martedì 29 settembre 2009

CHE BEL VEDOVO

AL BUIO

Per ricordarti
navigo al buio
dietro allo scintillio
delle lampare.

Rincorro la velocità
degli abbaglianti
sfuggiti alle pozze d'acqua.

Per ricordarti
in effetti spengo la luce
per ritrovarla ancora
nei mesi trascorsi.

THE INCREDIBLE HULK

THE BIG KAHUNA

BANANAS CRISIS

SENZA TITOLO

CASA MIA di GIUSEPPE UNGARETTI


Sorpresa
dopo tanto
d'un amore

Credevo di averlo sparpagliato
per il mondo

AQUA

David Henry Thoreau

I sogni sono le pietre di paragone del nostro carattere.

OMBRE E NEBBIA di WOODY ALLEN

RIDO INDIMENTICABILMENTE


Salto in alto
e passo l'asticella
del mare
che s'è fatta onda.

Come il filo rosso
e il passato srotolato
dura solo un secondo
l'ebbrezza.

Ma persiste
come l'ottima essenza
di gelsomino e pesca.

E in quell'attimo
rido indimenticabilmente

VOLA LONTANO di IVAN SEGRETO


E se guardo bene il mondo m'accorgo presto di quello che sei,
sei una che tira fuori la sua verità e non la sottointende
e non hai spine per potere pungere quando qualcuno scopre quello che sei,
solo petali di rosa da donare a chi sai.

Così vai via
colomba tu vai via
e se domani chiedo dove sei finita, così sparita,
rispondimi che va bene anche se non ho avuto il coraggio di volare via con te.

Vola
ed in un momento sei da sola,
nessuno è più con te,
perché chi vola ha sempre più paura di chi resta giù.
Vola
che la vita ti sorride ancora,
ancora più che a me
perché chi vola va sempre più lontano.

So che non è stato un bene,
il coraggio può mancare
soprattutto quando il tuo cuore non lo conosci ancora bene.
Quindi, solo per concludere, spero tu saprai aspettare
che col tempo, magari poi non tanto, anch'io imparerò a volare.

Vola
ed in un momento sei da sola,
nessuno è più con te,
perché chi vola ha sempre più paura di chi resta giù.
Vola
che la vita ti sorride ancora,
ancora più che a me
perché chi vola va sempre più lontano.

Vola
ed in un momento sei da sola,
nessuno è più con te,
perché chi vola ha sempre più paura di chi resta giù.
Vola
che la vita ti sorride ancora,
ancora più che a me
perché chi vola va sempre più lontano.

SOCRATE - I

Socrate spostò l'attenzione del pensiero filosofico dalla natura all'uomo. Fece dunque un bel passo in dietro rispetto ai suoi precedessori, visto che l'uomo è davvero cosa poco interessante rispetto all'universo. Mise al centro della sua riflessione la natura umana e il suo sapere. E per far ciò pensò che non ci fosse cosa migliore che fare esperienza. Per questo scelse come strumento di conoscenza principale la dialettica, la discussione e la propria curiosità. Insomma... era un gran chiacchierone e probabilmente anche un bel pettegolo. Forse si spinse a tanto perchè dicono che egli fosse brutto come la fame, non si guardava proprio. Ad Atene girellava per i quartieri a rompere i coglioni a tutti i cittadini i quali lo portavo di bocca in bocca come il "tafano". Alla fine, presi dallo sgomento, s'inventarono una roba per condannarlo a morte. Lui, che s'era pure rotto di sè, non fece storie e bevve il famoso bicchiere empio di cicuta. Ma che è sta cicuta? io fino a poco tempo fa credevo fosse morto per via della cicoria e dopo averla assaggiata capivo ancora di più la povera fine di Socrate. Ma mi dicono che la cicuta sia più acuta.
E' infine bene ricordare che tutto il pensiero di Socrate ci viene trasmesso dagli scritti di Platone, sono di seconda mano, insomma. E' dunque possibile che certe cose siano un po' gonfiate come quando l'amioco dell'amico ha detto al cognato del fratello che la sorella di sua madre non ha una morale irreprensibile.
Io comunque ho una teoria tutta mia: Socrate non morì suicida ma perchè gli si seccò la gola. Ma forse non è così sennò oggi la terra sarebbe disabitata.

