sabato 29 gennaio 2011

DARIA BIGNARDI


Daria Bignardi ha fatto uscire un libro sul dolore dell’orfano adulto, scritto dopo la morte della madre “Non vi lascerò orfani”

In copertina hai messo tre mele?

“Tre è un bel numero , verticale. Le mele potrebbero essere i miei genitori e mia sorella Donatella . O Luca (Sofri , il marito ndb) e i bambini. Siamo ed eravamo in quattro : ci sono sempre altri tre in famiglia , oltre a me. Questo libro , anche se racconta una scomparsa , parla della vita. Scrivendolo, ho capito più che mai quanto il rapporto coi miei, benché faticoso e difficile, fosse di grande amore. E quanto alla vita , anche quando si sbaglia, sia sempre meglio meglio dare che non dare , fare che non fare. Mia madre sbagliava molto ma, a modo suo, c’era sempre”

Avresti voluto capirlo prima?

“L’ho sempre saputo. Dal conflitto , per me è sempre nato qualcosa di buono. L’importante è litigare con rispetto : io alla mamma sono sempre devota . Non mi ha tanto aiutato , casomai contestato, ma il suo continuo tentare di opporsi alle mie scelte mi ha reso reattiva. Non voleva che viaggiassi perché stava in ansia? E io giravo il mondo. Oggi che potrei partire senza stress , non mi muovo più di casa”

No tutti reggono bene i conflitti: bisognerebbe avere il carattere per sostenerli?

“Il carattere un po’ c’è , un po’ si costruisce. Io sembro una persona distaccata , ma mi emoziono moltissimo. E nelle relazioni con gli altri , semisconosciuti compresi , soffro e mi metto in gioco. Sono infantile , vorrei che tutti mi volessero bene . Soprattutto , che mi dessero sempre ragione. Anche per questo , dopo l’esame di maturità , avrei voluto andare a studiare lontano dai miei. Poi mio padre si ammalò e cominciò un periodo difficile”

A causa del rapporto con tua madre?

“Sono figlia di anziani : mio padre era del ‘14 , mia madre del ‘23. Quando ero adolescente , a causa della menopausa , l’ansia ossessiva della mamma si aggravò. La sua prima vittima era papà , poi è toccato a me, in quanto figlia più piccola , avuta tardi , un incidente. Mi diceva sempre che aveva pianto tantissimo quando aveva scoperto di aspettarmi”

Sono sono che si possono dire a un figlio?

“A casa nostra era normale dire le cose schiettamente , belle o brutte che fossero, specialmente brutte perché eravamo tutti ipercritici e verbalmente incontinenti. Però eravamo anche autoironici , e ci prendevamo continuamente in giro. Mia madre con le sue ansie mi ha massacrata , ma credo di esser cresciuta con un po’ di senso dell’umorismo. Per esempio , è un dato di fatto che i nostri genitori fossero molto più belli di me e mia sorella : alti , longilinei , lui con gli occhi azzurri , lei con un gran seno e le gambe lunghe. La mamma ci ha sempre detto simpaticamente , con il suo accento emiliano “ Proprio non capisco come da due come noi possiate essere venute fuori voi due”.Eravamo piccoline, minute , neanche l’ombra delle sue forme e del suo portamento”

Scrivi anche che ti chiamava besctia. Ed egoiscta.

“Tutti i Bignardi lo erano , per lei. I Bianchi invece – ovvero la sua famiglia , dalla quale secondo lei mia sorella Donatella aveva preso di più – erano i buoni d’animo ; divideva le persone in queste due categorie. La mamma era molto umana , troppo umana, viscerale , irruente , eccessiva. Pretendeva il mio amore, e pretendeva di rovesciarmi addosso il suo , anche quando il suo modo di esprimerlo era lo stare in pensiero. Tutta la vita, ogni mia scelta, quelle più importanti – vivere a Milano , fare la giornalista free lance, sposarmi due volte- ma anche le più piccole decisioni , che lei giudicava sempre incoscienti , le gettavano nell’ansia più nera”

Eppure sarà stata fiera dei tuoi successi

“Lo era , ma quello è venuto molto più tardi. E comunque criticava sempre , per esempio non le piaceva mai come mi vestivo , diceva che non mi davo mai un po’ di tono , che dovevo smettere di mettermi la divisa , e aveva anche ragione. Deprecava il fatto che alle Invasioni barbariche discutessi animatamente coi miei ospiti diceva “ Non sta bene”. Avrebbe preferito , e si può capire, che fossi rimasta a Ferrara e avessi fatto la professoressa come mia sorella. Per reazione , ho passato buona parte della mia vita senza più pensare ai miei primi 20 anni , e senza tornare quasi mai nei miei luoghi d’infanzia . Scrivere il libro ha avuto anche l’effetto positivo di farmi ricordare l’allegria che ci circondava, l’allegria di una famiglia emiliana con pochi mezzi e grandi tradizioni , che si voleva bene e si godeva le piccole cose della vita. Da quando sono andata via di casa, la mia vita è stata più complicata , sempre di corsa, e finisce che tendi ad avere una visione del tuo passato più malinconica di quello che è stato realmente”

Da donna di sinistra , ti ha mai pesato il fatto di avere genitori monarchici , di destra?

“No, perché erano simpatici , aperti, per niente bigotti. E poi credo fossero diventati monarchici , soprattutto per reazioni ai loro padri , entrambi accaniti repubblicani . Mio nonno Oliviero scriveva sulla Voce repubblicana , e mio nonno Dante ha voluto l’edera sulla sua tomba”

Hai capito , riscostruendo la sua vita, che cosa potrebbe aver originato l’ansia patologica di tua madre?

“Mi ha colpito scoprire che, da ragazza, era stata una persona diversa . Ho trovato lettere di sue compagne del liceo che la descrivono, oltre che molto molto bella, solare e simpaticissima. Poi , a 19 anni, aveva perso sua madre. E dopo aver sposato mio padre – Ludovico Bignardi , il figlio del veterinario di Castel S.Pietro – si era trasferita da Bologna a Ferrara. Da studentessa di Lingue , insuperabile latinista, aveva rinunciato a laurearsi a causa di alcune incomprensioni con Carlo Bo, il professore che la doveva seguire nella tesi. Con la nascita di mia sorella , il lavoro da maestra elementare a Ferrara dove non aveva parenti, la sua vita aveva finito per essere soffocata dalle incombenze domestiche , per le quali non era affatto portata , come non lo sono io: diceva sempre di essere schiava della famiglia , e la mia nascita dev’essere stata il colpo di grazia per lei. da solare era diventata ansiosa, pessimista , sempre nervosa”

Tuo padre non era presente in casa?

“Mio padre era buono , ma la sua priorità no era certo la famiglia. Era un uomo di inizio secolo , e si era fatto dieci anni di guerre. Galante con le signore , viaggiatore, edonista , era sempre in giro per lavoro con la sua Millecinque carica di mangimi puzzolenti e lo stesso vestito stazzonato - “Devo star commodo , devo andare nelle stalle”, diceva , mentre mia madre rivendicava orgogliosamente “Ho un quarto di sangue nobile, io”. Nel tempo libero il babbo si dedicava ai suoi mille svaghi : la caccia in Jugoslavia, le Terme di Montecatini , le cene del mercoledì sera con gli amici. Alla famiglia , anche economicamente, pensava mia madre, col suo modesto stipendio di maestra . La vita di una donna è sempre più difficile di quella di un uomo . Lo è ancora oggi , figuriamoci negli Anni Sessanta”



Tu però sei una donna in carriera , oltre che madre di famiglia?

