martedì 28 settembre 2010

AMICI


Vittorio Gassman ad Alessandro Momo:
- Lo sai cos'è un amico? E' un uomo che ti conosce a fondo e nonostante ciò ti vuole bene.

Profumo di donna (1974)

domenica 19 settembre 2010

PRIMO INCONTRO


In generale la dottrina del Buddha insegna come gestire nel modo migliore la propria mente. Questo indipendemente dalla propria religione o da peculiarità diverse. Sarebbe sicuramente opportuno riuscire a non subire gli stati e le dinamiche negative della propria mente.
Per conoscere e coltivare la nostra mente utilizzeremo il metodo della meditazione.
La meditazione però non è così istintiva, deve essere guidata ad applicarsi in un certo modo. La meditazione è il nome che si dà a una forma ripetitiva alla quale la mente viene applicata in un determinato modo.
Ci sono ad esempio meditazioni che utilizzano il respiro come oggetto meditativo, altre che tendono alla visulizzazione di oggetti mentali, altre che puntano all'autocognizione della mente e quindi alla mancanza di pensieri e di oggetti come applicazione. Ognuna di queste meditazioni lavora sulla mente in modo diverso. Il primo metodo concentra l'attenzione unicamente sul flusso del respiro; non c'è niente da pensare nè da elaborare eppure non è facile. E non lo è perchè utilizziamo un'area della mente che applichiamo raramente durante al quotidianità. Il secondo caso utilizza una metodologia di meditazione più creativa, dove si deve applicare la nostra attenzione verso un oggetto che la nostra mente dovrà andare a visualizzare. Nel terzo caso non esiste più nemmeno l'oggetto della meditazione, la mente dimora in modo fisso su se stessa e sulla propria natura.
La meditazione punta a trasformare la nostra mente perchè essa ha già adottato delle strategie con le quali reagisce al mondo. Spesso sono proprio queste reazioni pregresse che sono causa delle nostre sofferenze e del nostro dolore. Possiamo fare un esempio: durante la nostra vita possiamo suddividere le relazioni con le persone come positive e cioè con persone che non ci piacciono; negative e dunque con persone che non ci piaccione o infine con persone che di fatto ci sono indifferenti. Ora, l'origine di tutto questo - seppure possa sembrare naturale poichè è istintivo - ha invece origine dal nostro bisogno di autogratificazione. Naturalmente riteniamo amici chi soddisfa questo nostro bisogno mentre consideriamo nemici chi non lo fa, mentre riteniamo indifferenti chi non esprime nessun legame nei nostri confronti.
Quando si viene criticati, o messi in difficoltà, la nostra mente ha una reazione immediata. Che ancor prima che possa diventare verbale o fisica è definibile in una turbolenza della nostra mente, in uno stato di disagio fisico e mentale. Questo stato di disagio è assolutamente improduttivo. Se lo fosse avrebbe come risultato quello di danneggiare la persona che ci ha condizionato ma in effetti il primo risultato è quello di far star male noi stessi, che già siamo in uno stato di rabbia e d'ira che ci fa soffrire. In definitiva la nostra mente istintivamente genera uno stato di disagio e di sofferenza a una situazione. Per affrontare questo tipo di difficoltà dobbiamo innanzitutto valutare l'importanza e la quantità di questo disagio. E dobbiamo sapere che tale tipo di reazione non è innata o imprescindibile ma è assolutamente trasformabile. In questo caso meditare sul nulla non serve, occorre invece concentrare la propria attenzione all'eliminiazione di questi stati che ci provocano disagio e sopratutto dolore.
Un'altro esempio puo' essere l'invidia, cioè l'impossibilità di sopportare i successi altrui. Anche in questo caso la reazione della persona invidiosa è di sofferenza e di disagio. Non è a disagio la persona invidiata o la situazione invidiabile. Così se sommiamo questi stati con quelli legati alla gelosia, all'attaccamento e ad altre turbolenze ci possiamo rendere conto di quanto tempo sia occupato dal dolore e dal disagio e di quanto tempo invece ce la spassiamo. Ed è un peccato!! Ora, la domanda è: per quale motivo o per quanto tempo ancora vogliamo vivere in questo modo? Succede che per mancanza di conoscenza e di cultura mentale, si hanno esperienze di disagio sempre più frequenti, tali da occupare gran parte della nostra vita. Vogliamo continuare a vivere lasciando il sopravvento a queste dinamiche precostituite, senza che noi si possa gestire meglio noi stessi e la nostra vita? Spesso viviamo ma non sappiamo cosa potremmo fare con la nostra vita, disconosciamo le potenzialità personali, vivendo in seguito in uno stato di non consapevolezza. Quindi è importante iniziare a conoscere bene se stessi.

IL BISOGNO DI PACE E GENTILEZZA


Viaggio in molte parte del mondo e quando parlo alla gente lo faccio come se fossi un membro della loro famiglia. Tratto ognuno come un amico, anche se è la prima volta che ci incontriamo. In realtà ci conosciamo già profondamente, in quanto esseri umani che condividono gli stessi obiettivi di fondo: noi tutti aspiriamo alla felicità e rifuggiamo la sofferenza..