lunedì 28 settembre 2009

FIRENZE-CERTOSA


Almeno mi hai lasciato
un dettaglio negli occhi,
il declivio dei tuoi fianchi
che ricordo appena
innevati dal lino della tua camicetta.
Più in alto non arrivavo
con lo sguardo,
per non rimanerci impigliato.

Non avevo fiato per salire
fino ai tuoi freddi laghi montani.

E non resistevo al rossore
che mi concedeva
la tua bellezza.

domenica 20 settembre 2009

RYUICHI SAKAMOTO - KOKO

TOMMASO LANDOLFI

CARLO VERDONE

NOIA di GIUSEPPE UNGARETTI

Anche questa notte passerà

Questa solitudine in giro
titubante ombra dei fili tranviari
sull'umido asfalto

Guardo le teste dei brumisti
nel mezzo sonno
tentennare

C'ERA UNA VOLTA IL WEST - OMAGGIO A CLAUDIA CARDINALE



Claudia Cardinale era bellissima.

LA NEUTRALITA' DEL COLTELLO

GROUCHO MARX


Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l'accende, vado in un'altra stanza a leggere un libro

AJO e OJO RISOTTATO


E' incredibile come la fantasia d'una persona possa trasfigurare anche un piatto semplice come l'ajo e ojo mantenendo un rispetto così alto per la versione originale.
Un rispetto che poi si ritrova nel sapore. Per quanto mi riguarda, dopo averlo cucinato, debbo ricordarmi di non esagerare con il peperoncino e sopratutto dell'energia che occorre per saltare gli spaghetti a fine cottura; è il segreto per dare quella cremosità che è il plus di questo piatto. Mi raccomando inoltre di scegliere foglie di prezzemolo più grandi possibile di di farle friggere fino a quando non risultano di un bel colore smeraldo e rimangono ben croccanti.
Ah, la ricetta è del ristorante Il Tordo Matto di Zagarolo (Roma). Il cuoco è Adriano Baldassarre.

Ingredienti per 4 persone:
350 g di spaghettoni
4-5 spicchi di aglio
1 manciata di peperoncini piccanti secchi
olio extravergine di oliva
1 ciuffo di prezzemolo
salde di Maldon (sale grosso)

Procedimento:
1. Mettere abbondante acqua in una padella con gli spicchi d'aglio interi e non sbucciati e una manciata di peperoncini piccanti; lasciar cuocere in infusione per 5-7 minuti.

2. Unire gli spaghettoni, attendere qualche minuto finchè si saranno ammorbiditi e cominciare a mescolare, tenendoli sempre appena coperti d'acqua. Con un mestolo togliere l'acqua in eccesso e metterla da pare in una casseruola.

3. Nel frattempo friggere le foglie di prezzemolo in olio a 140° per qualche secondo e disporle ad asciugare su un foglio di carta assorbente.

4. Trascorso il tempo di cottura degli spaghettoni, regolare di sale e saltare gli spaghetti. Affinchè la pasta mantenga la propria cremosità, continuando a saltare, mantecare brevemente con un filo d'olio e 1-2 cucchiai dell'acqua di cottura.

5. Arrotolate gli spaghettoni con l'aiuto di forchettone e di un mestolo e disporli nel piatto da portata; condire con la salsa di cottura, cospargere di prezzemolo fritto e servire ben caldo

20 settembre 2009

Per vivere bene bisognerebbe semplicemente avere delle buone abitudini, nulla di più. M'è venuto in mente questo pensiero mentre andavo in camera, nel piccolo corridoio antestante.