“In carriera, non direi. E comunque faccio una fatica bestiale. Non so, magari ci sono donne più brave a educare i mariti , i figli , loro stesse : io non lo sono. Non so rinunciare al rapporto fisico con i bambini – accompagnarli a scuola , metterli a letto – , prendo tutto di petto , cerco di fare tutto , e se una sera a cena non c’è la verdura , per dire, non riesco a fregarmene. Il senso di colpa incombe. Il risultato è che arranco sempre. Però non mi annoio. E qualche volta sono felice”

Adesso , poi, ti sei messa anche a scrivere?

“Non l’ho programmato , è successo. Tante volte , in questi anni, me lo avevano chiesto , come capita a chi lavora in televisione , ma avevo sempre evitato. Un po’ per insicurezza e un po’ per umiltà , visto che ho il mito della letteratura. Sotto sotto ambivo scrivere un libro vero, non un libro da celebrity. Storie da raccontare ne avevo , e anche uno sguardo interiore allenato alla scrittura. Quando mi sono lasciat a andare ho capito che l’avevo sempre desiderato , e mi sono ricordata del romanzo che avevo scritto a otto anni , l’avevo intitolato Le illusioni perdute : la storia di due fidanzati che si incontravano a Londra per lasciarsi. Per anni è rimasto nel cassetto di mia madre , per poi per fortuna è scomparso . Doveva essere straziante”

Dopo Non vi lascerò orfani , ce ne saranno altri?

“Mi piacerebbe. I dieci mesi che ho passato a scriverlo sono stati un’esperienza esaltante , oltre che catartica. Ora capisco gli scrittori quando dicono che “Una volta che racconti una storia , poi non è più tua ma di tutti”. Per me è stato così. Qualcuno mi ha detto che è stato un atto d’amore verso mia madre. Vero, ma la sua vita è anche la vita di tante donne della provincia italiana degli anni Sessanta. E mi fanno piacere quelli che mi dicono di essersi divertiti , oltre che riconosciuti e magari commossi”

Potresti lasciare la televisione e fare solo la scrittrice?

“Chi lo sa . La televisione mi piace anche se, invecchiando, faccio sempre più fatica. Proprio fatica fisica”

Dopo la7 sei passata a Raidue con l’Era Glaciale . In che cosa è diverso dalla Invasioni barbariche?

“E’ simile , ma più corto e asciutto, invece di tre ore , non più di un’ora e mezzo. Il linguaggio è quello delle interviste , diversi i filmati. Inizialmente volevo chiamarlo La Bestia , perché mia madre aveva ragione , in fondo quello mi sento : nei faccia a faccia , bene o male, che io voglia o no , la zampata prima o poi salta fuori. Non posso farci niente : è la mia natura”

Rai due è il canale della Lega e del centrodestra . Date le tue idee politiche , non avresti preferito Raitre?

“Raitre mi piace, ma trovo Raidue più barbaramente adatta a me e al mio gruppo. E poi queste distinzioni politiche sembrano anacronistiche”

Non si direbbe : Maurizio Gasparri ha accusato Marano di aver ingaggiato troppi volti di sinistra. E , oltre a quelli di Santoro, faceva proprio il tuo nome

“Non commento le affermazioni di Gasparri : non tutti si meritano il conflitto. Lo vedi anche nelle mie interviste : se sorrido troppo , se sono troppo gentile , vuol dire che chi ho davanti non mi sta interessando veramente

IL PEGGIOR FILM DELL'ANNO: SKYLINE

AUSENCIAS - ASTOR PIAZZOLLA

CROQUE MONSIEUR


Il Croque monsieur, è una preparazione tipica francese consistente in un sandwich (o toast) contenente prosciutto cotto e formaggio groviera grattugiato (stile julienne), che viene gratinato e servito caldo. Il croque monsieur, può anche essere preparato con del pane raffermo, che viene spesso intinto nell’uovo sbattuto prima di essere cotto; del croque monsieur, esistono una miriade di varianti e noi ve ne proproniamo una semplice ma molto gustosa.

Ingredienti:
Groviera grattugiato 200 gr
Pane
pancarrè 8 fette
Prosciutto cotto 4 fette (circa 60 gr)
Besciamella 350 gr circa


■ Preparazione:

Per ottenere dei Croque monsieur, per prima cosa preparate la besciamella e grattugiate il groviera (tipo julienne).
Adagiate 4 fette di pancarrè su di un piano e spalmate un cucchiaio di besciamella su ognuna di esse; adagiate poi sopra la besciamella, una fetta di prosciutto cotto che ricoprirete con del groviera grattugiato.

Coprite ogni fetta con l’altro pancarrè, che spalmerete con un cucchiaio di besciamella e ricoprirete con del groviera grattugiato; ponete i 4 sandwich così ottenuti sotto al grill del forno per circa 3-4 minuti, fino allo sciogliersi e al dorarsi del formaggio.
Servite i croque monsieur immediatamente.

■ Consiglio
Volendo, potete evitare di preparare la besciamella e spennellare invece il pane con del latte, cospargerlo di fiocchetti di burro e procedere come nella preparazione sopra descritta.

■ Curiosita'
L’origine della parola Croque Monsieur, sembra essere sconosciuta; di questo sandwich francese, si sa che fu preparato per la prima volta in un caffè di Parigi nel 1910. Successivamente Marcel Proust ne fece menzione nel romanzo “All’ombra delle fanciulle in fiore”, pubblicato nel 1919.

D&G

TIZIANO


Le antiche società sapevano che non si poteva lasciare ai commercianti la gestione del mondo e non a caso un saggio come Confucio, sistematizzando la struttura piramidale della società cinese, relegò i mercanti al livello più basso, dopo i sapienti, i militari e i contadini.
Oggi tutte le società hanno rovesciato quella piramide e i mercanti con la loro etica, la loro estetica sono in testa a tutti.

IO E ANNIE


- Io ho un pessimo ricordo dell'università di New York: era successo che io fui sbattuto fuori il primo anno perchè copiavo gli scritti di metafisica. Sapete, stavo sbirciando nell'anima del compagno accanto a me.

SILESIUS


Dove corri? Fermati, il cielo è in te, se non lo trovi lì, non lo troverai

USAIN BOLT

MASI UMANI

Più che di scudi umani, è il caso di parlare di casi umani. Anzi di Masi umani, vista la figura da cioccolataio che si è autoinflitto il direttore della Rai libera di Bananas. Il suo repentino rinculare da “Annozero viola le regole” a un più modesto “potrebbe violare le regole”, prim’ancora che il programma avesse inizio, fa di lui un cittadino onorario dello Zimbabwe (sempreché lo Zimbabwe non abbia nulla in contrario). Era stato lui stesso, al telefono con Innocenzi (Agcom), a sua volta mobbizzato dal premier per bloccare la puntata sul caso Mills, a spiegare che B. “ha in mente una roba che non esiste: che qualcuno possa dire a Santoro ‘stasera non puoi parlare del processo Mills’. Uno può scrivergli ‘stai attento a ciò che dici’, ma non ‘non puoi fare la trasmissione’. Tu ex ante non puoi far nulla, neanche nello Zimbabwe. Tu devi prima vederla, la trasmissione… Che fai, in un paese dell’Occidente gli dici ex ante: ‘Non la puoi fare?’”.

