero l'amore.

venerdì 25 febbraio 2011

SATURNO CONTRO


Lunetta Savino ed Ennio Fantastichini

- Anche lei è gay?
- No, io sono frocio
- Ah, si figuri, pensavo fosse la stessa cosa
- Sì, ma io sono un uomo all'antica

TAGORE


La farfalla non dispone di mesi, ma di attimi. E il tempo le basta.

RINASCIMENTO - GIANNI MORANDI

domenica 20 febbraio 2011

FRA I FORNELLI di CHIARA


Fra i fornelli
l'intimità dei gomiti
e uno specchio d'alluminio.

La vicinanza
ed il taglio affilato
nei coriandoli del trito.

Sono carezze invisibili
fra i tessuti dei nostri
vestiti più abiti.

Per questo sembra di dare una leggerezza unica all'amore.

CONFESSIONE


- Ciao Beatrice.
- Ciao Ruggero.

L'ho chiamata qualche ora fa, quando ancora si stava in quelle ore incerte; quando il giorno sembra rendere indeciso il proprio dipanarsi.
E' il momento della piccola malinconia, leggera e testarda; quella che sembra scivolare via e che invece non ti molla mai.
Lei mi ha risposto allegra, come sempre. Io le ho chiesto di vederla per le sette; lei ha accettato, ma un po' stupita. Forse curiosa.
Adesso sono seduto su una panca di larice e la guardo, lì davanti a me, su una piccola poltroncina verde salvia. Siamo entrambi piegati in avanti, ci scambiamo sguardi di schermaglia. I miei sono timidi, i suoi no, sono semplicemente curiosità.

- Volevo dirti alcune cose, ma adesso che sono qui e che ti ho di fronte anche il solo parlarne mi sembra un ostacolo insormontabile.

- Sai che non devi farti problemi, sono qui. Sono venuta apposta per ascoltarti, per sentire quello che volevi dirmi. Se non avessi voluto sarei stata da un'altra parte.

Ho abbandonato la vista del suo viso e l'ho spostata alla sua destra, in un'area neutra, dove ristagnava solo il colore delle pareti, lo stesso della poltroncina. Ma nel farlo ho alzato la testa ed ho iniziato a parlare.

- Non so se sia un sentimento sano, se quanto sto per dirti sia frutto di una passione violenta e alta o pure di un atto folle.
Sta di fatto che non posso più non essere sincero con te. Non posso più celare il mio sentimento vero. Per questo ti ho chiamata qui.

Beatrice si è tirata su, lo sguardo preoccupato e dritto. Alla ricerca del mio sguardo, perso proprio sopra la propria spalla:

- Dimmi.

- E' che in verità io ti voglio solo per me.

Beatrice ha riso, gli occhi le sono guizzati, poi si sono fatti comprensivi:

- E perchè, non è così?

- Quando la mattina mi alzo, penso sempre che alle belle giornate tu sorridi. E vorrei non perdermi quegli attimi. La tua allegrezza dovrebbe starsene con me, non dovrebbe scivolarsene via così...
Sono giorni che ascolto una canzone. Vorrei potertela fare sentire.

Ho acceso l'impianto stereo e ho premuto il logo del play:

"E’ la luce che si forma intorno a te
quando ridi, quando parli di quel che non c’è,
ed è l’oro che mi chiama e veglia su me
che mi piace tanto di te

E tu sognami
e credici,
non nascondere
che sei fragile
e amati per quello che sei
e non smettere di ridere

E’ quel tocco particolare
che ti distingue;
le tue mani bianche e tese
verso l’argine.
E’ il tuo corpo che mi chiama
e parla di me
che mi piace tanto di te

E tu sognami
e credici
non nascondere
le tue lacrime
e amati per quello che sei
e non smettere di ridere,
è il modo per raggiungermi!

E tu ascoltami
e credimi
non nascondere
le tue lacrime
e prenditi così sei
e non smettere di ridere,
è il modo per raggiungermi…

- Rispondo ora alla tua domanda. No, non è così: ogni volta che sento l'essenza dei tuoi desideri fare capolino nella quotidianità, penso sempre che non potrò mai averti completamente per me, che è un desiderio assurdo e che al fine mi porterà alla disperazione. Ma è la verità e non posso oscurarla ancora. Dovevo. Bisognava che ti dicessi quello che sento realmente.

- Non ti capisco Ruggero. Sai quanto ti amo, sappiamo e conosciamo i nostri problemi. Forse non riesco a farti conoscere realmente la natura del mio amore.

- No!. Io so benissimo quello che provi, lo avverto E lo vedo impresso nei miei amati mosaici. Ma ti vorrei solo per me. Vorrei che ogni risata, ogni desiderio buffo, ogni lacrima, ogni sospiro, ogni goccia della tua composizione corporea, fosse per me. E' come la lotta perenne fra bene e male; fra sesso ed amore. Qualcosa che si intreccia e si articola come un animale dentro alla mia anima sporca.

