domenica 25 settembre 2011

VITTORIA A CINQUE ANNI


Hai il portamento della sughera
amore mio.

Dormi spoglia
solo con la bocca.

M'avvicino al tuo odore
e tu d'istinto
m'abbracci.

Ribalti il cielo in mare
così,
calmandomi.

COME POSSO DIRE - KARIN MARIA BOYE


Come posso dire se la tua voce è bella.
So soltanto che mi penetra
e che mi fa tremare come foglia
e mi lacera e mi dirompe.
Cosa so della tua pelle e delle tue membra.
Mi scuote soltanto che sono tue,
così che per me non c'è sonno nè riposo,
finchè non saranno mie.

GIORGIO FALETTI


E’ ormai uno scrittore che vende 10 milioni di copie. Ma è stato un attore, cantante , un comico, e ora anche pittore “ Perché della mia intelligenza dubito, ma alla curiosità non ho mai rinunciato”. Nel 2002 scrisse “Io uccido” , esordio letterario, impennò i fatturati di fiere e autogrill.



Faletti come andò?

“Il primo libro avrebbe dovuto raccontare la storia di un sicario a pagamento. In corso d’opera diventò tutt’altro . Ma se vai a cercare patate e trovi diamanti , li raccogli. Ammesso che “Io Uccido” lo sia”

Il segreto del successo?

“La gente ha olfatto . Smaschera i bluff, le operazioni a tavolino , i volumi creati in laboratorio per trasformarsi in caso editoriale . Io scrivo ciò che sento , mi diverto e lavoro senza avere l’impressione di farlo. Se ci pensa, un vero privilegio”

Come nasce un bestseller?

“I miei hanno avuto la luce qui , davanti al mare. Svegli alle otto, colazione, salvifici ciondolii senza costrutto e poi , via, al computer. E’ un percorso lungo. DUra almeno sei mesi, ma non mi lamento. Se penso che faccio lo stesso mestiere di Hemingway e Vargas Llosa , mi sento mancare”

Male qualche anno fa si sentì davvero

“Un ictus. Nei giorni dell’uscita di “io Uccido”. Non so se furono più efficaci le cure dei medici o le notizie delle librerie”

Fu un trionfo di vendite remunerativo

“ I soldi sono un sistema per vivere bene , ma non sono ricco , non ho pretese e non ho mai scelto una direzione artistica in base al denaro. Per certe proposte rifiutate , i miei antenati mi maledicono durante la notte. Con i guadagni ho acquistato una maggior libertà , ma l’unica cosa che invidio davvero ai miliardari è la velocità degli spostamenti . Se per arrivare su Marte impiego 24 ore, il magnate le spende sei. E il tempo, purtroppo, non puoi comprarlo”

Dopo la malattia il tempo è più importante?

“Per un istante ho creduto che il tempo fosse finito. La malattia ha aspetti truffaldini e nessuno ti viene ad avvertire. Arriva e basta. Uno ti batte sulla spalla “E’ ora di andare. Subito”. Rischiare l’esistenza mi ha cambiato la prospettiva. Ho imparato a non rimandare. Faccio solo quello che mi convince. Nei limiti di una ragionevole umanità, credo di essere coerente”



Per Prezzolini era la virtù degli imbecilli

“Secondo me non è una virtù, ma una caratteristica. Coerenza non significa immutabilità. Tutti cambiano e, all’improvviso, non siamo più gli stessi. Io sono corretto , dico le cose in faccia e mi rifaccio a un antico proverbio veneto “La minestra ti sarà servita con lo stesso mestolo con cui l’hai servita tu”

Cova rancori?

“Pochi, ma ci sono cose che non riesco a perdonare. Umiliazioni gratuite , persone che hanno colpito con perizia quando ero più debole e incapace di reagire. Non dimentico e non stimo i vigliacchi”

Ascendenze familiari?

“Sono cresciuto in una casa modesta , ma uno nasce dove indica il destino. Cinquanta chilometri in là e avrei potuto chiamarmi Agnelli , invece sono, senza rimpianti , figlio di Carlo Faletti. Mio padre era ambulante, mia madre sarta. Vivevano in periferia , quando raggiungevano il centro dicevano seri “Andiamo ad Asti”

I suoi la sostennero?

“Non avevano gli strumenti. Papà era meticoloso. Sognava di entrare in banca come fattorino , ma a causa di uno zio disertore nella Grande Guerra , un’onta incancellabile , non ce la fece mai. Mamma almeno ebbe la ventura di seguire il suo percorso. Ho voluto bene a entrambi, di quell’affetto che non ha bisogno di dimostrazioni”

Infanzia difficile?

“Felice. Colorata. Fantasiosa. Se uscivo dalla porta principale avevo il viale , sul retro si spalancava il Far West. La pianura , il ponte, la ferrovia, la libertà. La sera , in cortile, i grandi tornati dal lavoro giocavano a Pallapugno. Nessuno aveva niente e ogni cosa era pulita, vivace, meravigliosamente semplice”

Imparò a leggere allora?

“Mio nonno aveva un magazzino . Come molti altri , nell’Italia del dopoguerra , si arrangiava. Comprava , rivendeva , ammassava senza requie i materiali più vari. Un giorno scaricò alcuni scatolini di libri. La mia educazione alla lettura sbocciò nella sua cantina. Ho letto dei classici a un’età in cui di solito si leggono i fumetti. Ricordo “Per chi suona la campana” e un capolavoro dell’umorismo , “Tre uomini in barca” . Per capire certi meccanismi comici , la lezione di Jerome è stata fondamentale”



Poi si laureò

“In Giurisprudenza , per far felice papà. Tuttavia, più che il pezzo di carta poté il mio primo mentore , il dottor Villavecchia. Mi assoldò per una rivisitazione di Giulietta e Romeo. Andò benissimo “Potresti perfino fare l’attore”. Gli diedi retta”

Risalì fino alla tv e approdò al Drive In di Antonio Ricci. Per alcuni, il principale detonante dell’odierno abisso culturale

“Un’assoluta stronzata , se permette la licenza. Una polemica agghiacciante. Cleopatra si comportò come sappiamo e a quell’epoca , del “Drive in” non c’era traccia. Il nostro programma interpretò un cambiamento di costume , ma le innocenti ragazze seminude altro non erano che le nipoti delle gemelle Kessler . “Drive In” ribaltò gli schemi , ma se proprio dobbiamo indulgere all’oscurantismo , trovo peggiore la degenerazione del linguaggio. Ora, per dare cittadinanza a un testo di cabaret, c’è bisogno di almeno un vaffanculo. E’ deludente”

Non apprezza le parolacce?

“Al contrario. Fanno parte del linguaggio di tutti i giorni. Ma prima del turpiloquio vengono le creatività e lo spessore del personaggio. Se mi calavo nelle vesti della guardia giurata pugliese Catozzo Vito , un vaffanculo ci poteva anche stare. Ma nel linguaggio di Suor Daliso , no. Omologarsi al peggio o rubare le battute a un rivale era per chi veniva dalla vecchia scuola un lampante manifesto di incapacità”

Dei nuovi comici le piace qualcuno?

“Checco Zalone è un genio. E per sensibilità , tic e maschera è l’Alberto Sordi di oggi. Mi sono stancato dei comici che vogliono propinarmi un messaggio. Una risata è fine e messaggio insieme. Adoro Zalone perché ha il coraggio di sembrare stupido”

Il rimpianto la visita mai?

“Ho fatto qualche sciocchezza , ma credevo di essere nel giusto e se ho sbagliato è stato per tutelarmi . Comunque sono in pace”



La rallegra il consenso?

