
Daria Bignardi ha fatto uscire un libro sul dolore dell’orfano adulto, scritto dopo la morte della madre “Non vi lascerò orfani”
In copertina hai messo tre mele?
“Tre è un bel numero , verticale. Le mele potrebbero essere i miei genitori e mia sorella Donatella . O Luca (Sofri , il marito ndb) e i bambini. Siamo ed eravamo in quattro : ci sono sempre altri tre in famiglia , oltre a me. Questo libro , anche se racconta una scomparsa , parla della vita. Scrivendolo, ho capito più che mai quanto il rapporto coi miei, benché faticoso e difficile, fosse di grande amore. E quanto alla vita , anche quando si sbaglia, sia sempre meglio meglio dare che non dare , fare che non fare. Mia madre sbagliava molto ma, a modo suo, c’era sempre”
Avresti voluto capirlo prima?
“L’ho sempre saputo. Dal conflitto , per me è sempre nato qualcosa di buono. L’importante è litigare con rispetto : io alla mamma sono sempre devota . Non mi ha tanto aiutato , casomai contestato, ma il suo continuo tentare di opporsi alle mie scelte mi ha reso reattiva. Non voleva che viaggiassi perché stava in ansia? E io giravo il mondo. Oggi che potrei partire senza stress , non mi muovo più di casa”
No tutti reggono bene i conflitti: bisognerebbe avere il carattere per sostenerli?
“Il carattere un po’ c’è , un po’ si costruisce. Io sembro una persona distaccata , ma mi emoziono moltissimo. E nelle relazioni con gli altri , semisconosciuti compresi , soffro e mi metto in gioco. Sono infantile , vorrei che tutti mi volessero bene . Soprattutto , che mi dessero sempre ragione. Anche per questo , dopo l’esame di maturità , avrei voluto andare a studiare lontano dai miei. Poi mio padre si ammalò e cominciò un periodo difficile”
A causa del rapporto con tua madre?
“Sono figlia di anziani : mio padre era del ‘14 , mia madre del ‘23. Quando ero adolescente , a causa della menopausa , l’ansia ossessiva della mamma si aggravò. La sua prima vittima era papà , poi è toccato a me, in quanto figlia più piccola , avuta tardi , un incidente. Mi diceva sempre che aveva pianto tantissimo quando aveva scoperto di aspettarmi”
Sono sono che si possono dire a un figlio?
“A casa nostra era normale dire le cose schiettamente , belle o brutte che fossero, specialmente brutte perché eravamo tutti ipercritici e verbalmente incontinenti. Però eravamo anche autoironici , e ci prendevamo continuamente in giro. Mia madre con le sue ansie mi ha massacrata , ma credo di esser cresciuta con un po’ di senso dell’umorismo. Per esempio , è un dato di fatto che i nostri genitori fossero molto più belli di me e mia sorella : alti , longilinei , lui con gli occhi azzurri , lei con un gran seno e le gambe lunghe. La mamma ci ha sempre detto simpaticamente , con il suo accento emiliano “ Proprio non capisco come da due come noi possiate essere venute fuori voi due”.Eravamo piccoline, minute , neanche l’ombra delle sue forme e del suo portamento”
Scrivi anche che ti chiamava besctia. Ed egoiscta.
“Tutti i Bignardi lo erano , per lei. I Bianchi invece – ovvero la sua famiglia , dalla quale secondo lei mia sorella Donatella aveva preso di più – erano i buoni d’animo ; divideva le persone in queste due categorie. La mamma era molto umana , troppo umana, viscerale , irruente , eccessiva. Pretendeva il mio amore, e pretendeva di rovesciarmi addosso il suo , anche quando il suo modo di esprimerlo era lo stare in pensiero. Tutta la vita, ogni mia scelta, quelle più importanti – vivere a Milano , fare la giornalista free lance, sposarmi due volte- ma anche le più piccole decisioni , che lei giudicava sempre incoscienti , le gettavano nell’ansia più nera”
Eppure sarà stata fiera dei tuoi successi
“Lo era , ma quello è venuto molto più tardi. E comunque criticava sempre , per esempio non le piaceva mai come mi vestivo , diceva che non mi davo mai un po’ di tono , che dovevo smettere di mettermi la divisa , e aveva anche ragione. Deprecava il fatto che alle Invasioni barbariche discutessi animatamente coi miei ospiti diceva “ Non sta bene”. Avrebbe preferito , e si può capire, che fossi rimasta a Ferrara e avessi fatto la professoressa come mia sorella. Per reazione , ho passato buona parte della mia vita senza più pensare ai miei primi 20 anni , e senza tornare quasi mai nei miei luoghi d’infanzia . Scrivere il libro ha avuto anche l’effetto positivo di farmi ricordare l’allegria che ci circondava, l’allegria di una famiglia emiliana con pochi mezzi e grandi tradizioni , che si voleva bene e si godeva le piccole cose della vita. Da quando sono andata via di casa, la mia vita è stata più complicata , sempre di corsa, e finisce che tendi ad avere una visione del tuo passato più malinconica di quello che è stato realmente”
Da donna di sinistra , ti ha mai pesato il fatto di avere genitori monarchici , di destra?
“No, perché erano simpatici , aperti, per niente bigotti. E poi credo fossero diventati monarchici , soprattutto per reazioni ai loro padri , entrambi accaniti repubblicani . Mio nonno Oliviero scriveva sulla Voce repubblicana , e mio nonno Dante ha voluto l’edera sulla sua tomba”
Hai capito , riscostruendo la sua vita, che cosa potrebbe aver originato l’ansia patologica di tua madre?