- Non ti capisco Ruggero, spesso parli senza tenere conto che hai davanti una persona diversa da te. Sembra di seguire un dialogo terribile, doloroso fra te e le tue sofferenze. Ma non è facile seguire il filo dei tuoi ragionamenti, è come se sfuggissero dai tuoi muscoli, dalle tue terminazioni nervose.

- E vero. Bisogna che sia più chiaro: inizialmente credevo che fosse qualcosa che avesse a che fare con il mio io. Con il bisogno di essere rassicurato. Ho pensato che fosse una forma di folle possessività, di gelosia terribile, che addirittura fosse la mia più grande dimostrazione di egoismo. Non ti nascondo che sono dubbioso, e che certo piccole e nere cellule si aggirano fra i miei pensieri. Ma se fosse così, perchè non ho un atteggiamento diverso alla vita? Gli egoisti spesso non sono generosi; i possessivi soffrono della propria nudità; i pavidi non danno azione ai loro pensieri.
Così è rimasto il fatto che ti amo. E in tutte le mie riflessioni ho sempre sottovalutato questo aspetto. Amare non è consuetudine, sopratutto non è una forma omologa. Certo! la conformazione del mio sentimento è unica: non migliore, non peggiore. Diversa. Unica.

Il cielo si è fatto rosso porpora e le case lontane si sono annerite, incendiate dal fuoco delle mie parole. Ogni cosa perde senso e ne acquisisce: spariscono gli intralci fra un cuore ed un altro; rimane solo la descrizione di una attimo: le foglie dei salici, la luce riflessa sul dorso di un gregge di pecore, la prospettiva lunga dei vigneti bronzei, il rumore nostalgico delle macchine di passaggio.

- Non potrò cambiare questo. Il sole sorge e muore ogni giorno e dà dimostrazione di potenza; il corso del fiume tracima ed io continuerò ad amarti come solo la natura sa fare.

- Ruggero, forse mi spaventi. E' bellissimo quello che dici, ma è lontano. Per me è poco comprensibile.

- Certo, ma questo non è fondamentale. Sai già ascoltare il risuono delle gole, quello che riecheggia dai gorghi del mio mondo. Ma è importante che tu sappia che io non sono cattivo. Che non sono così egoista e narciso.
Ma era davvero troppo importante per me che tu sapessi questa cosa.

- Quale, Ruggero?

- Che ti amo, Beatrice.