“Siamo onesti. A chi non piace essere adulato? Pare che la nostra massima aspirazione di qualcuno sia diventare famoso per poi chiudersi in casa, non uscire e mostrarsi infastidito se ti chiedono foto o autografi. Ma allora perché fare tutta questa fatica? Non amo le persone che si esibiscono ma stravedo per quelle che una volta arrivate in cima , rimangono uguali al giorno prima”

All’Elba è possibile?

“Si è guardato intorno? Che sia scrittore o contadino , alla gente del posto importa zero. Se avessi desiderato altro , oggi sarei a Formentera”

Invece vive qui?

“Otto mesi l’anno. Avevo un bilocale , venivo di rado. Un giorno persi il traghetto e partii da Piombino che era quasi l’alba. Sbarcai qui alle sei di mattina , con l’acqua alta e la prima luce. Odori e sensazioni che da ragazzo provavo in Liguria , alla festa dell’Unità, quando la politica era secondaria e un calamaro fritto sembrava il Santo Graal. Pochi anni dopo vidi il sole incendiare il mare al tramonto e decisi di trasferirmi qui”

Pubblicherebbe un libro con Mondadori?

“Berlusconi come uomo di partito è una cosa, Mondadori è un’altra. Che si sia arrivati al punto per cui pubblicare con un dato editore riveste una valenza politica è spaventoso. Con Dalai mi trovo benissimo ma ora, in via eccezionale, pubblicherò un breve romanzo con Einaudi. E’ di Berlusconi , ma il libro l’ho scritto nel mio studio , non in una cabina elettorale”

Come si intitola?

“Tre atti e due tempi . Non è un giallo né un thriller , ma una storia di uomini. La scommessa è ambientare un racconto nel calcio parlandone il meno possibile”

Lo sport è una metafora?

“Dell’esistenza. E’ la guerra senza morti , feriti o bombardamenti. Una lotta senza lutti , in cui vince o dovrebbe farlo chi è più preparato. A volte non succede perché la vita non è un’equazione”

Vale anche per lei?

“Certo. Quando lavoravo al secondo romanzo mi chiedevo se ce l’avrei fatta. E’ andata bene , ma non covavo certezze”

Se le danno del pessimo scrittore?

“Mi rimane la libertà di pensare che esistano anche pessimi critici”

E’ un trapasso comune a molti colleghi?

“Dan Brown è stato vituperato , però con Il Codice da Vinci ha venduto 40 milioni di copie. Ho il vago sospetto che abbia ragione lui”

Con il successo è piovuta anche l’invidia?

“La cosa non mi turba. Convincere tutti è statisticamente impossibile. Non ci è riuscito neanc he Gesù Cristo”

LA PASSIONE - CARLO MAZZACURATI

IL CIELO SOPRA DI TE, SE.... - DIEGO FINELLI


La pioggia sotto il tendone [il rumore della]
L’odore dei piedi
La sveglia alle 7.30
La gente colorata che cammina, vista di spalle
Ragazzi in mezzo alla strada
Cantare parole di cui afferri il significato solo in parte, di lato
Voci maschili intonate
Le tuniche bianche, le maniche lunghe
L’impossibilità di spiegare a chi non c’è
Le lingue, gli accenti
Il caldo, il sole a picco, il sole da mattino a sera senza tregua
Un frate che recita
La pioggia, il vento, il sole, la pioggia, il vento, il sole, la pioggia
Le preghiere inutili
Entrare in una piccola chiesa romanica a prendere il fresco
Il treno veloce, da lontano
mangiare difficile
La polvere, il fango
Camminare, otto chilometri al giorno
Birra poco alcolica la sera
La preghiera di chi non sa, di chi non è convinto
Un alano gigantesco al di là della siepe
Urla di ragazzi la sera
Capelli biondi fini
Le ragazze che si coprono le spalle
Un grande cartello bianco con scritto “Stille”
Nessun frate con la barba
Le traduzioni simultanee
L’intransigenza dei permanenti
Profumo di bosso nella chiesa della riconciliazione
Male al sedere
Piangere in chiesa e non è un funerale
Diecimila passi al giorno, avanti e indietro
In coda per mangiare
Respirare pregare
I vestiti e le scarpe che non asciugano
I masnà che cantano, anche in polacco
Una sola birra per sera
Welcome on the field
Un altissimo, scuro, frate meccanico
Tutta quella gente con i sandali
Gli spagnoli, i tedeschi, gli italiani
Pulire i bagni, lavare i piatti, distribuire il cibo
Il panachè
Ringraziare in italiano
I vestiti che asciugano subito
Le suore in bicicletta
Le spezie nel puré di patate
Continuare a cantare anche quando sei uscito
I bambini in braccio
Ringraziare in tedesco
Applaudire senza battere le mani
In chiesa tre volte al giorno
Raccontarsi a un estraneo
Le docce, che adesso sono calde
Vassoi marroni, di plastica
Lo stupore di capire l’inglese
Fidarsi a cantare parole che non capisci
Le spezie nella past
I ciondoli, le cartoline, la ceramica
Stare in ginocchio, i dorsi delle mani a terra, la fronte appoggiata ai palmi
Grandi teli arancioni e una croce di metallo
Basse panche di legno
Pregare respirare
Partita di pallone al buio, nel parcheggio
Le famiglie numerose
Tutti seduti a terra
Partager les questions
I bambini che distribuiscono il cibo
I polacchi, gli olandesi, i portoghesi
I frati anziani che stanno seduti sulle sedie
Tremilacinquecento persone da dargli da mangiare
Quel canto a tre voci, in una lingua che non ho capito: russo?
Le spezie nel riso e fagioli
La preghiera del mattino la gente ha la tosse
Solo i cucchiai, come i matti
Grandi vele arancioni e un timone di legno, sulla destra
La luce, lieve, sotto le icone
Il modo di camminare che qui hanno tutti; poi quando vai via cammini così ancora per un po’
Le campane
Imburrare il pane col manico del cucchiaio
Duratha’s
337 – Hvalite imia Gospodne [o qualcosa del genere: non me lo sono scritto]
Quelli che a leggere non si capisce
Il cielo sopra Taizé

CARLO CASSOLA

TAGGATO?


Erano passati poco più di dieci minuti da quando ero stato fatto accomodare nella saletta d'aspetto del Dottor Ravezzani.
Già quel breve lasso di tempo era bastato a rendermi assorto. Avevo di fronte un grande schermo Samsung, posto strategicamente alla mia destra: scorrevano immagini delle proprietà della Società, tutte in alta definizione, lucide come le copertine profumate delle riviste ammucchiate sul tavolo lontano.
"Si accomodi", mi fu detto. Così, seduto davanti ad un signore calvo, magro e in gran forma, abbronzato e serioso, abbozzai il primo sbadiglio della giornata. Continuavo a nuotare nel torpore dello slideshow, in un silenzio brumoso che pareva farsi musica d'ambiente.
Finalmente lo guardai negli occhi.
Senza ricevere una minima risposta iniziai a porre attenzione alle parole che mi venivano incontro come nuvolette nei fumetti di Topolino.

Numeri, dati, informazioni.

Feci un piccolo tentativo di rivestire la capacità produttiva dell'Azienda per cui lavoro con della sottile pastasfoglia, ma capii subito che oramai tutti noi soffriamo di terribili intolleranze alimentari.
Dunque risposi:

Numeri, dati, informazioni.

