domenica 19 dicembre 2010

INTERVISTA A STEFANIA SANDRELLI


Il suo primo film, “Christine” (Produzione Cinema11 e Diva in collaborazione con Rai Cinema), parla di un personaggio poco conosciuto, Cristina da Pizzano, una scrittrice vissuta in epoca medievale. Cosa l’ha spinta ad intraprendere questa avventura?
«Brava, ci hai preso in pieno! Si è trattato proprio di un’avventura. Ed è stato bellissimo realizzare un piccolo film che sicuramente è riuscito bene! Un po’ di tempo fa, in occasione del Natale, mi trovavo in via Cola di Rienzo, a Roma, per comprare qualche libro. Guardando tra gli scaffali, vidi una miniatura raffigurante una donna che mi colpì per il suo abbigliamento, semplice ed essenziale. Presi il libro e mi piacque talmente tanto ciò che lessi che, per 5 anni, ho rimuginato. Dopo averne misteriosamente perso le tracce, l’ho ritrovato ed ho sottoposto la mia idea a persone esperte che stimo e tutti mi hanno detto che c’erano le basi per raccontare una storia con una sua validità».

La scelta di un personaggio femminile forte: un interesse frequente nella sua carriera.
«Sono donna, ho sempre rappresentato le donne nel mio lavoro. è un mondo che mi appartiene e mi piace rappresentarlo. Ho anche una figlia femmina (Amanda avuta da Gino Paoli – ndr), oltre ad avere un maschio (Vito, nato dal matrimonio con Nicky Pende - ndr). Le donne mi sono care ed è questa la causa maggiore per cui scelgo questi personaggi».

Come regista cosa ha imparato?
«Il mio lavoro di regista è stato possibile perché in questi anni ho appreso dai grandi con i quali ho lavorato, essendo io una persona molto curiosa. Da regista ho potuto imbastire una storia che mi ha fatto capire da dove veniamo noi donne, da dove comincia quel percorso che ci ha portato alla consapevolezza, in un periodo buio come poteva essere il Medioevo in cui tutto era negato».

E oggi, come è la condizione delle donne?
«Qualcosa è cambiato rispetto al Medioevo! Ma penso che alla donna non sia dato il rispetto che è loro dovuto. Non è un periodo semplice. E basta ascoltare la tv e guardarsi intorno per rendersene conto».

Protagonista del film sua figlia Amanda.
«Ora che abbiamo ultimato il lavoro, lo posso dire: mia figlia è stata una creatura straordinaria, è stata paziente, sensibile, oltre ad essere una brava attrice!».

Prima di intraprendere la carriera cinematografica, cosa pensava di fare da grande?
«(Ride divertita – ndr). Studiavo ballo e volevo dedicarmi alla danza classica. Ero una pazza, lo so. Ho studiato 7 anni, mi piaceva moltissimo, ma poi il cinema mi ha rapita, per fortuna! Devo dire che anche ora mi piace ballare, anche se ho poche possibilità di farlo: c’è un tempo per tutto. Ma ho ballato tanto nella mia vita…».

I suoi genitori, Otello e Florida, cosa hanno detto?
«Mio padre voleva che diventassi attrice! Lui morì quando avevo 8 anni e da quel momento tutti i fratelli dei miei genitori sono diventati come dei padri per me. La maggior parte di loro, però, non voleva che facessi cinema. è stata mia madre a dire “sì”!».

Il suo primo provino?
«Dopo aver ottenuto il permesso dalla famiglia, venni a Roma accompagnata da mio fratello Sergio per il provino del film “Divorzio all’italiana”. Fu tutto molto semplice: Germi, il regista, mi fece stare di spalle rispetto alla macchina da presa, poi mi chiamò per nome e poi mi chiamò con il nome del personaggio».

Ha lavorato con grandi personalità del cinema: cosa porta dentro di sé?
«Tutte le persone con cui ho lavorato mi hanno preso per mano e mi hanno fatto fare una bella corsa, un bel salto in avanti. Devo dire che questi grandi hanno una cosa in comune che mi ha sempre colpito: sono stati e sono persone che, pur essendo maschi, a cui piacciono anche molto le donne (!), hanno tutti una personalità femminile».