DR.SSA ROBERTA DE BELLIS - SULL'AMICIZIA

Nella sua essenza l’amicizia è un sentimento “puro”, una relazione tra due persone fatta di reciprocità, fiducia, complicità, sincerità, rispetto, stima ammirazione e lealtà. Può nascere per caso oppure no, per simpatia, quando ci sono interessi comuni, quando si condividono delle esperienze, quando si hanno gli stessi gusti. Di solito questo è il punto di partenza, poi da lì si può arrivare a qualcosa di più profondo e sfociare in alcuni casi in un sentimento di amore. Un importante filosofo di nome Pieper sosteneva che l’amicizia è la base dell’amore, non aveva tutti i torti. E’da qui che nasce il dilemma: “Può un rapporto di amicizia tra uomo e donna restare intatto, senza sfociare in qualcos’ altro?”.L’amicizia “vera” non ammette cedimenti da un punto di vista sessuale; nel momento in cui compare un’attrazione fisica o addirittura un amore, viene messo in discussione tutto il rapporto tra due persone di sesso opposto e certamente non si potrà più parlare di amicizia. Le posizioni a riguardo sono differenti poiché i casi sono diversi, si può però affermare che alla base di un rapporto amicale c’è quasi sempre una forma di interessamento unilaterale o bilaterale che è difficle tenere a freno. Le statistiche mostrano come l’uomo, rispetto alla donna abbia una maggiore difficoltà, probabilmente per istinto maschile, per cultura, a mantenere un rapporto di amicizia con una donna senza che interferisca la componente sessuale. E’ facile pensare che quando un uomo fa amicizia ci sia quasi sempre un secondo fine di mezzo, magari remoto, un investimento per il futuro, una vana speranza che possa quel rapporto, un domani, divenire altro. Se due persone stabiliscono dal principio che si tratta di amicizia e che tale deve rimanere, devono assumersi entrambi la responsabilità dei suoi limiti, delle sue potenzialità inespresse, delle sue passioni soffocate e dei suoi compromessi da tener in considerazione fermamente se si vuole conservare saldo il rapporto. I rapporti amicali tra uomini e donne sono amori mancati in un certo senso; il confine è molto labile ed è facile scivolare ad un tratto e insensibilmente da un’intensa amicizia a qualcosa di più profondo. Importante è la capcità, la volontà nel riconoscere i sentimenti e il senso del limite. Questo non viene messo sempre in pratica, molto spesso, il sentimento di uno dei due nella relazione viene sublimato e accutamente celato, per non “rovinare” il rapporto e non perdere l’altro/a.Un uomo e una donna che riescono a mantenere intatto il loro rapporto, esente quindi da ogni forma di cedimento sessuale, hanno qualcosa in più che non può essere paragonato ad un rapporto di amicizia tra persone appartenenti allo stesso sesso, per la diversità di ruolo e di aspettative. Gli esseri umani per natura tendono alla competizione in ogni ambito, in amore, nel lavoro, nei rapporti interpersonali, hanno un costante desiderio di emergere più dell’altro, di sopravvalere. Questo nelle persone dello stesso sesso, anche se amici, è più facile che si manifesti, probabilmente a causa di tutti quei risvolti caratteriali (invidia, gelosia) che nello stesso sesso tendiamo a tollerare meno. Tipologicamente i rapporti di amicizia tra uomini e donne sono diversi e questo cambia l’entità del rapporto. Per esempio, un uomo e una donna single e sessulmente attivi, hanno una maggiore probabilità che il loro rapporto possa sfociare in qualcos’altro, non sentendosi ostacolati da impedimenti di carattere morale (avere già un altro/a partner per esempio). Può anche verificarsi che due persone di sesso opposto, di cui una (dominante) sfrutti l’altra (sottomessa) per amicizia. La dominante sa e intuisce che la sottomessa vorrebbe qualcos’altro di più (amore) ma fa finta di non saperlo per non perdere comunque qualcosa. La sottomessa, al tempo stesso, sa o intuisce che la dominante non ne vuole sapere di una relazione, ma non ha il coraggio di chiarire la situazione per timore di perdere ugualmente la persona. I problemi nascono quando tra uomo e donna potenzialmente amici, uno dei due ad un certo punto si rende conto di nutrire un sentimento per l’altro/a che non è più amicale. Avrà remora nel rivelare i suoi sentimenti, per paura di una reazione negativa dell’altra persona, continuando così a vivere il suo “amore platonico” non dichiarato. L’”oggetto d’amore” dall’altra parte, potrà non rendersi conto del cambiamento dei sentimenti dell’altro/a (è raro), oppure rendersene conto e non parlarne. Il non voler discutere avviene perché, in ogni caso, un interessamento altrui, specialmente se da parte di una persona amica, accresce l’autostima, dona un supporto psicologico ed esistenziale. In una situazione di questo tipo sarebbe opportuno rivelarsi senza inibizioni, avere il coraggio di ammettere a sé e all’altro/a i propri sentimenti. E’ importante che se ne parli nella relazione, al fine di ripristinare il rapporto o decidere (in casi estremi) di modificarne la natura. Alla luce di quanto detto, è evidente che costruire un rapporto saldo di amicizia, con tutti i capisaldi che la contraddistinguono non è facile. L’amicizia è una relazione veramente personale, che mette in gioco un “Io” e un “Tu”, che decidono di entrare in intimità. Soprattutto non è un sentimento uguale per tutti, ci sono amicizie maggiori e minori. Quello che contraddistingue un reale rapporto di amicizia è l’ “esclusività”, il condividere momenti soltanto con quella persona e non con tutti. In una relazione di amicizia tra un uomo e una donna viene stabilito un compromesso se si vuole che il rapporto resti tale senza che interferisca la variabile sesso. Ma data l’imprevedibilità dei sentimenti, non si può affermare con nessuna certezza che un rapporto di amicizia non possa sfociare in altro nel futuro. Sta alla volontà delle persone, al significato che viene attribuito alla relazione e all’importanza che l’uno ha per l’altro/a.

WRESTLEMANIA 26

LASCIO VENEZIA


Prendo il mare
mentre la notte
lascia note stellate.

Perdo i silenzi
quando il cògnito
è frantume di salina.

Dimentico le stagioni
per i mie primi minuti
di vita.

OTTAVIO MISSONI


Negli anni della prigionia, nel deserto, mi sono anche divertito. Leggevo, dormivo, giocavo a carte e a pallavolo. Non che fosse il Club Mediterranee, non lo augurerei a nessuno, però non si stava troppo male. Ho imparato a capire gli altri. In situazione come quelle si è trasparenti, si annusa il branco. Si capisce se sei zebra o leopardo. Magari, visti da lontano, i leopardi sono più belli, ma capisci che stai meglio con le zebre, anche se sono così mansuete e un po' tonte.

UBERLIN - R.E.M.