Finita la litania del rosario e scambiatoci i doni (biglietti da visita e splendide brochure), il Dottor Ravezzani si mise a parlare d'altro.
Seppi dei suoi primi lavoretti appena quattordicenne, di come già quattro anni dopo fosse già ben invischiato nel mondo del lavoro; di come a venticinque anni fosse già dirigente di una grossa catena di distribuzione, e infine della sua avventura di piccolo imprenditore.

Poi la crescita ed il successo.

Dietro di me stavano due bellissime fotografie dei figli ed un "mare costaricano, col cuore in mano".

Ma vidi quest'uomo farsi rigido, d'un pallore simile alla calce, poi improvvisamente blu.
Intensamente blu, sempre più abbagliante.

Sgranai gli occhi: una nuvoletta intensa era fuoriuscita dal Dottore lasciandolo inerme sullo schienale della poltrona di comando. La stanza prese una sembianza nuova, quasi di cristallo; tutto pareva disposto come su un desktop: mi sono sentito un'icona di un ipad.
Un ditone enorme entrò dalla porta a lato, sarà stato venti centimetri più alto di me! spostava le foto da una parete all'altro, poi le sedie, la scrivania, l'attaccapanni. D'improvviso mi sentii completamente trasparente: "tagliato", in attesa di essere incollato chissà dove. Una terribile playlist di disco anni settanta circolava in modalità shuffle.

Ero terrorizzato. Non ero stato ricevuto dal Dottor Ravezzani ma solo dalla sua pagina Facebook.

sabato 24 settembre 2011

BATTISTON E PENNAC

SABATO


Stamattina sono andato al mercato centrale di S.Lorenzo, per lavoro. Non avevo capito cosa avessi dovuto andare a fare. Alla fine ho semplicemente offerto caffè alla gente che in massa si precipitava verso il piccolo stand dov'ero alloggiato con altre due persone. E' stato un po' come vedere un film di Wenders, solo che i pensieri dei protagonisti non rimanevano isolati negli ingranaggi delle loro teste ma bensì prendevano il volo e si poteva osservarne la traiettoria, l'eleganza o la goffaggine.

Stasera invece dopo essere stato a Poggibonsi a cambiare una camicia sono passato da casa di mamma dove c'era Vittoria, al solito coccolatissima.

I bambini sono stelle.

SYMPHONY N. 1 - MAHLER

ARISTOTELE


La speranza è un sogno ad occhi aperti.

GIUSTIZIA PRIVATA

TALENTO NATURALE


A chi (adulti si intende..) non sarà mai capitato di affrontare discorsi sulle cosiddette “dimensioni“? Contano o non contano? E mai, sia parlandone tra amici, che affrontando l’argomento anche nell’ambito vero e proprio della sessuologia, si è giunti ad una verità definitiva.

Eppure… in alcuni casi è davvero facile comprendere la realtà delle cose.

Il Sudafrica aveva ordinato ad una ditta cinese 11 milioni di profilattici, che i cinesi erano solertemente pronti a consegnare.

Tuttavia è arrivata la sentenza di un giudice sudafricano che ha bloccato la transazione perché… i preservativi erano troppo piccoli per il Sudafrica.

La vicenda, apparentemente divertente, è in realtà molto seria. La transazione è stata bloccata da una ditta sudafricana concorrente di quella cinese. Parliamo della Sekunjalo Investments Corporation, che essendo originaria del Paese, è ben conscia dell’effettiva “lunghezza” necessaria.

Essendo il Sudafrica il paese con più contagiati da HIV al mondo, la ditta sudafricana produce profilattici più lunghi del 20% rispetto a quella cinese, ed il giudice ha stabilito che a maggior lunghezza corrisponde maggior sicurezza.

I profilattici cinesi sarebbero troppo piccoli per essere omologati dall’Oms. Forse adesso sappiamo che le dimensioni contano… e anche a chi appartengono quelle “maggiori”!

METEMPSICOSI

CHE FOLLIA - MARAM AL-MASRI


Che follia!
Il mio cuore ogni volta che sente bussare
apre la porta.

SMISURATA PREGHIERA



Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al disopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità

Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie

Coltivando tranquilla
l'orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine
per chi viaggia in direzione ostinata e contraria

col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità

per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità

ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere

MALOREDDUS CON ZUCCHINE E CREMA MORBIDA DI NOCCIOLE



Ingredienti:
300 gr di malloreddus
4 zucchine
2 cucchiai di formaggio fresco spalmabile
1 cipolla
pesto di nocciole Bacco (in alternativa potete farlo voi frullando con un mixer a immersione nocciole, basilico, olio evo, sale)
olio evo

In una padella fate soffriggere la cipolla con l'olio evo.
Aggiungete le zucchine a rondelle e fatele rosolare. Unite un mestolo d'acqua di cottura e fate cuocere fino a farle sfaldare. Per dare maggiore cremosità inserite il formaggio e infine il pesto di nocciole.
Si formerà una crema fresca e con un retrogusto tostato.
Lessate la pasta, scolatela al dente e terminate la cottura in padella.

WTA PLAYERS

SVEZIA


1 Durante il viaggio ripassa l’intero repertorio degli Abba. 2 I cracker svedesi non fanno ingrassare, ma hanno lo stesso sapore di un mobile Ikea. 3 Anche se sai a memoria tutti i nomi della trilogia Millennium non vuol dire che parli svedese. 4 Non confondere la Svezia con la Norvegia. 5 Prima di lanciarti in apprezzamenti non richiesti ricorda che, oltre a essere bionde, le svedesi sono tutte più alte e più forti di te.

MAGICA TRIPPY E ORSO MARIA WILSON

ZYGMUNT BAUMAN


Zygmunt Bauman, 85 anni, sociologo anglo-polacco , a lungo famoso professore delle Università di Leeds e Varsavia , racconta la storia del sondaggio di Josh Rose, direttore creativo digitale dell’agenzia pubblicitaria Deutsch “Usare Twitter , Facebook o Foursquare vi fa sentire più vicini alle persone o più lontani?”. Alla fine giunsero alla conclusione sul “Sono confuso”. Infatti Josh Rose alla fine disse “Viviamo tutti in questo paradosso. I social media contemporaneamente ci avvicinano e ci allontanano”.

Parliamo di social network e di relazioni umane al tempo della rete

“Su Internet si acquistano network , non comunità. E prima o poi ci si rende conto che queste due cose si assomigliano quanto il gesso e il formaggio”



Perché?

“Appartenere a una comunità è una condizione molto più sicura e affidabile, ma anche più gravida di costrizioni. Una comunità ti guarda da vicino , ti lascia poco spazio di manovra ( può bandirti e esiliarti, ma non ti permetterà di uscire dalla tua volontà) , mentre un network può interessarsi poco o niente della tua obbedienza alle regole collettive , se ci sono, e soprattutto non ti penalizza se decidi di andartene. In compenso , in una comunità sei sicuro di trovare aiuto se hai bisogno , mentre i network servono principalmente per condividere il divertimento e la loro prontezza nel correre a salvarti se sei nei guai, al di fuori da quell’unico interesse in comune, è tutta da dimostrare. In conclusione , la scelta è tra sicurezza e libertà : abbiamo bisogno di entrambe le cose , ma non possiamo averne una senza sacrificare almeno una parte dell’altra. Sulla sicurezza , le comunità vecchio stile battono i network sei a zero. Sulla libertà , vincono i network: lì basta schiacciare il tasto delete per eliminare un’interferenza”

In rete, tra l’altro , si parla moltissimo di sesso e con estrema libertà , ma le relazioni sessuali nella realtà non sembrano diventate più facili. E nemmeno più soddisfacenti

“Il sesso è soltanto uno degli strumenti dei legami umani : uno , ma immensamente efficace. Già nel 1973 Thomas Szasz ( nel suo libro Il secondo peccato) osservava che tradizionalmente , il sesso è un’attività molto privata e segreta. In questo forse risiede la sua potenza di unire le persone. Se rendiamo il sesso meno segreto , possiamo privarlo del suo potere di tenere insieme uomini e donne. I legami sessuali sono stati fino a poco tempo fa l’esempio primario dei segreti più intimi delle persone, da condividere con la massima discrezione e solo con i più attentamente selezionati altri. In altre parole , le relazioni sessuali sono sempre state le più strette , le più difficili da tagliare e smembrare e quindi le più affidabili. Mi sembra che l’attuale crisi della privacy sia inestricabilmente connessa con la debolezza e il decadimento dei legami”

Con la tecnologia , che cosa abbiamo perso e guadagnato in termini di umanità?

