martedì 2 giugno 2009

Talete e il topolino

Talete fu il primo filosofo della storia e principalmente ebbe il merito di mettere in discussione le risposte che fin da allora erano state date sulle origini del mondo. Secondo lui l'elemento primodordiale da cui discendeva tutto era l'acqua. Per me dunque è quello dell'acqua e sopratutto oramai si associa idealmente con mio cognato, che fa l'idraulico e che onestamente, pur essendo una bravissima persona, non ha il portamento del filoso milese. Nondimeno per me Talete è Fabio Poggi. Ma a parte ste menate personali Talete ebbe vari meriti: il primo fu quello di non lasciare nessun documento scritto, poi quello di aver diviso l'anno in 365 giorni, infine quello di indovinare in anticipo la venuta d'una eclissi di sole. Ora, nell'ultimo caso, è stato poi appurato che fu un po' una botta di culo ma ciò impressionò al tal punto i suoi contemporanei che gli permisero, in pratica, di cazzeggiare per il resto dei suoi giorni. In realtà la mia simpatia per Talete nasce sopratutto da un episodio: un giorno, camminando ed osservando le stelle, egli - distratto - cadde in un pozzo. Una serva, che aveva visto tutta la scena, prima si scompisciò dalle risate e poi lo prese per le mele vita natural durante. Da quì l'idea del filosofo con la testa fra le nuvole, sempre distratto dai suoi pensieri inutili e aerei. Tra l'altro st'aneddoto m'ha dato lo spunto per un raccontino a mia figlia Vittoria. Infatti il sabato e la domenica mattina, appena svegli, la mia bimba mi guarda e mi chiede subito: "Babbu, che animali hai incontrato oggi?". Io, che spesso non dormo o sono rincoglionito dai sonniferi trasecolo e poi mi devo inventare sempre qualche storia finendo sempre, come diceva la mia professoressa di diritto, in qualche carpineto. Ma l'altro giorno gli ho risposto prontamente: "ho visto un topino, piccolino piccolino, che girellava per un bel prato verde con la sua codina grigiolina e troppo lunga per il suo corpicino. E questo topolino guardava sempre in alto, verso il cielo, e osservava la luna mattutina, bianca e bella come le ultime stelle. Intanto continuava a camminare seguendo il percorso e la lentezza di passo delle nuvole. Ma ad un tratto, badatumpete!, il povero topolino si ritrovò in una buca. Povero topino! non s'era accorto che proprio davanti ai suoi piedi c'era questo bel buco, probabilmente scavato da una di quelle maledette talpe cieche che scavano tutto il giorno senza costrutto. E mentre pensava a come poter uscire da quella maledetta situazione ecco che il topino sentì ridere fragorosamente e vezzeggiosamente; un risolino stridulo e inconfondibilmente femminile. Infatti da sopra spuntò sghignazzante una topolina, una piccola topolina, grigia come le nebbie che poco prima aveva visto sollevarsi dalle valli. Una topolina con due occhi azzurri e lucenti come acqua di cristallo. E lei, con fatica, dopo aver smesso di aver riso gli rivolse così la parola: "Ben ti sta! hai visto cosa succede a guardare sempre verso l'alto". Il topino contraccambio lo sguardo e, incantato, da basso rispose: "Sì, adesso l'ho visto".

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