Ho letto che da un'analisi fatta sul DNA di un Hamburger di 100 g, studiosi americani hanno concluso che esso stesso era composto da più di 100 animali diversi. Buon appetito! Praticamente quando mangiamo un cheeseburger facciamo un genocidio di buoi. Chissà il numero dei formaggi!

Giornata passata in casa. Vittoria ha la febbre, fuori piove. In mattinata sono andato a comprare i giornali, sono stato da Paolo per parlare di come organizzare le riprese per il prossimo fine settimana. Stavo molto bene. Nel pomeriggio ho dormito, probabilmente m'ha aiutato il bicchiere di Montalcino che ho buttato giù a pranzo, ma era indispensabile. Poi ho organizzato il piano di lavoro per la settimana prossima: troppa carne al fuoco. Stasera spero di vedere i Demoni di Pietroburgo, film di Montaldo, un amico di Paolo. Poi domani la partenza per Lamezia. Spero di non fare la fine di Umberto I.

Un pensiero, non molto, per Don Ruggero Ruvoletto, un prete ucciso nella periferia di Manaus, a nord-est del Brasile. Lo hanno ucciso con un colpo di pistola alla nuca nella sua parrocchia, sembra per un bottino di 50 reali, circa 15 euro. Era in Brasile come missionario dal 2003.

Ho iniziato a leggere America di Kafka. Aspettative alte.

A Padova mettono in scena il Decalogo di Kieslowski, mi sarebbe piaciuto essere lì.

UOVO AFFRITTELLATO detto IL SUPERBO



L'ho preparato oggi. E' davvero un piatto superbo, ancora di più per la sua semplicità. Fabio Picchi, fondatore e cuoco del ristorante Il Cibreo di Firenze lo definisce così e molto toscanamente afferma che poi "si sente meno il bisogno di andare dallo psicologo, meno pesanti divengono i problemi della vita". Dice anche che preferibilmente bisognerebbe mangiarlo da soli, magari di notte, alla sprovvista, quando ti prende la fame e il frigorifero è malinconicamente vuoto.

Ingredienti per persona:

2 uova
5 g di burro
20 g di olio extravergine di oliva
20 g di parmigiano grattugiato grosso
1 spicchio d'aglio
1 pizzico di noce moscata
2 fette di pane toscano cotto a legna
sale
pepe

Procedimento:
1. Separare i tuorli dagli albumi
2. In una padellina antiadernte soffriggere a fuoco moderato l'olio, il burro e lo spicchio d'aglio, finchè quest'ultimo assume un tenue color oro
3. Versare prima gli albumi per farli diventare croccanti, quindi aggiungere i tuorli delle uova
4. Condire con noce moscata, sale e abbondante pepe
5. Togliere la padella dal fuoco e aggiungere immediatamente il parmigiano grattugiato
6. Accompagnare con due fette di pane e servire caldo

lunedì 14 settembre 2009

BASTARDI SENZA GLORIA

ALIENI

Filetto di manzo al pepe verde


Ingredienti per 8 persone
filetto di manzo 800g
salvia un rametto
rosmarino un rametto
pepe verde 100g
pan carré 8 fette
brandy 50cl
brodo vegetale 200cl
sale qb
pepe qb
olio extravergine di oliva qb
aglio 3 spicchi


Procedimento
1. Preparare il filetto togliendo il grasso.
2. Legarlo prima orizzontalmente.
3. Poi verticalmente.
4. Su di una placca sistemare gli aromi.
5. Posarci sopra il filetto. Condirlo con sale e pepe.
6. Infornarlo a 180-200°C.
7. Tagliare il pan carré togliendo la crosta.
8. Imburrarlo e infornare.
9. Dopo 15 minuti, estrarre il filetto dal forno e toglierlo dalla placca. Metterlo a riposare al caldo.
10. Togliere gli aromi, aggiungere un po' di acqua e spennellare cercando di togliere la salsa che si è attaccata sul fondo.
11. Aggiungere il pepe verde scolato dalla salamoia, schiacciare con il mestolo. Deglassare con il brodo.
12. Tagliare il filetto e servirlo su di una fetta di pane nappando con la salsa e qualche grano di sale grosso.