STABAT MATER - TIZIANO SCARPA


LA RETROCOPERTINA:
È notte, l'orfanotrofio è immerso nel sonno. Tutte le ragazze dormono, tranne una. Si chiama Cecilia, ha sedici anni. Di giorno suona il violino in chiesa, dietro la fitta grata che impedisce ai fedeli di vedere il volto delle giovani musiciste. Di notte si sente perduta nel buio fondale della solitudine più assoluta. Ogni notte Cecilia si alza di nascosto e raggiunge il suo posto segreto: scrive alla persona più intima e più lontana, la madre che l'ha abbandonata. La musica per lei è un'abitudine come tante, un opaco ripetersi di note. Dall'alto del poggiolo sospeso in cui si trova relegata a suonare, pensa "Io non sono affatto sicura che la musica si innalzi, che si elevi. Io credo che la musica cada. Noi la versiamo sulle teste di chi viene ad ascoltarci". Così passa la vita all'Ospedale della Pietà di Venezia, dove le giovani orfane scoprono le sconfinate possibilità dell'arte eppure vivono rinchiuse, strette entro i limiti del decoro e della rigida suddivisione dei ruoli. Ma un giorno le cose cominciano a cambiare, prima impercettibilmente, poi con forza sempre più incontenibile, quando arriva un nuovo compositore e insegnante di violino. È un giovane sacerdote, ha il naso grosso e i capelli colore del rame. Si chiama Antonio Vivaldi. Grazie al rapporto conflittuale con la sua musica, Cecilia troverà una sua strada nella vita, compiendo un gesto inaspettato di autonomia e insubordinazione.

LA RECENSIONE DELL'INDICE:
Romanzo di ambientazione/ispirazione storica, essendo calato nella Venezia di Antonio Vivaldi durante la prima metà del XVIII secolo e avente come protagonista un'allieva del cosiddetto "Prete rosso", Stabat Mater è però in primo luogo un'opera narrativa intimista dal profondo respiro poetico. Tutta incentrata su un ininterrotto monologo dell'io narrante femminile, essa ha come (quasi) unico sfondo il celeberrimo Ospedale della Pietà: l'orfanotrofio dove a lungo operò come compositore e insegnante di violino l'autore delle Quattro stagioni.
La sedicenne Cecilia è una delle innumerevoli ragazze che studiano musica e suonano nell'orchestra dell'"Ospitale". Tuttavia, ciò che la accomuna alle altre orfane è solo il fatto di essere stata pure lei abbandonata in fasce; mentre quello che la contraddistingue è una sensibilità introspettiva acutissima, nonché una non comune maestria violinistica. Però Cecilia ha un segreto: nottetempo, al margine di vecchi spartiti musicali, la giovane si dedica a una sorta di epistolario/diario. Scrive cioè lunghe lettere alla madre che non ha mai conosciuto, pur senza inviargliene una. Né saprebbe peraltro dove, nulla conoscendo intorno alla genitrice. Tale attività epistolare rappresenta comunque l'unica valvola di sfogo di una vita da reclusa, abitando la protagonista un'istituzione all'insegna della clausura. Come monache vivono infatti le giovani musiciste, che neppure durante i concerti (effettuati nella chiesa annessa all'ospedale) possono mostrasi al pubblico, suonando su alti "poggioli" protetti da grate.
Ma le lettere non sono appena un'afona e reiterata richiesta d'affetto, cui in parallelo si contrappone un puntuale rancore/rifiuto verso la figura materna assente; esse ripercorrono anche i ricordi di una infanzia fatta di solitudine e isolamento, rotto giusto dall'onere/svago di suonare assieme. E sarà proprio la musica che permetterà a Cecilia di maturare e di emanciparsi dalla condizione di subalternità/asservimento in cui sempre è vissuta. Grazie anche al rapporto conflittuale con un nuovo compositore in grado di creare partiture genialmente inquietanti, ossia "don Antonio", che sospingerà la violinista a sperimentare emozioni/situazioni mai provate, sino all'audace scelta di abbandonare l'orfanotrofio una volta per tutte. La prosa di Scarpa in Stabat Mater, assai lirica e modulata in brevi paragrafi (che alludono a strofe) ricchi di metafore e immagini di intensa forza evocativa e contraddistinti da una pregnanza espressiva oltremodo felice, non pare volta a tessere una mera trama orizzontale (di fatto quasi inesistente), ma sembra piuttosto mirare con insistenza a una verticalità profonda del sentire, tutta tesa com'è a uno scavo nell'anima della protagonista. Questa indagine fa dapprima affiorare materiale fantasmatico (come i sogni o le visioni allucinatorie; vedi quella, splendida, della morte in figura di donna con i capelli fatti di serpenti); ma se all'inizio svela solo una sofferenza sorda e abissale, sempre narrata però con toni estremamente pacati/misurati, si fa mano a mano più incline alle considerazioni riflessive, anche in forma squisitamente aforistica, o provocatorie, quali emergono dagli interrogativi della protagonista ("Perché le donne non compongono musica?", "Che cosa succederebbe, se il mondo venisse invaso dai suoni che accadono dentro l'animo delle donne?"). Sino a un'analisi sempre più attenta e lucida della realtà e del mondo a lei coevo, che Cecilia si deciderà infine ad abitare.