Ma ora il Cainano è intervenuto con un bungabunga ex post su Masi, che l’altra sera ne portava tutti i segni. Del resto è tutta una catena di ex ante. Le Papi-girl premono ex ante sulla Minetti. Che preme ex ante sul premier. Che preme ex ante su chiunque gli capiti a tiro, da Masi al ministro Romani. Un trenino che non finisce mai. Conosciamo anche le parole, sempre misurate ma molto persuasive, che B. usa in questi casi (sempre dall’inchiesta di Trani): “Siete una barzelletta, non un’Authority! Vergognatevi di portare a casa i soldi! Se foste persone serie vi sareste già dimessi!”. E questi casi umani, o Romani, memori dei soldi (nostri) che portano a casa, sono pronti anzi proni a tutto, anche a esporsi a figure che farebbero vergognare una scimmia col sedere pelato.

Prendete il povero onorevole Sisto, già maltrattato dai genitori che lo battezzarono Paolo. Giovedì alle 8 della sera, dopo un’esistenza trascorsa nel più grigio anonimato, viene catapultato da Bonaiuti ad Annozero, inatteso e insalutato ospite: “Preparati, è il tuo momento”. Lui si fionda dal sarto, acciuffa un abito buono, avverte parenti e amici di guardare Santoro perché c’è anche lui, travolge i controlli al passo carraio, si precipita al trucco e quando è bello pronto per entrare in studio, impomatato e inamidato a lucido, già pregustando le due ore di notorietà che gli cambieranno la vita, ecco la ferale notizia: “Lei non può entrare, non è stato invitato”. Prova a balbettare che l’ha inviato il premier in persona. Invano gli vien fatta notare la lievissima differenza fra inviato e invitato. A quel punto, mestamente, Paolo Sisto rientra nel cono d’ombra da dove era venuto.

Ma prendete pure il leghista Brigandì, padano-messinese, avvocato di Bossi e dunque membro del Csm, che sfila dagli archivi il fascicolo personale della Boccassini con le carte top secret sul suo fidanzato del 1980, che puntualmente finiscono sul Giornale. Che s’ha da fare per campare. O prendete gli agcomici Mannoni, Martusciello, Savarese e Napoli costretti a chiedere all’Authority di censurare Annozero per aver trattato l’inchiesta Rubyconi, come fanno peraltro tutti i giornali del mondo e tutte le tv del resto del mondo.

Intanto Romani, la cui competenza sui programmi tv è pari a quella di Frattini Dry su casa Tulliani, denuncia fantomatiche “violazioni” di Annozero: “Ha trasmodato i limiti della corretta informazione” (li decide il governo) dando “ampio rilievo ad affermazioni di carattere gratuito, denigratorio e gravemente lesive della dignità e del decoro di eminenti personalità politiche, che sarebbero state proferite da soggetti coinvolti nell’attività di indagine della Magistratura requirente”. Cioè: le Papi-girls chiamano B. “brutto vecchio”, “pezzo di merda” e “culo flaccido”, o narrano i bungabunga a tassametro, e la colpa è di Annozero perché il Codice di Framarzo sui processi penali in tv lo proibirebbe. E i plastici vespiani di Cogne, Erba, Garlasco, Perugia e Avetrana? Urge nuovo Codice di Fracazzo per specificare che i soli processi di cui è vietato parlare in tv sono quelli di B. Gli unici di interesse pubblico.

MAMMA GLI CI VUOL LA FIDANZATA - ELIO E LE STORIE TESE

MEDITAZIONI SUL DOMINIO DEI DESIDERI


Chi si lascia prendere nella trappola del desiderio somiglia all'assetato che beve acqua di mare: più beve e più ha sete.

RACCOLTA DIFFERENZIATA


1) Mostra il tuo entusiasmo per la differenziata esponendo la biopattumiera in salotto
2) Se lavi a fondo ogni barattolo che butti via, tanto vale riutilizzarlo
3) Togli il saluto al vicino che non separa i rifiuti
4) Se butti più di due bottiglie di vino al giorno, hai un problema più grave di cui occuparti
5) Separare il pannolino dalla cacca è decisamente troppo

E' RARO


L'affetto mi sorprende
perchè non l'attendo.
E' raro
per me,
perchè ascolto la musica
e non guardo la ciotola.

E' raro,
per la fragilità del ramo
pronto a farsi spezzare.
Perchè sono malinconico
e antipatico.

Ma certe piccole cose
sono riso e germoglio,
felicità ed empatia.

OPS!

HIGH HOPES - PINK FLOYD

TOP TEN


Chi sono i donnaioli più incalliti? O, se volete, quali sono gli uomini al mondo che hanno avuto rapporti sessuali con più donne diverse. Ecco la top 10, con qualche sorpresa che non vi aspettereste (alcuni di questi dati sono stati tratti da un numero di Maxim di un po’ di tempo fa)

10° posto: Jack Nicholson (2.000 donne)

Nicholson ha raccontato in un’intervista: “Le donne non sono mai abbastanza per me. Ci sono stati giorni in cui me ne portavo a letto quattro per volta, ma nessuna mi ha tolto la libertà. Sono sempre stato e sarò sempre uno scapolo.” Ed in un’altra: “Ho dormito con ogni donna, ho provato ogni droga e ogni tipo di liquore”.


9° posto: Hugh Hefner (tra le 2.000 e le 5.000 donne)

Certo, essere proprietari di Playboy aiuta. Ancora oggi, a 84 anni, Hefner organizzerebbe orge una o due volte alla settimana. E non sempre solo con donne: Hefner ha più volte raccontato di avere gusti aperti.

8° posto: Julio Iglesisas (3.000 donne)

Julio Iglesias è famoso per il suo amore per le donne, e secondo lui sarebbero molte di più “3.000? Forse fino al 1976, quelle dopo non le hanno contate…”. Iglesias sottolinea di considerare il sesso fondamentale quanto il sonno od il cibo, e quando gli chiedono come mai abbia tutta questa passione spiega: “Deve essere una cosa di famiglia. In fondo mio padre era ginecologo…”. Anche se probabilmente, anche al lavoro, suo padre ne ha viste di meno…

7° posto: Ron Jeremy (4.000-5.000 donne)

Fare l’attore hard aiuta certamente a raggiungere numeri “importanti”. Del resto, Ron Jeremy è stato protagonista di circa 2.000 film a luci rosse. Ron Jeremy non è comunque esattamente quello che si definisce un “figo”, essendo basso, grasso e peloso. Quando gli viene proposto il confronto con Gene Simmons (posizione numero 6): Jeremy spiega che “È vero, tutti e due abbiamo avuto tra le 4.000 e 5.000 donne. Solo che con lui lo fanno perché gli piace, con me lo fanno perché è lavoro. E mentre lui ha sempre donne bellissime, io quando non lavoro ho donne che somigliano a Gene Simmons…”

6° posto: Gene Simmons (4.000-5.000 donne)

Frontmen della band dei Kiss, Simmons è noto per la lunghezza della sua lingua e la sua “voracità” sessuale, due cose che lo stesso Simmons racconta “vadano d’accordo”. Simmons racconta di non avere mai avuto lamentele da parte delle compagne di letto, perché “…sono sempre stato sincero. Dico le cose come stanno. Quando dico ad una ragazza che mi piace e la voglio, le dico anche che voglio sua sorella e sua madre.” E lancia un appello agli uomini: “Bisogna smettere di mentire alle donne. Alcune di loro si convincono che i miliardi di spermatozoi che produciamo siano solo per loro. Non è così. Il Vecchio Testamento dice ‘spargerai il tuo seme’”

5° posto: Charlie Sheen (5.000 donne)

Una delle mogli di Charlie Sheen, Denise Richards, ha chiesto il divorzio dopo che lui le ha sussurrato romanticamente (nelle intenzioni): “sei tra le 1.000 donne più belle con cui ho fatto sesso”. Che da parte di Sheen è un complimento vero, dato che oltre a poter contare sull’essere una star di Hollywood, con notorietà ed un bel po’ di soldi, è stato anche coinvolto in uno scandalo di prostituzione per vip (il “caso Heidi Fleiss”), dove è emerso come fosse il migliore cliente della casa d’appuntamenti.