domenica 13 settembre 2009

DI FRONTE ALL'AFRICA di HERMANN HESSE

Aver casa è un bene
dolce il sonno sotto il proprio tetto
figli, giardino e cane.
Ma certo appena ti sei riposato dall'ultimo viaggio
la lontananza t'insegue con nuove lusinghe.
Meglio è patire di nostalgia di casa
e sotto le alte stelle, solo,
riposare con la propria melanconia.
Avere e riposare può soltanto,
chi ha il cuore tranquillo,
mentre il viandante sopporta fatiche e difficoltà
con sempre delusa speranza.
In vero più lieve è il tormento di andare,
più lieve che trovar pace nelle valli di casa,
dove tra le gioie e le solite cure
solo il saggio sa costruire la propria felicità.
Per me è meglio cercare e mai trovare
che legarmi, caldo e stretto a quanto mi è accanto,
perché anche nel bene, su questa terra
sono solo ospite, mai cittadino

LOVECRAFT

MEDITAZIONI SULLA MALATTIA


Santideva diceva: "Se c'è un rimedio, a che serve inquietarsi? Limitatevi ad applicarlo. E se non c'è rimedio, a che serve inquietarsi? Serve solo ad acuire il dolore.

PISA, VENEZIA, TORRE DEL LAGO PUCCINI, 1993





FINE DEL MATRIMONIO


LA NEVE DELL'AMMIRAGLIO di ALVARO MUTIS


Marinaio sempre alla fine di un viaggio, perdente sedotto dal gioco cui non sa rinunciare, avventuriero dalla dubbia moralità, Maqroll è uomo dai pochi amici e dalle infinite donne. Nel primo romanzo del ciclo che Mutis gli ha dedicato, Maqroll si muove nell'oscurità della selva amazzonica: risale un fiume di conradiana memoria, tra indios misteriosi e commercianti senza scrupoli, alla ricerca di ricchezze improbabili quanto irraggiungibili. Il romanzo prende il suo titolo dal nome di una bottega sperduta sulla Cordigliera, appunto "La Neve dell'Ammiraglio": derisorio simbolo di un'avventura che si consuma nel delirio e nel ricordo, in una eterna deriva.

ILONA ARRIVA CON LA PIOGGIA di LUIS BACALOV

ORIANA FALLACI


Il coraggio è fatto di paura.

STANCO E PERDUTO di VINICIO CAPOSSELA



Stanco e perduto
ma ero allegro quando me ne andai di casa
e certe stelle splendevan forti
a far luci e ombre
sul mio cammino
perso e solitario
non riesco a ricordare
le tristi notti degli occhi
e le corse dietro alla luna
fuggite via

E le colline sembravan fantasmi neri
su un fondo blu
e le strade piuy' misteriose d'adesso
facevan largo
alla nostra euforia
la notte passava in fretta
e non sarebbe piu' tornata
fuggita via
anche lei

E proprio l'altro giorno un vecchio amico
mi dice corri a casa
tutto e' cambiato
tua sorella aspetta un figlio
e tuo padre
ha bisogno di te
subito a casa

E io che posso fare
stanco e perso su una strada
questioni di sfratto
faccende di soldi
ma non importa
prendero' il primo treno
e verro' la'

E ora questa storia sembra un vecchio ritornello
una serenata
fatta a una luna traditrice
e mi trovo tutto solo qui a cantarla
tutti gli altri sono scappati via
poesie, folletti, pazzi
amori persi e diventati
nostalgia

PRANZO DI FERRAGOSTO

LUNATIC by DOLORE O'RIORDAN


Do you follow me?
I think you're losing your mind

Throw down your sword
Come out of your chamber
You should throw,
Throw down your sword
Come out of your chamber,
Lunatic

Wanna play with me?
Wanna stay with me?