Ci sono due strade per raggiungere la felcità: una è esteriore e prevede di procurarci una casa migliore, abiti e amici migliori al fine di raggiungere una certa soddisfazione. Un'altra prevede uno sviluppo mentale che assicuri una felicità interiore.

Ma non c'è equivalenza fra queste due vie: la prima non può essere duratura senza la sua controparte. Se ti manca qualcosa nel cuore, pur avendo tutte le ricchezze di questo mondo, non potrai mai essere felice. Se invece hai raggiunto la pace mentale, puoi trovare la felicità anche nelle circostanze più difficili.

Calmando la mente e il cuore, l'ansia e le preoccupazioni diminiuiscono naturalmente, lasciando spazio a una maggiore felicità. I rapporti con gli altri beneficeranno di questi cambiamenti.

Gli essere adulti hanno bisogno, come i bambini, di gentilezza. Se qualcuno mi accoglie con un bel sorriso, esprimendo un atteggiamento sinceramente amichevole, gliene sono estremamente grato. La gentilezza e l'amore, il sentirsi veramente tra fratelli e sorelle, sono estremamente preziosi. Rendono possibile la convivenza.

A tutti i livelli gli avversari più pericolosi che dobbiamo fronteggiare sono la rabbia e l'egoismo. L'egoismo a cui faccio riferimento è un'attenzione esagerata verso se stessi. Inoltre, nessuno può dirsi felice quando è arrabbiato.

Coltivando un atteggiamento di cordialità possiamo trasformare anche gli altri. Se diventiamo esseri umani più buoni, l'ambiente intorno a noi sarà più sereno.

Il metodo fondamentale per avere una vita felice consiste nell'addestrare la mente con una pratica quotidiana che indebolisce gli atteggiamenti negativi e rafforza quelli positivi.

SONETTO DELL'AMORE TOTALE - VINICIUS DE MORAES


Ti amo tanto, amore mio... non canti
il cuore umano con maggiore verità...
Ti amo come amico e come amante
in una sempre diversa realtà.

Ti amo per affinità, di un quieto amore prestante
e ti amo al di là, presente nella nostalgia.
Tia amo, infine, con grande libertà
per l'eternità e a ogni istante.

Ti amo come un animale, semplicemente
di un amore senza mistero e senza virtù
con un desiderio massiccio e permanente.

E amandoti così, molto e sempre
un giorno nel tuo corpo all'improvviso
morirò per aver amato piu' di quanto ho potuto.

TAGLIATA CON CIPOLLE IN AGRODOLCE


Ingredienti:

Aceto balsamico 2 cucchiai
Burro 30 gr
Carne bovina entrecote o controfiletto 800 gr
Cipolle rosse 400 gr
Olio di oliva extravergine 3 cucchiai
Sale q.b.
Sale nero delle Hawai 1 cucchaino
Timo 8 rametti
Zucchero 1 cucchiaio

Preparazione:

Sbucciate le cipolle, tagliatele in 4 parti, e poi a spicchi più piccoli, quindi sfogliatele e mettetele in una padella con olio e burro scaldati; lasciare soffriggere delicatamente, poi quando cominceranno ad ammorbidirsi aggiungere l'aceto balsamico lo zucchero e il sale. Lasciare stufare fino a che le cipolle saranno morbide ma non sfatte.
Estraete la carne dal frigorifero almeno un’ora prima di cucinarla, in modo che non sia fredda ma a temperatura ambiente. Prendete la carne e cospargetela di sale nero delle Hawai e foglioline di timo. Fate scaldare molto bene una bistecchiera e grigliatevi la carne raggiungendo la cottura desiderata (max 4-5 minuti per parte se desiderate lasciare l’interno della carne rosato, e non asciutto); non punzecchiate la carne durante la cottura, per evitare di fare fuoriuscire i liquidi in essa contenuti.
Girate la carne sulla griglia e terminate la cottura.
Le cipolle saranno pronte quando risulteranno tenere ma non sfatte, circa 15 minuti
Poggiate i pezzi di carne su di un tagliere e tagliateli a fette tenendo il coltello obliquo. Servite la carne accompagnandola con le cipolle ancora calde. Guarnite con dei rametti di timo.

LEGNO DI EDERA


Un moderno laboratorio scientifico conferma la validità di un antico metodo romano per scoprire il vino annaquato. Catone e Plinio consigliavano di verificare la bontà del vino usando dei recipienti di legno di edera.
"Abbiamo realizzato dei calici di legno di edera: alcuni sono stati riempiti con vino puro e altri con vino annacquato", spiega la direttrice del laboratorio. "Dopo alcune ore abbiamo osservato che i recipienti contenenti vino puro avevano completamente assorbito il liquido. Negli altri restava, invece, sul fondo dell'acqua".

CLAUDE CHABROL

MADAME BOVARY - CHABROL, BATTIATO, PRAVO

PALLOTTOLE SU BROADWAY


Dianne West e John Cusack:
- Due Martini molto secchi.
- Come sa cosa bevo?
- Ah, ne vuole uno anche lei? Allora tre!