LA MIA:
Burro, cannella, farina, latte, lievito, limone, mele, sale, uova, vanillina e zucchero. Che cos'è? è una torta di mele. Ma certo è diverso mangiarsi ogni singolo ingrediente piuttosto che la torta finita, no?? Ecco, questo libriccino è stata un'esperienza simile: magari alcuni ingredienti sono di indubbia qualità, certuni rilasciano un retrogusto raffinato, ma mancano di collante. Quanti vuoti tra un periodo e l'altro! quasi degli abissi. Cento pagine di noia prima di assaporare almeno il gusto indimenticabile della cannella. Questo romanzo ha vinto il premio Strega nel 2008: forza giovani scrittori! c'è speranza per molti!
Disidratando: è il monologo di una musicista,orfana e rinchiusa nell'ospedale della Pietà di Venezia, che scrive ogni notte alla madre perduta e dialoga con la morte (una specie di caricatura del logo della Medusa Distribuzione). Nel sottofondo il turbamento della musica di Vivaldi, nuovo "maestro" che sopraggiunge nel corso della storia.

Alcuni passi interessanti:
"Com'è smisurato, questo mio niente. Io mi sento dappertutto, sento che in questo dappertutto non ci sono, e questo pensiero mi dà alla testa"

"C'è una grande consolazione nella monotonia. Le abitudini servono a cullare gli animi che non hanno nessun altro abbraccio che li riscaldi. Il mondo si ripresenta sempre uguale, non è troppo doloroso, non aggiunge sofferenze inattese, non pungola con inspiegabili desideri. Tu fatichi a sopportare te stessa. Perchè sovraccarichi gli altri del tuo dolore?"

"Volere. Volere bene, non riceverlo. Amare, non essere amati. E' molto più disincantato amare che essere amati. Non aspettarsi niente da nessuno"

"Invoco il giorno in cui gli strumenti sostituiranno del tutto le nostre voci, le cose prenderanno il sopravvento su di noi, spazzando via tutto questo inutile impeto, tuta questa passione, questo dolore."

"Le bestie urlavano il loro terrore. Non è vero che non sanno di essere mortali. Noi uomini glielo facciamo sapere prima di ucciderle, attraverso il modo in cui le uccidiamo. Vogliamo che lo sappiano, che condividano la nostra sorte. Noi uomini gli diamo la morte insieme alla coscienza della morte. Noi non sopportiamo che ci siano esseri che muoiano innocenti. Non riusciamo a essere i soli a portare il peso della conoscenza della propria morte"

DONNA DI PORTO PIN - ANTONIO TABUCCHI

ATTESA DAL MEDICO


1) Non sei qui per rimorchiare. A meno che tu non abbia una passione per gli over 70
2) Le brochure mediche servono solo a terrorizzarti
3) Tossisci, lamentati a voce alta, se necessario piangi: fai di tutto per saltare la fila
4) Dopo un'ora d'attesa non ti resta che fingere un malore
5) Non rubare le riviste
6) Approfitta dell'attesa per farti un esame di coscienza: sei ipocondriaco

sabato 19 febbraio 2011

WIND

MEDITAZIONI SUL DOMINIO DEI DESIDERI


Piuttosto che subire un limite imposto dall'esterno è meglio fissarsene uno da soli. Limitiamo i nostri desideri e impariamo a sentirci appagati.

UOMO DOMESTICUM - PAOLO MIGONE

BIUTIFUL

COLIN FIRTH


Aristocratico nei tratti e nei modi. Colin è magari , politicamente conservatore?

“No. Sono un liberal molto battagliero. Sogno un mondo senza divisioni di classi. Egualitario. Tollerante. Livia e io supportiamo l’associazione Oxfam Amnesty Survival International. Ma non sono antiamericano : ho vissuto in America , apprezzo la loro tendenza al cambiamento , confido nel coraggio di Obama. Condivido le sue scelte , soprattutto quelle per la difesa dell’ambiente”.

Parliamo di donne.

“Detesto la chiave di lettura del Botox. Ha qualcosa di barbarico, quest’ossessione per l’eterna giovinezza che altera i volti , l’umanità e genera danni irreparabili alla recitazione , togliendo ogni mobilità. I miei miti sono le colleghe che non temono di mostrare le loro rughe: Meryl Streep , Emma Thompson . Sono coraggiose come lo fu Giorgio VI”

Cosa l’ha colpita del personaggio e della sua storia?

“Il microfono per lui era il nemico… Eppure seppe conquistarlo. Mi piacciono gli uomini coraggiosi. Il film racconta il rapporto tra Giorgio e il logopedista , l’australiano Lionel Logue , che era anche psicologo. Prima gli esercizi e le sedute, in segreto . Poi le registrazioni dei messaggi , con il medico a ritmargli le pause e i respiri e le parole. Un rapporto che durò fino alla morte del re, nel 1952. E’ una storia di uomini coraggiosi. Il coraggio rende forti : per questo voglio insegnarlo ai miei figli”

Ha detto che essere inglesi è . anche, uno stato d’animo : le manca Londra , quando è negli Usa?

