lunedì 29 giugno 2009

ALBERTO MORAVIA

NON CAPIRO' MAI


Sai,
non capirò mai la tua sofferenza
curiosa per la cecità del buio.
Non comprenderò mai le serate fresche
davanti ai commensali e alle risate.
No,
nemmeno l'amore per le automobili
nè per i profili alti delle donne.
Non capirò mai la tenera dolcezza
vecchia
che ti colpì
ne' la dura determinazione giovanile
che avesti.
Non lo capisco l'amore
e nemmeno il dolore.
Non la tua vita, babbo
perchè alla fine dov'è finita?

domenica 28 giugno 2009

TROFIE CON BOTTARGA E NOCCIOLE



Ingredienti per 4 persone
trofie 600 gr
nocciole tritate 100 gr
bottarga di muggine grattugiata 150 gr
aglio 2 spicchi
prezzemolo qb
olio extravergine di oliva qb
sale qb
pepe qb


Procedimento
1. Cuocete le trofie in abbondante acqua salata con un filo di olio perchè non si incollino fra loro, nel mentre fate rosolare in un tegame gli spicchi d'aglio con l'olio, quando avranno iniziato a prendere colore toglieteli, aggiungete le nocciole tritate. Lasciatele soffriggere fintanto che saranno dorate aggiungete quindi il prezzemolo, sale, pepe e un mestolo di acqua di cottura della pasta. Quando la pasta sarà cotta, scolatela nel tegame del sugo e mescolatela aggiungendo la bottarga grattuggiata.

AL CHIARO DI LUNA

MEDITAZIONI SULL'ETA' DELLA VITA


A mano a mano che si cresce, si attribuisce sempre meno valore all'affetto, all'amicizia o alla collaborazione reciproca. Si dimenticano le cose più importanti e si dà rilievo all più irrisorie.

APPENA LETTO...IL BAMBINO CHE SOGNAVA L'INFINITO di JEAN GIONO


Un bambino e suo padre tutte le domeniche fanno una passeggiata in campagna. Ma le siepi di biancospino e gli alberi ostruiscono la vista del bambino che vorrebbe vedere le stesse cose che vedono gli uccelli che passeggiano nel cielo. Il bambino è bravo ad arrampicarsi e conquista la cima di un albero ma anche questo non gli basta. Vuole più spazio. I colori, i profumi, le geometrie dei campi coltivati, la lentezza del volo degli uccelli, i ritmi placidi della vita contadina nella prosa limpida e splendente di Giono. Età di lettura: da 7 anni.

APPENA LETTO... LA VERSIONE DI BARNEY di MORDECAI RICHLER


Approdato a una tarda, linguacciuta, rissosa età, Barney Panofsky impugna la penna per difendersi dall'accusa di omicidio, e da altre calunnie non meno incresciose, diffuse dal suo arcinemico Terry McIver. Così, fra quattro dita di whisky e una boccata di Montecristo, Barney ripercorre la vita allegramente dissipata e profondamente scorretta che dal quartiere ebraico di Montreal lo ha portato nella Parigi dei primi anni Cinquanta e poi di nuovo in Canada, a trasformare le idee rastrellate nella giovinezza in "sitcom" decisamente popolari e altrettanto redditizie.

LA MASTURBAZIONE

ASHLEY JUDD

DAVID HENRY THOREAU


La maggioranza dell'umanità vive un'esistenza di tranquilla disperazione

QUANDO TU SARAI... di WILLIAM BUTLER YEATS


Quando tu sarai vecchia e grigia
e piena di sonno
e china accanto al fuoco,
tira giù questo libro
e lentamente leggilo
e sogna del dolce sguardo
che i tuoi occhi ebbero un tempo
e delle loro ombre profonde;

quanti amarono i tuoi istanti di lieta grazia
e amarono la tua bellezza
con falso e vero amore,
ma un solo uomo amò in te
l'anima pellegrina
e amò il dolore del tuo mutevole volto,

e chinandoti giù verso i tizzoni incandescenti,
mormora, un po' tristemente,
quanto amore fuggì
e misurò i suoi passi
sulle montagne in alto
e nascose il suo viso
fra una moltitudine di stelle.