L'ALBA DOPO IL TEMPORALE


Primo sole.
Primosale.
Un ampio
parco eolico.
Alba cocomero.
Barche lontane.
Semini neri.
Splendidi
gli occhi
che guardano.

IL TEMPORALE DEL DICIOTTO SETTEMBRE 2010





per A.



C'è una macchia scura sul soffitto del soggiorno. L'ho scoperta mentre guardavo un film sulla rinascita della religione.

Ho sentito il viso bagnato da un chicco d'acqua piovana.

Il temporale si sta portando via tante cose stasera. Tuona lontano e piove come si deve, deciso e calmo.

Un chicco d'acqua piovana m'è scivolato lungo la guancia, come una lacrima nuova. Un battesimo.

Chiuderò gli occhi e non sarò più io. Sarò appena morto. E' andata via la corrente.

Queste parole sono per te. Solo per te che mi ascolti. Abbi fede, perchè è nell'amore che devi averne.

Cerca di capirmi: mi tolgo i calzini, i pantaloni e la polo. Mi tolgo le mutande. Apro la porta di casa e scendo le scale fino al portoncino del condominio. Il prete apre l'uscio e mi guarda, allarga gli occhi e ride. Richiude.

Esco. Piove. Sento sul viso e sotto i piedi.

Aprirò gli occhi e non sarò più io. Sarò appena nato. E' tornata la corrente.

Queste parole sono per te. Solo per te che mi ascolti. Abbi fede, perchè è nell'amore che devi averne.

sabato 18 settembre 2010

VENDEMMIA


- l'abbigliamento non s'improvvisa: stivali di gomma, guanti da giardinaggio e cappello di paglia
- vietato mangiare l'uva
- prima di promettere una bottiglia di vino a tutti gli amici che ti aiuteranno, assicurati di avere almento un paio di ettari di terra
- per l'occasione organizza una festa con tanto di palloncini e tagliatelle fatte in casa
- se piove blocca tutto, tranne la festa

RACHMANINOFF

ORE 23:16 - PRIMA DEL TEMPORALE


Si stanno raggruppando le nuvole
ed una domanda sincera.

Non lo capisco davvero
il motivo per cui mi ami.

Quanto mi dispiace.

Il temporale arriverà fra poco
ed io non lo saprò mai più.

Quanto mi dispiace.

MEDITAZIONI SUL PESSIMISMO


I pessimisti non si fidano mai di nessuno e si sentono soli.
Ma in fondo si sentono soli perchè non pensano abbastanza agli altri.

DEMONE DEL TARDI - MALER

CHI SEI - SERGIO ENDRIGO

LONTANO LONTANO - LUIGI TENCO


Lontano lontano nel tempo
qualche cosa
negli occhi di un altro
ti farà ripensare ai miei occhi
i miei occhi che t'amavano tanto
E lontano lontano nel mondo
in un sorriso
sulle labbra di un altro
troverai quella mia timidezza
per cui tu
mi prendevi un po' in giro
E lontano lontano nel tempo
l'espressione
di un volto per caso
ti farà ricordare il mio volto
l'aria triste che tu amavi tanto
E lontano lontano nel mondo
una sera sarai con un altro
e ad un tratto
chissà come e perché
ti troverai a parlargli di me
di un amore ormai troppo lontano.

venerdì 17 settembre 2010

UN BAMBINO


C'era una volta un bambino.
Non aveva mamma ne papà ma un bel paio di pantaloncini corti.
Camminava per le strade fangose, fra le pozzanghere. Pareva incantato dal tremore dell'acqua, spezzata dai raggi di pioggia o dall'incanto della luna. Giornate intere passavano, e lui continuava ad osservare l'universo di quella terra, lì nel sottoponte. I movimenti degli insetti, il passaggio repentino delle proprie fantasie fra il rannuvolarsi e lo splendore d'un primo sole autunnale.

C'era una volta un bambino.
Non sapeva parlare ma certo portava agli occhi il dono del sogno e del pensiero. Camminava lungo i marciapiedi della periferia, verso un luogo che aveva sentito chiamare "città". Era il 1975, dicevano.
S'allungarono i pantaloni ma lui sembrava rimanere uguale. Per anni girò per città ma non trovò mai casa. Nemmeno bambini. Solo educazione.
Allora morì.

COSI' MI LASCERAI


Perderai la meraviglia
e al buio abituerai
la vista.

Così mi lascerai,
come si volge uno sguardo.

RITRATTI




GIOVANNI LINDO FERRETTI





BRUSCHETTA CON FICHI E CRUDO DOLCE


Ingredienti:
Aceto balsamico riduzione q.b.
Caprino vaccino 100 gr
Erba cipollina 5 steli
Fichi freschi 4
Olio di oliva extravergine q.b.
Pane in cassetta 4 fette
Prosciutto crudo dolce 100 gr (8 fette)
Robiola 100 gr
Sale q.b.

