domenica 7 giugno 2009

ANASSIMANDRO A CASTELLINA IN CHIANTI

Sicuramente quando circa venti anni fa mi svegliavo nel bel mezzo della notte e scappavo di casa non avevo idea di cosa fosse l'Apeiron. Ma certo è che se dovessi definire con parole mie questo concetto, espresso dal filosofo milese Anassimandro, non saprei rispondere meglio se non raccontando di quei momenti. Scappato, appunto, alle tre di notte, in una estate del giugno del 1991, ho guidato per la strada che da San Donato in Poggio porta a Castellina in Chianti. Lì, sui poggi della Castellina, ho aspettato che il sole evaporasse dall'orizzonte e, sceso dalla mia Fiat Uno, ho aperto le braccia come crocifisso dai raggi dell'alba. E poi la tentazione di roteare come un derviscio, inebriato dalla frescura frizzante del mattino. Ecco com'è stato il primo contatto con l'infinito, con quello stato da cui si proviene e in cui di certo si finirà. E' il pensiero di Anassimandro, su cui poi si è speculato e discusso con retorica.

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