sabato 27 giugno 2009

DI PASSAGGIO di FRANCO BATTIATO

Romita, 1998

ERACLITORIDEO

Eraclito. Onomatopeico. Quanto se la tirava questo qui. Se aveva bisogno di un consiglio diceva di dover riflettere fra sè e sè. Dei presenti sottolineava spesso l'assenza; affermava inoltre che come l'oracolo egli accennava. Da qui il soprannome affibiatogli: Eraclito l'oscuro. E' comunque vero che egli lasciò vera sostanza nella storia del pensiero occidentale. Definì il concetto di "divenire" dove ogni cosa del mondo subiva continuamente un cambiamento. Anche le cose che crediamo siano le più immutabili, con il tempo cambiano e si trasformano. Famosa è la frase: non è possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume. Saremmo cambiati noi ed il fiume. Panta rei: tutto scorre. All'interno di questa realtà in continuo divenire si gioca inoltre la continua lotta fra i due aspetti opposti della stessa unità. Il bene ed il male, il dolore ed il piacere. Cosa sarebbe, dice Eraclito, il cibo se non vi fosse la fame; cosa la pace senza la guerra, cosa la luce senza il buio. E' così, senza dubbio: cosa sarebbe la liberazione senza la costipazione; cosa la minzione senza la ritenzione; cosa il meteorismo senza la presenza di gas intestinali. Non ho invece mai capito perchè vomitiamo. Comunque anche io ho voluto dare il mio contributo e, alla teoria degli opposti, ho fatto una piccola postilla: L'INCASTRO. E' incontrovertibile che il movimento dell'incastro provoca piacere. Pensate al dito nel naso, alla pallina da golf e alla buca, al sole fra le montagne, al treno nella galleria. Certo, ho tralasciato la cosa più esplicita e scontata ma va da sè.... D'altra parte anche per arrivare a questa conclusione, come dice l'amico Giobbe, Adamo ed Eva, dovettero più e più volte farsi male: ginocchiate nello stomaco, gomitate sugli stinchi, diti negli occhi... poi alla fine trovarono l'incastro giusto. Va bè, tornando ad Eraclito, potremmo alla fine descriverlo come un grande filosofo, con l'arterio, ma comunque un big. Senonchè, senonchè... anche lui ha il suo piccolo grande neo: la sua morte. Come morì Eraclito: cercando di curare una forma di idropisia che lo tormentava. Egli si ricoprì di sterco e si espose al sole, fu visto da un branco di cani affamati che, credendolo uno scarabeo stercorario, non ebbero scrupoli a sbranarlo. Ecco come ci si sputtana una carriera. Solo Jimi Hendrix morì in modo altrettanto scemo (affogato nel proprio vomito). Sembra inoltre che uno dei cani colpevoli dello scempio, tre giorni dopo il fattaccio abbia avuto attacchi di dissenteria così violenti da decidersi al suicidio tramite assunzione massiccia di bocconcini Fido Cane.

QUASI ARRIVATO


Da uomo vecchio
guardo i ritornelli delle api
ridendo malato.

Seduto
accanto agli appennini
osservo il divenire
rischiarato.

E tutti i viaggi
della mia vita

persone e parole
larghi orizzonti

Non rimane che
il riscuotersi
di neve fredda
dal pesante ramo.

domenica 21 giugno 2009

LA LUISONA di STEFANO BENNI

APPENA LETTO.... STRAWBERRY FIELDS di LEWYCKA MAARINA


È una serata estiva incantevole nella campagna inglese e un gruppo di raccoglitori stagionali di fragole riuniti intorno a due caravan si preparano a festeggiare un compleanno. Scenetta idilliaca, no? Ma se solo proviamo per un momento a cercare di capire chi siano esattamente queste persone che oggi raccolgono le fragole destinate alle nostre tavole le cose cambiano, e parecchio. C'è la giovane ucraina Irina che sogna di migliorare il suo inglese e di trovare il vero amore tra le braccia di un romantico cittadino di Sua Maestà. C'è Andrij, anche lui ucraino, figlio di un minatore. Ci sono poi tre polacchi: Tomasz (grandissimo fan di Bob Dylan e proprietario delle puzzolentissime scarpe che appestano il caravan maschile), Yola (voluttuosa e minuscola amante del padrone) e Marta (nipote di Yola, animata da fervore religioso e cuoca della combriccola). Ci sono poi ancora Vitalij (poco più che un ragazzino, ma già consumatissimo navigatore dei nuovi traffici globali), due ragazze cinesi (ma sono davvero cinesi?), ed Emanuel, un diciottenne del Malawi pieno di candore, approdato in Inghilterra alla ricerca della sorella. E per concludere c'è il Cane, che in effetti non raccoglie fragole, ma che come vedrete - avrà un peso notevole in tutta questa storia. A prima vista non si direbbe proprio, ma in realtà si tratta di un gruppo di individui che conducono vite pericolose, estremamente pericolose.