4° posto: Umberto Billo (8.000 donne)

“E chi è Umberto Billo?”, vi starete chiedendo. Billo è una delle sorprese di questa classifica, perché non è né ricco, né famoso, o almeno non lo era al tempo delle sue migliori performance. Però ci sapeva fare. Billo infatti era un portiere di un albergo di Venezia e negli anni della sua attività ha “soddisfatto” un numero enorme di turiste (a volte anche 4 o 5 per notte), solitamente ospiti dell’albergo dove lavorava. Solo che alla fine la direzione dell’Hotel non ne poteva più del fatto che Billo passasse più tempo a fare sesso che a lavorare, e ha deciso di licenziarlo. Nonostante molte turiste siano intervenute in sua difesa. Infatti, un buon numero di turiste hanno raccontato di essere tornate nello stesso hotel più volte, solo per Umberto.

3° posto: Warren Beatty (12.000 donne)

Warren Beatty non solo ha avuto 12.000 donne, ma tra queste anche molte bellissime, e famose. Tra cui, tanto per citare qualche nome: , Brigitte Bardot, Jane Fonda, Joan Collins, Madonna , Elizabeth Taylor, Carly Simon, Faye Dunaway, Leslie Caron, Candace Bergan, Isabelle Adjani, Natalie Wood, Julie Christie.

2° posto: Wilt Chamberlain (20.000 donne)

Giocatore di basket dal 1958 al 1973 (uno dei migliori della storia), l’amico Seymour Goldberg di lui ha detto semplicemente: “Molta gente colleziona
francobolli. Wilt collezionava donne.”

1° posto: Fidel Castro (35.000 donne)

Forse il personaggio più inatteso di questa classifica è proprio quello in prima posizione: Fidel Castro. Proprio lui, il Leader Maximo avrebbe “giaciuto” con due (o anche tre) donne al giorno per decenni. E secondo alcune “leggende”, proprio l’“aiuto” che il suo ruolo gli dava nel successo con le donne sarebbero uno dei motivi per cui Fidel avrebbe mantenuto il potere a Cuba per così tanto tempo.

ABD EL KADER


“Come con arte va preparato
così con arte va bevuto”

IMBRANATO - TIZIANO FERRO

AFTERGLOW - JORGE LUIS BORGES


Sempre è commovente il tramonto
per indigente o sgargiante che sia,
ma più commovente ancora
è quel brillìo disperato e finale
che arrugginisce la pianura
quando il sole ultimo si è sprofondato.
Ci duole sostenere quella luce tesa e diversa,
quella allucinazione che impone allo spazio
l'unanime paura dell'ombra
e che cessa di colpo
quando notiamo la sua falsità,
come cessano i sogni
quando sappiamo di sognare.

SE POTESSI VIVERE DI NUOVO LA MIA VITA - JORGE LUIS BORGES


Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.

Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.

Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.

Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.

Ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.

Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.

Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.

Farei più giri in calesse,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.

Ma vedete, ho 85 anni
e so che sto morendo.

SONO COME TU MI VUOI - MINA

EFFETTI COLLATERALI - WOODY ALLEN


"Quando Allen entrò in scena, a metà degli anni '60, una società convenzionale stava cercando le sollecitazioni del non convenzionale. Lenny Bruce trovò la volgarità; Mort Sahl la politica; e Allen - esemplificando al meglio la sua epoca narcisistica - trovò se stesso. Le sconfitte di Allen nella lotta con la sua psiche sostituiscono le cadute sulla buccia di banana dei comici del muto. Le sue battute trasformano la morte in un'offerta commerciale; affrontano temi seri, ma rifiutano ogni seria conclusione. Quello che ottengono è un sentimento di declino. Per la vecchia guardia, la parodia era una tecnica; per Allen, è un giudizio sull'esistenza."

LORENZO

L'ULTIMO TEPORE DEL MIO ULTIMO POMERIGGIO


Mi sono appena seduta in poltrona, una leggera stanchezza m'ha colto. Niente di spiacevole, intendetemi, ma solo una specie di dolce languore, malinconico e rassicurante. E' il tempo che passa, ne sono sicura; basta guardarmi le mani per capirlo: magrissime, così tanto da sembrare ancora più lunghe di quello che sono; maculate da chiazze brune che con gli anni hanno conquistato terreno e colore.
Guardo verso la finestra, ma non più verso il cielo o i paesaggi; cerco solo il riflesso di quello che è stato, il ricordo di un sogno. Lo faccio perchè credo che mi basti così, anzi, probabilmente perchè non sarei più in grado di sostenere la chiara bellezza delle colline di Poggio Romita.
Federico avrebbe apprezzato ancora la lentezza congenita dei miei movimenti, e ancora di più la cura che appresto nello sfogliare le pagine di questo libro.
Non che lui amasse particolarmente "I Fratelli Karamazov" - preferiva di gran lunga altre cose di Dostoevskij - ma amava fisicamente la copia del libro che adesso mi ritrovo fra le mani. E' una copia del 1954, in carta gialla, con i caratteri così tremolanti che paiono stampanti da Gutenberg in persona; è fragile, le pagine ti chiedono estrema cautela, devono essere appena accarezzate.

Federico mi avrebbe sorriso, come sempre infantile e incendiario.

Volto pagina, la numero centoundici, e accolgo ancora un caloroso e pieno senso di pace. Sento che la mia vita sta per finire, eppure non mi sono mai sentita così forte, così sicura.

Tutto quello che ho visto scorrere durante tutti questi anni non può essere oggetto di giudizio. Ho commesso errori, anche gravi, certo; ci sono state cose più o meno buone, sì, ma in fondo è poi così importante?
Ogni cosa trova una giustificazione; tutto ha una causa. E ognuno di noi sa realmente perchè si è fatto carico di un determinato comportamento. Spesso non vogliamo indagare nel profondo di noi stessi, ma è innegabile che lo si possa fare, come è altrettanto vero che vi si trovano delle risposte.
E se così difficile ci risulta questa piccola indagine nel nostro io, è davvero così realistico cercare di tentarla con gli altri?

Io sono oramai giunta ad un età in cui non si chiede ne si pretende molto ma comprensibilmente ci si chiede cosa rimane di noi in noi. Cosa dopo questa cavalcata misteriosa e folle?

Posso solo rispondere una cosa: l'amore.

Se guardo la mia vita e ancora di più i miei errori, le cattiverie, gli egoismi, il cinismo, ma sento amore, tutto è comprensibile.