“Mi manca la mia casa di Chiswich, West London. Mi mancano la routine quotidiana con Livia e i ragazzi, Luca e Matteo. Tornando al film , Il discorso del re è anche una grande storia d’amore. Quella tra Giorgio e sua moglie Elisabetta. La mia amica Helena Bonham Carter , che la interpreta, è d’accordo con me”



Altro ingrediente del film è l’umorismo..

“Certo. Tra l’altro , a causa del linguaggio colorito , sia in Usa che in Gran Bretagna la censura voleva vietare il film ai minori. Ho combattuto e ho vinto. Mi correggo : abbiamo vinto in Inghilterra e perso negli Usa. Trovo un crimine aver vietato una storia come questa solo per alcune battute provocatorie che, nelle loro sedute , si scambiano i due protagonisti. Andrebbero rivisti i criteri di censura: negli Usa è in corso un dibattito”

Come si è preparato al ruolo?

“Studiando ogni aspetto privato e pubblico del mio personaggio . Ho guardato centinaia di fotografie d’epoca. Ho cercato di entrare nella mente e nella sensibilità di un sovrano che non voleva esserlo , che si ritrovò tale per l’abdicazione del fratello David (Edoardo VIII) , innamorato di Wallis Simpson. E c’è una nota personale…”

Quale?

“Mia sorella Katie è psicologa e terapista della voce e mi ha aiutato moltissimo. E’ vero che la Regina Madre aveva chiesto che il film non fosse realizzato: la balbuzie, poi vinta, del marito era per lei un fatto molto privato. Ma sono certo che, se avesse potuto vederlo, avrebbe amato il nostro Discorso del re. Helena ne fa un ritratto perfetto, prima di tutto come moglie e madre affettuosissima”

Lei come si diverte con i suoi figli?

“Parlando con loro. E poi io adoro Dumbo, il cartone non so quante volte li ho costretti a rivederlo. Lo ammetto: sono rimasto un po’ infantile , non voglio rinunciare alla fantasia. Ai sogni . Penso sia una cosa buona , non solo per gli attori. Invece non ho mai fatto leggere ai miei figli , la storia della monarchia inglese. Del resto anch’io sapevo tutto della storia del rock e nulla dei Windsor”

L’umorismo è parte del suo carattere?

“Certo. I momenti di sano umorismo, specie all’interno di una coppia , sono tra i migliori della vita”

Quando ha compiuto cinquant’anni , cosa si è augurato?

Ho pensato “Finalmente sono abbastanza vecchio da non rientrare più negli elenchi dei più belli”

Invece People la smentisce tutti gli anni…. Con sua moglie Livia , come è andata? Vi siete incontrati sul set di Nostromo…

“Ci siamo semplicemente incontrati e trovati.Niente corteggiamenti e cose del genere . Anzi sfrutto l’occasione per dire “Grazie Italia per avermi regalato Livia”

E’ vero che da ragazzo era affascinato da Doris Day?

“Certo. Quando avevo 15 anni era la mia attrice e donna preferita. Per la sua gioia di vivere”



E’ vero anche che è un fan sfegatato di Mad Men?

“Non ne perdo una puntata. Credo faccia bene a uomini e donne : è ricca di spunti , di osservazioni di costume”

Chi sono i suoi migliori amici?

“Ho amici fidato che condivido con Livia. Su tutti c’è Nick Hornby : un grande scrittore , una mente aperta , curiosa , appassionata di musica , cinema e letteratura”

E la sua partner preferita?

“Odio le classifiche. Stimo tutte le attrici con cui ho lavorato. Meryl Streep ha un’energia e una bravura che ti caricano. Julianne Moore è una donna vibrante. E poi il mio motto è mai complicarti la vita. Voglio andare d’accordo con tutti”

Il cinema è ancora un’avventura?

“Più che mai. A 50 anni , ho avuto la mia prima nomination all’Oscar ( per A Single Man, l’anno scorso) e rischio di replicare. Meglio di prima, direi”

Cosa le rende un uomo felice?

“L’Arte. L’Italia è il mio Paradiso. Con i ragazzi sono sempre in giro per musei: Caravaggio, Piero Della Francesca , Michelangelo. Nella musica spazio dall’opera a Ludovico Einaudi”

E poi ci sono le sue battaglie per la difesa dell’ambiente , la situazione politica in Congo, la malasanità..

“Mai tacere quando c’è in ballo il benessere proprio e degli altri. Bisogna essere grandi e umili: esattamente come mi ha insegnato il mio re Giorgio VI”

UN TAVOLO PER LA RIVOLUZIONE - FABIO PICCHI


Voi non avete idea di quante persone, in trent’anni di ristorazione, abbia visto mangiare quel che taglio, affetto, rimesto, soffriggo e friggo, stufo, arrostisco, lesso e – per farla breve, per non parlarvi anche e non solo delle farciture – cucino tutti i giorni.