Cialda con mousse al cioccolato bianco e salsa di fragole


Ingredienti per 4 persone:

cioccolato bianco 200g
burro 120g
uova (tuorli) 6
zucchero 100g
panna fresca 800g
kirsch 1 cucchiaino

Per la cialda:


farina 00 130g
zucchero 110g
albumi 110g
vanillina 1 bustina
burro sciolto 150g
panna fresca 50g

Per la salsa:


fragole 200g
limone (succo) 1


Procedimento

1. Per le cialde:
Mescolare tutti gli ingredienti e far riposare un po', poi con l'aiuto di un cucchiaio e un foglio di silpat fare dei cerchi sottili.

2. Cuocere in forno a 200°C per circa 5 minuti (fino a doratura, poi appoggiarli velocemente su dei bicchieri girati per formare una coppetta).

3. Per la salsa:
Sciogliere il cioccolato e il burro assieme in una ciotola a bagnomaria.

4. Montare i tuorli con lo zucchero e il kirsch,

5. Montare la panna.

6. Quando il cioccolato e il burro saranno sciolti mescolare bene e aggiungere i tuorli montati mescolando energicamente.

7. Quando saranno ben cremosi aggiungere la panna montata mescolando questa volta delicatamente. Mettere in frigo in un contenitore chiuso.

8. Lavare e tagliare le fragole a tocchetti. Condire con lo zucchero e limone e farle macerare per un paio d'ore . Frullare. Tenerne qualcuna per guarnizione.

9. Finitura:
Sistemare sul piatto la salsa a specchio, appoggiarvi sopra la coppetta di cialda e riempirla con una cucchiaiata abbondante di mousse.

10. Guarnire con fragole, zucchero a velo e foglie di menta.

LO SCIOPERO DEI NEURONI

Mi sa che stavolta vado davvero a buttarmi in un carpineto. Fare dell'ironia sulla composizione di un neurone e sul suo funzionamento non penso dia spazio a grandi possibilità, ma che ci posso fare, bisogna masticare anche duro, no?
Allora. I neuroni sono quelle cellule che sono responsabili del nostro comportamento: in definitiva ne esistono di 3 tipi: quelle sensoriali, che trasmettono le informazioni relative all'ambiente esterno; gli interneuroni, che sono localizzati all'interno del sistema nervoso centrale e i motoneuroni, quelli che controllano la contrazione d'un muscolo o la secrezione di una ghiandola.
Già il fatto che non si conosca bene il numero di neuroni che ognuno di noi possiede la dice lunga sulla conoscenza che abbiamo dell'argomento. Dicono, sembra, fra 100 e i 1000 miliardi. Forse, può darsi, potrebbe essere. Ma siamo certi? io conosco tipi che sicuramente hanno risparmiato e che al massimo potranno contarne un paio: gli manca sicuramente l'interneurone, quello che di fatto elabora. Dice: facile fare l'intelligentone e il sarcastico con i neuroni degli altri, guardassi un po' anche a te stesso! Infatti va detto che, a parte quelli sensoriali, i neuroni che largheggiano nel mio sistema nervoso centrale e periferico devono avere origini napoletane, sono sempre stanchi e non ne vogliono sapere di darsi una mossa. Comunque, tornando a parlare seriamente, ogni neurone riceve informazioni da altri neuroni e ne trasmette a sua volta. Gli organi adibiti alla ricezione possono essere la soma (che è il corpo cellulare del neurone) o il dendrite (una specie di diramazione ad albero della soma); quelli adibiti alla trasmissione sono chiamati bottoni terminali. Nel mezzo ci sta l'assone che è una specie di canale che trasporta l'informazione dagli organi riceventi a quelli trasmittenti. Insomma i neuroni sono uniti fra se come da un grande trenino dell'amore dove i bottoni terminali si appiccicano alla soma o a i dendriti d'altri neuroni e così via... Questa è un po' la situazione standard, evitando di descrivere connessioni diverse ma meno comuni. La cosa interessante è che quando il bottone terminale s'aggancia al neurone "amante", quando cioè crea una sinapsi, viene prodotta una sostanza chimica, chiamata neurotrasmettitore, che è inibitoria o eccitante. Ecco, io ho dei problemi lì, in quella fase: i miei neuroni scazzano, certe volte spruzzano quantità abnormi, altre volte proprio non ne vogliono sapere; sono volubili, incostanti e ogni tanto si rivolgono anche alle associazioni sindacali. E pretendono pure. Finora gli ho sempre dato massima libertà ma ora m'hanno rotto i covoni, ora bisogna che ci ragioni. Allora, caro neurone si distenda sul lettino........

