domenica 19 settembre 2010

PRIMO INCONTRO


In generale la dottrina del Buddha insegna come gestire nel modo migliore la propria mente. Questo indipendemente dalla propria religione o da peculiarità diverse. Sarebbe sicuramente opportuno riuscire a non subire gli stati e le dinamiche negative della propria mente.
Per conoscere e coltivare la nostra mente utilizzeremo il metodo della meditazione.
La meditazione però non è così istintiva, deve essere guidata ad applicarsi in un certo modo. La meditazione è il nome che si dà a una forma ripetitiva alla quale la mente viene applicata in un determinato modo.
Ci sono ad esempio meditazioni che utilizzano il respiro come oggetto meditativo, altre che tendono alla visulizzazione di oggetti mentali, altre che puntano all'autocognizione della mente e quindi alla mancanza di pensieri e di oggetti come applicazione. Ognuna di queste meditazioni lavora sulla mente in modo diverso. Il primo metodo concentra l'attenzione unicamente sul flusso del respiro; non c'è niente da pensare nè da elaborare eppure non è facile. E non lo è perchè utilizziamo un'area della mente che applichiamo raramente durante al quotidianità. Il secondo caso utilizza una metodologia di meditazione più creativa, dove si deve applicare la nostra attenzione verso un oggetto che la nostra mente dovrà andare a visualizzare. Nel terzo caso non esiste più nemmeno l'oggetto della meditazione, la mente dimora in modo fisso su se stessa e sulla propria natura.
La meditazione punta a trasformare la nostra mente perchè essa ha già adottato delle strategie con le quali reagisce al mondo. Spesso sono proprio queste reazioni pregresse che sono causa delle nostre sofferenze e del nostro dolore. Possiamo fare un esempio: durante la nostra vita possiamo suddividere le relazioni con le persone come positive e cioè con persone che non ci piacciono; negative e dunque con persone che non ci piaccione o infine con persone che di fatto ci sono indifferenti. Ora, l'origine di tutto questo - seppure possa sembrare naturale poichè è istintivo - ha invece origine dal nostro bisogno di autogratificazione. Naturalmente riteniamo amici chi soddisfa questo nostro bisogno mentre consideriamo nemici chi non lo fa, mentre riteniamo indifferenti chi non esprime nessun legame nei nostri confronti.
Quando si viene criticati, o messi in difficoltà, la nostra mente ha una reazione immediata. Che ancor prima che possa diventare verbale o fisica è definibile in una turbolenza della nostra mente, in uno stato di disagio fisico e mentale. Questo stato di disagio è assolutamente improduttivo. Se lo fosse avrebbe come risultato quello di danneggiare la persona che ci ha condizionato ma in effetti il primo risultato è quello di far star male noi stessi, che già siamo in uno stato di rabbia e d'ira che ci fa soffrire. In definitiva la nostra mente istintivamente genera uno stato di disagio e di sofferenza a una situazione. Per affrontare questo tipo di difficoltà dobbiamo innanzitutto valutare l'importanza e la quantità di questo disagio. E dobbiamo sapere che tale tipo di reazione non è innata o imprescindibile ma è assolutamente trasformabile. In questo caso meditare sul nulla non serve, occorre invece concentrare la propria attenzione all'eliminiazione di questi stati che ci provocano disagio e sopratutto dolore.
Un'altro esempio puo' essere l'invidia, cioè l'impossibilità di sopportare i successi altrui. Anche in questo caso la reazione della persona invidiosa è di sofferenza e di disagio. Non è a disagio la persona invidiata o la situazione invidiabile. Così se sommiamo questi stati con quelli legati alla gelosia, all'attaccamento e ad altre turbolenze ci possiamo rendere conto di quanto tempo sia occupato dal dolore e dal disagio e di quanto tempo invece ce la spassiamo. Ed è un peccato!! Ora, la domanda è: per quale motivo o per quanto tempo ancora vogliamo vivere in questo modo? Succede che per mancanza di conoscenza e di cultura mentale, si hanno esperienze di disagio sempre più frequenti, tali da occupare gran parte della nostra vita. Vogliamo continuare a vivere lasciando il sopravvento a queste dinamiche precostituite, senza che noi si possa gestire meglio noi stessi e la nostra vita? Spesso viviamo ma non sappiamo cosa potremmo fare con la nostra vita, disconosciamo le potenzialità personali, vivendo in seguito in uno stato di non consapevolezza. Quindi è importante iniziare a conoscere bene se stessi.

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