Preparazione:

Tostate le fette di pane in cassetta su una griglia molto calda, o nel tostapane; tenete da parte.
Tritate a coltello l'erba cipollina; In una terrina mescolate bene la robiola con il caprino e l'erba cipollina tritata; regolate di sale; unite anche l'olio e mescolate bene il composto; mondate i fichi, tagliateli a metà e grigliateli sulla piastra molto bene qualche minuto per lato; fateli intiepidire e tagliateli ancora a metà; prendete le fette di pane tostate, spalmate una cucchiaiata di composto al formaggio su ciascuna e livellate con una spatola; adagiate le fette di crudo e nel mezzo disponetevi i fichi; ultimate con qualche goccia di riduzione di aceto balsamico a piacere.

FABRIZIO DE ANDRE'


C'è chi aspetta la pioggia | per non piangere da solo.

MAX TORTORA

PENSIERO - ALDA MERINI


Pensiero, io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce.
Pensiero, dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?
Sei così ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e così possa perderti
nell'antro della follia.

PRIVATIZZAZIONI

UNA CENA QUASI PERFETTA

BAH...


BERLINO, 16 SET - Almeno il 59% degli automobilisti tedeschi parla alla propria autovettura, come se fosse un bambino o il cagnolino preferito. Secondo quanto emerge da un sondaggio realizzato dall'Istituto Innofact, per il sito AutoScout24, sono soprattutto le donne (69%) che amano 'chiacchierare' con l'auto, ma anche gli uomini non sono da meno (49%). E non sempre sono parole d'amore: il 37% impreca contro la propria auto, mentre il 25% -soprattutto le donne- parla al mezzo per coccolarlo.

mercoledì 15 settembre 2010

NON SO


Non so se i miei occhi si chiuderanno
oppure no.
Chissà cosa lo deciderà.

Ma non mi sembra sia una scelta mia,
che mi possa appartenere,
contrariamente a quanto si dice.

Se sarà buio certo sarà
d'un nero teso lenzuolo.
Sennò gioia bianca.

domenica 12 settembre 2010

UN SONNELLINO

LA CANZONE DI GEPPETTO

UN ALTRO IDIOTA


Entra in un pub e dopo aver puntato il computer portatile di una donna, lasciato incustodito accanto ad un tavolino, se n’è appropriato. L’uomo, che con la mente festeggiava anticipatamente i risultati ottenuti in quella “giornata di lavoro”, è stato bloccato prima di poter guadagnare l’uscita.

La sfortuna non è cieca, anzi, ci vede benissimo – Nel bar, e in questo si può dire esser stato particolarmente sfortunato, vi erano 40 ufficiali della polizia di Fulham, alcuni dei quali anche in divisa! Mark Jimenez, questo il nome del protagonista della vicenda, è stato incoronato “criminale più stupido del Regno Unito”.

Incoronato ladro più stupido del Regno Unito – “Non posso credere che un uomo possa esser così stupido – ha detto il giudice Cllr Greg Smith prima di pronunciare la sentenza di condanna – ha tentato di scippare un detective in una stanza piena di ufficiali”. Jimenez, un disoccupato senza precedenti penali, è stato condannato da un giudice comunque clemente: per i prossimi 18 mesi dovrà effettuare lavori socialmente utili e stare lontano dai pub.

GIORGIO CAPRONI

I TUOI DOLORI MUSCOLARI


I tuoi dolori muscolari,
quelli delle rincorse
alla gioia dei bambini.

Quelli che stamattina
non ho potuto lamentare...

I tuoi dolori muscolari,
come il pigiama
o una panchina.

CI SEI SEMPRE STATA - LUCIANO LIGABUE

MA IN FONDO A CHI PARLO?


Due vecchi che si amano
non dovrebbero morire.
Buon dio, lasciali stare
finchè parlottano ancora
e si tengono per mano.
Finchè c'è luce
perchè tentare di serrare
le tende della loro camera?
Fai fuori me, abbi coraggio
di riconscere il palpito
dalla pallida inerzia.

Sì... ma in fondo a chi parlo?

MEDITAZIONI SUL PESSIMISMO


Se siete pessimisti, pensate che gli uomini provano naturalmente amore gli uni per gli altri. Troverete fra loro qualcuno in cui riporre la vostra speranza.

KIERKEGAARD


Che cosa avverrà? che cosa porterà il futuro? non lo so, sono del tutto ignaro. Quando un ragno da un punto fermo si precipita in basso nelle sue conseguenze, vede sempre dinanzi a sè uno spazio vuoto in cui non trova alcun sostegno, per quanto si dibatta. Così è per me; dinanzi a me c'è sempre uno spazio vuoto; ciò che mi spinge avanti è una conseguenza che sta dietro di me. Questa vita è insensata e atroce, è intollerabile.