CARMINA BURANA

Meditazioni sull'età della vita


Di solito si crede che i bambini non pensino ad argomenti seri come la morte. Ma dalle domande che fanno, mi rendo conto che riflettono spesso su questioni importanti, in particolare su ciò che accade dopo questa vita.

DISSOLVENZA


PIOGGIA COSTANTE E LENTA
DISSETA IL MIO DESIDERIO

DIDISSOLVENZA - DIDISSOLVENZA

SALITO ALL'ALTA MONTAGNA
FERMO, COMPOSTO E SEDUTO
DRITTO COME SAMBUCO
ASPETTO IL CATARSI

INDISSOLVENZA - INDISSOLVENZA

LASCIATO L'UOMO E IL FUTURO
CERCATO UN SILENZIO SICURO
NIENTE SCORRE
TUTTO E' MUTO,
E TUTTO CORRE
NIENTE E' MUTO.

LA NEVE CHE AVANZA
E' BUONA CREANZA
BALDANZA
COME NELLA LEGGE DELLA DANZA

E MI RILASCIO

ALLADISSOLVENZA - ALLADISSOLVENZA

sabato 20 giugno 2009

LA NUTELLA DI BIANCA

GEORGE BERNARD SHAW


Niente rende l'uomo più egoista del suo lavoro

TREE

MI HAI FATTO SENZA FINE di RABRINDANATH TAGORE


Mi hai fatto senza fine
questa è la tua volontà.
Questo fragile vaso
continuamente tu vuoti
continuamente lo riempi
di vita sempre nuova.

Questo piccolo flauto di canna
hai portato per valli e colline
attraverso esso hai soffiato
melodie eternamente nuove.

Quando mi sfiorano le tue mani immortali
questo piccolo cuore si perde
in una gioia senza confini
e canta melodie ineffabili.
Su queste piccole mani
scendono i tuoi doni infiniti.
Passano le età, e tu continui a versare,
e ancora c'è spazio da riempire.

CATTIVA di SAMUELE BERSANI

Taranto, 1994



venerdì 19 giugno 2009

PITAGORA ERA UN DEMENTE

Già il fatto che abbia scelto di lasciare l'isola di Samo per venire a tiranneggiare a Crotone (!) la dice lunga sulle capacità di scelta di Pitagora. Ma lasciando perdere questo aspetto (d'altra parte c'è gente che vive a Milano) mi chiedo cosa abbia tangibilmente apportato l'esperienza di Pitagora al pensiero filosofico occidentale. Forse alla matematica, alla geometria, non certo alla filosofia. Per luì, l'archè era il numero: quando guardava il suo cane abbaiare incazzato perchè non gli lasciava nemmeno gli avanzi degli avanzi pensava che fosse composto di numerini su numerini. Direi tipo matrix, avete visto il film no? Ok, penso che Pitagora vedesse il mondo in quel modo: sfondo nero e codici verdi in discesa libera tipo Invaders. Rispetto ai filosofi precendenti aveva bruciato, tralasciato un aspetto fondamentale: che il tutto fosse qualcosa di appartenente alla natura. No! questo s'era fissato coi numeretti e tutti noi sappiamo quanto sono pallosi e paranoici i matematici di professione. Vabbè, ha formulato il famoso teorema, ha introdotto il concetto di metempsicosi... ma questo non può garantirgli il perdono per il tentativo di misurare la circonferenza di dio. Era un demente, via. In altre parole lo confermò successivamente anche Eraclito (che però, come vedremo era un coglione)affermando a tal proposito che "l'erudizione non insegna ad essere intelligenti". Una stupidata che invece m'ha incuriosito è che i neofiti della scuola pitagorica si chiamassero acusmatici... avrei potuto trovarli al pronto soccorso! Per concludere in bellezza vi elencherò alcune regole fondamentali che Pitagora impose ai suoi discepoli. Tenete presente tutti i precetti morali che le religioni hanno espresso nei secoli e tenetevi forte. Ecco: 1) Non mangiare fave 2) Non raccogliere ciò che è caduto 3) Non toccare un gallo bianco 4) Non spezzare il pane 5) Non scavalcare le travi 6) Non attizzare il fuoco con il ferro 7) Non addentare una pagnotta intera (Cretino!, ma se non lo possono spezzare il pane, e non lo possono addentare intero, come cazzo fanno a mangiarlo?) 8) Non strappare le ghirlande 9) Non sedersi su un boccale 10) Non mangiare il cuore 11) Non guardarsi nello specchio accanto al lume 12) Spianare l'impronta quando ci si alza dal letto. Mi sembra di sognare eppure è vero! lo giuro. Infatti al tipo che scrisse successivamente i dieci comandamenti dettero il nobel e a quel tempo andare in Svezia per ritirare il premio mica era un viaggietto da niente! NON MANGIARE FAVE! mi viene da pensare che sia stata un'allusione, un'avversione al movimento gay dell'epoca. Boh! Pitagora era un demente.

