domenica 16 agosto 2009

IL SOFISMO DI MOANA.

Eccomi a parlare dei sofisti. Finalmente! Sarà contenta la mi' mamma che li rammenta sempre.... La prima cosa che mi viene in mente del sofismo è che era a pagamento: una specie di CEPU avanti cristo, gli avi del professore Manetti, che d'estate, prima guardava me, poi il quaderno con le equazioni di secondo grado e poi sospirava: "ma figliolo, su... sei proprio duro, eh?". Il Professor Manetti! Ha dato ripetizioni a tutta la Val di Pesa: quand'è morto tutti abbiamo ripensato alla sua scrittura mimetica e al suo studio, soggezione allo stato puro. Sì, i sofisti, a differenza dei filosofi cosìdetti tradizionali, emettevano fattura relativa: nr. 1 lezione di retorica Dracme 500; nr. 1 lezione di morale Dracme 200; Totale Imponibile = 700 Dracme, esente IVA articolo 1 (Lezione a nero): Bene, da questo punto di vista centinaia di anni non hanno cambiato la situazione. Per informazione (sopratutto per mamma), elenco chi erano i sofisti più importanti: Protagora, Gorgia (detto il PAPPA), Prodico e Ippia. E anche quelli meno importanti: Crizia, Trasimaco, Licofrone, Callicle, Antifonte, Menone (L'inventore della sega) e Alcidamante (filosofo birbante). D'altra parte i sofisti furono quelli che di fatto costituirono per primi un'idea di formazione strutturata, di educazione del singolo individuo. E naturalmente in cambio della prestazione presentavano la marchetta. Per cui Socrate inveì contro di essi definendoli "prostituti di cultura". Moana subito aderì al movimento e Menone dopo un lungo periodo di sacrificio morì di "crepacuore".
"L'uomo è misura di tutte le cose: di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono"; questa la famosa frase di Protagora che in sostanza voleva dire: verità certa non c'è, ognuno di noi vede le cose a proprio modo e differentemente secondo il tempo in cui la vive. Tutto può e non può essere. Se diamo la stessa bistecca ad un affamato e ad un sazio, state tranquilli che le risposte sul gusto della carne saranno diverse. E allora, dove sta la verità? Secondo me dipende dal sale grosso, ma questa è una mia divagazione che non c'entra niente. I sofisti vendevano l'arte d'un primitivo arrivismo, quello che serviva alla aristocrazia per farsi valere nei tribunali e negli ambienti nobili in cui vivevano. La retorica era l'arma potente da usare per potere sovrastare l'avversario: insomma, la chiacchiera. E anche qui i tempi hanno mica cambiato molto! Sugli aspetti morali invece ci arrampicava un po' sugli specchi, chi in modo elegante (Protagora), chi in maniera spudorata (Gorgia).Il Pappa infatti deduceva che siccome la verità non è altro che nulla, la morale doveva essere guidata dalla reazione individuale alla situazione che gli si parava davanti: la famosa MORALE SITUAZIONISTICA. Secondo questa logica se io domani, di fronte ad una richiesta illogica del mio datore di lavoro, reagissi aprendomi la patta dei pantaloni tirando giù il fuoriuscito, non ci sarebbe nulla da dire. Nzomma, sti sofisti mi parevano parecchio dei professorini.

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