domenica 7 novembre 2010

HANDBRAKE


I miei ricordi non mi riportano ad un fatto o ad un evento scatenante. Deve essere successo piano piano, con il passare dei mesi, degli anni. Qualcosa si è messo a lavorare pazientemente dentro di me, a metter su mattone su mattone. Qualcosa di simile a Roger Waters nel dramma di The Wall.
Ma più vicino ad un'automobile che ha viaggiato per chilometri e chilometri con il freno a mano tirato. E dal lato guidatore l'ho sempre visto ch'era così: vedevo la leva tirata su, la spia luminosa accesa, il bip ipnotico e fastidioso, l'odore nauseabondo delle gomme.
Eppure ho continuato a guidare, ancora ed ancora, senza sosta e senza meta.
Ma c'è stato anche il tempo di fermarsi. Quello di fumarsi una sigaretta al tramonto, appoggiato al cofano metalizzato. E sai, allora mi è bastato tornare seduto sulla poltroncina di pelle sdrucita, buttar giù la leva e dormire la più lunga mezz'ora della mia vita. Giusto il tempo di rendermi conto di quanto sono stupido; giusto per ridere, giusto per ripartire.

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