I think you're losing your mind

Throw down your sword
Come out of your chamber
You should throw,
Throw down your sword
Come out of your chamber,
Lunatic

There's no where you can hide
No, there's no where you can hide

ANDREA

Vorrei un maschio. Gli metterei nome Andrea.

sabato 12 settembre 2009

VIA CON LA PIOGGIA


Avrei preferito bere con un giapponese
sul banco di questa nebulosa periferica,
che incontrarti ancora, slavata triestina.

Ma Panama è dove punta la bussola
che tieni nascosta fra i lini.
Dove alla fine tracimano i chilometri
delle navi.

Vederti è ancora un tentativo inutile
perso nel corpo dì Abdul,
nelle mie lontananze.
Avrei preferito bere con un cingalese.

Non dovevamo vederci più, almeno quaggiù.

ILONA VIENE CON LA PIOGGIA DI ALVARO MUTIS


Quando Maqroll inizia il racconto è ormai alla fine del viaggio. La nave che lo porta a Panama viene sequestrata dalle banche creditrici e lui, obbligato ad abbandonare i riti e le cerimonie del mare, diviene un relitto sulla terraferma, incapace di orientarsi fra le insidie di una cattiva libertà. Fino a quando, con le piogge del Tropico, arriva Ilona Grabowska, triestina di alto lignaggio, amica e amante sempre perduta e sempre ritrovata lungo le vie e i labirinti del mondo. E con lei - "maga della vita e dei giorni" - Maqroll avvia a Panama un singolare postribolo intorno al quale si incagliano - come sempre nella vita del Gabbiere - frammenti di storie, minimi deliri, sogni sempre sognati e l'inquitante Larissa, "una donna che non ti lascia via d'uscita".

Nel nostro mondo cattolico-occidentale si è soliti opporre come due poli antitetici la prostituzione e il matrimonio. (p. 95)
Quando ti decidi a pensare riesci a mettere ogni cosa al suo posto. Il male è che poco dopo tutto va a gambe all'aria un'altra volta. (p. 95)

Insalata di Pasta al profumo di rucola e tonno marinato


Ingredienti per 4 persone
garganelli 250 gr
sedano 1 gamba
tonno fresco 1 filetto
rucola 4 manciate
pomodorini 2 manciate
maionese 2/3 cucchiai
sale (fior di sale) qb
olio extravergine di oliva (evo) qb
limone qb


Procedimento
1. Tagliare a cubetti i pomodorini e ridurre a pezzetti il sedano. Tagliare a tocchetti il filetto di tonno e lasciarlo insaporire in una marinatura veloce cospargendolo con fior di sale, limone ed un po' d'olio evo. Tritare a parte infine la rucola a punta di coltello.
2. Lessare i garganelli in abbondante acqua salata facendo attenzione a scolarli un po' al dente, poi passateli sotto l'acqua fredda corrente per raffreddarli.
Versateli in un'ampia zuppiera e conditeli con la rucola e la maionese. Una volta amalgamato il tutto, aggiungete i pomodorini, il sedano ed il tonno marinato tenendone un po' da parte per guarnire il piatto di portata. Irrorare con un po' di limone spremuto.
3. Conservare in frigorifero e servire a temperatura ambiente.

SCESA IN CAMPO

SENZA TITOLO

Stamani ho pianto. Tanto, e così a lungo che non ricordavo da quanto tempo mi fosse successo.

giovedì 10 settembre 2009

UN GESTO IN PELLE

Non lo dovevi fare
ma che l'hai fatto a fare
e ci dovevi pensare,
non ti dovevi disturbare.

Come altre parole
che escono da sole
che non hanno valore
senza il controllo d'un sensore.

Ma che l'hai fatto a fare
così mi fai arrabbiare
non ci dovevi pensare,
non ti dovevi disturbare

E non sono i colori
non sono i materiali
che rendono umano
il gesto dei regali

E adesso cosa faccio
un lago di un abbraccio?
o un ribadire
ch'è mi sembra un delirare

Ma Federico non pensare
a come replicare
lo dovresti accettare
come un gesto d'amore.