L'INCARICO - FRIEDRICH DURRENMATT



La moglie di un celebre psichiatra scappa di casa, apparentemente in preda a una crisi depressiva. Le sue spoglie vengono ritrovate nei pressi delle rovine di Al-Hakim, in pieno deserto. In Marocco.
Lo psichiatra, che ha appena pubblicato un saggio sul terrorismo islamico, affida a una giornalista televisiva l'incarico di ricostruire le tappe della scomparsa e della morte della moglie.
E di farne un documentario.
Appena giunti in Marocco, la giornalista e la sua troupe vengono intercettati dalla polizia locale.
Risulta presto evidente che dietro il delitto c'è ben altro che una crisi depressiva. C'è semmai odore di guerre simulate, traffico di armi e di informazioni.
Ricattata dal capo dei servizi segreti, incalzata da un nungolo di troupe televisive che non intendono perdersi- nè far perdere al mondo, ormai paralizzato dalla propria fame di immagini- un solo fotogramma della vicenda, la donna decide di andare fino in fondo.

Con questo noir metafisico Friedrich Durrenmatt presenta al mondo un conto piuttosto salato. Che tuttavia, prima o poi, andrà saldato.

TIMUR KIBIROV


Non guardare la televisione. Non andare al negozio.
Stacca il telefono. Resta da solo.
Occupa la difensiva.

Non ti alzare dal letto. Datti per spacciato.
Fingiti muto o ubriaco.
Così magari non ti toccheranno.

Copriti la testa. Chiudi gli occhi.
Spegni tutto il celebrale. Attutisci il dorsale.
Trattieni il respiro.

-Così borbotta nella notte un'inveterata paura
(non si sa se della morte, o della vita)
E' strano anche a sentirsi.

sabato 11 settembre 2010

CENA A 4


Edoardo e Virginia. Luigi e Luisa.

Edoardo: medico, colto, amante della buona tavola e dei buoni vini. Nessuno ha capito perchè ama giocare a squash e sopratutto non si sa con chi ci vada. Legge Proust, molta letteratura francese e dà la sensazione di sopprimere con malcelata classe la voglia di far citazioni o discorsi eruditi. Tradisce la moglie una volta la settimana con una donna più alta, più giovane e più silenziosa di lui; e anche sicuramente più furba e parsimoniosa. Paradossalmente e ovviamente, non sopporta le persone altezzose. Possiede una bella casa sulla Faentina e alla sera legge in veranda, in posa. Gli piacciono gli agrumi.

Virgina: algida, non nel senso del gelato ma proprio in tutte le sue espressioni esteriori. Occhi vitrei e trasparenti, verrebbe la voglia di chiuderglieli come si fa con i cadaveri: Il marito dovrebbe essere abituato a farlo. Longilinea senza forme, usa il tailleur come uniforme e le lunghe dita come una vetrina di Damiani. Ama alzarsi alle nove e fare colazione con the verde e lingue di gatto alla vaniglia e mandorla. Mangia solo nei ristoranti dove le dosi sembrano porzionate per uccelli da voliera. Mi ricorda un petroglifo preistorico di cicogna che ho visto a Cadice. Beve rhum con una classe incognita. Un po' come la storia che da qualche anno porta avanti con un ragazzo nord-africano, diciassettene e dal passato di fame certa.

Luigi: impiegato in un'azienda di cioccolata; senza stile, nel senso che non sa essere coerente, non gli piace contare fino a dieci. S'inalbera spesso con la compagna fino a portare avanti discussioni infinte ed inconcludenti. Poi schizza fuori di casa e dà di matto. Calvo, quando arriva l'estate ama portare t-shirt di cotone con il collo a "v". Appresso l'inverno invece, si arma di un orribile cappellino di lana; fastidioso a lui quanto allo sguardo turbato di Luisa. Incapace di concentrarsi per più di mezz'ora sulla stessa cosa, questo lo irrita. La lampadina nuda che scende dal soffitto di cucina può vederlo spessissimo mangiare salsiccia piccante e sushi nel giro di pochi minuti. Legge di tutto ma senza attenzione, per cui non si ricorda di nulla.

Luisa: scivolosa come una gatta che si stira. Spesso è stanca ma non se ne lamenta e, se lo fa, solo verso la fine d'una giornata davvero dura. Le piace apparire curata ma non arrivando agli eccessi di Virginia. Una volta al mese va dall'estetista. E solo in quell'occasione può realmente rischiare di perdere la pazienza. Questo per il fatto che non riesce mai a trovare un parcheggio nei paraggi del laboratorio, che la costringe ad affannose e dure camminate. Ama la puntualità. Quando Luigi la tormenta con i suoi discorsi senza senso e privi di ordine si commuove. Probabilmente non lo ascolta nemmeno più ma le piace vederlo ancora animarsi e prendere fuoco. Così non è raro che si metta a piangere. Lei dice di felicità.
Impiegata, ordinata, precisa e decisa sul lavoro. Mantiene ottimi rapporti con tutti, sorride e lascia sorridere. E lascia pensieri, dubbi e speranze. Proprio come una gatta scivolosa che si stira. Davanti ad un esercito di gatti affamati.

