sabato 9 ottobre 2010

IL SOPRANNOME DI SANTO AGOSTINO


Il babbo di Sant'Agostino si chiamava Patrizio.
La mamma di Sant'Agostino si chamava Monica.
Boh... va bene! lo prendiamo come un dato di fatto e ne possiamo trarre le dovute conclusioni:
Patrizio faceva l'operaio in un'azienda edile e quando tornava a casa, dalla stanchezza poco mancava che si dimenticasse anche il nome del figlio.
Monica era la segretaria personale del capo dell'azienda edile, era vanesia e faceva di tutto per far sì che il marito tornasse a casa tutte le sere così stanco che mancava solo che si dimenticasse il nome del figlio.
Il piccolo Agostino cresceva dunque in un ambiente famigliare unito e pieno di premure tant'è che appena gli fu possibile si prese in affitto un monolocale a Madaura, appena vicino ad una macelleria di carne equina. Compiuti i sedici anni s'innamorò perdutamente di una certa valchiria di nome Ulla, la mise incinta ed ebbe un figlio. Ancora in preda al risentimento verso i genitori (Patrizio e Monica) lo chiamò Adeodato. Il viperino già a quell'età aveva programmato tutto l'andamento della sua vita. Preso come da un sesto senso aveva capito che il successo gli avrebbe arriso solo con la pubblicazioni delle famose confessioni. Ma essendo ancora piccino poteva confessare davvero ben poco. Per questo si diede alle pazze gioie e inizio il famoso Agostino Hardcore and Melagodo Tour 370 dc. Di fatto, semplificando molto gli eufemismi su quegli anni, trombò come un micco senza distinzione di sesso, natura e materia; mangiò anche il buio e prese il sole sulle spiagge algerine: pareva d'essere a Rio. Ebbe un rapporto talmente forte con il sesso che anche negli anni della santità e della purificazione proprio non ce la faceva. Qualche pugnetta ci scappava, anche solo per allentare la tensione (anche lui usava sempre la solita scusa). In concomitanza con la conoscenza di Ambrogio, anche lui futuro santo (a quel tempo ci facevano come i porcini), fu preso da un fortissimo sentimento religioso. Si fece battezzare insieme al figlio deorat... acc..., no, iodato; no, quello è il sale, boh! Insomma! si fece battezzare insieme al nipote di Patrizio e se ne tornò a casa pronto per la riflessione religiosa. Scrisse "La città di Dio", "La Trinità", "La dottrina cristiana", "il sermone della montagna" ma sopratutto LE CONFESSIONI. Non c'era stato verso, aveva vissuto in solitudine, digiunato, era stato parco e casto ma c'era poco da fare: l'era un maiale dentro. Ragionava sì, parlava di religione e fede, va bene ma fra le righe, come la vipera cercava le mele, lui non faceva altro che a pensare a quella cosa lì. Ce l'aveva fissa come un mio amico di Grosseto che una volta a pranzo mi confessò: "Caro Federico, a me in fondo m'importa una sega! io vivo solo per la f***, ce l'ho fissa qui (e si batteva l'indice in fronte) - mentre io pensavo che ce l'aveva fissa LI' -. Riprendo infatti le frasi che il buon De Crescenzo ha selezionato dalle Confessioni:
1) O Signore Iddio, dammi la castità e la continenza, ma non subito subito. Che tradotto vuol dire: sarò buono ma intanto dammi il regalo di Natale, cazzo.
2) Ahimè, non sono capace di dormire una notte da solo. Che tradotto vuol dire: se non trovo una monaca che non me la molla, anche stasera c'ho cinque amiche!
3) Dal traviamento della volontà nasce la libidine, dalla libidine l'abitudine, e dall'abitudine la necessità. Che vuol dire: "devo trovare un po' di scuse"
4) Ama e poi fai quello che vuoi. Troppo facile: Ama (ma non è fondamentale) e tromba (che è fondamentale)
5) Osai perfino tra le pareti della Tua Chiesa concepire voglie impure. E per questo si capiva la fila delle ragazzine e dei ragazzini lì davanti al confessionale.
6) La voglia di amare e di essere amato diventava più grande se unita al possesso del corpo dell'amante. Che voleva semplicemente stare a significare che se la/o trombava ci sentiva di più.
Ora io dico: l'hanno fatto SANTO! Ecco perchè dicono che l'Italia è un paese di Santi (un po' rinfinocchiti a dir la verità) e di navigatori.

Agostino fu così chiamata dai contemporanei "il re del sesso orale".
La rima sarebbe stata una volgarità.

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