domenica 18 settembre 2011

GIORDANO BRUNO


Giordano Bruno nacque nel 1548 a Nola, esattamente quattrocento anni stecchiti prima di mia mamma. Finì sul rogo nel 1600 e, in tempi diversi, anche lei avrebbe subito la stessa fine. Crebbe nella cittadina campana, precisamente in contrada San Giovanni del Cesco, ai piedi dell'amenissimo Monte Cicala. La madre si chiamava Fraulissa Savolina. Una brutta infanzia, insomma. Si formò all'università di Napoli ed ebbe come maestri Giandomenico de Iannello, Bartolo di Aloia (che però faceva solo lezioni a distanza ed era noto come un gran parlatore) il Sarnese, fra' Teofilo da Vairano.
Entrò giovanissimo nell'ordine dei Domenicani. Lo fece perlopiù per convenienza, per potere dedicare completamente il suo interesse alla filosofia. D'altra parte gli interessi che Bruno ebbe nell'arco della sua pur breve vita furono molteplici: Misticismo, teorie mnemotecniche, masturbazione colta, studi cabalistici, teorie astronomiche, storia del Sesamo. Fu già chiaro che la sua non era vera e propria vocazione cristiana, in special modo lo rivela l'episodio in cui egli ridusse a brandelli la raccolta "Panini dei Santini", quella relativa alla stagione 1566-1567, facendo piangere un novizio collezionista.
Si laureò nel 1575, con una tesi sul Tommaso d'Aquino, Pietro Lombardo e le circonferenze di Antonella Clerici.
E' dunque paradossale che uno dei pensatori anticristiani più convinti si fosse formato all'interno di un convento. O forse ne era conseguenza logica.
Ma in fondo chi era Giordano Bruno? lui si definiva un angelo caduto in terra per poter fare chiarezza sulla verità. Infatti fu definito storicamente come "il modesto". Una volta conclusa la propria formazione girò l'Europa: Roma, Novi Ligure, Parigi, Londra, Oxford, la Germania, Praga, Venezia. Tutto questo senza che ancora ci fosse la RyanAir.

Bruno fu il rappresentante di una religione magica, un po' similarmente al rapporto con Dio proprio degli egiziani: una religione naturale, senza lubrificanti artificiali o coloranti aggiunti. Qualcosa che immedesima dio in ogni cosa, nel tutto; un ritorno all'antico paganesimo. Nel "De la causa, principio et uno" egli infatti esplicita tale tesi: "Oltre la ringhiera, oltre la siepe, oltre il muro di gesso, c'è cielo. L'aria della mia vista è quella che porta nostalgia di dio. Tutto è in me. Come in ogni cosa trovo frammenti del mio io. Mai troverò senso nei supermercati Pam."
Il colpo di grazia inferto alle certezze cristiane fu quello relativo al mondo infinito. Egli credeva ad un universo infinito e omogeneo. Così si negava addirittura la finitezza dell'opera di dio, si andava oltre le quaranta ore lavorative durante la settimana della creazione. Addirittura egli ipotizzò l'esistenza di altre forme di vita nell'universo. Addirittura di un'organizzazione sindacale superiore, non rossa e addirittura azzurra! Questo fu davvero troppo. L'inquisizione intervenne e fece di Bruno un ricordo fumoso...

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