“Abbiamo scambiato sparsi incidenti di vicinanza reale con una massiccia varietà di vicinanza online. Ma la vicinanza che abbiamo ceduto forse era più soddisfacente , anche se richiedeva un alto dispendio di tempo e di energia. Abbiamo acquistato una vicinanza senza dubbio veloce , poco esigente in termini di sforzi e di rischi, ma probabilmente meno capace di spegnere la sete di chi desidera una compagnia matura”

Come facciamo a convincere i giovani figli di Facebook che vale la pena di amare?

“Lo scopo finale della tecnologia , suggerisce Jonathan Franzen nel discorso pronunciato il 21 maggio al Kenyon College , “è rimpiazzare un mondo naturale indifferente ai nostri desideri – un mondo di uragani e di avversità e di cuori che si spezzano , un mondo che ci fa resistenza – con un altro mondo soggetto ai nostri desideri tanto di essere , in sostanza, una pura estensione dell’io”. Insomma il nocciolo della tecnologia è una stupida questione di convenienza , una ricerca di comodità senza sforzo : rendere il mondo obbediente e flessibile , recidere tutto ciò che si frappone , ostinatamente e pugnacemente , tra la nostra volontà e la realtà. Vivere nel mondo dei nostri desideri , uno die quali – quello che forse avvertiamo tutti con particolare forza e passione – è quello di amare e di esser amati. I mercati rispondono sempre ai desideri dei consumatori : perciò, continua Franzen , “La nostra tecnologia è diventata estremamente abile nel creare prodotti che corrispondono alla nostra fantasia ideale di una relazione erotica”

L’Ipad è un oggetto erotico?

“Continuo con Franzen : “L’oggetto tecnologico amato non chiede nulla e dà tutto , istantaneamente , e ci fa sentire tutti potenti , e non fa terribili scenate quando viene rimpiazzato da un oggetto ancora più sexy e viene confinato in un cassetto”. Oppure, mi lasci aggiungere , nel bidone della spazzatura o nella discarica senza fondo dell’oblio. Oggi molti prodotti elettronici possono essere accesi con un semplice comando vocale e permettono di ingrandire le immagini semplicemente passandoci sopra due dita , cioè incarnano tutto quello che abbiamo sempre sognato che gli oggetti del nostro amore ci offrissero. Con l’incomparabile valore aggiunto di non negarci mai il loro benvenuto e di non prenderci mai a calci , anche se noi abbiamo preso a calci loro”



Meglio o peggio di un fidanzamento vecchio stile?

“L’amore per un essere umano significa impegno , accettazione dei rischi , essere pronto al sacrificio del proprio io. Significa scegliere un sentiero incerto, non cartografato né tracciato , nella speranza – e di determinazione – di condividere la vita con un altra persona. L’amore può andare o non andare in coppia con la felicità , ma quasi mai va in coppia con la comodità e la convenienza. Anzi il contrario : ci chiede di estendere le nostre abilità e la nostra volontà fino all’estremo limite e per questo contiene la possibilità della disfatta , di smascherare la nostra inadeguatezza, di diffondere la nostra autostima. Il prodotto elettronico igienizzato , liscio, privo di spine e di rischi in realtà è tutto tranne che l’amore : quel che offre è un’assicurazione contro lo sporco che, come osserva giustamente Franzen, l’amore inevitabilmente rovescia sulle fobie del nostro amor proprio”

La tecnologia invece lo protegge

”I prodotti della tecnologia di consumo catturano clienti con l’esca di soddisfare il loro narcisismo. Come Franzen sottolinea , “Recitiamo nei nostri film , fotografiamo incessantemente noi stessi, clicchiamo il mouse e una macchina conferma il nostro senso di potere … Aggiungere qualcuno alla lista degli amici significa semplicemente includere qualcuno nella nostra privata sala degli specchi adulatori. L’amore invece è un antidoto contro il narcisismo. E’ il primo arbitro che fischia quando vengono a galla le finzioni sulle quali permettiamo alla nostra autostima di arrampicarsi , mentre laboriosamente evitiamo di metterla alla prova sul campo. Quel che la versione contraffatta , elettronicamente sterilizzata e candeggiata dall’amore ci offre davvero è solo un’assicurazione per proteggere la nostra autostima dagli imprevisti. Ma l’amore è il regno degli imprevisti . Quello vero”

MEDITAZIONI SULL'ODIO PER SE STESSI


Se si scava un po' dietro le apparenze ci si accorge che l'odio per se stessi è solo il risultato di un'idea troppo alta della propria persona. E' una forma di orgoglio.

EVIAN

EVERY TEARDROP IS A WATERFALL - COLDPLAY

GELMINI


Il partito socialdemocratico tedesco, l’Spd, – che governa lo stato (Länder) di Amburgo assieme al partito dei Verdi dal mese di febbraio di quest’anno – ha comunicato ieri la decisione di cancellare le tasse universitarie per tutte le università pubbliche dello stato di Amburgo. Significa che, a partire dal 1° ottobre dell’anno prossimo, gli studenti che si immatricoleranno all’università non dovranno pagare più alcuna tassa. Zero euro per studiare. Gli studenti potranno finalmente tornare ad esercitare un vero diritto allo studio.

Si tratta di un ritorno, infatti, e non di un’assoluta novità: prima del 2007, anno in cui furono introdotte le tasse universitarie ad Amburgo (anche come conseguenza della sempre maggiore adesione del sistema universitario tedesco al “processo di Bologna”, fondato essenzialmente sulla competizione e sul principio di mercato), l’iscrizione alle università pubbliche era già gratuita. Ottima notizia, quindi, per gli studenti dello stato di Amburgo – che è anche la più grande e importante regione della Germania dopo Berlino – che tornano a studiare gratuitamente.

Ma come si è arrivato a questo risultato così importante (quasi impensabile per gli studenti italiani, il cui diritto allo studio è stato di fatto cancellato dopo la “contro-riforma Gelmini”)? Merito della coalizione di centrosinistra al governo? Non proprio. La coalizione di centro sinistra ad Amburgo, che ha ottenuto il voto di migliaia di studenti alle elezioni di febbraio di quest’anno con la promessa di cancellare le tasse universitarie, una volta al governo ha cambiato idea. Il nuovo governo, infatti, quasi subito dopo le elezioni, fece sapere che le tasse universitarie sarebbero rimaste invariate, almeno fino al 2013 e che gli studenti si potevano mettere l’anima in pace. In aggiunta a tale decisione, il governo prospettò anche un taglio di circa 20 milioni di euro per il prossimo anno accademico.