Da piccola odiavo mia madre. E sebbene fosse per motivi che allora erano forti e solidi, il tempo li ha resi instabili, friabili. Anche mia madre aveva un passato e una vita di cui io conosco poco più che niente. Non so come fosse mia madre da bambina, non so se abbia ricevuto affetto o indifferenza. Chissà cosa le è mancato, cosa di conseguenza ha cercato.
E' vero, mi ha fatto male, ha cambiato la mia vita. Ma chi non l'avrebbe fatto?
Anche mia figlia, a cui credo di avere dato tutto, ha una sua vita, fatta di un tempo diverso dal mio.
Anche mia madre mi ha dato tutto, ne sono convinta.
Per questo gli voglio bene, nonostante la mia sofferenza. Perchè l'amore sorge (perchè esso c'è in ognuno di noi) ed infine lo ha fatto anche in lei. Il cuore sacro.

Così mia figlia amava così tanto sua zia Marzia. Perchè i bambini sono simili alle persone più sensibili, a quelle che soffrono. Ma sono anche i soggetti che vivono pienamente l'amore, lo sentono pulsare e lo riconoscono a pelle, senza bisogno di parole. Come un cane sente se un uomo vuol fargli del male.
Così Federico malcelava il desiderio di andare a trovarla in clinica, per stare lì, solo per farsi sentire.

Io sto qui seduta adesso. E sarò stata anche stronza e assente, ma ero piccola allora, e tutto era fuori dalla mia comprensione. Non posso condannare il mio comportamento per questo. Non posso farlo nemmeno per gli altri.

Ma sto qui e ne parlo. E mentre le parole escono continue, scaldate dall'ombra di un sole pomeridiano, io so di amare.

E di amare non mi posso vergognare.

sabato 22 gennaio 2011

COGUARO


n.m. [pl. -i] ( zool.) puma

Dal fr. couguar, alterazione della voce indigena brasiliana coguacuara. Nota d'uso· Coguaro è un nome di genere maschile, ma vale sia per il maschio sia per la femmina: volendo indicare l’uno o l’altra si deve dire coguaro maschio o coguaro femmina. Il coguaro viene anche chiamato puma o leone americano.

WOODY


-Il professor Leon Speciman ipotizza una civiltà extraterrestre più avanzata della nostra di quindici minuti circa.

-Di tutti gli uomini famosi mai vissuti, quello che più mi sarebbe piaciuto essere è Socrate. Non tanto perchè era un grande pensatore, dato che io stesso sono noto per aver avuto delle pensate discretamente profonde, anche se le mie ruotano invariabilmente attorno a una hostess svedese e a delle manette.

SKYPE


1 Decora la tua postazione con luci e sfondo
2 Non dire "skypami"
3 Il fatto che sia gratis non vuol dire che devi chiamare ogni giorno i tuoi parenti in Canada
4 Non c'è bisogno di truccarti, ma devi vestirti. Se la chiamata è erotica fai il contrario
5 A forza di essere invisibile lo diventerai davvero: nessuno ti chiamera più

WHAT ELSE? BASTARDA!

ZINNIA


E' un genere di piante della famiglia delle Asteracee, originarie dell'America soprattutto dal Messico.

INTERVISTA A PAOLO CONTE


Tempo fa ci aveva confidato di essere stanco, privo di ispirazione.
"L'appetito vien mangiando. Sì, sono contento, mi sono divertito molto. Il sapore della musica è spagnolo. Faccio alcuni esempi di passione nascosta: le vigne in luogo arido che tuttavia sembrano quasi ammuffite poi tirano fuori il frutto, certe donne pallide che invece contengono sorprese, cose di questo tipo".

Anche vederla all'Arena fa un certo effetto. In genere lei predilige luoghi più raccolti. Come si è trovato? "Il rapporto col pubblico non è facile da decifrare, perché guardi l'oscurità, hai le luci in faccia, non vedi nessuno, devi captare nell'aria le sensazioni che ti dà la platea, la qualità dei silenzi, la reattività degli applausi. Poteva essere dispersivo, ma no, è stata una bella serata".

Nel video si nota chiaramente che lei quando il pubblico applaude dice delle cose, ma lontano dal microfono. Cos'è che dice? "Aaahh, l'ha notato, eh? Sì, effettivamente dico qualcosa, qualche volta ripeto il titolo del pezzo, come dicendo a me stesso adesso ti ho fatto Lupi spelacchiati, poi sarà Bartali, cose che improvviso tra me e me, qualcosa che non deve arrivare in platea".

La canzone che ha scritto per Celentano ce l'aveva nel cassetto? "No, lui mi ha chiamato, io ho detto vediamo. Poi mi è venuto un testo, facendo tesoro della confidenza che mi aveva fatto tanti anni fa, parlando della vita ultraterrena. Lui parla per parabole: il paradiso è un cavallo bianco che non suda mai, perché sai, se tu vai a cavallo qui in mezzo alle gambe senti il sudore del cavallo. Mi sembrava una parlata da indiano, e ho scritto una musica un po' pellerossa che non mi dispiaceva, lui è stato un po' timido nel cantarlo, un po' cupo, sembra quasi che col mio provino l'abbia influenzato. Io invece sono molto stimolato dalla sua voce".

E non le ha chiesto di andare in trasmissione? "Sì, ma non era il caso, non esageriamo".

Erano anni che non scriveva per altri. Come mai?
"Non mi va di andare in giro a proporre, e poi di dover soffrire perché ci vuole il tempo di seguire il cantante e l'arrangiatore. Ci vuole un attimo che ti tradiscano il senso. Questa volta me l'ha chiesto, c'era questa urgenza, pensi che abbiamo dovuto mandare un taxi col provino, fino a Milano".

Ma lei la televisione la guarda? "Poco, magari le partite di tennis. Ma devo dire che di robe italiane mi piace "La squadra" o "Distretto di polizia", perché trovo che nella forza pubblica noi italiani diamo il meglio, per non parlare di Montalbano. Con queste cose vai tranquillo, le fiction le seguo, però mi sono beccato anche i Carabinieri, don Matteo...".

E' vero che c'è qualcosa in ballo con gli Avion Travel? "Sì, è vero, è una storia che va avanti molto lentamente, ma dovrebbe andare in porto. E' un disco con mie canzoni cantate dagli Avion Travel".

Con la sua collaborazione? "Sì, ci consigliamo a distanza. Perché loro hanno fatto una scelta di 28 canzoni e le stanno provando tutte per vedere quelle che riescono meglio. E' bello, sì, perché ho avuto sempre ammirazione per loro e teoricamente il marriage dovrebbe funzionare".

Che ambizione può avere, o meglio, che sogni proibiti può avere un artista come lei che ha avuto grandi soddisfazioni? "Molto semplice, la voglia di andare a caccia di una canzone più bella di quella che hai scritto prima. L'inseguimento è sempre su quella pista lì".

E quando si è avvicinato alla canzone perfetta? "Di sicuro ci sono quelle che mi hanno emozionato mentre le scrivevo. Ma dopo trent'anni posso giudicarle solo a distanza e posso immaginare quelle che sono non dico più riuscite, ma più cariche, più generose".

Tra queste c'è "Genova per noi"? "E' tra queste. Quando nasce una canzone, specialmente se riuscita, ti inebria, sono momenti meravigliosi, che durano magari alcuni giorni. In quel momento sei vergine, ti stupisci di quello che sei riuscito a scrivere, e vivi di questo stupore. E' il momento più alto. Poi cantandole per anni il profumo svanisce, ma ogni tanto ritorna".

Lei ha marciato sempre da solo. E' una scelta precisa? "Sì, perché se devo sbagliare sbaglio da solo, si deve sbagliare da professionisti, mi piace controllare tutti i dettagli, mi si confonderebbero le carte in mano, potrebbe essere anche carino, ma non so...".

