domenica 25 settembre 2011

TAGGATO?


Erano passati poco più di dieci minuti da quando ero stato fatto accomodare nella saletta d'aspetto del Dottor Ravezzani.
Già quel breve lasso di tempo era bastato a rendermi assorto. Avevo di fronte un grande schermo Samsung, posto strategicamente alla mia destra: scorrevano immagini delle proprietà della Società, tutte in alta definizione, lucide come le copertine profumate delle riviste ammucchiate sul tavolo lontano.
"Si accomodi", mi fu detto. Così, seduto davanti ad un signore calvo, magro e in gran forma, abbronzato e serioso, abbozzai il primo sbadiglio della giornata. Continuavo a nuotare nel torpore dello slideshow, in un silenzio brumoso che pareva farsi musica d'ambiente.
Finalmente lo guardai negli occhi.
Senza ricevere una minima risposta iniziai a porre attenzione alle parole che mi venivano incontro come nuvolette nei fumetti di Topolino.

Numeri, dati, informazioni.

Feci un piccolo tentativo di rivestire la capacità produttiva dell'Azienda per cui lavoro con della sottile pastasfoglia, ma capii subito che oramai tutti noi soffriamo di terribili intolleranze alimentari.
Dunque risposi:

Numeri, dati, informazioni.

Finita la litania del rosario e scambiatoci i doni (biglietti da visita e splendide brochure), il Dottor Ravezzani si mise a parlare d'altro.
Seppi dei suoi primi lavoretti appena quattordicenne, di come già quattro anni dopo fosse già ben invischiato nel mondo del lavoro; di come a venticinque anni fosse già dirigente di una grossa catena di distribuzione, e infine della sua avventura di piccolo imprenditore.

Poi la crescita ed il successo.

Dietro di me stavano due bellissime fotografie dei figli ed un "mare costaricano, col cuore in mano".

Ma vidi quest'uomo farsi rigido, d'un pallore simile alla calce, poi improvvisamente blu.
Intensamente blu, sempre più abbagliante.

Sgranai gli occhi: una nuvoletta intensa era fuoriuscita dal Dottore lasciandolo inerme sullo schienale della poltrona di comando. La stanza prese una sembianza nuova, quasi di cristallo; tutto pareva disposto come su un desktop: mi sono sentito un'icona di un ipad.
Un ditone enorme entrò dalla porta a lato, sarà stato venti centimetri più alto di me! spostava le foto da una parete all'altro, poi le sedie, la scrivania, l'attaccapanni. D'improvviso mi sentii completamente trasparente: "tagliato", in attesa di essere incollato chissà dove. Una terribile playlist di disco anni settanta circolava in modalità shuffle.

Ero terrorizzato. Non ero stato ricevuto dal Dottor Ravezzani ma solo dalla sua pagina Facebook.

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