Il cambio di rotta del governo di Amburgo è avvenuto soltanto a seguito delle continue e decise proteste degli studenti. Tra queste è da ricordare indubbiamente la protesta rumorosa del 25 maggio scorso, quando migliaia di studenti manifestarono fuori dal palazzo del governo, indossando anche delle allegre magliette con su scritto ‘Studiengebühren wegtanzen’ (che si potrebbe tradurre con “Via le tasse ballerine”).

Oltre al taglio delle tasse universitarie, il governo di Amburgo ha deciso di destinare altri 37,8 milioni di euro all’università, a partire dal 2013. Le lotte studentesche ad Amburgo hanno dato i loro frutti.

domenica 18 settembre 2011

I GRANDI DEL CICLISMO

IN EFFETTI...

GLI SPAGHETTI DI FALETTI - LUCA BIANCHINI


Sono stato qualche giorno a casa di Giorgio Faletti, all’isola d’Elba, e sono ritornato carico d’ossigeno. Il tramonto rosso dalla sua casa di Capoliveri è uno dei più emozionanti che abbia mai visto.
Probabilmente sono uno di quelli che non avrebbe mai aperto un suo libro, se non l’avessi conosciuto, come molti snob che conosco e a cui voglio bene. Per me lui era Vito Catozzo, e anche quando cantò a Sanremo Signor Tenente, classificandosi secondo, io continuavo a sentire nelle mie orecche “Porco il mondo che c’ho sotto i piedi!!!”. Ma poi ci siamo ritrovati in finale a un Premio letterario, lui con “Io uccido” e io con”Instant love”. Il mio motto era “Io uccido Faletti” e con la mia solita faccia tosta glielo dissi. Lui rise, e dopo la premiazione (vinse lui, ma va?), mi disse che gli sarebbe piaciuto leggere il mio romanzo. Così glielo spedii all’Elba, a Capoliveri, con tanto di dedica pensata, senza ottenere mai una risposta. Un anno dopo lo incontrai all’Ikea, con sua moglie Roberta, e ridemmo di gusto tra quei comodini dai nomi improbabili. Avevano letto il libro, e mi riempirono di complimenti. Io non dissi niente per l’imbarazzo.
Poi ci siamo incontrati casualmente in varie occasioni, e ogni volta è stato un piacere. Io lo considero un po’ il mio zio ricco e di successo, e lui lo sa e si diverte. Ama le cose belle e gli piace condividerle, ma senza spocchia. Ed è di una sensibilità che sfiora l’innocenza. L’altra sera gli ho detto che era vanitoso, e lo davo ovviamente per scontato (tutti gli artisti sono egocentrici per natura, e gli scrittori in particolare).
Mi ha guardato come se gli rivelassi il terzo segreto di Fatima e, da vero vanitoso, è stato tutta la sera a ripetermi: “davvero sono vanitoso?” (E io sempre a ripetergli: certo!).
Mi ha anche regalato le bozze del nuovo romanzo, che ho letto d’un fiato e di cui non vi posso dire nulla, se non: vedrete (è molto emozionante leggere un autore di fianco all’autore).
Ma il bello di Faletti è il suo eclettismo: ha appena scritto una canzone per Mina (con cui si scrive!!!), e mentre ero lì ogni tanto saliva in casa e suonava (io invece attaccato a quella piscina come una cozza di Aci Trezza). Poi gli è venuto in mente il titolo del prossimo romanzo. A novembre ci sarà una nuova mostra di pittura a Bologna, perché nel frattempo ha pure scoperto il piacere di dipingere. La sua natura comica gli è invece rimasta nella piccola quotidianità, perché cerca continuamente la battuta. Anche se, per vederlo al massimo della concentrazione, bisogna aspettarlo davanti alla Ghigliottina di Carlo Conti. Quello è un appuntamento fisso.
Ma la cosa che più mi porterò dietro, di questi giorni, oltre alle chiacchierate su Branduardi, Vecchioni e Francesco (De Gregori), saranno i suoi spaghetti.
Ho mangiato una delle paste più buone di quest’estate.
Mentre li preparava, mi ha detto: “nessun mestiere, più del cuoco, assomiglia a quello dello scrittore. Ti bastano pochi ingredienti e la tua fantasia, ed è fatta”.
Così ha fatto andare un po’ d’aglio nell’olio, poi ha aggiunto i pomodorini, poi del tonno fresco a liste, poi della buccia di limone grattugiata, e infine… il finocchietto selvatico!!! Ta-ta. Risultato da Premio Strega.

SOUP A L'ONION.... IN COCOTTE!


Ingredienti:
4 cipolle bianche
4 fette di pane integrale
1 bicchiere di vino bianco
1 bicchiere di acqua o brodo vegetale
formaggio gruyere o altro formaggio grattugiato
sale
burro qb
olio evo qb

In una padella fate soffriggere le cipolle in olio evo, fino a farle imbiondire. Sfumate con il vino bianco, poi, quando sarà evaporato, aggiungete l'acqua o il brodo. Coprite e lasciate cuocere per una mezz'ora. Quando saranno ben cotte, aggiustate di sale. In una cocotte (io ho usato le cocotte monoporzione Staub) posizionate le fette di pane. Versate la zuppa al di sopra, ricoprite con fiocchetti di burro e formaggio e lasciate gratinare in forno. Servite direttamente nelle cocotte (facendo attenzione a non bruciarvi!) e farete un figurone

SUPER DARIO BROS


Sabato 10 Settembre

Nuovamente interrogato, Tarantini ha dichiarato: “Nessun ricatto a Berlusconi”. “Ho solo aiutato un uomo in difficoltà e bisognoso di figa”.

Sulla vicenda Penati Bersani ha dichiarato: “Non metteremo mai un ostacolo al lavoro della magistratura”. Come al solito, il Pd non farà nessuna opposizione.

Domenica 11 Settembre

“La tragedia dell’11 settembre è aggravata dalla folle presunzione dei responsabili di agire in nome di Dio”. Lo ha dichiarato il Papa. Uno che si definisce il vicario di Gesù Cristo.

Casini ha rilanciato l’idea di “un governo dei migliori”. Anche se, vista la situazione italiana, è più probabile un governo dei meno peggio.

Lunedì 12 Settembre

Crisi. Berlusconi medita di comprare, di tasca propria, Btp italiani per 100 milioni di euro. Tratta l’Italia come una papi-girl: prima la tromba e poi le offre dei soldi.

P4. Milanese svuotò le cassette di sicurezza in soli 36 minuti. La conferma arriva dalla commissione esaminatrice de Lo Show dei record di Gerry Scotti.

Martedì 13 Settembre

Incidente in un sito nucleare vicino al confine ligure. Ora si temono radiazioni. Ma i tecnici rassicurano: “In Francia non è stata registrata nessuna fuga”. Eccetto quella di Berlusconi a Strasburgo.

D’Alema si è detto contrario alle nozze gay. Peccato, perché a ‘sto punto lui e Giovanardi farebbero proprio una bella coppia…

Mercoledì 14 Settembre

Mentre la Camera approvava la Manovra, in piazza Montecitorio la polizia caricava i manifestanti. Sono volati pugni, calci e manganellate. In ogni caso robetta, rispetto alle mazzate previste nella Finanziaria.

Parlando della Merkel, il Premier avrebbe pronunciato frasi da vero cafone. Tanto cafone che ora i giudici ipotizzano per Berlusconi un accompagnamento coatto.

