sabato 27 marzo 2010

L'INDIFFERENZA


Sto seduto al ristorante, solo. Quà è uno dei pochi posti dove posso avere la libertà di guardare in pace le persone, come quando appoggiato al muro aspetto che mia moglie esca da un negozio di scarpe e borse.
Se ne vanno pure i pensieri in questi momenti, anche quelli che tornano a tormentarti durante il sonno. Al massimo posso sentire una musica che mi ronza nelle orecchie, quella che fa saltare lo sguardo da un viso ad un altro. Solitamente è il suono di uno xilofono. Al ristorante tutti parlano piano, per la strada tutti se ne stanno zitti, eppure c'è un gran fracasso. Mi piace vedere la diversa espressione che una persona ha quando parla da quella di una che ascolta; è improbabile vedere qualcuno che parla dandosi, così come qualcuno che lo faccia ascoltando. Universi paralleli, direi. Per strada tanti sguardi dritti invece, tutti convinti di essere osservati: solo qualche donna si distrae per dare un'occhiata ad una sua simile. Per via sempre di un paio di scarpe.
Mi sembra ci sia tanta solitudine... ma non è questo che mi sorprende. E' lo stupore per la natura di questo sentimento , non più determinato dalla disperazione o da un indole introverso; no, è qualcosa di malefico, qualcosa che insorge dal peggiore istinto dell'uomo: l'indifferenza.

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