PS

Nottata e mattina passata al pronto soccorso. Gli infermieri si trascinano, chi con tatuaggi di ragnatele ai gomiti, chi offrendo pizze cotte nel forno a legno a novantenni affamati.
Ai vecchietti non piace la pizza, preferiscono rostinciane e salsicciotti. Arrivano tante capocciate di bambini distratti, accompagnati dalla preoccupazione dei loro genitori. Nessuno è abituato al dolore, tutti spingono e fanno calca. Ad una ragazza sono gonfiate le labbra e s'è impaurita; certa gente spende migliaia di euro per lo stesso risultato. Una signora sta buona su una sedia in un dormiveglia che sembra anestetico. L'ho trovata lì alle otto e ora che è mezzanotte gli chiedo da quanto tempo sta aspettando: mi dice da mezzogiorno. Spero gli paghino gli straordinari. A me non succede. C'è una bellissima coppia di colore con un bimbo che avrà massimo 8-9 mesi; suo babbo lo lancia in aria e lo riprende al volo, il piccolo lancia gorgoglii di gioia che mi ricordano la bellezza della vitalità. C'è una ragazza dell'est bianca fuori e dentro, con occhi duri e nascosti; si siede e punta la fronte al muro. Pare che al vecchietto abbiano promesso una minestrina, ma fredda. Nessuno piange, nemmeno i bambini.

UKRAINA


Sono scesa su sandali verdi
in una gonna a fiorellini
lasciando la moquette del treno
per un prato coltivato a fragole.

Trovo a sera un cielo
lavanda e pervinca
e dietro le spalle
i miei campi coltivati
a grano.

Eppure gli occhi di Iole
residui salini e calcari
m'invitano tristemente
nel Volkswagen

domenica 14 giugno 2009

MARIO SOLDATI

APPENA LETTO... LA VOCE DELLA NOTTE di SCHAFI RAFIK


Da molti anni il cocchiere Salim viaggia ogni giorno per le strade di Damasco. In nessun luogo si sanno raccontare storie come in questa città e Salim è indiscutibilmente il suo narratore più famoso. Un uomo mingherlino, ma con una voce profonda e incantatrice capace di trascinare gli ascoltatori nel mare più azzurro e lontano, nei deserti sconfinati, nella foresta più intricata. I suoi clienti adorano essere cullati dal dolce suono delle sue fiabe, mentre percorrono le strade piene di magia, sapori e profumi della città. Ma una notte Salim perde la voce a causa di un misterioso incantesimo. Muto e inconsolabile, il vecchio cocchiere si rivolge ai suoi più grandi amici, sette compagni di narghilè e racconti notturni, perché lo aiutino a trovare il modo di spezzare l'incanto. Per sette notti, ognuno di loro dovrà fargli un dono prezioso, e cosa c'è di più prezioso di una storia per un uomo come Salim? Notte dopo notte, i narratori di Damasco racconteranno di maghi e principesse, del contadino che vendette la sua voce al demonio, dell'emigrante nella lontana New York, del re bugiardo e della sua collezione di menzogne fino all'ultima, insospettabile e decisiva storia.

sabato 13 giugno 2009

PATATE AL FORNO


Ingredienti per 12 persone
• patate 1,5 kg
• sale 20 gr
• olio extravergine di oliva 1dl
• pepe 2 gr
• burro 60 gr
• salvia 1 rametto
• rosmarino 1 rametto
• paprika 1 cucchaino

Procedimento
1. Sbucciare le patate, lavarle, tagliarle a cubetti e bianchirle in acqua salata bollente per 5 minuti.

2. In una teglia scaldare olio ed aglio in forno a 200°C fino a doratura dell'aglio

3. Togliere l'aglio, aggiungere le patate, salare, pepare, unire la salvia, i rametti di rosmarino e cuocere per 50 minuti. A me metà cottura mescolare le patate e togliere salvia e rosmarino.