Non so quale sia stata la chimica che porta ogni settimana queste quattro persone a sedersi allo stesso tavolo del ristorante dove lavoro. Io li servo compuntamente, cercando un'assenza che, sicuro, fa piacere a tutti. Edoardo mangia irrimediabilmente pesce ed insalata, Virginia piccoli tortini di verdura o di baccalà, Luisa quello che di solito la cucina consiglia, Luigi non lo si sa mai.
Edoardo parla come uno scrittore; ha la voce bassa, baritonale e recitativa. Inizia accennando qualche aneddoto che vorrebbe essere spiritoso per finire sempre a parlare delle sue ultime letture. E non si limita a parlare della trama. Luigi si rompe visibilmente i coglioni e vorrebbe scapparsene subito. Guarda Luisa come un cane fa con una cagna in calore ma anche come probabilmente faceva Renzo con Lucia o Romeo con Giulietta. Virginia osserva Edoardo come un notaio ammira la propria scrivania. Stasera la solfa pare che sia incentrata su Russell e la logica del 900: Virginia ascolta attenta pensando ad un paio di scarpe che ha adocchiato nel pomeriggio nella boutique della sua amica Christine; Luisa è l'unica che ci ha provato, ma le sta prendendo una botta di sonno; Luigi pensa a quando finirà questa cazzo di cena e potrà portarsi a letto la ragazza. Per farci l'amore (o scoparla, non saprei dire) e per vederla dormire con lei. Meno male che la cucina arriva in soccorso di tutti: i piatti sono pronti ed io posso servirli con il mio solito stile minimalista. Dieci minuti dopo Luigi è già giunto all'arrivo; gli altri tre, chi più chi meno, sono ancora alla prima digestione. Così l'invertebrato coglie l'occasione per fare la solita fuitina in bagno, dove rimane troppo tempo per lavarsi solo le mani o rinfrescarsi il viso. A tavola Luisa è simpatica. Quando parla ti fa ridere spontaneamente, di pancia. Quando se ne sta zitta ti fa sorridere comunque, anche solo con gli occhi. Attrae. Luigi la sbircia e l'ascolta attentamente, come non fa mai nemmeno quando gli parla quello stronzo di Gianna, il suo capo. Allora capita che possa nascergli in testa anche qualche pensiero profondo e semplice: è amore quello che lei porta alla bocca degli altri? Pensa di sì, ne è geloso ma non può che ammetterlo. E forse proprio per questo l'ama e la invidia.
Virginia tiene le cosce strette ed il busto dritto, i gomiti ben piantati ai fianchi e le posate pulite anche quando si riempiono di cibo. Sfila e approva quel che sente; accenna e si ritira. Presenzia con l'acqua di gelsomino evaporata sul collo e sui polsi e s'indigna per le barbarie culinaire di Luigi. Pensa ai nomi dei suoi commensali e non capisce ancora come può esser ancora lì, ogni settimana, nello stesso giorno e alla stessa ora.
Si alzano e alternativamente si offrono di pagare il conto della cena: chi con carta di credito oro, chi con contanti raccattati nelle profondità di tasche umide.

Ed è ora che anch'io me ne vada verso casa, alla mia solitudine vecchia. Almeno stanotte potrò addormentarmi dolcemente, nel ricordo d'una cliente piacevole.

GIAPPONE


-Il pesce alla piastra a colazione è decisamente più sano di un bombolone alla crema
-Tendere la mano quando incontri qualcuno equivale a dargli una pugnalata nello stomaco
-In Europa un calzino bucato è una gaffe, in Giappone una tragedia personale
-Se vuoi sentirti un giapponese, prova l'ebbrezza di addormentarti sulla metropolitana lasciando il portafogli in vista
-Pensaci bene prima di sederti sul gabinetto: una volta provata, la tavoletta riscaldata è un comfort durissimo da abbandonare

IO CHE AMO SOLO TE - SERGIO ENDRIGO

IL MISSIONARIO

RIFAREI TUTTO - RAIMONDO VIANELLO


Se mi guardo indietro non ho pentimenti. Dovessi ricominciare, farei esattamente tutto quello che ho fatto. Tutto. Mi risposerei anche. Con un'altra, naturalmente.

NOTTURNO IN DO MINORE - CHOPIN

LACRIMOSA - MOZART

REBUS

CAROLYN DRAKE



venerdì 10 settembre 2010

DOPO

VITE - EMILY DICKINSON


Conosco vite della cui mancanza
non soffrirei affatto
di altre invece ogni attimo di assenza
mi sembrerebbe eterno.


Sono scarse di numero queste ultime
appena due in tutto
le prime molto di piu' di un orizzonte
di moscerini.

PAPPARDELLE CON SPECK E FUNGHI PORCINI


Ingredienti:
Aglio 1 spicchio
Funghi porcini puliti 500 gr
Olio di oliva extravergine 5 cucchiai
Pasta pappardelle all'uovo 300 gr
Pepe nero macinato q.b.
Prezzemolo tritato 2 cucchiai
Scalogno1 piccolo
Speck in fetta o a dadini 120 gr