E se la chiamasse Mina? "No, guardi, con tutto il rispetto, ma il duetto lo escluderei proprio, io devo essere sovrano nelle mie cose".

Lei che è così attento alle parole, non si trova in difficoltà in tempi in cui la parola sembra aver perso la sua integrità? "Me ne frego, non soffro per una caduta di letterarietà nei nostri gusti. Ho sempre detto che se di poeticità bisogna parlare, bisogna concederla non solo alla parte letteraria, ma anche alla musica. La musica deve essere poetica, l'interpretazione deve essere poetica, il rapporto che si stabilisce con il pubblico deve essere poetico. Quello che disturba a scrivere, al di là della scarsa plasticità della lingua italiana, è che tante volte scrivendo nella propria lingua uno sceglie le parole che ti danno la certezza assoluta e questa certezza a volte da fastidio perché il sogno artistico è molto astratto. Certo, a volte la torta riesce bene, hai messo proprio quelle parole che non potevi scambiare con altre, in altri casi ti frenano, il discorso artistico è fatto di dubbi, suggestioni".

Ha a che fare con questo la sua passione per l'enigmistica?
"Beh, ogni volta che incontro un incrocio di parole ci sto attento. Qualche volta l'ho usata per qualche doppio senso, ma in genere scrivo prima le musiche, però magari in viaggio mi annoto parole, e qualche volta lo scatto è quello di tre o quattro parole che tra di loro funzionano e cominciano a darti un profumo".

PERSONE IN DIFFICOLTA'


“Imponenti operazioni di perquisizione contro ragazze colpevoli solo di essere state mie ospiti in alcune cene”. E ancora: “E’ assurdo soltanto pensare che io abbia pagato per avere rapporti con una donna. Di molte persone conosco la situazione di disagio e di difficoltà economica. Le ho aiutate in certe occasioni e sono orgoglioso di averlo fatto. Nessuna correlazione tra denaro e prestazioni sessuali”. Sono due frasi pronunciate dal premier Silvio Berlusconi nei videomessaggi di domenica e mercoledì. Due frasi con un obiettivo chiaro: dimostrare che le ragazze protagoniste dei festini di Arcore non sono prostitute ma, al massimo, “persone in difficoltà”.

Le 389 pagine consegnate dai pm di Milano alla Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio, però, raccontano una storia diversa. Al di là delle intercettazioni ampiamente riportate dai giornali riguardanti bunga bunga e bustarelle, le carte contengono anche le trascrizioni di altre telefonate, da cui emerge chiaramente come l’attività a pagamento delle ragazze non si limitasse ai rapporti con Arcore attraverso Lele Mora o Nicole Minetti.

Ma il fatto che molte delle ragazze dei festini di Arcore fossero di fatto delle prostitute non può sorprendere Berlusconi. E soprattutto non possono dirsi sorpresi Emilio Fede e Nicole Minetti, che il 26 settembre scorso, al telefono, parlavano delle gemelline De Vivo che a loro dire pretendono troppo. Nella telefonata il giornalista e il consigliere regionale discutono la questione in modo piuttosto esplicito.

Emilio Fede: Quale la… la gemellina?

Nicole Minetti: Con tutta la pazienza sulla faccia della… si

Emilio Fede: La gemellina gli fa: “senti mi devi fare un favore guarda io sono stanca, perché mi portano sempre, non è la prima volta, io non so perché mi fanno questa guerra, io avevo scelto un appartamento, adesso me lo tolgono perché lo danno a Maristella, mentre invece io devo andare in uno più piccolo”… pensa questi che fanno la fa.. facevano la fame…

Nicole Minetti: Ma ti rendi conto?

Emilio Fede: la fame!!

Nicole Minetti: Si, si da Napoli, certo!

Emilio Fede: Pompini a 300 Euro, pompini a 300 Euro.. (le voci si sovrappongono)

Nicole Minetti: Si si, bravo esatto…

Emilio Fede:.. Anche meno!!

Nicole Minetti: Esatto! Dovrebbero ringraziare dove, dove passa

Emilio Fede: Tutt’e due facevano notte con qualcuno per 300 Euro

HAKA

MEDITAZIONE SUL DOMINIO DEI DESIDERI


Il desiderio ha per scopo la soddisfazione. Se esso ci domina e ci induce a volere sempre di più, questo scopo non viene mai raggiunto e invece di trovare la felicità troviamo la sofferenza.

ASTOR PIAZZOLLA - INVIERNO PORTENO

TIZIANO


La gente usciva dal tempio e fra la folla c'era uno come me, un bell'uomo indiano coi baffi, avvocato, ingegnere, con una grande collana di fiori arancioni appesa al collo, che ci passò accanto mormorando un qualche mantra. Ma con un sorriso, un sorriso così sereno, così beato... "quello sa qualcosa che noi non sappiamo". I miei anni seguenti sono stati dedicati a scoprire cosa sapeva quel tale.

JIDDU KRISHNAMURTI


Ciascuno di noi ha un'immagine di quello che crediamo di essere o di quello che dovremmo essere, e quella immagine, quel ritratto, ci impedisce nel modo più assoluto di vedere come realmente siamo.

TOTO, PEPPINO... E LA MALAFEMMINA


Totò, con Peppino, si rivolge a un vigile in piazza Duomo a Milano:
- Dunque, noi vogliamo sapere: per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare? Sa, è una semplice informazione.

GOFFREDO PARISE - IL LIBRO NECESSARIO

CAZZO


Di solito una persona sovrappeso vuole dimagrire. Donna Simpsons, del New Jersey, invece no, vuole ingrassare ancora di più. E non che pesi poco: adesso pesa oltre 290Kg. Ma vuole arrivare a 1.000 libbre, cioè 494 chili.

Non che sia un compito facile, perché il suo sforzo richiede 12.000 calorie al giorno (contro le 2.000 di una dieta bilanciata), e annullare ogni sforzo fisico: “Correre dietro a mia figlia mi impedisce di aumentare di peso”. Ha spiegato la Simpson ai giornalisti, aggiungendo però che si è dotata di una sedia motorizzata per gli spostamenti. Non che prima corresse veramente, dato che ogni 5 o 6 metri era comunque costretta a sedersi per prendere fiato.

Per poter coprire i costi della sua alimentazione (circa 750 dollari a settimana) la Simpson ha creato un sito web dove gli utenti, a pagamento, possono guardarla mangiare via webcam. Una forma di feticismo più diffusa di quel che si crederebbe, negli USA, dove ci sono anche dei siti di appuntamenti per persone oversize, nei quali la Simpson — considerata una sorta di sogno erotico dagli iscritti — ha anche trovato marito.

Inutile dire che la Simpson non si preoccupa minimamente degli effetti sulla sua salute del suo stile di vita (“mi piace mangiare e mi piace che gli altri mi guardino mangiare”), che già alla nascita di sua figlia ha creato dei problemi, richiedendo un team di 30 medici per portare a termine un delicato intervento cesareo.

PINO DEI PALAZZI

CONTA LA NOTTE


Doveva nevicare
ed invece
è solo freddo.

Guardo dalla finestra
le parole della vecchia
e mi convinco del nulla.

Conta il giorno
e conta la notte.

ANTICO DETTO


"Se non saprai tostare il tuo caffè inutilmente fiorirà per te”

SINCERITA'

CHE BELLA GIORNATA

CHE DICE LA PIOGGERELLINA DI MARZO? - ANGIOLO SILVIO NOVARO


Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d’oro?