“Mi ha colpito scoprire che, da ragazza, era stata una persona diversa . Ho trovato lettere di sue compagne del liceo che la descrivono, oltre che molto molto bella, solare e simpaticissima. Poi , a 19 anni, aveva perso sua madre. E dopo aver sposato mio padre – Ludovico Bignardi , il figlio del veterinario di Castel S.Pietro – si era trasferita da Bologna a Ferrara. Da studentessa di Lingue , insuperabile latinista, aveva rinunciato a laurearsi a causa di alcune incomprensioni con Carlo Bo, il professore che la doveva seguire nella tesi. Con la nascita di mia sorella , il lavoro da maestra elementare a Ferrara dove non aveva parenti, la sua vita aveva finito per essere soffocata dalle incombenze domestiche , per le quali non era affatto portata , come non lo sono io: diceva sempre di essere schiava della famiglia , e la mia nascita dev’essere stata il colpo di grazia per lei. da solare era diventata ansiosa, pessimista , sempre nervosa”
Tuo padre non era presente in casa?
“Mio padre era buono , ma la sua priorità no era certo la famiglia. Era un uomo di inizio secolo , e si era fatto dieci anni di guerre. Galante con le signore , viaggiatore, edonista , era sempre in giro per lavoro con la sua Millecinque carica di mangimi puzzolenti e lo stesso vestito stazzonato - “Devo star commodo , devo andare nelle stalle”, diceva , mentre mia madre rivendicava orgogliosamente “Ho un quarto di sangue nobile, io”. Nel tempo libero il babbo si dedicava ai suoi mille svaghi : la caccia in Jugoslavia, le Terme di Montecatini , le cene del mercoledì sera con gli amici. Alla famiglia , anche economicamente, pensava mia madre, col suo modesto stipendio di maestra . La vita di una donna è sempre più difficile di quella di un uomo . Lo è ancora oggi , figuriamoci negli Anni Sessanta”
Tu però sei una donna in carriera , oltre che madre di famiglia?
“In carriera, non direi. E comunque faccio una fatica bestiale. Non so, magari ci sono donne più brave a educare i mariti , i figli , loro stesse : io non lo sono. Non so rinunciare al rapporto fisico con i bambini – accompagnarli a scuola , metterli a letto – , prendo tutto di petto , cerco di fare tutto , e se una sera a cena non c’è la verdura , per dire, non riesco a fregarmene. Il senso di colpa incombe. Il risultato è che arranco sempre. Però non mi annoio. E qualche volta sono felice”
Adesso , poi, ti sei messa anche a scrivere?
“Non l’ho programmato , è successo. Tante volte , in questi anni, me lo avevano chiesto , come capita a chi lavora in televisione , ma avevo sempre evitato. Un po’ per insicurezza e un po’ per umiltà , visto che ho il mito della letteratura. Sotto sotto ambivo scrivere un libro vero, non un libro da celebrity. Storie da raccontare ne avevo , e anche uno sguardo interiore allenato alla scrittura. Quando mi sono lasciat a andare ho capito che l’avevo sempre desiderato , e mi sono ricordata del romanzo che avevo scritto a otto anni , l’avevo intitolato Le illusioni perdute : la storia di due fidanzati che si incontravano a Londra per lasciarsi. Per anni è rimasto nel cassetto di mia madre , per poi per fortuna è scomparso . Doveva essere straziante”
Dopo Non vi lascerò orfani , ce ne saranno altri?
“Mi piacerebbe. I dieci mesi che ho passato a scriverlo sono stati un’esperienza esaltante , oltre che catartica. Ora capisco gli scrittori quando dicono che “Una volta che racconti una storia , poi non è più tua ma di tutti”. Per me è stato così. Qualcuno mi ha detto che è stato un atto d’amore verso mia madre. Vero, ma la sua vita è anche la vita di tante donne della provincia italiana degli anni Sessanta. E mi fanno piacere quelli che mi dicono di essersi divertiti , oltre che riconosciuti e magari commossi”
Potresti lasciare la televisione e fare solo la scrittrice?
“Chi lo sa . La televisione mi piace anche se, invecchiando, faccio sempre più fatica. Proprio fatica fisica”
Dopo la7 sei passata a Raidue con l’Era Glaciale . In che cosa è diverso dalla Invasioni barbariche?
“E’ simile , ma più corto e asciutto, invece di tre ore , non più di un’ora e mezzo. Il linguaggio è quello delle interviste , diversi i filmati. Inizialmente volevo chiamarlo La Bestia , perché mia madre aveva ragione , in fondo quello mi sento : nei faccia a faccia , bene o male, che io voglia o no , la zampata prima o poi salta fuori. Non posso farci niente : è la mia natura”
Rai due è il canale della Lega e del centrodestra . Date le tue idee politiche , non avresti preferito Raitre?
“Raitre mi piace, ma trovo Raidue più barbaramente adatta a me e al mio gruppo. E poi queste distinzioni politiche sembrano anacronistiche”
Non si direbbe : Maurizio Gasparri ha accusato Marano di aver ingaggiato troppi volti di sinistra. E , oltre a quelli di Santoro, faceva proprio il tuo nome
“Non commento le affermazioni di Gasparri : non tutti si meritano il conflitto. Lo vedi anche nelle mie interviste : se sorrido troppo , se sono troppo gentile , vuol dire che chi ho davanti non mi sta interessando veramente
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