E forse anche pensare
che il gusto di dare
possa rendere felice
anche chi non te lo dice.

martedì 8 settembre 2009

8 SETTEMBRE

Dovrei dispensare dal giudicare. Formulare un'opinione è un operazione presuntuosa. Non c'è coraggio nel giudicare, c'è spesso disprezzo e poca accuratezza. Tutto vola veloce e s'avvolge in piccoli vortici che porano via i nostri pensieri per poi ricominciare ancora e ancora, senza fine. Come il paesaggio che dal treno non s'ha il tempo di stare ad osservare. C'è l'infinito da esplorare dentro di noi, non potremmo accontentarci?
Non chiudersi in noi medesimi, ma solo osservare con pazienza l'opera altrui. Con pazienza distaccata. Penso che il sentimento più frequente che potremmo provare sia la compassione.

Quanto vorrei che queste forze mi lasciassero andare. Che mi facessero fare la mia strada, senza intrancio, senza il fastidio di me stesso. Come mi sento vivo quando formulo questo pensiero. Che bisogno, che necessità impellente che provo quando mi rendo conto di vivere: donarmi, darmi.

ASCOLTO

Come il ronzio
è il brusio.

Sento i pensieri
Tutti.

Ed il loro senso
compiuto.

E quel che regna,
quel che sogna
è sopratutto
la menzogna.

DISTRICT 9

QUANDO IL PENSIERO DI UMBERO SABA

Quando il pensiero di te mi accompagna
nel buio, dove a volte dagli orrori
mi rifugio del giorno, per dolcezza
immobile mi tiene come statua.

Poi mi levo, riprendo la mia vita.
Tutto è lontano da me, giovanezza,
gloria; altra cura dagli altri mi strana.
Ma quel pensiero di te, che tu vivi,
mi consola di tutto. O tenerezza
immensa, quasi disumana!

LOLITA

lunedì 7 settembre 2009

MEDITAZIONI SULLA VITA IN POVERTA'


Se non abbiamo la pace dentro di noi, non dobbiamo illuderci pensando che gli agi e la richezza portino la felicità.

MICHEL MONAGHAN

ENRICO BRIGNANO (MATRIMONIO PARTE 1)

CANONE INVERSO

Erich Maria Remarque

Mi alzo: sono molto contento. Vengano i mesi e gli anni, non mi prenderanno più nulla. Sono tanto solo, tanto privo di speranze che posso guardare dinanzi a me senza timore. La vita, che mi ha portato attraverso questi anni, è ancora nelle mie mani e nei miei occhi. Se io abbia saputo dominarla, non so. Ma finché dura, essa si cercherà la sua strada, vi consenta o non vi consenta quell'essere, che nel mio interno dice "io".

FUNERAL PARTY

EVEN FLOW by PEARL JAM

domenica 6 settembre 2009

ZETA


Come tutti sappiamo il comportamento sociale assolutamente più importante è quello sessuale (eh,eh, eh). E' scontato (?) quali siano i motivi per ritenere tanto importante questo campo.
Perciò ho deciso di affrontare l'argomento in modo estremamente diretto e semplice.

Sia gli uomini di sesso maschile che le donne di sesso femminile subiscono un processo di gametogenesi. Poi ogni singolo cromosomo contenuto in ogni gamete maschile si appaia con ogni singolo cromosomo contenuto in ogni gamete femminile.
Praticamente la scienza del comportamento umano salta a piè pari i preliminari e non solo! Infatti quà siamo già nella fase della fecondazione.