Passata è l’uggiosa invernata,
passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera,
di fuor dalla nuvola bigia
che in cielo si pigia,
domani uscira’ Primavera
guernita di gemme e di gale,
di lucido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti d’ale,
di nidi,
di gridi,
di rondini ed anche
di stelle di mandorlo, bianche...

Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d’oro?

Ciò canta, ciò dice:
e il cuor che l’ascolta è felice.
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto.

FRIEDRICH DURRENMATT - LA PROMESSA


Capolavoro di lucidità e gioiello della narrativa, "La promessa" è forse l'opera più dirompente e provocatoria uscita dalla penna del grande autore svizzero. L'idea dominante espressa da Dürrenmatt in questo romanzo è l'impossibilità di arrivare alla verità e alla giustizia attraverso la logica dell'indagine di polizia, poiché è spesso il caso a determinare il successo o il fallimento sia per l'investigatore che per il criminale. Oltre a smontare i meccanismi che stanno alla base del poliziesco tradizionale, lo scrittore riesce a evocare un paesaggio morale e sociale di rara desolazione, disegnando attraverso una parabola umana dall'esito tragico un quadro orripilante della società svizzera contemporanea.

Un grande romanzo, epico, che metaforicamente annuncia la morte del giallo come genere: Dürrenmatt sostituisce alla morale pratica di ogni poliziotto una morale metafisica: il razionale non prevale sul caos, o almeno non fatalmente. Eppure, paradossalmente, proprio il fatto di analizzare la morale poliziesca in un contesto metafisico rende il mondo irrazionale razionale, un caos ordinato secondo le leggi del fatalismo, o meglio della quotidianità, quella che è allo stesso tempo prevedibile ed imprevedibile. La vita è come giocare a poker con il morto: ti può andare bene ma anche male, puoi prevedere le mosse degli avversari in alcuni casi e uscirne vincitore, ma più spesso ne esci sconfitto. Anche questo è ordine, ordine caotico. Friedrich Dürrenmatt è un maestro del giallo e La promessa è un romanzo che fa scuola, uno scritto che fa meditare sulla vita e sulla psiche umana sia essa criminosa, sia essa normale, da cliché: il quotidiano è comunque, è sempre il quotidiano antropologico vivere crescere, amare odiare e infine morire.

U2 - I'LL GO CRAZY IF I DON'T GO CRAZY TONIGHT

SUSHI IN PAUSA PRANZO


1. Preparati a staccare almeno quattro buoni pasto: una porzione piccola di sushi roll non ha mai sfamato nessuno.
2. Non fare il purista e accontentati anche di un giapponese-cinese.
3. Così avrai la possibilità di chiudere in bellezza con dei ravioli al vapore.
4. Abbandona i vari C6, B4 e sforzati di chiamare i piatti con il loro nome.
5. Il primo che dice “ma non era meglio una bella bistecca?” è costretto a mangiare insalata in busta per il resto del mese.

E' DA QUI - NEK




Gli amici di sempre
Gli abbracci più lunghi
la musica, i libri, aprire i regali
i viaggi lontani che fanno sognare
i film che ti restano impressi nel cuore
gli sguardi e quell'attimo prima di un bacio
le stelle cadenti il profumo del vento
la vita rimane la cosa più bella che ho..

Una stretta di mano
tuo figlio che ride
la pioggia d'agosto
e il rumore del mare
un bicchiere di vino insieme a tuo padre
aiutare qualcuno a sentirsi migliore
e poi fare l'amore sotto la luna
guardarsi e rifarlo piu forte di prima
la vita rimane la cosa piu bella che ho

E' DA QUI

non c'è niente di piu naturale che
fermarsi un momento a pensare
che le piccole cose son quelle più vere
e restano dentro di te
e ti fanno sentire il calore
ed è quella la sola ragione
per guardare in avanti e capire
che in fondo ti dicono quel che sei

è bello sognare di vivere meglio
è giusto tentare di farlo sul serio
per non consumare nemmeno un secondo
e sentire che anche io sono parte del mondo
e con questa canzone dico quello che da sempre so
che la vita rimane la cosa più bella che ho

E' DA QUI

non c'è niente di più naturale che fermarsi
un momento a pensare che le piccole cose
son quelle piu vere le vivi le senti e tu
ogni giorno ti renderai conto che sei vivo
a dispetto del tempo
quelle cose che hai dentro le avrai al tuo fianco
e non le abbandoni più
e non le abbandoni più
dicono chi sei tu

POLLO ALLE MANDORLE


Ingredienti
Cipolle 1 piccola
Farina q.b. per infarinare la carne
Mandorle pelate 130 gr
Olio di semi 4 cucchiai
Pollo petti 500 gr
Sale q.b.
Salsa di soia
Zenzero fresco grattugiato 1 cucchiaio


Preparazione:

Mettete in una padella antiaderente un cucchiaio di olio di semi e buttateci dentro le mandorle pelate per farle tostare e dorare; in alternativa, potete tostare le mandorle mettendole in forno a 180 gradi fino a che non saranno croccanti e dorate. Tagliate i petti di pollo in piccoli cubetti e rotolateli nella farina.
Tritate (o tagliate) finemente la cipolla e grattugiate lo zenzero precedentemente pelato. Mettete in un wok (padella dal fondo tondeggiante) 4 cucchiai di olio di semi e fateci appassire a fuoco basso per 10-15 minuti la cipolla e lo zenzero.


Aggiungete i cubetti di pollo e soffriggeteli a fuoco dolce per circa 20 minuti rigirandoli di tanto in tanto. Cinque di minuti prima della fine della cottura del pollo, unite la salsa di soia, amalgamate bene gli ingredienti, aggiungete un paio di mestoli di acqua calda e mescolate attendendo che si formi la classica salsina color nocciola.

A questo punto aggiungete le mandorle tostate, mescolate molto bene in modo da cospargere le mandorle in tutta la padella e servite immediatamente il vostro pollo alle mandorle.

Consiglio
In questa ricetta, la cipolla può essere tagliata a fettine sottilissime oppure tritata finemente. Se in casa avete delle mandorle non pelate, potete farle scottare per qualche secondo in acqua calda per poi pelarle così agevolmente.