CONCERTO IN B MINOR BWV 974

MEDITAZIONI SULL'ETA' DELLA VITA


Se non riflettiamo in maniera corretta, se siamo troppo miopi, se i nostri metodi mancano di profondità e non consideriamo le cose con spirito aperto e sereno, trasformiamo in grosse difficoltà quelli che all'inizio erano soltanto problemi insignificanti: siamo noi a crearci gran parte delle nostre sofferenze.

DELLA BELLEZZA IL NIDO E' IL TUO SGUARDO


STA NELLE COPERTE LEGGERE
SCOMPOSTE SUI DIVANI
E NEL RIEMPIRSI FANGOSO
PIOVOSO DELLE POZZANGHERE.

STA NELLA NEVE E NELLE NUVOLE,
NELLA STESSA IDENTICA LEVITA'.

VIVE NEI FILTRI ALTERI DELLA LUCE,
DIAGONALI COME PIOGGIA LONTANA A FONTANA

E NEI MELI,
NELLE FOLAGHE,
PER LE DISCESE D'ERBA VERDE
FRA I RAMI FATTORIALI DEL BOSCO.

DELLA BELLEZZA IL NIDO E' IL TUO SGUARDO

THE HOURS

ENNIO FLAIANO


Coraggio, il meglio è passato.

HEATH LEDGER

venerdì 12 giugno 2009

E LA MORTE NON AVRA' PIU' DOMINIO di DYLAN THOMAS


E la morte non avrà più dominio.
I morti nudi saranno una cosa
Con l'uomo nel vento e la luna d'occidente;
Quando le loro ossa saranno spolpate e le ossa pulite scomparse,
Ai gomiti e ai piedi avranno stelle;
Benché impazziscano saranno sani di mente,
Benché sprofondino in mare risaliranno a galla,
Benché gli amanti si perdano l'amore sarà salvo;
E la morte non avrà più dominio.

E la morte non avrà più dominio.
Sotto i meandri del mare
Giacendo a lungo non moriranno nel vento;
Sui cavalletti contorcendosi mentre i tendini cedono,
Cinghiati ad una ruota, non si spezzeranno;
Si spaccherà la fede in quelle mani
E l'unicorno del peccato li passerà da parte a parte;
Scheggiati da ogni lato non si schianteranno;
E la morte non avrà più dominio.

E la morte non avrà più dominio.
Più non potranno i gabbiani gridare ai loro orecchi,
Le onde rompersi urlanti sulle rive del mare;
Dove un fiore spuntò non potrà un fiore
Mai più sfidare i colpi della pioggia;
Ma benché pazzi e morti stecchiti,
Le teste di quei tali martelleranno dalle margherite;
Irromperanno al sole fino a che il sole precipiterà;
E la morte non avrà più dominio.

IMPRESSIONI DI SETTEMBRE di MARLENE KUNTZ

L'INCONSCIENZA E' COME UN PROFILATTICO RITARDANTE (ANZI, MOLTO MEGLIO. CREDO)

Io mi domando. Già con questa affermazione potrei avere definito una prima evoluzione della coscienza. Eh sì, perchè il fatto di dialolgare con sè stessi ed elaborare pensieri consapevoli è certo un passo successivo alla primitiva capacità di comunicare verbalmente con gli altri. Comunemente però la coscienza è avvertita come una caratteristica umana lontana dal nostro portamento fisico; nel senso che l'idea di coscienza non c'entra molto con un polpaccio o con le ascelle. Ma fenomeni come quello del "cervello diviso" mi fanno pensare che la distanza fra queste componenti non sia così lontana. Infatti per cercare di curare certe forme di epilessia gravi alcuni neurochirurghi sono arrivati a sezionare, cioè a disconnettere, il lato destro del cervello da quello sinistro. Come? incidendo con un bisturi il corpo calloso (che a me ricorda il lesso), responsabile di trasferire le informazioni fra i due emisferi celebrali. Ora, una volta eseguita questo tipo di operazione ci si è accorti che solo il lato sinistro ha capacità di risposta verbali e che solo quella parte sembra capace di prendere coscienza degli stimoli esterni. Ricordo inoltre che ogni globo del cervello controlla la parte opposta. Ci si è trovati di fronte a fenomeni curiosi. Per essere più chiari: se io faccio una domanda nell'orecchio destro (controllato dalla parte sinistra del cervello) d'un paziente con il cervello diviso, egli non avrà problemi a rispondere, dando atto di aver preso coscienza della domanda fattagli. Ma la parte destra, una volta divisa, ha invece reazioni perlomeno strane, sembra avere una mente propria. Ad esempio alcuni pazienti hanno testimoniato che leggendo anche con interesse un libro si sono trovati a posarlo con la mano sinistra: evidentemente la parte destra del loro cervello lo trovava noioso!Un'eccezione alla regola del trasferimento incrociato è relativa all'olfatto. Se un profumo od un odore viene posto alla narice destra del naso raggiunge la parte destra del cervello. L'esperimento che più mi ha impressionato è quello in cui ad un uomo con il cervello diviso è stato fatto odorare un fiore dalla narice destra. Egli ha affermato di non sentire nessun profumo ma quando gli è stato detto di scegliere un oggetto tra tre a lui non visibili, con la mano sinistra egli ha scelto proprio un fiore! Incredibile. Chimica?
Concludo solo con una mia curiosità: chissà a quale parte del cervello arriva lo stimolo sessuale; magari persone con il cervello diviso che ricevono informazioni osè al lato destro del cervello si ritrovano con l'alzabandiera senza capire il perchè! Ma come fanno a raggiungere l'orgasmo? Vabbè, complessivamente meglio gli psicofarmaci... almeno la consapevolezza rimane.