Giovedì 15 Settembre

Alla Camera seduta sospesa per puzza. Dall’impianto di condizionamento proveniva l’odore di qualcosa in putrefazione. Qualcuno aveva collegato i bocchettoni al Paese reale.

Nell’editoriale delle 20,00, il Direttore del TG1 difende Berlusconi e attacca le intercettazioni. Il Presidente della RAI prende le distanze da Minzolini. Per paura che alzi una gamba e gli pisci sulle scarpe.

Venerdì 16 Settembre

Nonostante la Manovra appena varata, l’Ocse avverte: “L’Italia è ferma”. Si vede che sarà stata una Manovra di parcheggio.

Buco dell’ozono: il pericolo non è passato. Pare che Berlusconi voglia farsi pure quello.

di Dario Vergassola

HEART OF GOLD - NEIL YOUNG



Voglio vivere
Voglio dare
Sono stato un minatore
Per un cuore d’oro
Sono queste espressioni
Che non ho mai
Che mi fanno continuare a cercare
Per un cuore d’oro
E sto invecchiando.
Continua a farmi cercare
Un cuore d’oro
E sto invecchiando.

Sono stato a Hollywood
Sono stato a Redwood
Ho attraversato l’oceano
Per un cuore d’oro
Sono stato nella mia mente
È come una linea sottile
Che continua a farmi cercare
Un cuore d’oro
E sto invecchiando.
Continua a farmi cercare
Un cuore d’oro
E sto invecchiando.

Continua a farmi cercare
Un cuore d’oro
Tu continua a farmi cercare
Un cuore d’oro
E sto crescendo vecchio.
Sono stato un minatore
Per un cuore d’oro.

MOGOL


Perché l’autore della musica si chiama autore della musica e l’autore delle parole si chiama paroliere?

L’autore della musica per la Siae si chiama compositore. Chiamare l’autore dei testi "paroliere" è un tentativo di dequalificazione. È mancanza di rispetto. Noi non possiamo opporre che un richiamo civile, che rimane inascoltato. Chi usa il termine "paroliere" è un uomo insensibile e anche un po’ ignorante. Tutte le volte che leggete "paroliere" pensate che è una parola scritta da una persona ignorante o, peggio, volontariamente irrispettosa.

Non sei un po’ esagerato?

Esagerato? No. Sarebbe come definire i giornalisti scribacchini.

Come vuoi essere chiamato?

Autore. Nel mondo della musica autore è colui che scrive i testi.

Ma nessuno chiamava compositore Battisti.

Perché lui era compositore e cantante e arrangiatore.

E come andrebbe chiamato uno così?

Musicista. Un termine che prende tutto, molto nobile.

A te non piace nemmeno la parola cantautore.

I cantautori io li chiamo artisti.

Che rapporto c’è tra testo e musica?

Io dico agli allievi: «Cercate il testo che c’è scritto nella musica». La musica, se è bella, dice delle cose che sfuggono al compositore. Tocca all’autore dei testi trovarle. Servendosi della sua vita.

L’autore delle parole sarebbe un maieuta che cerca dentro la musicale parole che quella musica contiene?

L’autore delle parole riceve una spinta forte sull’onda di una colonna sonora che gli fa rivivere dei passi della sua

Tu scrivi le parole canticchiandole sopra la musica… Spesso lo fai in macchina…

Una, Molecole, musica di Lavezzi, l’ho scritta al cinema mentre vedevo un film, al buio. Facevo una fatica enorme perché dovevo ricordarmi a memoria la musica.

Che film era?

Il film ovviamente non l’ho visto. Il cinema era il Mignon di Milano.

E in macchina?

Molte ne scrivo guidando.

Emozioni l’hai scritta guidando…

L’ho scritta metà al Dosso, la mia casa di campagna a Molteno. L’altra metà sulla strada per Genova, dalle parti di Ovada, guidando la mia giardinetta 500 con a bordo i miei figli e mia moglie. Ripetevo musica e parole a mente, finché non l’imparai a memoria.

Altre?

Una canzone che poi cantò Celentano mi commosse, Le parole che non ti ho detto mai . La musica era di Gianni Bella. Il testo parlava del fatto che morivo e spiegavo a una donna, la mia compagna di allora, che cosa mi sarei aspettato da lei. L’avevo scritta col cuore e mi misi a piangere. Da solo, in macchina, al volante. È l’unica volta che mi è capitata una cosa del genere.

Anche E penso a te…

L’ho scritta nei diciannove minuti di autostrada tra Milano e Como. Eravamo su una macchina piccolissima. Uno guidava. Lucio stava davanti e io dietro. Lucio canticchiava davanti e io trovavo le parole dietro.

Le parole poi le riscriveva sempre Lucio…

Alle fine le ricopiava in bella. Lui era un precisino. Preferiva riscriverle con la sua calligrafia, magari perché la mia non sempre era leggibile.

Avete mai fatto qualche errore?

Nell’album Anima latina c’erano canzoni bellissime. Lucio abbassò la voce nel missaggio, per cui si faceva fatica a capire le parole delle canzoni. Purtroppo vendette molto meno, nonostante fosse uno dei dischi più belli.

E non hai chiesto a Lucio perché l’aveva fatto?

Certo che glielo chiesi. Mi rispose: «Così cercheranno di capire le parole prestando più attenzione».

Sembrerebbe una sciocchezza.

Era una chiara volontà di spingere tutti a cercare di capire che cosa diceva il testo.

Ma se abbassi il volume non capisci proprio niente.

Io infatti non ero d’accordo, gli dissi che non era un’idea felice. E lui non lo fece più. Si persero due terzi delle vendite a causa di quella idea. Era un album straordinario. C’era Anonimo, la storia della mia infanzia, il cane che mi aveva messo un dente nella palpebra e mio padre che pensava che mi avesse mangiato l’occhio, e la ragazza di ventitré anni che era rimasta sola e c’erano gli americani che andavano e venivano, lei era giovane e io la vedevo che era rossa in viso e stendeva i panni e vedevo le gambe nude. Ero un bambino.

Hai mai scritto una musica, magari solo per gioco…

Mai. Ho scritto un pezzettino di musica. Ma mi vergogno. Non dirò mai quale, né il titolo né l’autore. Se la canto, ridete tutti.

Perché, è brutta?

Sì, è molto brutta.

Ma che cosa è?

È un pezzettino di una cosa musicale molto famosa.

La sigla dell’Eurovisione, quella di Carosello, quella del Tg1?

È molto famosa ma è la parte meno bella di una canzone splendida, che tutti però conoscono. È un’aggiuntina che ho fatto.

È una canzone comunque?

È un pezzo musicale. Se l’avesse fatto quello che ha fatto la canzone, l’avrebbe scritto meglio. Quel pezzettino lì muore con me. Non lo saprà mai nessuno. Sono tre-quattro battute, si ripetono, una cosa piccola. Sarebbe immorale dirlo.

Hai firmato anche il testo di una canzone senza parole.

Battisti aveva scritto una canzone che non mi piaceva, Ultradivagazioni elettroniche . Io non volli scrivere le parole. Mi disse: «Dimmi almeno il titolo». Io dissi: «È da bruciare. Chiamala Il fuoco». Divenne il titolo della canzone, solo musica. E lui volle lo stesso darmi i diritti perché gli avevo dato il titolo. Così la firmai.

Non è l’unica canzone con sola musica.

Io insistevo perché lui scrivesse anche solo musica. Qualche volta lo faceva. Poi gli sceglievo i titoli, perché lui aveva questa voglia di stare sempre insieme artisticamente. Io facevo dei titoli lunghissimi per accontentarlo. C’era tra di noi un sentimento nobile.