Ha ricevuto innumerevoli premi e riconoscimenti nel corso della sua carriera: cosa le ha dato e cosa le ha tolto la popolarità?
«Ho sempre intuito il pericolo che c’è dietro le medaglie e la popolarità: dietro la ‘positività’ ci può essere una trappola, essendo io una bella ragazza. Ero consapevole del mio aspetto fisico, anche se non mi sono mai trovata bella tour court. Comunque, proprio per questo, ci potevano essere delle insidie. Perciò, ho basato tutto sulle scelte, ponderate ma mai studiate a tavolino. Ragionate, ma poi determinate dalla passione. Non si può pensare che uno faccia un lavoro così particolare e pazzo, per avere un divano più bello dell’altro. Non ci sono soldi che tengono. Il cinema è fatto di amore».

Quando nel 2005 le è stato consegnato il Leone d’Oro alla carriera, il riconoscimento è stato accompagnato da queste parole: “Moderna e modernista, Stefania è il cinema italiano”: lei come si considera?
«Un giorno un giornalista mi ha definito “il termometro del cinema italiano”. E penso che questa cosa calzi a pennello rispetto al mio percorso. Ho lavorato con tanti attori e registi straordinari e penso che quello dell’attore non è solo un hobby, ma è un duro lavoro: le persone che resistono negli anni sono degli eroi!».

Il cinema italiano di cosa ha bisogno?
«Di produttori! Lo dico da attrice e da regista. Penso che uno degli ultimi grandi produttori, a parte quelli che hanno collaborato con me, sia stato Franco Cristaldi: lui era il padre di un film, se ne faceva carico, lo progettava, lo difendeva. Il parametro di un film non è solo il dio soldo. E per quanto riguarda noi autori dovremmo celebrare meno noi stessi, guardare oltre il nostro naso e mettere in scena bei lavori».

Altri progetti come regista?
«Per ora mi fermo! Per realizzare “Christine” avevo un piccolo budget derivato in parte da un finanziamento pubblico, in parte da piccoli finanziatori e poi da Rai Cinema. E, ci tengo a dirlo, io non ho preso un soldo da questo progetto. Ho goduto molto, ma anche faticato un bel po’! Ora mi riposo».

La vedremo in tv?
«Non comparire in tv è quasi un lusso! Per come è la televisione adesso, sono contenta di non esserci. Penso che abbia toccato il fondo. Tranne poche trasmissioni. Spero di partecipare ad un buon progetto»

Che ruolo ha la famiglia nella sua vita?
«Io sono una persona libera, sia rispetto alla mia famiglia d’origine che in quelle che ho creato. Nella libertà, tuttavia, i legami familiari hanno un ruolo preponderante. Io ho il pregio - che mi autoriconosco – di non lamentarmi mai, ma dico sempre bonariamente che sono l’ultima ruota del carro in famiglia, nel senso che non riuscirei mai a star bene se so che qualcuno a me legato non sta bene. Siamo incatenati nel bene e nel male alla famiglia. Ci vuole molta responsabilità per mantenere questa libertà e un grande affetto».

Le sue passioni sono la famiglia, il cinema e il vino, tanto da produrne uno, Acino D’Oro, un Chianti Classico Docg.
«Io, Giovanni (Soldati, regista e suo compagno – ndr) e Sandro Bottega produciamo da 15 anni un rosso che è nato, parafrasando la canzone di Gino Paoli, tra quattro amici al bar. Stavo girando in Toscana il film “Io ballo da sola” di Bertolucci, ed una sera, davanti al fuoco di un camino, bevendo del vino, ci siamo guardati e abbiamo pensato di farlo. È una cosa nata dall’amicizia. È un vino generoso».

Cosa non manca mai sul suo comodino?
«Sul mio comodino non manca mai una lampadina, una lucetta che amo, che mi assomigli, che sia semplice, che stia bene, che non si rompa, che possa durare. Mi piacciono le cose che durano, non quelle che si rompono».

Di che colore è Stefania?
«Penso ad un rosso bordeaux»

Che tipo di donna è?
«Sono due donne in una – in realtà sono tante donne - con la testa per aria e i piedi ben piantati per terra!».

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