Procedimento:
-Pulite molto bene i porcini e tagliateli a fette non troppo sottili
-Portate a bollore una pentola contenente abbondante acqua.
-Mondate lo scalogno, tritatelo finemente e mettetelo ad appassire a fuoco basso in una padella con l’olio e uno spicchio di aglio schiacciato (o tagliato a metà, così sarà più agevole toglierlo dopo la cottura se non desiderate mantenerlo nel condimento). Quando lo scalogno sarà appassito senza aver preso colore, aggiungete lo speck e lasciatelo rosolare per 5 minuti stando attenti a non bruciare lo scalogno.
-A questo punto aggiungete i porcini e lasciateli cucinare a fuoco moderato per circa 10 minuti, girandoli di tanto in tanto; nel frattempo lessate le pappardelle in abbondante acqua salata.
-Quando i funghi saranno cotti, aggiungete qualche mestolo di acqua di cottura della pasta, pepate, e aggiustate eventualmente di sale e aggiungete il prezzemolo tritato .
-Quando le pappardelle saranno cotte e ancora al dente, scolatele lasciando un residuo di acqua di cottura, e buttatele nel condimento preparato: mescolate bene fino ad addensare il sugo, e impiattate, guarnendo ogni porzione, con un ciuffetto di prezzemolo fresco.

SUICIDI

QUESTA E' UNA RAPINA!


TEL AVIV, 5 SET - Tenta una rapina in una banca di Tel Aviv ma prende di mira un'istituto in cui non c'erano contanti. Ai domiciliari. Un uomo, col volto seminascosto, si e' recato dal direttore di una banca ed estraendo la pistola gli ha intimato di svuotare la cassaforte. Senza scomporsi il direttore gli ha risposto: 'Cretino, noi siamo una banca per mutui e non teniamo contanti'. Davanti a segni di instabilita', la polizia ha deciso di non arrestarlo, imponendogli i domiciliari.

martedì 7 settembre 2010

ORA LO SAI


Ora lo sai
che ti guardo.

Lo vedo
dal tremore
dell'azzurro.

Ora lo sai
cosa cerco.
Cosa trovo.

Te,

un adagio
di Mahler,
sette onde
scrosciare,
il cinema
bianco nero
di Bergman,
la coperta
sulla valle.

Ora capisco
l'oscillare
della sclera.

Ora lo sai
dove trovo
la felicità.

lunedì 6 settembre 2010

PRINCIPIANTI - RAYMOND CARVER


La mattina dell'8 luglio 1980 Raymond Carver scrisse una lettera angosciata e confusa all'amico ed editor Gordon Lish, che gli aveva appena mandato il manoscritto rivisto di una nuova raccolta di racconti, "Principianti". Di alcuni di questi Lish aveva tagliato il settanta per cento, riducendo nel complesso il libro della metà e cambiando molti titoli e finali. La raccolta ora si chiamava "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore". Carver implorava Lish di sospendere la pubblicazione del volume e ripristinare i passi tagliati. Ma Lish andò avanti per la sua strada. Carver era certamente spaventato dalla prospettiva della pubblicazione, ma altrettanto dall'idea di perdere la stima e l'affetto dell'editor che l'aveva scoperto e aiutato fin dall'inizio della sua carriera. Così si convinse ad accettare l'editing, e la raccolta usci nella forma che Lish le aveva dato, nell'aprile 1981. A quasi trent'anni di distanza, oggi si legge la versione originale di quei racconti per scoprire uno scrittore molto diverso da quello conosciuto. Dove Lish era intervenuto a interrompere una scena prima che raggiungesse la massima intensità, Carver l'aveva lasciata esplodere lentamente. Dove Lish sfoltiva i dialoghi o zittiva del tutto i personaggi, Carver aveva aspettato che arrivassero all'ultima parola. Sotto la forbice di Lish i protagonisti di Carver diventavano uomini e donne senza passato e senza sogni, colpevoli senza movente. Passato, sogni e moventi che Carver aveva immaginato e raccontato.

domenica 5 settembre 2010

CARTA DA LETTERA


Cara Agnese,
sono ormai passati molti mesi da quando ci siamo conosciuti. Il nostro rapporto si è sviluppato stranamente, quasi in contropiede. Mi è parso di nuotare spesso in zone misteriose e chiaroscure, oltre la barriera d'un oceano perlopiù poco pacifico. Magari indiano, quello sì.
Non so a che punto siamo arrivati e nemmeno se sia decisivo, però è un attimo incomprensibile. Per me, naturale. Tu hai sempre mostrato l'eleganza del nuoto libero, costante, mai affannato.

Nuoto da piscina.

Mi sono chiesto come mai. E come in un treno che aggancia vagoni a vagoni, ancora: "chi sei?", "perchè t'interessano le sbracciate d'un uomo al largo?", "come fai?","cosa sono gli universi paralleli?". Domande insomma. Ma senza risposte, non m'interessano nemmeno o più facilmente mi impauriscono.
Ma quando si sta per affogare è il panico la tua quotidianità. Ed il panico è martellante; ossessione e ripetizione. Ti insegue, prentende, consuma.

Dovrei prendere con calma l'amore, insomma.
E non ci riesco. Forse perchè sono viscerale come casa, come la nostalgia e la morte. Non sono buono a prendere le distanze.
Ma non ti preoccupare, questo è il delirio d'una persona che ha vissuto poco. D'un inerme, fermo rettile al sole, di uno trasparente.

Perdonami Agnese, se ti annoio con queste deviazioni. Ma c'è la prospettiva d'un inverno freddo e bisognerà che acquisti un cappotto pesante.