Viene da pensare che Battisti scrivesse la musica molto influenzato da te.

Dopo ogni album ci trovavamo per commentare che cos’era successo e come impostare un nuovo discorso. Quella era la fase in cui io commentavo e influenzavo forse un po’ le sue scelte musicali.

Come scrivevate le canzoni?

Lucio veniva con le musiche. Io ci mettevo sopra le parole. Il giorno dopo la canzone era nata. Lucio è l’unico autore con cui ho lavorato che il giorno dopo che io gli avevo consegnato le parole si presentava senza foglietti. E cantava a memoria. Lui tornava a casa e il mattino dopo me la cantava tutta. L’assorbiva in una notte. Una volta mi disse: Quando c’è una nuova canzone, io la canto e me la incido quattro volte. Poi la risento nei quattro modi in cui l’ho cantata. Quella che mi stanca di meno, la scelgo».

È vero che le canzoni appena composte le facevate ascoltare per primo a un amico giardiniere?

Pier Luigi Ratti, un architetto giardiniere. Ha un’impresa grande: vivai, giardini, fa addobbi per i presidenti americani. Fa i più importanti matrimoni nel mondo. Spesso andavamo a cena da lui e da sua moglie Elena, e gli facevamo ascoltare la canzone appena scritta. Pier Luigi è molto dolce, Elena è di polso. Le ho dedicato una canzone in cui lui è obbligato a far tutto quello che lei gli dice. Una canzone buffissima.

Qualcun altro ascoltava le canzoni appena composte?

Quelli dell’Istituto dei Tumori. Andavamo là, io e Lucio, io presentavo e lui cantava tutto l’album ancora prima di inciderlo. Stare vicino a chi soffre è una cosa fantastica. È consolante anche per te.

LUIS DE FUNES - RICETTA NAZISTA!

GIORDANO BRUNO


Giordano Bruno nacque nel 1548 a Nola, esattamente quattrocento anni stecchiti prima di mia mamma. Finì sul rogo nel 1600 e, in tempi diversi, anche lei avrebbe subito la stessa fine. Crebbe nella cittadina campana, precisamente in contrada San Giovanni del Cesco, ai piedi dell'amenissimo Monte Cicala. La madre si chiamava Fraulissa Savolina. Una brutta infanzia, insomma. Si formò all'università di Napoli ed ebbe come maestri Giandomenico de Iannello, Bartolo di Aloia (che però faceva solo lezioni a distanza ed era noto come un gran parlatore) il Sarnese, fra' Teofilo da Vairano.
Entrò giovanissimo nell'ordine dei Domenicani. Lo fece perlopiù per convenienza, per potere dedicare completamente il suo interesse alla filosofia. D'altra parte gli interessi che Bruno ebbe nell'arco della sua pur breve vita furono molteplici: Misticismo, teorie mnemotecniche, masturbazione colta, studi cabalistici, teorie astronomiche, storia del Sesamo. Fu già chiaro che la sua non era vera e propria vocazione cristiana, in special modo lo rivela l'episodio in cui egli ridusse a brandelli la raccolta "Panini dei Santini", quella relativa alla stagione 1566-1567, facendo piangere un novizio collezionista.
Si laureò nel 1575, con una tesi sul Tommaso d'Aquino, Pietro Lombardo e le circonferenze di Antonella Clerici.
E' dunque paradossale che uno dei pensatori anticristiani più convinti si fosse formato all'interno di un convento. O forse ne era conseguenza logica.
Ma in fondo chi era Giordano Bruno? lui si definiva un angelo caduto in terra per poter fare chiarezza sulla verità. Infatti fu definito storicamente come "il modesto". Una volta conclusa la propria formazione girò l'Europa: Roma, Novi Ligure, Parigi, Londra, Oxford, la Germania, Praga, Venezia. Tutto questo senza che ancora ci fosse la RyanAir.

Bruno fu il rappresentante di una religione magica, un po' similarmente al rapporto con Dio proprio degli egiziani: una religione naturale, senza lubrificanti artificiali o coloranti aggiunti. Qualcosa che immedesima dio in ogni cosa, nel tutto; un ritorno all'antico paganesimo. Nel "De la causa, principio et uno" egli infatti esplicita tale tesi: "Oltre la ringhiera, oltre la siepe, oltre il muro di gesso, c'è cielo. L'aria della mia vista è quella che porta nostalgia di dio. Tutto è in me. Come in ogni cosa trovo frammenti del mio io. Mai troverò senso nei supermercati Pam."
Il colpo di grazia inferto alle certezze cristiane fu quello relativo al mondo infinito. Egli credeva ad un universo infinito e omogeneo. Così si negava addirittura la finitezza dell'opera di dio, si andava oltre le quaranta ore lavorative durante la settimana della creazione. Addirittura egli ipotizzò l'esistenza di altre forme di vita nell'universo. Addirittura di un'organizzazione sindacale superiore, non rossa e addirittura azzurra! Questo fu davvero troppo. L'inquisizione intervenne e fece di Bruno un ricordo fumoso...

BORACE


n.m. [pl. -ci] ( chim.) sale sodico del boro, di origine naturale o artificiale; si presenta come una polvere bianca ed è usato nell’industria farmaceutica come disinfettante, in quella degli smalti e delle porcellane come fondente e nelle saldature come disossidante

Dal lat. mediev. borace(m), che è dall’ar. buraq, di orig. persiana.

sabato 17 settembre 2011

VOLTAIRE


L'amore non è cieco. Cieco è l'amor proprio.

THE UNKNOWN

GLI ANNI - SARA TEASDALE


Stanotte chiudo gli occhi e vedo
Una strana processione superarmi—
Gli anni prima che vedessi il tuo viso
Scorrono a fianco a me con una grazia malinconica;
Passano, i sensibili timidi anni,
Come uno che si sforza di ballare, per metà cieco
di lacrime.
Gli anni andavano via e non seppero mai
Che ognuno mi portava più vicino a te;
Il loro sentiero era stretto e distante
Ed ancora mi conduceva al tuo cuore—
Oh sensibili anni timidi, oh anni solitari,
Che si sforzavano di cantare con voci annegate
nelle lacrime.

BAD MORNING

MY FRUIT

L'UCCELLO AZZURRO - CHARLES BUKOWSKI

MISS ITALIA


1 Sei alta 1,82 e pesi 60 chili? Nessuno è perfetto. 2 Se hai vinto Miss Italia nel mondo, impara almeno a dire “grazie”. 3 No, la fascia non ti renderà automaticamente sindaco della tua città. 4 Esercitati a ridere quando vorresti piangere e a piangere quando vorresti ridere. 5 Alla pace nel mondo non ci crede più nessuno: scegli un paese africano a caso e fanne il tuo personale progetto umanitario. 6 Miss Eleganza in Gambissima 2011 è solo un modo più carino per dirti che hai perso.

NOCTURNE - CLAUDE DEBUSSY



La musica di Debussy sta a pelo d'acqua, sul mare. E' come la rifrangenza oltre la macchine di formula uno, prima della partenza.
Mi fa sorridere Debussy, sembra così facile.

MEDITAZIONI SULLA TIMIDEZZA


Si è timidi per desiderio di proteggere se stessi. Ma, paradossalmente, più ci si apre verso gli altri dando prova di amore e di compassione, meno si è ossessionati da se stessi e più si acquista fiducia.