Forse nemmeno io ho idea di quante persone abbia visto bere un caffè, prendere un panino, un piatto di ribollita o una notturna parmigiana di melanzane. Diciamo una media di 200 persone al giorno fra colazione pranzo e cena, per trent’anni, calcolando più o meno 270 giorni all’anno in cui ho occasione di vedere qualcuno inforchettare, tagliare, sollevare minestre con il cucchiaio, spezzare bocconcini di pane per rispondere a ipoglicemiche e improvvise fami o semplicemente per ripulire, con mia grande soddisfazione, piatti dai loro unti, dai loro residui, da quel poco che rimane dalle porzioni sporzionate. Ho visto anche recuperare maionesi fatte a mano fuoriuscite al primo morso.

Ho visto padri porgere ciambelle zuccherate ai figli, mariti servire il vino alla proprie mogli. Ho visto amanti baciarsi ma anche schiaffeggiarsi, con lei che si alzava abbandonandolo giustamente muto e col conto da pagare. Ho visto brindare da amici per amici che non ci sono più. Ho visto consigliare e ho visto cambiare comande e ho visto un cliente prendere polpettone per vent’anni.

Ho ascoltato di politica e viaggi, di storia e filosofia, di economia e sviluppo, di sindacato e di bucato. Ho visto gente gentile di campagna e venditori di rose che, non so perché, non hanno mai fame. Ho visto indiani e africani, cinesi e metropolitani.

Ho visto acquoline in bocca che con occhio attento si percepiscono per un improvviso umido deglutire, che predispone la masticazione e predispone gli enzimi a fondare giornaliere alchimie che ci fanno tutti cuochi dal giorno in cui nasciamo e incontriamo i primi latti materni o paterni che siano. Da lì è un susseguirsi di incontri nutrienti che si dovrebbero fare, attenti a quel che producono in noi, nei territori che frequentiamo e in tutte le terre che calpestiamo. Scelte di mercati, scelte di contadini, scelte vegetariane o carnivore, scelte macrobiotiche o di auto-produzioni. Scelte di ogni genere che richiedono sapienza, conoscenza, studio, passione e mai e poi mai presupponenti certezze.

Riconoscenti al mondo del privilegio di poter mangiare e cucinare come palestra di allenamento del proprio cervello, delle proprie mani, dei propri piedi, delle emozioni e dei saperi, “scorrendo sul burro” fra giovanili poesie di Hikmet o l’emozione di centinaia e centinaia di film dove uno per tutti, Beautiful people di Jasmin Dizdar, mi dà l’occasione di indicarmi la potenza della vita. Vita dove non bisogna mai trovare il tempo di entrare in un museo per soddisfare plastificate mostre di un consumistico e ignorante sapere.

Vita dove il nutrirsi dipende comunque da altri, sia che si parli di cibo o di anima, di cervello o di capacità di meraviglia. Fate merenda con una poesia di Hikmet se per cena avrete shish-kebab. Un racconto di Calvino se per cena vi farete un pesto con aggiunta di patate nella bollitura dell’acqua per la pasta e fagiolini verdi. Cioccolato di Modica nel rileggere Quasimodo. E nel guardare la cupola del Brunelleschi cercate la storia dei forni che seguivano le impalcature della medesima per far sì che gli operai artigiani di cui il maestro si avvaleva non perdessero tempo nello scendere e nel salire all’ora prevista per il pranzo. Alle bettole si sostituiva il peposo all’imprunetina cucinato a quell’altezza, che fu causa di quasi sciopero a cui l’Architetto dovette cedere. Gli operai, del cibo senza le chiacchiere dell’osteria, non se ne facevano niente, coscienti che il nutrirsi senza nutrire la capacità di comunicare era poca cosa, insegnandoci così che tutti i nutrimenti, anche se musicali, se dipinti, se scolpiti, se scritti, necessitano del tavolo, di un tavolo, strumento atto alla condivisione.

Praticate dunque con voi stessi e con le persone a voi care la frequentazione del tavolo da cucina, consideratelo il vostro personale e rivoluzionario piano culturale. Immunizzandovi così dalle possibili arroganze, dall’inutile brama di potere, dai facili conformismi, allontanandovi dalla paura della solitudine e dell’invecchiare, smettendola così di pensare comodamente di dovervi semplicemente sberlusconizzare e più correttamente vi convincerete che è il vostro tele-visore che dovete spengere, dove l’elemento di gravità è solamente il “vostro come il mio” senza mai il “nostro”.

GUSTAVO SANTOLALLA

COMPETENZE

RISOTTO AGLI ASPARAGI E RASPADURA


Ingredienti:
Asparagi puliti 300 gr
Brodo vegetale q.b.
Burro 30 gr
Olio extravergine di oliva 2 cucchiai
Pepe bianco macinato q.b.
Raspadura 100 gr
Riso carnaroli 320 gr
Sale q.b.
Scalogno 1
Stracchino 150 gr
Vino


Procedimento:
Iniziamo la preparazione del risotto agli asparagi e raspadura pulendo gli asparagi, una volta mondati lessateli in acqua salata. Una volta giunti a cottura, scolateli e tagliateli a pezzetti, avendo cura di tenere da parte alcune punte per la decorazione finale del piatto.
Tritate lo scalogno finemente e fatelo appassire a fuoco basso per circa 10-15 minuti in un tegame con l’olio e il burro.