domenica 7 giugno 2009

ED HARRIS

ANASSIMANDRO A CASTELLINA IN CHIANTI

Sicuramente quando circa venti anni fa mi svegliavo nel bel mezzo della notte e scappavo di casa non avevo idea di cosa fosse l'Apeiron. Ma certo è che se dovessi definire con parole mie questo concetto, espresso dal filosofo milese Anassimandro, non saprei rispondere meglio se non raccontando di quei momenti. Scappato, appunto, alle tre di notte, in una estate del giugno del 1991, ho guidato per la strada che da San Donato in Poggio porta a Castellina in Chianti. Lì, sui poggi della Castellina, ho aspettato che il sole evaporasse dall'orizzonte e, sceso dalla mia Fiat Uno, ho aperto le braccia come crocifisso dai raggi dell'alba. E poi la tentazione di roteare come un derviscio, inebriato dalla frescura frizzante del mattino. Ecco com'è stato il primo contatto con l'infinito, con quello stato da cui si proviene e in cui di certo si finirà. E' il pensiero di Anassimandro, su cui poi si è speculato e discusso con retorica.

FILETTINO DI MAIALE ALLE ERBE




Ingredienti per 4 persone
• filetti di maiale 2
• erbe aromatiche 50g
• olio extravergine di oliva 50g
• sale qb
• pepe qb

Procedimento
1. Curate i filetti dalle parti grasse, salateli e pepateli.

2. Triturate le erbe aromatiche.

3. Adagiate i filetti su di una pirofila e copriteli con della pellicola, lasciateli riposare in frigo per almeno 24 ore.

4. In una padella mettete l'olio e fatelo scaldare; adagiate i filetti e rosolateli per circa 20 minuti girandoli spesso ed evitando di far scaldare troppo l'olio.

5. Quando saranno cotti toglieteli dalla padella e lascaiateli riposare per alcuni minuti. Tagliate i filetti a fette.

Vino da abbinare
Cabernet Sauvignon
Caratteristiche
Tempo di preparazione 30 minuti

Tipo di preparazione in padella

SERGIO LEONE

SOLUBILE


Ho messo un vetro a filo d'acqua
che non si veda in mezzo al mare
e meta dove sparisce l'orizzonte.

Adesso finalmente m'alzo in piedi
e osservo sereno al parto del mondo,
azzurro come ogni elemento infinito.

Aspetto calmo che mi faccia tiepido
e che la brezza invisibile di maggio
renda ancora più vuoto questo posto
solubile

7 GIUGNO 2009

Chissà perchè ho sempre parlato poco. Sopratutto da piccolo e ancora da ragazzo. Più che me ne stavo zitto e più sentivo la necessità di stare ad ascoltare; mi duoleva la testa nell'attenzione per le parole degli altri. Rimpiango le frasi mancate da mio padre, quello che poteva dirmi e che invece è rimasto oblio. Forse ancora le cerco e ne ho così sete che le ingurgito tutte, quelle buone e quello meno buone. Senza spirito critico, perchè me ne abbuffo senza digerirne il senso, solo per appagare questo vuoto, questo bisogno d'un punto di riferimento.
Per questo non rispondo mai direttamente, non ne ho la capacità.
Ma oggi non vedo nemmeno la soddisfazione da parte delle persone che mi si rivolgono nell'avere davanti un interlocutore attento; le vedo che parlano e parlano, ma anche se gli stai davanti fisicamente sembrano sole con se stesse. E ne sembrano compiaciute.