LA NOTTE DEI DESIDERI - JOVANOTTI

venerdì 16 settembre 2011

Una donna

Ho appena finito di cenare e ho subito preso in mano un nuovo libro da leggere. Come spesso capita, iniziare un percorso nuovo comporta un'attenzione speciale. Magicamente, le parole, da inchiostro si sono fatte immagini immediate e palpitanti. La pianta d'avocado, il liquidambar, la magnolia. Ma verso la fine del prologo di questo romanzo che si preannuncia interessante, sorge questa frase: "quanto mi commuovono le donne. E che pena mi fanno. Perché una meta' del genere umano si e' fatta carico di un fardello così pesante, mentre l'altra meta' non fa nulla."

martedì 13 settembre 2011

TO MATTHEW

NOTTE PRIMA DELLE ELEMENTARI

Ecco la riflessione di Vittoria la sera prima dell'inizio della scuola:
"In classe nostra ci sono più bambini che bambine, magari trovo un bambino che mi piace quanto Francesco ma almeno è della mia età". Spero che non mi faccia arrabbiare sennò io divento aggressiva".

Come farò????

domenica 11 settembre 2011

JUVENTUS STADIUM

UPGRADE

OTEL BRUNI - VALERIO MASSIMO MANFREDI


I Bruni - Callisto, la Clerice, i loro figli, sette maschi e due femmine - e il loro regno: la cascina nella pianura emiliana, i campi coltivati con fatica, e la grande stalla, albergo e luogo in cui ci si riunisce per celebrare il rito della veglia nelle lunghe notti d'inverno, ascoltando le storie meravigliose di una tradizione millenaria. Come quella della capra d'oro, idolo demoniaco la cui apparizione è presagio di orribili sciagure... Da questo mondo antico, fatto di valori elementari ma fortissimi, di leggende ancestrali, di fatica immensa ma anche di certezze come il cibo, la casa, la solidarietà, tutti e sette i maschi dei Bruni partiranno per la Prima guerra, e la famiglia dovrà affrontare i lutti, il nuovo regime, un altro terribile conflitto e ancora la guerra civile, con le distruzioni e i cambiamenti che portano con sé. Con gli occhi di Floti, Gaetano, Armando, delle loro donne, dei loro fratelli, animi generosi e intelligenti, attraverso le vite dei Bruni, compiremo un viaggio straordinario che va dall'aia di casa fino a Bologna, dall'Africa alla Russia, dal 1914 al '49, dall'inconsapevolezza alla capacità di lottare per i diritti dei più deboli, per una giustizia in cui credere fino all'ultimo. Fino a quando la solitudine, il fuoco, la storia non avranno compiuto il loro corso...

sabato 10 settembre 2011

CAPO


1 Il tuo capo è tuo amico. Ma solo in pausa pranzo. 2 Non sei tenuto a rispondere alle sue telefonate nel weekend. 3 Se vi trovate insieme a una festa, fallo ubriacare e fallo parlare. Ti tornerà utile quando rinnovi il contratto. 4 Il tuo superiore ti tocca un po’ troppo? Denuncialo senza indugi. 5 Ma se è bello e single, tieni la bocca chiusa e sorridi. 6 Hai una relazione con la tua capa? Mettila incinta e offriti di sostituirla. Alla terza gravidanza il posto diventerà tuo.

sabato 3 settembre 2011

GIU' AL NORD

BENVENUTI AL SUD

OSCAR WILDE



Definizione di pompelmo: un limone cui si è presentata un'occasione e ha saputo approfittarne

NOSTALGIA 2.0



L'ora di sistema

mai potrà essere

come il rintocco

di mezzanotte.

VAMPIRI



1 L'unica opera seria è Dracula di Francis Ford Coppola. Tutto il resto è robaccia per ragazzine. 2 In tv guarda True blood. 3 Love song for a vampire è la canzone definitiva sull'argomento. Anche perché Annie Lennox è un vampiro perfetto. 4 Brad Pitt e Tom Cruise in Intervista con il vampiro erano molto più sexy dei quindicenni di Twilight. 5 Vuoi il brivido di un sapore nostrano? Guardati Fracchia contro Dracula.

GUARDIA 82 - BRUNORI SAS

LE COSE CHE HO - GIANCARLO GIANNINI

BREAK - SELAH SUE

LAVORARE STANCA - CESARE PAVESE



Traversare una strada per scappare di casa

lo fa solo un ragazzo, ma quest’uomo che gira

tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo

e non scappa di casa.

Ci sono d’estate

pomeriggi che fino le piazze son vuote, distese

sotto il sole che sta per calare, e quest’uomo, che giunge

per un viale d’inutili piante, si ferma.

Val la pena esser solo, per essere sempre più solo?

Solamente girarle, le piazze e le strade

sono vuote. Bisogna fermare una donna

e parlarle e deciderla a vivere insieme.

Altrimenti, uno parla da solo. È per questo che a volte

c’è lo sbronzo notturno che attacca discorsi

e racconta i progetti di tutta la vita.

Non è certo attendendo nella piazza deserta

che s’incontra qualcuno, ma chi gira le strade

si sofferma ogni tanto. Se fossero in due,

anche andando per strada, la casa sarebbe

dove c’è quella donna e varrebbe la pena.

Nella notte la piazza ritorna deserta

e quest’uomo, che passa, non vede le case

tra le inutili luci, non leva più gli occhi:

sente solo il selciato, che han fatto altri uomini

dalle mani indurite, come sono le sue.

Non è giusto restare sulla piazza deserta.

Ci sarà certamente quella donna per strada

che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa.

giovedì 1 settembre 2011

IL FOCOLARE



Iofa apri' la porta e scese le scale che lo portavano sulla strada, sotto ai portici. Portava con se' un televisore 3D acquistato la settimana prima. Si avvicino' al bidone dell'immondizia scaricandovelo dentro. Era il primo mattino ed il cassonetto vuoto gemette d'un tonfo sordo e metallico. Risalite le scale lo vedemmo rientrare in casa e poi uscirne sempre con un oggetto diverso. Così Iofa svuoto' casa in una dolce mattina autunnale. E per una strana magia, ad ogni tragitto percorso il suo viso pareva coprirsi ogni volta d'una barbanera sempre più ispida e grigia. Nel pomeriggio l'uomo pareva invecchiato di dieci anni.

Mi chiamo' e mi fece accomodare. Mi sedetti davanti al camino spento mentre lui vi depositava rovi secchi e una fascina rugosa. Poi mi si avvicinò, facendo segno con la mano di fare silenzio. Dette fuoco alla legna e mettendosi in ascolto dello strepitìo, nel silenzio della stanza vuota fece una cosa. Mi guardo' e lungamente sorrise.

UNA PAUSA



Due, tre giorni passati stranamente. Il lavoro meno mi interessa e meno mi pesa, sto ricominciando a prendere le distanze. Finalmente torno a guardarmi. Non ci riesco con continuità e spesso mi lascio distrarre. Ma capita che intraveda degli spiragli, un po' di luce. E' uno sforzo enorme quello che esercita la visione della mia vita, ma in fondo e' l'unica via per la sanità. Scrivo al buio, sul letto mentre Vittoria dorme e pare non respirare. La luce sul comodino e' coperta da un centrino, e' fioca e lontana. Mi sembra tutto cauto e questi minuti mi sembrano una bella pausa.

SINGHIOZZO



I bambini hanno pianto,

i soldati lo hanno fatto

giorni prima della guerra.



Si piegano le zampe

del leopardo

prima di morire di fame.



L'impronta d'ogni cosa

porta carico pesante.

La pioggia ripulisce

e poi ricade addosso.



Così singhiozzo

come ogni dolore eterno

e sempre dimenticato.