E i preliminari? e lo sgnaccolio? le molle arrugginite dei materassi ortopedici? E la pulizia interdentale effettuata con strumenti non idonei e nemmeno certificati?
E il petto gonfio del Tacchino? e la delusione della Gallina? Certo che un tacchino e una gallina... va be, ora mi sono perso, torniamo a noi: dicevo che dopo che i gameti (o giù, ve lo dico: sono lo sperma maschile e l'ovulo femminile, praticamente vien fuori un uovo al tegamino) si sono uniti c'è un cromosoma che decide il sesso del povero cristo che verrà alla luce (se non ci sono problemi tecnici all'ospedale). Ci sono due tipi di cromosomi sessuali: i cromosomi X e i cromosomi Y.
Le donne hanno all'interno del proprio gamete sempre due cromosomi X, noi - eterni indecisi - uno X e un altro Y. Dunque quando si arriva alla fase dell'eiaculazione (beati loro!) si scatena una corsa spasmodica per l'acalappiamento del cromosoma X della donna, che ripeto può essere solo e soltanto X. Se la gara la vince il cromosoma maschio X viene fuori un bel pareggione e la vostra prole nascerà con il Tesoro dell'Isola. Se invece trionfa il cromosoma Y (ma è dura) la vostra prole nascerà con le noci brasiliane. Questo sempre che l'eiaculazione non avvenga invece davanti ad un film hard e voi siate da soli: in questo caso o X o Y, manca proprio l'asse delle coordinate. Ma insomma! X, Y, XX, XY, YX: che casino! secondo me ogni tanto succede anche qualche mutazione strana, cioè... voglio dire... nzomma.... Oh! io vorrei vedere per benino che succede in quell'ovulo perchè le donne sono notoriamente ingorde e ci sta che qualche volta il povero Y si trovi davanti a due o tre X, tripo X, un segno una garanzia. E allora che fa? Esce un attimo fuori dall'habitat e chiama qualche amico ritardatario: "Silvano, Beppe, PierSilvio! venite a darmi una mano! bada che lavoro. Aspetta, ci ho ripensato: PierSilvio, te no! fuori, un tu mi garbi tanto. Te!, si Te!, gnamo! vieni dentro (ops..., non volevo). Insomma un gran casino! un lavoro, un via vai di X e Y così confuso che alla fine è scontato che venga fuori anche qualche Z.

PIU' BELLA


E lascia la luna
e guarda per terra
ci sarà da mangiare
ci sarà da lavorare

ma tutto quello che m'importa
è sentirti sulla sella
è l'eleganza che ti fa bella.

e non voglio ricordare
il gioco del buffone
ne l'occhio nascosto
d'istinto o d'intenzione?.

Ma tu che mi sorridi
è come una mantella
che mi copre e ti fa più bella.

Io voglio riposare,
lo sai non so cantare
ma è meglio rilasciare
c'è luce e temporale

e così succederà
che nel sonno svanirà
anche il numero stanco
della mia età

RISOTTO CON SCAMPI E FIORI DI ZUCCA


Ingredienti per 10 persone
riso Carnaroli 700 gr
code di scampi con guscio 600 gr
fiori di zucca 250 gr
burro freddo 100 gr tagliati a cubetti
olio extravergine di oliva 100 gr
vino bianco secco 100 gr
sale qb
pepe nero qb
aglio 2 spicchi tritati
cipolla mezza


Bisque di scampi:

porri 70 gr
sedano 70 gr
cipolla 70 gr
pomodori ramati 100 gr
vino bianco secco 50 gr
timo 10 gr
peperoncino 1
carapaci di scampi qb
sale qb
acqua qb


Procedimento
1. Pulire le code di scampi e lavare accuratamente.
Preparare la bisque.

In un tegame capiente rosolare la mirepoix (porro, sedano, cipolla tagliati grossolanamente), aggiungere i carapaci, il peperoncino, il timo, svaporare con il vino bianco, i pomodori ramati e coprire d'acqua.
2. Rosolare la cipolla e l'aglio tritati finemente, aggiungere le codine di scampi.
3. Aggiungere il riso e fare tostare.
4. Una volta tostato il riso aggiungere poco per volta la bisque filtrata.
Bagnare con il vino bianco, lasciare evaporare e continuare la cottura con la bisque.