ZUZUPETTETE

RIUNIONE DI CONDOMINIO


Si sa, le riunioni di condominio degenerano spesso. Solitamente capita per l'animosità della discussione, per i millesimali, per il costo delle migliorie, al massimo per il coito troppo esuberante di una coppa mista (lei cocco, lui gusto bacio, ma senza noccioline).
Nel nostro caso invece accade l'esatto contrario: "mancanza di argomenti generali interessanti". Così fin da subito si creano capannelli e gruppetti che discutono animatamente e separatamente degli argomenti più diversi: quelli del piano terra ce l'hanno sempre con le ricette della prova del cuoco e con gli odori infausti provenienti della portineria (ah! se sapessero che la portinaia è un misantropo lettore di volumi enormi di filosofia contemporanea, di film d'essai, amante di lingue di gatto e di un giapponese vedovo e miliardario che sta all'ultimo piano, affascinante, che corrisponde a quel cesso della portinaia, vecchia e abbrutita: MA VA LA'!); quelli dell'ultimo piano parlano di Avanguardia e di film a luci rosse (solo il genere gangbang); il mio dirimpettaio si apparta come sempre. Credo si masturbi osservando Nonno Guido che sbava e urla in difesa delle leggi razziali del trentotto.
Io siedo sempre vicino a occhidolci, la signora Scaccialeviti. La guardo e do la zampina, nella speranza che mi porti fuori a far pipì. Con noi abbiamo l'onore di avere il l'Amministratore di Condominio. Ora non so per quale motivo sono stato messo nel mezzo da questi due soggetti: il motivo è molto semplice, dicono che sono chiaramente avverso all'omosessualità. E me ne si fa un'accusa! La signora occhidolci sembra un'automa e continua a ripetere telegraficamente la parola "burro".
- "Burro. Burro. Burro. Burro. STOP. Burro, burro, burro, burro, burro. Stop.
Il Genio dei bilanci condominiali (ma com'è che spesso per le scale ci staccano la luce?) si vuole mostrare simpatico e in tono confidente chiosa che "devi fare a secco!, per superare il dolore bisogna far così!".
"Ah!" - continua - "io ho amici professionisti che stanno dall'altra parte del fiume, e sono simpatici: architetti, ingegneri!" Ride, ha voglia di scherzare, vuole confidenza: ma che cazzo vuole? mi chiedo. Boh!, forse perchè ha qualcosa da farsi perdonare... forse quel bicchiere in più che gli è sfuggito.
Ecco cos'era quell'odore di Tavernello (o forse era vino Ronco?, quello nella scatola, che si stappa mettendosi un dito in bocca e facendo la faccia da idiota?).

-"Burro, burro, STOP. Burro, STOP". Occhidolci sta rallentando il ritmo....

-"Secco, secco!, a secco" Mah!

Mi sembra di guardare una partita da tennis; giro la testa da destra a sinistra e da sinistra a destra, ognivolta che la pallina passa da un campo all'altro: "Burro": PAM!; "Secco": SLEM!

Insomma, vengo dipinto come un razzista intollerante e persecutore, omofobico e violento! Io!!! io! io che non mi perdo una puntata di Lesbo Story; io che amo follemente i bucatini alla amatriciana! la finocchiona, i bucaneve, gli ossibuchi, etc... etc... (potrei continuare per ore...). Io! io che avevo quel progettino per risolvere l'aumento demografico di questi ultimi anni!

Ma che ci volete fare, non è colpa loro. Conoscessero tutta la storia della mia vita avrebbero un'idea diversa di me. Eh!, se avessero avuto modo di vedermi diciottene in compagnia di Monsignor Irish-Steak! o appena ventenne girare per Zurigo con la mia mantellina rossa! Protagonista della mia sessualità invertita!
Ma che volete, questa è gente che non può capire l'evoluzione del piacere!.
E poi si chiedono del puma che hanno trovato sotto a quel platano, mentre fumava l'ultima gauloises! Tutto graffiato sul dorso!
"Miao", ha sussurrato a chi gli dava la caccia da settimane.
Come se il mistero delle figure dei campi di grano non fosse un aberrazione sessuale! Ah, che gente di poca fantasia!

Così finisco la serata, ad ascoltare gli schiamazzi dai vari tavolini e le accuse dei miei due compagni. Ma tu, occhidolci, non sai cosa ti aspetta.... eh, eh, eh... una dolce vendetta vestita in latex e malto d'orzo (è tanto appiccicoso!).

domenica 16 gennaio 2011

MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA' - FRANCESCO PICCOLO


Possono esistere felicità trascurabili? Come chiamare quei piaceri intensi e volatili che punteggiano le nostre giornate, accendendone i minuti come fiammiferi nel buio? Sei in coda al supermercato in attesa del tuo turno, magari sei bloccato nel traffico, oppure aspetti che la tua ragazza esca dal camerino di un negozio d'abbigliamento. Quando all'improvviso la realtà intorno a te sembra convergere in un solo punto, e lo fa brillare. E allora capisci di averne appena incontrato uno. I momenti di trascurabile felicità funzionano così: possono annidarsi ovunque, pronti a pioverti in testa e farti aprire gli occhi su qualcosa che fino a un attimo prima non avevi considerato. Per farti scoprire, ad esempio, quant'è preziosa quella manciata di giorni d'agosto in cui tutti vanno in vacanza e tu rimani da solo in città. Quale interesse morboso ti spinge a chiuderti a chiave nei bagni delle case in cui non sei mai stato e curiosare su tutti i prodotti che usano. A metà strada tra "Mi ricordo" di Perec e le implacabili leggi di Murphy, Francesco Piccolo mette a nudo i piaceri più inconfessabili, i tic, le debolezze con le quali tutti noi dobbiamo fare i conti. Pagina dopo pagina, momento dopo momento, si finisce col venire travolti da un'ondata di divertimento, intelligenza e stupore. L'autore raccoglie, cataloga e fa sue le mille epifanie che sbocciano a ogni angolo di strada. Perché solo riducendo a spicchi la realtà si riesce ad afferrare per la coda il senso profondo della vita.

ALLE LUNGHE GIORNATE


L'ombra del sottoscala
ci accuciava
e Damiano guardava
le lucertole al sole.

La ghiaia copriva la piazza,
le nostre corse facevano
lo stesso con il monumento.

Il ronzìo e la polpa dei fichi,
i girini e le serpi verdi.

Guardavamo il tempo come si deve,
alle lunghe giornate.

COSE CHE CAPITANO


Cose che capitano:
nell'oroscopo della settimana cercare subito il suo segno zodiacale; uscire per mercatini a cercarle un cappellino nuovo; mangiare piano perchè lei fa così.
Uscire fuori solo per cercare di essere gentili; comprare la sua crema da corpo; fotografare sentieri alberati e azzurri.
Leggere un libro con i suoi occhi; mettersi seduti per terra e non aspettare nulla; girellare per ore intorno alla parola "maiolica", perchè c'è qualcosa nell'anima che ti spinge a farlo.
Non essere soddisfatto di quello che hai pensato a proposito.
Mettersi le cuffiette e andare nei posti affollati, incrociare persone su persone e capire che continui solo a stare con lei; odorare il cloro sul costume; pensare ad un metodo efficace per toglierle i calzini.
Piangere prima di incontrarla al sabato mattina, solo perchè ci si sente ancora fragili; farsi un risotto; mettere quindici bicchieri sul tavolo e cercare di guardarci attraverso.
Comprare quadernetti, matite, colline, case, paesi: il necessario per la delicatezza dei suoi disegni.
Sì, continuare a trovare nelle cose la sua delicatezza, come dal primo momento di poesia sorta.
Mettermi entrambe le mani vicino all'inguine; mangiare yogurt al cocco; scrivere sul sogno; pensarla con indosso solo una mia maglietta.
Prendere il treno; affittare una camera; cucinare; ascoltare una canzone nuova; bere poco.

Altre:
Coprirla con una coperta mentre si è addormentata; apparecchiare; giocare con gli odori; farle raccontare una storia; vederla uscire con le amiche; guidare mentre lei dorme.

E aspettare la nostra stanchezza; vederla arrivare dopo cena, abbracciati. Sentirla toccarci le guance e le spalle. Che ci abbracci, che sia tutto un abbraccio e che infine ci porti la pace del sonno felice. Il sonno del sogno più grande: quello di tornare bambini.

THE ISLAND


Ewan McGregor e Steve Buscemi:

- Che cos'è Dio?
- Sai quando vuoi tantissimo una cosa, e allora chiudi gli occhi e esprimi quel desiderio? Dio è quello che ti ignora.