Il tuo Ernesto.

COME MI VUOI.... - PAOLO CONTE -

Come mi vuoi…
cosa mi dai,
dove mi porti tu…?…
mi piacerai…
mi capirai…
sai come prendermi?…?…?…

Dammi un sandwich e un po’d’indecenza
e una musica turca anche lei
metti forte che riempia la stanza
d’incantesimi e spari e petardi
eh… come mi vuoi?…

…che si senta anche il pullman perduto
una volta lontana da qui
e l’odore di spezie che ha il buio
con noi due dentro al buio abbracciati

eh… come mi vuoi ?…

AO LONGE O MAR - MADREDEUS

sabato 4 settembre 2010

SAKURA (LA FIORITURA DEI CILIEGI)


Pioveva dall'angolo sinistro e alto della mia vista
a quello basso e destro.

Pioggia di sfoglie e di sfumatura rossa desaturata.

Come un dolce t'ho riscaldato nelle foglie verdi
del ciliegio,
e hai reso il tuo viso come fioritura perenne.

Sembra mai arrivare la piena del frutto,
mai pare tornare a saturare quella pioggia di petalo.

UN FURTO


Non si prepara una cosa del genere improvvisando. C'è bisogno di tempo, di lavoro, della massima discrezione. Si deve necessariamente essere invisibili.
Ancora più difficoltoso se il soprallugo va fatto in un posto come questo: poche case e poche persone; che vuol dire tante parole in circolo, veloci e spesso vane. Ma fortunatamente l'esperienza aiuta. Dopo quasi vent'anni di colpi, brutti o buoni, riusciti o meno, di denaro o di pasta e fagioli, si impara la difficile arte dell'attenzione.
Stasera, sabato quattro settembre, sono certo che in quella casa non ci sarà nessuno. Godo di una tranquillità rara e posso dire d'avere una libertà d'azione pressochè totale. Dunque, visto che sono quasi le 21 posso innestare la prima marcia della piccola utilitaria blu che ho scelto per l'occasione. Durante le settimane precedenti ho sempro cambiato auto ogni volta che mi sono avvicinato, così come le mie sembianze sono sempre parse diverse. La prima volta ho preso un caffè frettolosamente al piccolo bar; successivamente ho fatto carburante e scherzato col gestore del distributore, un tipo fumino; addirittura ho pranzato nel piccolo ristorante. Ed ho pure mangiato bene. Nessuno ha fatto mai osservazioni o ha notato le mie precedenti visite.
Stasera no. Stasera è il giorno del colpo e sono ombra nell'ombra, un po' come il colore di questa piccola auto che sparisce nella prima notte profondamente blu di fine estate. Bene... ho attraversato il paese; ho posteggiato trenta metri più avanti, in uno spiazzo comodo e nascosto da una bella barriera di cipressi scuri. Sono sceso, ho chiuso l'auto e mi sono incamminato. La distanza non è poi granchè e ho pure avuto la fortuna di non incontrare nessuno. Pure il piccolo cancello che immette verso le scale di casa è stato lasciato aperto. Meglio, avevo notato che cigolava. Solo salendo i gradini ho sentito il battito del cuore farsi vivo, non tanto più veloce ma più basso, quasi sordo.
Aprire la porta di una casa di cui non posseggo le chiavi è diventato oramai più semplice di quando m'avvicino al mio blindato, certo non mi devo affannare a cercare la chiave giusta. Sono entrato e mi sono messo la porta dietro le spalle. Per tredici minuti sono rimasto lì, fermo nel buio dell'ingresso. Respiravo quell'aria invidiata. Avevo davanti questo piccolo corridoio e sapevo bene che percorrendolo sarei arrivato nella grande stanza. Mi sono mosso infine, e con il passo sicuro di chi conosce la via sono arrivato alla fine del corridoio. Là ho acceso la luce. I miei occhi si sono stretti ancora di più, come fessure di persiane. Mi sono seduto davanti al pianoforte. A destra il camino spento dal passato inverno; a sinistra quel divano. L'ho guardato quel divano, lungamente. Non so il tempo ch'è passato, probabilmente poco più di un ora. Poi mi sono alzato e mi sono diretto verso la cucina. Sapevo di avere le spalle al soppalco; volutamente non ho alzato lo sguardo in quella direzione. Un ricordo era previdentemente giunto al tempo giusto. Ho aperto il frigo e preso una bottiglia d'acqua ghiacciata, poi un grosso bicchiere spesso.L'ho riempito. Ho bevuto e mentre lo facevo mi vergognavo, come le vampe che da tempo non vedo più sorgere sul tuo viso. Allora ho risistemato tutto a posto, ho spento la luce e me ne sono uscito. Ho guardato il cancello ed il selciato che basso seguiva l'andatura delle mie scarpe. Sono uscito dal paese incrociando le risate di due adulti ed un bambino. Eh sì... sono un ladro da quattro soldi, non potevo davvero rubare nulla.

SINFONIA N. 1, TITAN

INCONTRO DI FRANCESCO GUCCINI

LEGGERA TRISTEZZA