Trascorso il tempo necessario aggiungete il riso e fatelo tostare per un paio di minuti mescolando continuamente, quindi unite il vino bianco e lasciatelo sfumare. Quando il vino sarà completamente assorbito, aggiungete il brodo vegetale (o dell’acqua calda) poco alla volta fino a cuocere completamente il riso.

A metà cottura, aggiungete lo stracchino, un mestolo di brodo e mescolate per sciogliere il tutto e rende il risotto cremoso. Unite anche gli asparagi a pezzetti.

Aggiungete il pepe bianco macinato, quindi aggiustate di sale e portate a termine a cottura. Un minuto prima di spegnere il fuoco aggiungete il raspadura e lasciate mantecate (11). Servite il risotto con gli asparagi e raspadura decorando il piatto con del raspadura e una punta di asparago.

LO FAMO STRANO...


Un uomo dell’Ohio, Art Price Jr., è stato condannato a sei mesi di reclusione per atti osceni.

L’uomo infatti è stato segnalato mentre faceva sesso in giardino con la sua amante… un tavolino da picnic, in metallo. Un anonimo infatti ha fatto pervenire alla polizia tre dvd con le performance dell’uomo.

Premesso che ci viene difficile immaginare come sia anche solo meccanicamente possibile accoppiarsi con un tavolo da picnic (lasciamo stare cosa ci possa essere di erotico in quest’ultimo), l’uomo, che è sposato e padre di tre figli, aveva intrecciato una sorta di “relazione” col tavolino, iniziando a fare sesso con quest’ultimo da tempo. All’inizio i rapporti si consumavano all’interno della casa, poi probabilmente Price ha pensato che era il caso di mettere il tavolino in un luogo dove si trovasse più a suo agio. Peccato che ciò abbia messo a disagio i vicini, anche considerato che a poca distanza c’è una scuola elementare.

BERNARD VERNIER

"L'anima stessa del caffè mi visita, pura, amara come una scorza amata dalle capre, ardente come il Tropico, profumata come i giardini di Kaffa."

LA SPESA - MARTA SUI TUBI



Un'altra sera a casa a masticare noia e surgelati
La tv vomitava vacui colori, la luce dei pensieri è spenta
Programmerò il mio umore artificialmente e scriverò
un saggio su come perdere
tempo senza sprecare nemmeno un minuto.
Vieni a farmi compagnia fiamma di carta, perditi
con me nel labirinto di un monolocale
a coltivare il miraggio di stare con i piedi per terra
sopra il pavimento di un quinto piano condominiale

E non so come ma arriverò puntuale.

Mi manca un kilo di faccia integrale
e due etti ci comprensione
e un cartone d' amore a lunga conservazione
non rimane che fare la spesa
Continuare a pagare
per quello che voglio e quello che non ho ancora

E non so dove ma arriverò puntuale

Oh che vasta scelta
mi si presenta
che sceglierò
ma voglio di più
per riempire la cesta
Che sceglierò
Vorrei essere io una volta
scelto

"Sai di vivere una vita che è contronatura, dove un giorno è per la notte
dove la paura va scacciata via in un attimo, in un gesto attento di quell'anima un pò scura che ti
porti dentro. O forse è naturale inseguire il destino, perder l'innocenza per sentirsi bambino e dalle facce appese alle circostanze fai uun sorriso beffardo e non ti accorgi neanche"

"...Di spalle o col viso rivolto alla mia ermeticità gravità,
so di aver dio dentro, ma non è nient'altro che un piacevole stupro,
un fulmine, un fulmine dentro la schiena!"

VERRA' LA MORTE E AVRA' I TUOI OCCHI - CESARE PAVESE


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

JAMES FRANCO





YOSHIMOTO NARA





SUV


1-Certo che puoi comprarti un suv. Ma solo se abiti a ovest di Mississippi.
2-Ci sono modi meno inquinanti per sentirsi a un metro da terra.
3-Non calpestare le altre macchine.
4-Vi quegli occhiali da sole e la faccia da commando: non sei un carro armato.
5-L'hai preso con i vetri oscurati? Hai voglia di privacy o ti vergogni?

mercoledì 9 febbraio 2011

THE BLACK EYED PEAS!!!

NEL DIAMETRO DELLA MIA APERTURA ALARE


Fatto di sogno
d'imponderabile
di carta riciclabile;
sono fatto di lame taglienti
di spazi impazienti
e non mi trovo...

nonostante il tempo,
dove sono?

Alla luce abbaglio
e nascondo la testa
e mi sembra di brillare,
come bombe sotterranee cutanee...

Portatemi ancora alla festa,
all'evasione dell'altezza.

Lasciatemi
impazzire e cantare
volare e allargare

suonare l'aria
disegnare l'aria

Lasciatemi stare solo
nel diametro della mia apertura alare.