domenica 19 dicembre 2010

LA SINTESI DELLA BOTTIGLIA


Ero una bottiglia piena.
Quando sono stata messa sul tavolo lo ero fino all'orlo e sentivo in capo il solletico del tappo a corona.
Sentii uno strappo metallico e una filettatura dura slabbrarmi leggermente; un lungo brivido sul collo.
Avevo perso la mia protezione verso il mondo esterno; sentivo un ribollire violento e continuo salire dal fondo verso lo stretto finale.
Così sono rimasta per anni su questo tavolo, riscaldata dal tepore della finestra che ho davanti; protetta dalle ombre lente degli inverni.
Un continuo abbassarsi di serranda.
Un continuo alzarsi di serranda.
Così i giorni e le settimane. E così via.

Il tempo non sembra avere scalfito la mia veste spessa e verde.
Ma nel momento in cui sento troppi rumori intorno a me, nell'attimo che mi attraversa di facce nuove, poco conosciute e giovani, ora mi guardo dentro.
E di tutto il liquido che riempiva i miei vuoti di passione e brio non è rimasto che poche gocce.
Sono tre o quattro. E sono quelle che rimangono, quelle che sono lì non si sa bene perchè, che al fine sono state distillate.
Le guardo giù in fondo e mi accorgo di conoscerle da sempre, attaccate da una vita alla mia pancia di vetro. Mi accorgo di averle sentite nascere, so che mi hanno cambiato la vita, sono davvero la sintesi della bottiglia.

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