5. Scottare in padella con l'olio d'oliva i fiori di zucca .
6. Aggiungerli al risotto.

Mantecare il risotto con il burro freddo e l'olio d'oliva tenendolo piuttosto al dente.

E' possibile presentare questo risotto all'interno di una cialda di Parmigiano e decorato con uno scampo bollito per due minuti.

UN GIORNO SUCCEDERA' CHE LO FARAI DA SOLA


Su,
adesso andiamo a letto.
Un giorno succederà che lo farai da sola
e non sarà un giorno così fortunato,
come quando imparerai a guidare l'auto.

Fra il triciclo ed una Fiat cinquecento
c'è una ruota di differenza
e tanta pulizia nella chiara degli occhi.

Non perdere la libertà,
Vittoria.
Fa' si che tu possa anche essere priva
di Yves St. Laurent
ma mai dalla lentezza dei movimenti
degli astri.

Abbassa l'aria condizionata
e soffoca di caldo.
Fai le scale a piedi
e continua a darti i baci sulle braccia,
come nonna.


Cerca la Giraffa
e lascia stare l'ilarità
ed il senso del ridicolo
che t'accompagneranno.
Rimani pure sola
come quando da piccola
facevi dietro alla lavagna
per il disegno.

TU LO FARAI


Dev'essere d'un asteroide
la forma di questa buca oscura
dove siamo,
amico mio.

Solo tu distrai il silenzio
con il gorgoglio del tuo sangue.
Il rantolo sfigura la tua vita
ed il mio sguardo attonito.

Senti i fischi
delle parabole sopra di noi,
senti le urla
degli intestini fuori dai ventri.
Senti l'odore della terra
fradicia e sommersa.

Non uscirò più da questo posto,
amico mio.
Almeno tu, adesso
lo farai.

martedì 1 settembre 2009

OGGI

Oggi vorrei morire.
Non perchè sia successo niente di che, ne ci siano motivi scatenanti particolari. Tutto intorno a me va più o meno bene.
Non ho voglia di dilungarmi nell'elencare i fattori per cui posso ritenermi una persona fortunata, non avrebbe senso perchè sarebbe un'ovvietà. E' che in fondo mi sento tradito da me stesso. Io mi vorrei uccidere perchè in fondo ripugno le mie debolezze. Volgarmente direi che mi faccio schifo. E non è il mio un giudizio morale o etico su circostanze particolari o su atteggiamenti specifici. No, è che dentro me c'è qualcosa che mi condanna e lo fa perchè m'accusa di altro tradimento verso la mia essenza.
La mia essenza. Niente è più importante di quella, nemmeno la mia vita stessa. E allora vorrei morire, perchè in fondo me lo merito

INDIETRO

Quando aprì gli occhi al sole, rimase meravigliato. Cerco con lo sguardo le cose e trovò il volo aereo del polline e il meraviglioso sollevarsi crema della polvere. Vide l'eleganza del temporale spostare la pioggia sottile verso l'oscurità settembrina dei tetti di Corfù. Spogliò la pendenza della strada bianca. Sù, quando vide liberarsi lo spazio allagò di mare la propria vista. E sorrise al suo sollevarsi corvino e ricciolo. Fu leggero, chiaro e silente il pianto del bambino. Si mise seduto e tirò su col naso, muco ed aria frizzante: la felicità gli impediva di vedere la lenta via delle vele. Ma non perse coraggio e non fu così vile da continuare il proprio cammino. Per questo voltò le spalle al tutto e bianco, su i piccoli piedi nudi, decise di tornarsene indietro. Al buio, da mamma.

SONO UNA DELUSIONE PROFONDA


Sono la goccia che cade,
sono il suo tempo.

Scendo dall'azzurro
nell'azzurro assoluto.

Aspetto impaziente l'attimo
del contatto con l'acqua,
per tornare ad essere acqua,
ed ancora vapore.

Voglio lasciare
per tornare alla verità,
per liberare l'attaccamento.

Sono una delusione profonda.