SAN MARTINO DEL CARSO di GIUSEPPE UNGARETTI


Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

E' il mio cuore
il paese più straziato

giovedì 4 giugno 2009

ALBERT CAMUS


Bisogna amarsi molto per suicidarsi.

Viareggio, 1993

Meditazioni sulle età della vita

La soddisfazione interiore è caratterizzata dalla pace. Attinge alla generosità, all'onestà e a quella che chiamiamo condotta morale.

A Montecatini Terme

Oggi ho conosciuto una donna. Ci siamo messi a parlare in una piazzetta, col fratello. Parlavamo di lavoro, il tono era abbastanza formale e l'uomo mi faceva richieste continue ed insistenti. Poi lui si è allontanato per dieci minuti, non so per quale motivo. La donna si è raccontata: 43 anni, un matrimonio fallito alle spalle, un nuovo compagno che la rendeva realmente e visibilmente felice, un tono di voce amichevole e naturalmente toscano, ma non volgare. Una bella donna commossa. Raccontava della sua esperienza lavorativa precedente, finita male. E improvvisamente gli occhi gli si sono velati e poi, senza enfasi, con grande naturalezza, qualche lacrima. Mi sono rinfrancato, ogni tanto capita di conoscere qualche persona.

martedì 2 giugno 2009

Talete e il topolino

Talete fu il primo filosofo della storia e principalmente ebbe il merito di mettere in discussione le risposte che fin da allora erano state date sulle origini del mondo. Secondo lui l'elemento primodordiale da cui discendeva tutto era l'acqua. Per me dunque è quello dell'acqua e sopratutto oramai si associa idealmente con mio cognato, che fa l'idraulico e che onestamente, pur essendo una bravissima persona, non ha il portamento del filoso milese. Nondimeno per me Talete è Fabio Poggi. Ma a parte ste menate personali Talete ebbe vari meriti: il primo fu quello di non lasciare nessun documento scritto, poi quello di aver diviso l'anno in 365 giorni, infine quello di indovinare in anticipo la venuta d'una eclissi di sole. Ora, nell'ultimo caso, è stato poi appurato che fu un po' una botta di culo ma ciò impressionò al tal punto i suoi contemporanei che gli permisero, in pratica, di cazzeggiare per il resto dei suoi giorni. In realtà la mia simpatia per Talete nasce sopratutto da un episodio: un giorno, camminando ed osservando le stelle, egli - distratto - cadde in un pozzo. Una serva, che aveva visto tutta la scena, prima si scompisciò dalle risate e poi lo prese per le mele vita natural durante. Da quì l'idea del filosofo con la testa fra le nuvole, sempre distratto dai suoi pensieri inutili e aerei. Tra l'altro st'aneddoto m'ha dato lo spunto per un raccontino a mia figlia Vittoria. Infatti il sabato e la domenica mattina, appena svegli, la mia bimba mi guarda e mi chiede subito: "Babbu, che animali hai incontrato oggi?". Io, che spesso non dormo o sono rincoglionito dai sonniferi trasecolo e poi mi devo inventare sempre qualche storia finendo sempre, come diceva la mia professoressa di diritto, in qualche carpineto. Ma l'altro giorno gli ho risposto prontamente: "ho visto un topino, piccolino piccolino, che girellava per un bel prato verde con la sua codina grigiolina e troppo lunga per il suo corpicino. E questo topolino guardava sempre in alto, verso il cielo, e osservava la luna mattutina, bianca e bella come le ultime stelle. Intanto continuava a camminare seguendo il percorso e la lentezza di passo delle nuvole. Ma ad un tratto, badatumpete!, il povero topolino si ritrovò in una buca. Povero topino! non s'era accorto che proprio davanti ai suoi piedi c'era questo bel buco, probabilmente scavato da una di quelle maledette talpe cieche che scavano tutto il giorno senza costrutto. E mentre pensava a come poter uscire da quella maledetta situazione ecco che il topino sentì ridere fragorosamente e vezzeggiosamente; un risolino stridulo e inconfondibilmente femminile. Infatti da sopra spuntò sghignazzante una topolina, una piccola topolina, grigia come le nebbie che poco prima aveva visto sollevarsi dalle valli. Una topolina con due occhi azzurri e lucenti come acqua di cristallo. E lei, con fatica, dopo aver smesso di aver riso gli rivolse così la parola: "Ben ti sta! hai visto cosa succede a guardare sempre verso l'alto". Il topino contraccambio lo sguardo e, incantato, da basso rispose: "Sì, adesso l'ho visto".